ATTO XIX II Era DAMNATIO MEMORIAE

Il vento sferzava le cupole della capitale dei deserti, e se si fosse posto un orecchio ad ascoltarlo, sarebbe sembrato stesse intonare un mortale e freddo lamento.

Le stelle che per generazioni avevano guidato i viaggiatori cedettero il passo a quella lugubre nebbia che tutto avvolse, persino le insicurezze del popolo che tra i molti, era il più antico, obbligandoli a tremare all’ombra delle notti che ora si facevano sempre più fredde e nascondevano insidie in ogni genere.

Balerian era come bloccata in un circolo di sonno prolungato e la sua mente iniziò a vagare per gli antri dei suoi ricordi, niente e nessuno riuscì a smuoverla. Il suo cervello sembrò come essersi bloccato in un limbo; questo era fatto di solitudine, echi e rimembranze frammentate che via via stavano provando a essere ricostruite, senza però ricreare una reminiscenza unica e lineare. Non riusciva a ricollegare le voci che le parlavano e la guidavano in questo viaggio introspettivo

 La solitudine, perno portante di queste “visioni” che ora la guidavano, era siderale, quei sogni così confusi e frastagliati erano il vero motivo per cui il suo corpo non riusciva a risvegliarsi.

 Quando Kell’s distrusse il portale qualcosa di grave colpì la giovane serpe guerriera. Qualcosa di cui tutti sulla faccia del continente avevano paura. La sua persona ed i ricordi che componevano la sua coscienza erano svaniti nel nulla, era un guscio vuoto, pronto a essere riempito di qualsiasi cosa le venisse propinata. La riabilitazione alle sue condizioni originarie era tutta in salita, e se non avesse trovato quanto prima un collegamento al quale riattaccare la sua mente, quel circolo si sarebbe ripetuto fino alla fine dei suoi giorni.

Irl rimase sempre al fianco della giovane serpe. Di tanto in tanto degli spasmi sembrava prendessero il controllo del corpo di Balerian, la battaglia interiore per non sparire che stava affrontando si rifletteva nei gesti convulsi che gli arti compivano; le squame che un tempo erano di un dorato lucido sembravano star sbiadendo, avvicinandosi sempre più vicino ad una colorazione grigia e smunta.

Più il tempo passava e più l’allora capo del popolo temeva per l’incolumità di colei che un giorno avrebbe dovuto prendere il suo posto.

Le voci che prima bisbigliavano nella mente della giovane ora si facevano più forti, quasi gridavano dentro la sua mente deviandola dalla retta via.

Queste le indicavano ricordi mai esistiti, ricordi che la ferivano da dentro, come l’ultimo viaggio onirico che stava vivendo, nel quale la solitudine e il terrore vigevano sovrani, d’un tratto tutti quelli che la circondavano in una piazza d’arme le voltarono le spalle, non ascoltando le sue grida d’aiuto facendola sentire emarginata.

Era ferita ed il sangue le sgorgava dall’arco del sopracciglio destro; nessuno accorse ad aiutarla, tutti girarono il loro corpo a favore di una figura molto simile a lei, ma dalle squame grigie ed ombrose.

 Poco dopo una seconda figura della quale riusciva a scorgere tratti somatici più anziani e squame usurate dal tempo le si avvicinò, era accartocciata su se stessa in posizione fetale, un sorriso sembrò indicarle che quella figura era lì per lei, o per lo meno lì per aiutarla, ma quando estese il suo arto per richiederne il supporto questa anziché aiutarla a rialzarsi iniziò a sferrarle calci sul costato, all’ultimo calcio una strana sensazione la convolse, sentì per qualche istante un lieve formicolio raggiungerla in ogni dove, e d’un tratto senti un’atroce dolore, a quel punto il suo corpo giaceva in terra e la sua anima si distaccò dal corpo che tanto stava soffrendo. Poteva vedere le sue vesti sgualcite dal pestaggio e il suo corpo immobile in terra.

