ATTO XIII II Era IL VOLTO OSCURO DEL DESERTO

Balerian e Gaernes erano ormai partiti da qualche giorno. L’unica certezza che avevano d’innanzi ai loro occhi era quella luce azzurrognola che li guidava nel buio profondo del deserto; nessuno dei due però ancora, si era reso conto che il loro passi erano solcati da una creatura ormai arsa dal risentimento e dal rifiuto.

 Non era più come loro. Le sue squame grigie e smunte si mimetizzavano alla perfezione all’ombra delle dune di sabbia di cui era composto il terreno, e la sua curiosità alle volte lo spingeva ad effettuare mosse avventate o ad avvicinarsi fin troppo alle sue prede.

Ma avevano un obiettivo, e questo fece abbassare la guardia ai due sauriani, tanto da essere vulnerabili, tanto da permettere a Kell’s di pedinarli indisturbato. Per troppo tempo i loro pensieri rimasero rivolti alla ricerca di una risposta più concreta, la quale sembrava essere sempre più vicina, perché la luce della pietra incastonata in cima al bastone aumentava d’intensità ad ogni passo.

Il loro viaggio li aveva portati a dover affrontare le mille intemperie del deserto dell’ignoto, lo stesso nel quale, quando secoli prima le malefiche bestie uscirono dal ventre di Naja, iniziarono a proliferare insetti dalle dimensioni gigantesche; aracnidi dalla corazza coriacea erano alla costante ricerca di un pasto e questo tenne occupate le due serpi, che con tanta fatica sembravano essere giunti almeno vicini alla soluzione.

Ma il loro destino era ancora ben lungi dal compiersi. Il vero ostacolo si trovava alle loro spalle, un ostacolo che con molta probabilità non avrebbero definito tale se si fosse palesato alla loro attenzione, perché si fidavano di lui, lo avevano visto crescere al loro fianco, ma ciò che si stava realmente radicando dentro lui passava inosservato agli occhi più attenti, un cambiamento repentino e che avrebbe in futuro causato dolore e sofferenza a Gaernes e a Balerian.

Avevano da poco superato il valico delle dune e combattuto contro uno di quei possenti mostri che fortunatamente non era un problema affrontare e lo sconfissero in poco più di una manciata di secondi, grazie alla complicità che vi era tra maestro e studente. La fiducia che entrambi avevano l’un l’altra permise loro di sconfiggere i mostri che si gettavano all’attacco per intralciare il loro cammino con la stessa semplicità delle foglie che cadono in autunno. Kell’s studiò attentamente i loro movimenti e lo fece col favore delle tenebre che ormai accompagnavano anche il suo animo; vide due guerrieri tra i più potenti battersi e fuggire dalle grinfie di aberranti creature uscendone sempre vincitori. Nessuno dei due commetteva errori, erano in perfetta simbiosi.

Questo lo fermò dall’intenzione di palesarsi davanti ai due viaggiatori, doveva escogitare qualcosa di eccezionale per far sì che essi avessero bisogno di lui, ed allora in quel momento, nonostante una prima plausibile arrabbiatura del suo vecchio mentore, lui sarebbe intervenuto fingendo di aiutarli, ma il suo obiettivo era un altro. Impossessarsi del bellissimo bastone che stringeva tra le sue rugose mani Gaernes, e seppure a costo della vita dell’anziano sauriano, lui avrebbe preso il suo posto in quel viaggio, surclassando anche colei che un tempo lo definiva fratello. Il suo piano era quasi perfetto, sarebbe divenuto lui, infine, l’eroe che salvava i suoi simili, e finalmente si sarebbe guadagnato il posto che sentiva di meritarsi.

Ma cosa poteva cogliere alla sprovvista dei perfetti guerrieri? Non gli scorpioni con i loro telson, non le scolopendre voraci che abitavano nel sottosuolo ed uscivano per cibarsi, entrambi gli esseri avevano già fallito d’innanzi alle poderose tattiche delle due serpi, doveva trovare qualcosa che incarnava la pura cattiveria ed il puro istinto, e se c’era una cosa di cui aveva sentito parlare e che temeva allo stesso modo della morte, questi erano i vermi scavatori, ma dove e come avrebbe spinto uno di questi colossali predatori ad attaccare i suoi vecchi conoscenti? Non lo sapeva. Nonostante le varie lezioni seguite in passato che trattavano tali argomenti indicando come habitat naturale di queste creature quasi leggendarie le rovine di vecchi insediamenti, ma pur essendo un figlio delle sabbie non aveva trovato ruderi o strutture che potessero contenere almeno una di queste creature.

