EPILOGO - II ERA
«Giorni bui si susseguirono l’uno dopo l’altro, l’oscurità era tornata a sovrastare il cielo limpido e chiaro di Mythir, ed ogni speranza fu resa vana dallo sforzo bellico di Arzon.
Era finalmente riuscito a far cadere sulle ginocchia la città di Svart- Horn, per ore e giorni i Goblin passarono nel bel mezzo di quel marasma di cadaveri assicurandosi che ogni componente dell’esercito nemico fosse morto, tutte le precauzioni furono prese per evitare che la popolazione insorgesse nuovamente.
I sopravvissuti ormai lontani trovarono rifugio tra i monti innevati e dovettero ad ogni costo adeguarsi a quell’estremo ambiente che ora li circondava, nessuno dopo la fuga ebbe coraggio di proferire parola.
Fermarsi in un luogo per più di un giorno poteva causare non pochi guai, le armate di Arzon avevano nuove leve su cui poter contare, e queste furono mandate alla ricerca dei fuggitivi.
Il mondo ormai era in preda al male, e questo, voracemente, lo stava riducendo in un cumulo di polvere e morte.
Chiunque riuscì a sopravvivere a quei nefasti giorni mai e poi mai avrebbe dimenticato le urla strazianti dei combattenti, gli dèi erano morti e con loro le speranze. Il signore supremo della magia nera ora dettava legge, nel corso della lunga battaglia si dice che altri magi vennero alla luce ma nessuno di questi poté in alcun modo contrastare i poteri dell’oscuro.
Tutti coloro capaci di utilizzare magie e piccoli trucchetti vennero ben presto annichiliti e resi prigionieri per essere poi deportati nelle oscure celle di Wark-Aven; lì sarebbero stati poi sottoposti a lavaggi del cervello ed istruiti affinché potessero utilizzare le loro capacità in favore di Arzon. Chi di loro non accettava tali condizioni veniva eliminato nel peggiore dei modi.
Ora la legge aveva un’unica direzione, chi non si trovava in accordo con il nuovo statuto emanato era considerato un nemico.
Il maltempo sembrava andasse di pari passo con le disavventure, più le cose si mettevano male per i sopravvissuti più la neve scendeva con foga andando a creare un manto sulla desolazione di un silenzio talmente profondo da ricordare un baratro, che riecheggiava nelle lande ormai abbandonate dai mercanti e dai civili; i fiocchi stavano nascondendo sotto il loro moto ogni rovina, ogni casa ed ogni struttura nel continente di Mythir, coprendo infine le vittime sotto di essa.
Come una scopa questa avrebbe ripulito la polvere sul terreno, facendo poi dimenticare la realtà dei fatti, riducendo gli sforzi dei popoli sino a quel terribile giorno a mere leggende.
Tutti temevano per la loro vita. Nessuno sapeva cosa in realtà balenasse nella mente del Negromante, di conseguenza nessuno tra i vivi era abbastanza coraggioso da andare contro i suoi ordini.
Una fredda e gelida mattina una voce tuonò in ogni angolo del continente.
Arzon obbligò tutti a rimanere all’interno delle proprie abitazioni, chiunque venisse colto in flagrante all’esterno sarebbe stato neutralizzato, ed ancora rimbombando in una terra ormai vuota disse di star lavorando al perfezionamento del mondo.
Il male quando domina incontrastato inizia ad insinuarsi sempre più in profondità nelle persone che lo vivono, fino a renderle chiuse; obbligandole a restringere i propri confini mentali, fino a quando queste non diventano diffidenti anche della propria ombra.
Lottare con tutte le forze per sopravvivere a queste avversità, alla mancanza di cibo, di contatti avrebbe in automatico generato altro male, trasformandole nella miccia che percorrendo la via avrebbe finito prima o poi per fare implodere la società, riducendo così la possibilità che il regime instaurato venisse sovvertito da qualche lampo di speranza.
Questo era l’obiettivo finale di Arzon, il collasso della società che avrebbe poi spinto tutti a seguirlo lì dove prima nessuno lo avrebbe fatto.
Ora il male aveva campo libero, e così si concluse la guerra dei Venti D’ombra, con la vittoria dell’oscurità sulla luce penetrante del bene, in ogni sua forma, in ogni suo spiraglio.
Ma queste sono per l’appunto leggende di tempi ormai lontani mio caro Keanor, era tanto che non rispolveravo questa storia, nessuno ti farà del male… io sarò qui al tuo fianco fino a quando avrai bisogno dei miei insegnamenti, quando ti trovai sperduto tra la folla del mercato te lo promisi, e questa promessa la manterrò, possano gli elementi fulminarmi qualora non lo facessi»
Il giovane rispose con un filo di voce «Buonanotte...» chiudendo le palpebre che a quell’ora tarda sembravano pesare come massi.
Edwig finito di raccontare la storia a Keanor gli rimboccò le coperte, con un soffio spense le candele che aveva appoggiato sul piccolo comodino alla destra della sua branda, gli diede una lieve carezza sulla fronte e dopo essersi assicurato che quest’ultimo dormisse, si allontanò dalla stanza sul retro e con passo felpato riprese posto alla sua scrivania.
Una volta lì, immerso nei mille e più pensieri riprese i suoi studi, riflettendo sulla morale di ciò che aveva raccontato poco prima al ragazzino, chiedendosi se non fosse una storia troppo cruda per il giovane e tra sé e sé pensò: «Molte sono le leggende che portano i lettori ad intraprendere vie giuste e ammirevoli, ma nessuna somiglia a questa.»
Perso nei suoi ragionamenti e dopo aver trovato pace al dubbio che lo assillava rilesse nuovamente quelle parole, arrivando infine a pensare che i fatti narrati all’interno di quel logoro manoscritto erano talmente intensi da sembrargli tutt’altro che semplici leggende, questo lo spinse a volerne sapere sempre più perdendosi tra vecchie scritture ed antichi alfabeti cercando di scindere ancora una volta ciò che era finzione dalla realtà…
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