Vedeva la scena da un’altra prospettiva, sembrava essere in volo sopra quella che era la piazza vista poco prima, il dolore dei calci che le venivano inferti non fu più un problema, la sua coscienza ed i suoi sensi erano completamente distaccati da quello che era il suo corpo ormai malconcio. Notò l’orda di serpi picchiare quella femmina sauriana fino alla morte.

Non riuscì più a riconoscere quelle spoglie dopo il pestaggio che avvenne. Delle luci abbaglianti la trasportarono altrove, la visuale in terza persona terminò ed ora era dentro il corpo di un’altra serpe.

Questa era in fasce ed aveva poco più di qualche anno di vita, un losco figuro le si stava avvicinando.

La sua mente non riuscì a riconoscere quella figura, che d’un tratto iniziò ad urlarle contro: «Non vali niente, i tuoi genitori sono morti per niente, e ben presto sparirai insieme al mare in tempesta dei tuoi ricordi.»

La cosa la fece sobbalzare a tal punto che pure il suo corpo ancora disteso nell’infermeria iniziò a muoversi senza alcun senso, i suoi muscoli continuavano ad aver convulsioni, ed Irl lì vicino dovette in qualche modo sedarla, altre tre serpi accorsero attorno al letto in cui la giovane giaceva, e iniziarono a legarle gli arti in modo che potessero muoversi il meno possibile, poi un quarto sauriano le avvicinò alla bocca un liquido viscoso viola. Lei deglutì ed il suo corpo si placò.

Ma la sua anima era scossa. Questa iniziò a correre lontano da quella figura che l’aveva appena valutata inutile e senza futuro, cercò di scappare il più velocemente possibile da quelle parole che a parer suo erano ben più dolorose dei calci che aveva provato sulla sua pelle poco prima, ma ben presto iniziò a vagare senza meta in cunicoli bui e a primo impatto senza alcuna via d’uscita. Era sola, stanca ed affaticata da quelle torture psicologiche che stava subendo.

 Rimanere soli con sé stessi può essere ancora più arduo che dover sconfiggere mille nemici, soprattutto se ciò che la propria coscienza proietta è frutto di visioni maligne.

Quell’ardua prova alla quale ora si trovava d’innanzi era dieci volte più complessa rispetto ad ogni singolo inconveniente che aveva dovuto affrontare nella sua lunga vita da erede al trono.

Più tentava a riprendere coscienza del proprio passato e più questo sembrava sfumarle tra le dita, di tanto in tanto echi di reali ricordi venivano proiettati nell’antro della sua mente, ma più lei provava a riappropriarsene, più questi si allontanavano finendo poi per svanire completamente; in quel momento ciò che la serpe ricordava era poco più del suo nome. Il resto era svanito nel nulla, divenendo nero ed oscuro come i tunnel che ora la sua anima stava percorrendo.

Irl notò come le squame prima divenute grigie in quell’istante sembravano avere delle venature violacee, e come pian piano queste, occasionalmente divenissero sempre più nere. La giovane era ormai data per spacciata.

Oltre il colore cangiante della pelle squamosa, un’aura totalmente nera iniziò ad avvolgere il corpo di Balerian, il piano era stato studiato alla perfezione dal suo vecchio compagno Kell’s.

Sotto consiglio di Arzon, alla distruzione del portale non aveva utilizzato un semplice incantesimo di deflagrazione, egli gli aveva ordinato di optare per un incantesimo ben più pericoloso, il “Damnatio Memoriae” questo avrebbe permesso a Kell’s di eliminare ogni singolo ricordo dalla mente di Balerian. E non solo.

Data la potenza che vi aveva impresso all’interno quella stessa oscura esplosione avrebbe da lì a poco coinvolto tutti i sauriani. Balerian era un semplice detonatore, che avrebbe permesso a quell’infimo incantesimo di non essere intercettato; come un virus era insinuato nella mente della serpe guerriera e una volta raggiunto il suo scopo questo sarebbe esploso coinvolgendo tutti i suoi simili.