Le notti si susseguivano e più ci pensava più non trovava modo di causare un tale e nefasto evento. Nella solitudine, il suo male continuava a crescere a tal punto da iniziare a divorarlo dall’interno. Questo, fu ciò che rese lui e la sua persona, un perfetto nodo cumulativo vivente di queste energie negative, le quali venivano captate a grandi distanze da e ne l’artefice, ma esso aveva bisogno di un legame solido per poter apparire in forma fisica a coloro i quali avevano questi grigi sentimenti a manovrarli.

Così Kell’s ignaro di tutto, provò a chiuder occhio nel vano tentativo di trovare ristoro nei sogni, e per la prima volta, quel che trovò nel mondo rarefatto e fittizio degli stessi, fu un susseguirsi di immagini, che si ripetevano nella sua mente divenendo sempre più crude e violente, ma non lo tangevano, anzi, vedere la sofferenza modellare il volto di quelle vittime di cui non conosceva né nome né specie lo gratificava.

 Lo faceva sentire “a casa”. Finché dopo l’ennesima risata che si fece crogiolandosi nel sangue di quelle povere creature, che pur essendo astratte apparivano nella sua mente come reali, gli apparve d’innanzi un’aura violacea e antropomorfa.

La serpe grigia non sapeva chi fosse, quella strana forma incorporea era entrata nel suo mondo fatto di massacri e sangue e non sembrava importargliene; l’aura si mosse nella sua direzione, finendo poi per fondersi con la sua persona e da quel momento, i sogni che stava vivendo mutarono improvvisamente, ora poteva sentire le urla di disperazione di quelle creature sofferenti, e una voce si alternava a quelle grida agghiaccianti:

«Kell’s figlio di Kell-vi’s so cosa ti logora...» disse una voce spettrale, «e ho anche una soluzione per far sì che questa tua sofferenza diventi la tua forza.» La voce rimbombava nella sua testa causandogli dolori che mai prima di allora aveva provato, ma questa continuò: «Hai sofferto abbastanza in tenera età, e questo per delle scelte prese da chi una volta millantava essere il tuo tutore, ma sappiamo bene entrambi che il tuo animo indomito non ha bisogno di alcuna guida, la tua forza e la tua perspicacia fanno di te uno dei migliori della tua razza, e non c’è bisogno che te lo dica io, perché nel tuo profondo sai di essere il migliore tra tutti i tuoi squamosi simili.»

Quando la voce tuonò quelle parole il gelo si fece strada nelle vene di Kell’s, quell’entità aveva forse le risposte alle domande che per una vita lo avevano tormentato?

L’entità percepì di aver colto nel segno, ora aveva l’attenzione di Kell’s. Qualsiasi cosa avesse detto da quel momento in poi avrebbe fatto pendere dalle sue labbra il giovane sauriano. Ci fu una pausa e quel gelo che aveva raggiunto ogni articolazione della serpe grigia ora iniziava ad ardere come una fiamma all’interno di un fienile, voleva sapere di più.

«Non temere giovane serpe grigia, io ti guiderò alla verità, ho percepito le tue intenzioni, e dimmi, c’è qualcosa che posso fare per te? Chiedi e ti sarà dato. Non appena ci incontreremo avrai le risposte che cerchi, ma se io ti donerò potere, a tua volta dovrai compiere una missione in mio nome, il mentore deve morire, e tu devi impossessarti di quel ramo che ha tra le mani.»

Non servì altro a convincere Kell’s, la sua voglia di vendetta ora aveva un senso, e quella strana entità aveva i suoi stessi obiettivi, il destino era dalla sua parte. Non cercò nemmeno di dare una risposta a quella voce astratta, essa pareva già conoscere ciò che avrebbe scelto, annuì tra sé e sé e come d’incanto, il sogno terminò.

Spalancò gli occhi guardandosi attorno e cercando di capire se ciò che era successo avesse effettivamente avuto ripercussioni nella realtà, ma per un primo momento non percepì nulla. Il terreno sotto i suoi piedi iniziò a tremare quasi impercettibilmente, ed una voragine lo risucchiò all’interno delle sabbie dorate, non aveva modo di respirare, i granelli di sabbia invasero i suoi polmoni e si sentì affogare, privo di ossigeno.

