Capitolo 12
-Il passato-
Dopo quella notte, ce ne furono tante altre. Ricordo che ci vedevamo il venerdì e il sabato sera fissi a casa sua, lo facevamo, e rimanevo lì a dormire. In mezzo alla settimana se riuscivamo a vederci di nascosto, era per non più di qualche ora. Mi piaceva così tanto che non riuscivo a quantizzarlo. Non sapevo cosa volesse lui, ma una cosa era certa.. Che ogni volta che ci vedevamo finivamo a letto insieme. E dopo un po' mi iniziai a chiedere se volesse solamente questo da me. Per me, era la persona in cui mi potevo rifugiare quando il mondo mi dava calci in faccia. Un porto sicuro. Mi faceva sentire così bene. Una donna vera, rispettata.
Erano le dieci e mezza di sabato sera, e lui era appena uscito dalla doccia. Gli andai incontro e gli diedi qualche bacio sul collo e sulla guancia. Io forse ero un passo avanti a lui per quanto riguarda i sentimenti. Ma non volevo pensarci, perché mi dava un filo di tristezza. "Stavo pensando una cosa", gli dissi io.
Lui si aggiustava la barba accuratamente, aveva solo un accappatoio nero. "Cosa?"
Ci avevo pensato tanto tempo a questo. Non avevo mai avuto il coraggio di chiederglielo, e forse avevo anche paura della risposta, ma avevo troppo voglia di lui, non solo nella sua camera da letto. "Dato che è abbastanza presto per essere sabato..", esitai. "Magari potremmo andare a bere qualcosa da qualche parte"
Lui si fermò di scatto, e indirizzò lo sguardo verso me. Ero coperta solo da una vestaglia di raso azzurra. "Ma sei pazza?"
Il gelo. Era gelido. Mi innervosii. "Pensavo che magari avremmo potuto.."
Mi interruppe. "Sai vero che nessuno deve sapere di noi?". Era serio. "O l'hai già detto alle tue amiche?"
"Non ho detto niente a nessuno..", dissi veloce come un treno. "Potremmo andare fuori Roma"
"Come se cambiasse qualcosa", disse sminuendomi. Riprese a sistemarsi la barba.
Ero leggermente nervosa, e anche un po' ferita. Ma cosa mi aspettavo, mi chiedevo ogni secondo. In fondo però ci speravo. "E' che non sappiamo cosa fare ogni volta qui"
"Elena, non se ne parla", disse rimettendo il rasoio a posto. Mi guardava, serissimo. "Smettila con queste idee folli"
Tornai in camera, un po' triste, e mi rivestii. Lui dal bagno e mi chiese cosa stessi facendo.
"Vado da persone che non si vergognano di me, anzi sono entusiaste", gli risposi scocciata.
Mi prese per i fianchi "Ascolta forse sono stato un po' troppo duro, mi dispiace". Poggiò la fronte sulla mia. "E' che non voglio che quello che abbiamo si rovini"
"Uscendo con me si rovina?". Ero molto delusa.
"Non possiamo permetterci di rovinare tutto questo. La società è cattiva, Elena. Possiamo incontrare persone che ci conoscono e potremmo doverci separare". Mi baciò la fronte. "Ti voglio e non posso lasciare che finisca"
Mi tranquillizzai appena, ma non demordevo. "E cosa abbiamo?"
Mi guardava e non rispose per qualche secondo. "Questo. Non c'è bisogno di definirlo"
Una scopamicizia? Rapporti occasionali? Si che c'era bisogno di definirlo. Ma ero scema, all'epoca. "Ripeto, potremmo andare fuori Roma"
"A che scopo? Se stiamo bene, stiamo bene anche qui, o da te. Non c'è bisogno". Parlava calmo, e mi accarezzava i morbidi capelli biondi.
"Vorrei passare del tempo con te anche fuori da qui", puntualizzai. "Magari parlare un po' senza scopare"
"Non capisco questo tuo bisogno"
Ero molto delusa. Ma non riuscivo a staccarmi da lui. Lo guardai imbronciata.
Mi alzò lo sguardo e mi sorrise. "Dai ora non fare così. Non fare quella faccia da strega"
Continuavo a guardarlo, e lui continuò. "Guarda che ce la faccio eh a farti ridere"
Mi staccai da lui e continuai a vestirmi. Ero molto delusa.
Lui mi prese da dietro e mi fece il solletico, iniziandomi a baciare la nuca. "Non puoi trattarmi così"
L'aveva vinta sempre lui. Mi girai e lo baciai. "Come fai a vincere sempre tu?"
Rideva. "Non te lo dirò mai, potresti usarlo contro di me"
Risi anche io. E lo baciai ancora.
L'aveva sempre vinta lui. E finiva sempre così. Mi ritolse i vestiti ancora una volta e mi sbattè contro la parete della sua stanza, baciandomi dal collo in giù. "Sei così bella che avrei voglia di scoparti sempre"
"Puoi farlo, dato che non hai concorrenza", gli dissi ridendo.
Ero proprio stupida all'epoca.
Mi guardava. "Me lo auguro. Voglio essere l'unico a starti dentro". Prese a mordicchiarmi il lobo dell'orecchio. "Ti ho insegnato io a scopare, d'altronde"
Feci una risatina, e gli sciolsi l'accappatoio rivelando il suo corpo statuario. Dopo qualche minuto, mi aveva alzato la gamba attorno alla sua vita e mi stava facendo godere contro la porta. Io gli graffiavo la schiena con le unghie, e lui mi mordeva il collo alternandolo a brevi baci. L'imbarazzo delle prime volte aveva lasciato il posto alla passione. Ero diventata un'altra persona. Amavo provocarlo. Gli sussurravo che mi faceva impazzire, e lui, ancora più eccitato, non si fermava di certo.
"Dio quanto mi piaci", mi disse lui. Mi prese il viso con forza, facendomi appena male, obbligandomi a guardarlo negli occhi. A volte era così. Molto più passionale del solito. "Dimmi che sono l'unico per te"
E gli piaceva il fatto che fosse l'unico uomo con cui avevo avuto rapporti. "Sei l'unico"
E lo sapevo anche io. Era l'unico.
È sempre stato l'unico.
L'unico che io abbia mai amato.
E io? Ero sempre stata l'unica?
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