L’aura che avvolgeva la sauriana si era estesa racchiudendo al suo interno il giaciglio nel quale era sdraiata; Irl non ebbe il tempo necessario per allontanarsi dalla stanza che questa finì per investirlo, e via via investì tutta la città. I sauriani erano fuori gioco, nessuno ebbe modo di resistere a questa sfera oscura. Ogni singolo antro, ogni singola struttura ed ogni singola vita si spense per qualche frazione di secondo.

Tutto divenne d’un tratto buio e non vi era luce che potesse filtrare attraverso quella venefica nube.

La marmaglia di Goblin cercatori capitanata da Kell’s ebbe così modo di fuggire dalla postazione portando con loro anche il fossile di Naja per il quale la squadra era stata inviata, un brivido di soddisfazione percorse le acuminate creste che componevano il dorso della serpe grigia, avrebbe desiderato far molto di più.

Nonostante entrambe le missioni che gli erano state commissionate furono portate a termine, ora desiderava con ardore porre fine alle vite dei suoi simili, ma non gli fu concesso dal suo padrone, aveva ben altri piani per il futuro di quel popolo, che da lì a poco si sarebbe risvegliato senza più alcuna memoria di ciò che stava accadendo.

Il giorno successivo, qualsiasi credenza avessero perpetrato lungo i millenni passati sarebbe stata dimenticata, ogni singolo modo di fare e qualsivoglia legge non avrebbe avuto più alcun senso, da lì a poco il regno del caos primordiale sarebbe nato, lasciando senza risposte le serpi che tanto avevano fatto e creato per un mondo che ora li avrebbe ripudiati.

L’influenza che queste creature un tempo avevano sul continente sarebbe svanita nel nulla, come il passato onorevole che queste possedevano.

Tutto sarebbe dovuto essere stato ricreato.

Gaernes e le sue gesta furono così cancellate dalle memorie di ogni serpe di Wyvern.

Arzon stava mantenendo la promessa che aveva fatto, si stava riappropriando pian piano di ogni angolo del mondo, senza però causare troppe perdite, almeno per il momento.

Quei gusci vuoti, qualora fossero rimasti tali a lungo, sarebbero potuti ben presto divenire un’ottima forza lavoro e degli ottimi “burattini” con la quale portare a termine il resto delle battaglie.

Kell’s si incamminò dunque per le Montagne della Rimembranza, unico luogo al mondo testimone di tutte le cattiverie che il capo dei negromanti era in grado di compiere, ma la natura dopo la scomparsa dei primi Guardiani minori non aveva più parola, nulla avrebbe raccontato di quanto male egli stato in grado di fare, e questo sin dall’inizio della sua lunga e macchinosa vendetta era stato calcolato, le sue lunghe dita stavano affondando nel terreno in ogni dove.

Era persino riuscito a portare dalla sua parte un sauriano psicolabile, cosa che andando oltre le sue più rosee prospettive. Ora lo stesso era in viaggio per raggiungerlo con ciò che gli apparteneva.

Ogni singola mossa perpetrata da razze sempliciotte come gli elfi o i sauriani era prevedibile e pianificabile, solo una era meno prevedibile, ed era quella degli umani.

I loro sentimenti contrastanti ed i loro “valori” erano ardui da abbattere ed incatenare alla sua volontà. Persino per lui che una volta recuperato quel fossile tanto desiderato sarebbe divenuto infine l’entità più potente di Mythir trovava difficoltà a far cedere la razza mortale.

Per loro non prevedeva futuro.

Come avrebbe potuto controllare i sentimenti? I suoi poteri si limitavano al controllo ambientale, all’eliminazione del concetto di morte e all’oscurità di ogni genere, ma mai avrebbe potuto contrastare la natura umana.

L’unica soluzione possibile era la loro distruzione: dei poveri mortali, che si ammalano facilmente, deboli e passivi al tempo che passa non avrebbero avuto modo di sopravvivere nel mondo che Arzon stava progettando.

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