Gaernes e Balerian erano d’innanzi al fuoco che avevano acceso per tenere lontane le creature, ed ancora vigili e svegli le loro intense notti di ansia passavano e si susseguivano tra discorsi ed insegnamenti.

 La giovane serpe guerriera aveva piena fiducia in quel viaggio, ma soprattutto nel suo mentore, al punto tale che avrebbe riposto nelle sue mani esperte la sua stessa vita; da tempo immemore i due avevano instaurato un rapporto sincero e per qualsiasi problema l’anziano era pronto ad aiutare la giovane, difatti lei era a conoscenza della verità riguardante sua madre, sapeva che la sauriana che le aveva donato la vita era partita secoli prima in missione di pace di sua spontanea volontà in quanto era tra le più colte ed istruite dell’antico popolo sauriano.

La stessa verità però non era possibile raccontarla a Kell’s in quanto il suo atteggiamento lo avrebbe portato all’implosione. Per proteggerlo da una verità a cui non avrebbe mai creduto, nessuno gli raccontò quale nobile gesto suo padre aveva compiuto. La diffidenza della serpe grigia era sempre stata alquanto problematica ed i suoi modi di reagire allo stress non erano certo dei migliori. Molte volte quando questa soglia di sopportazione veniva superata il giovane Kell’s sfogava la sua rabbia sui più deboli.

Era più forte di lui, questo suo istinto incontrollabile era il suo unico ma gigantesco difetto, solo Balerian di tanto in tanto era in grado di farlo ragionare.

Guardando dritto negli occhi il suo mentore poi, Balerian pose una domanda: «Maestro, ho bisogno che mi rispondiate sinceramente…» il vecchio sauriano sospirò portando poi il suo sguardo in contatto con quello della giovane e lei continuò, «secondo voi questa nostra missione, della quale io per ora so ben poco, farà in modo che la pace da queste tremende guerre si avvicini?» L’anziano interruppe il contatto visivo iniziando poi a fissare il cielo stellato che nel deserto incorniciava la notte, poi riportò i suoi stanchi occhi sulla giovane e sospirando provò a rispondere a quella domanda: «Balerian, devo essere sincero con te, dall’alto dei miei anni ho visto ogni genere di guerra e questa sembra essere solo all’inizio. Ho ricevuto l’ordine di portare a termine questa missione, ma ahimè…» disse mentendo anche a sé stesso, «non ho idea di cosa accadrà, l’unica certezza che ho è che, una volta raggiunto il nostro obiettivo, almeno per Wyvern, ci sarà tregua, questo permetterà a tutti di riorganizzarsi e forse ritornare ad una pseudo normalità, ma del futuro so ben poco.»

L’anziano aveva il timore che se avesse raccontato ciò che Notechis gli aveva mostrato notti prima, la giovane avrebbe potuto ritirarsi; aveva paura di rimanere solo, nonostante si fidasse quasi ciecamente di lei, preferiva che le scelte che la sua studentessa avrebbe dovuto prendere per il futuro che l’aspettava, non fossero in alcun modo influenzate dalle premonizioni mostrategli dal serpente piumato.

In quel preciso istante il bastone magico rincominciò a brillare intensamente, la cosa colse di sorpresa i due, dato che fino a quel momento la luce che aveva continuato ad emanare non sembrava aver subito variazioni; un fascio luminoso indicava un luogo non molto lontano da lì, recuperarono i loro averi e si misero subito in marcia per raggiungerlo, incuriositi da ciò che quel magico oggetto avrebbe potuto fare una volta raggiunta la meta che indicava.

Dopo poco più di mezz’ora di cammino la luce era divenuta talmente intensa che pareva eguagliare quella del sole, il fascio si assottigliò e cadde su dei ruderi non troppo lontani da dove si trovavano, poi d’improvviso, come se quella magica energia avesse avuto vita propria, pian piano si estinse lasciando nuovamente i due privi del faro che li aveva guidati fin lì. Dei rumori provenienti dalla zona indicata dal ramo vennero percepiti dai due viaggiatori, qualcosa o qualcuno sembrava stesse scavando in quella zona.

Si nascosero dietro a una duna per osservare a giusta distanza gli spostamenti delle creature impegnate in quegli scavi; per lo più erano orchi, divisi in vari gruppi che via via sembravano stessero setacciando in lungo e in largo la zona alla ricerca di qualcosa che pareva essere di estrema importanza.

Gli schiocchi di alcune fruste davano il ritmo a coloro che sembravano battere la fiacca. Qualsiasi fosse l’oggetto interessato dalle ricerche lo volevano trovare con una certa fretta.

Il fatto che creature oscure avessero valicato i confini sotto il naso dei sauriani senza che questi se ne fossero accorti, non era certo un buon segno. Qualcuno o qualche artificio aveva concesso loro di passare inosservati, mentre il più dei valorosi guerrieri erano intenti a proteggere le mura di Wyvern. Dovevano agire in qualche modo, non potevano permettere che quei mostri si trattenessero a lungo nelle sacre terre del Deserto dell’ignoto, ma erano in svantaggio, loro erano solo in due mentre le bestie che non smettevano le loro ricerche erano circa duecento sparse in lungo e in largo in quello che una volta era l’ultimo avamposto sicuro prima del picco della saggezza. Dopo attente valutazioni l’unica idea che venne in mente a Gaernes fu quella di mandare in cerca di supporto la sua allieva. Il portale magico che le serpi avevano costruito con l’ausilio di Notechis in tempi remoti ed ormai in disuso non distava molto da lì, utilizzando quella scorciatoia la serpe guerriera avrebbe potuto raggiungere le sicure mura della sua città natale in men che non si dica. Giusto il tempo di un passo e Balerian avrebbe avvisato i suoi simili dei fatti.

Gaernes si voltò a favore della giovane serpe che stava prona al suo fianco e bisbigliando per non farsi sentire disse: «Ora è giunto il momento di mettere alla prova il tuo valore, ma dovrai muoverti con cautela. Io cercherò di distrarre le creature.» Balerian in un primo momento non capì e dovette chiedere al suo mentore ulteriori spiegazioni, «cosa avete intenzione di fare maestro, non potete tenere a bada tutti quei mostri da solo.» Garenes quasi indispettito da quelle parole prese l’avambraccio della sauriana, la fissò e le disse rimbeccando: «Ti ho dato un ordine ed esigo che tu lo rispetti, senza sé e senza ma, il portale per raggiungere Wyvern si trova oltre l’avamposto, e tu devi andare a chiamare rinforzi, quando tornerete sarò qui.» La giovane rimase sbigottita, non sapeva nemmeno che forma avesse il portale che il suo mentore le aveva appena citato, ma non aveva modo di controbattere, i suoi principi le imponevano di credere ciecamente a colui che le aveva insegnato gran parte delle sue conoscenze. In muto assenso annuì, a quel punto l’anziano con sguardo sicuro disse: «Al mio tre esco dalla copertura e mi dirigo lì, a quel punto non appena questi esseri ti voltano le spalle, fila via e corri al portale, sarò qui ad attendere il tuo ritorno, non temere.» Gaernes socchiuse gli occhi sospirò ed iniziò a contare: «Uno…due…e tre.» Saltò al di là della duna gridando e scuotendo il bastone che iniziò a lanciare raggi azzurri sulle numerose creature.

 Ora aveva la loro attenzione.

 Balerian seguì alla lettera il piano, corse più veloce che poté verso quella struttura con un vortice azzurrognolo coperta da alcuni ruderi, e ci balzò dentro.

Gaernes schizzava da un lato all’altro del campo di ricerca e poco dopo, dalle profondità di quella morbida sabbia, come i funghi spuntano dopo una giornata piovosa nel sottobosco, un soldato si aggiunse alle schiere nemiche, il suo manto nero come l’oscurità più profonda lasciò solo intravedere delle squamose mani fuoriuscire dallo stesso, una risata angosciante impietrì anche le altre oscure creature che poco prima erano impegnate a dare filo da torcere a Gaernes. A quelle stesse mani pochi gesti bastarono per creare una sfera ombrosa che andò a schiantarsi sulla struttura che reggeva il portale per Wyvern; l’anziano sauriano strabuzzò gli occhi intimorito da ciò che vide, ed il suo cuore mancò un battito, Balerian aveva appena varcato il portale che ora stava crollando su sé stesso.

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