ATTO IV I Era L'OSCURO VESSILLO
Erdigrim, e i suoi erano ormai circondati, il loro numero non poteva bastare per contrastare tutte quelle creature che fremevano per attaccare, i mugugni e le risate si moltiplicavano, e l’animo del gruppo piombò in un siderale terrore; una di queste creature si distingueva dalle altre, il suo corpo massiccio sovrastava quello dei suoi simili, le pelli che ne vestivano le forme erano completamente tinte di nero e due goblin al suo fianco sorreggevano le torce grazie alle quali i più piccoli particolari di questo energumeno venivano evidenziati, la sua carnagione verde smunto era insolita e non riconducibile a quella di altre creature, i suoi capelli lunghi e neri arrivavano sino alla schiena facendo da cornice ad un orripilante volto, gli zigomi erano pronunciati talmente, tanto da sembrare che terminassero a punta, l’attaccatura dei capelli sulla fronte molto arretrata, due sfere arancioni con una pupilla simile a quella di un gatto illuminavano le folte sopracciglia nere e delle piccole zanne sembrava gli fuoriuscissero dalla sogghignante bocca. Il capo dei nani e chi con lui si trovava in quell’oscuro luogo quasi impietrirono e consci del fatto che non avessero alcuno scampo fecero cadere a terra le proprie armi con un fragoroso sferragliare dalle mani tremanti alzandole poi in segno di resa.
Quella frenesia mostrata da chi si parava d’innanzi a loro calò dopo che il losco Arzagat volse un ringhio a chi lo spalleggiava, l’armata delle tenebre preparò grosse corde con cui successivamente legò i vari componenti del gruppo di ricerca, le loro armi erano stati requisite, e tutti i ricercatori iniziarono a domandarsi cosa gli sarebbe capitato da lì a poco.
Arzagat e i suoi fedeli soldati portarono Erdigrim e il resto delle creature sempre più in profondità, evidentemente il luogo in cui erano stati catturati non era altro che una zona nella quale queste oscure creature stoccavano i vari materiali, perché più in profondità nei lunghi tunnel un enorme agglomerato di rocce accatastate l’una sull’altra davano vita ad un vasto regno abitato.
Tante erano le case di costruzione orchesca che si estendevano su vari piani al di sotto delle caverne, le torce accese di tanto in tanto lasciavano in penombra queste strutture, vaste vie fatte di scale a pioli e grezzo pavimento roccioso si diramavano per chilometri dentro tutta l’enorme caverna nella quale si trovavano. Il gruppo fu portato in quella che pareva essere la struttura più grande di quel agglomerato urbano, furono poi fatti inginocchiare dinnanzi a una sedia tinta di rosso e nero dietro alla quale un lungo lembo di stoffa attaccato a dei legni copriva le pareti, questo rappresentava due ali nere simili a quelle di un enorme pipistrello attaccate a un fascio di spade e armi varie nel cui centro una lunga alabarda sovrastava il resto delle lame; la punta di questa poi indicava un cranio per certi versi simili a quello di un sauriano, ma con un crine di ossa sporgenti acuminate e minacciose.
Nel territorio collinoso gli umani continuarono imperterriti a percepire il suono di marcia che via via si avvicinava al loro campo, pur armati e pronti a ogni evenienza rimasero sbigottiti quando quei puntini gialli e minacciosi nel profondo buio che li circondava furono a un palmo da loro, ruggiti si innalzarono e non ebbero nemmeno il tempo di valutare il proprio nemico che questi li attaccarono con una foga fuori dal comune, lembi di vesti vennero sgualciti, sangue nero versato sul suolo umido cadde fondendosi con la rugiada che stava già bagnando l’erba, la battaglia non volse subito al termine perché il gruppo di ricercatori, nonostante fosse in declamata minoranza, comandato da Raynard riuscì a tener testa a quelle orride creature per così tanto tempo che le stesse quasi si sfiancarono, i metodi di guerra adottati dal capo gruppo furono così precisi e solidi che le bestie che li stavano attaccando batterono in ritirata col favore della nebbia che via via si stava alzando, alcuni dei membri del gruppo di ricerca però vennero feriti gravemente, ad altri addirittura furono mozzati degli arti.
Le bestie che erano fuggite lasciarono però cadere un vessillo di stoffa nera nella quale vi erano rappresentate ali di pipistrello, armi e una testa di drago minacciosa, riuscirono a riprendere fiato e non appena trovarono le forze dandosela a gambe batterono in ritirata verso la città umana che da lì non distava moltissimo, le emorragie vennero momentaneamente tamponate e dei lacci di stoffa vennero legati poco sopra la mano amputata di uno dei soldati, sperando che questo riuscisse a reggere a sufficienza per essere poi medicato più accuratamente.
Più della metà della notte la passarono cavalcando a gran velocità verso le porte di Horneviel, il sole stava per sorgere quando Raynard con un grido disperato chiese alle due guardie d’innanzi alle porte di farle aprire a gran velocità, i due soldati sobbalzarono e rimasero turbate dal suo roboante urlo disperato, tutti conoscevano Raynarnd in città, ma nessuno lo vide mai prima di allora in quelle condizioni.
Con il sole a favore il gruppo sotto il picco si risvegliò e poco dopo arrivò una comunicazione direttamente al ciondolo di Gaernes, Raynard dall’altro lato del continente aveva chiamato il portavoce sauriano che in alcun modo si aspettava di essere contattato per eventuali problemi, Gaernes notò dal timbro di voce dell’umano che questo era incappato in qualcosa di davvero grave, esso gli raccontò per filo e per segno cosa era accaduto la sera precedente e poco prima di addentrarsi per i ripidi sentieri del picco decise che quella stessa missione per il momento andava rimandata, Gaernes e i suoi uomini ripresero il viaggio per raggiungere l’umano che aveva chiesto loro aiuto, conscio del fatto che le informazioni che gli aveva lasciato erano ben più preoccupanti rispetto a qualsiasi cosa avrebbe effettivamente poi ritrovato sulla cima di quel misterioso monte che avevano scoperto il giorno prima.
Gli esploratori all’interno delle vaste foreste dell’Herrendil passarono una giovale notte in compagnia di quella che era una specie appena scoperta, senza venire contattati da nessuno si congedarono da questi cercando poi di arrivare a scoprire il resto dei luoghi che potevano nascondersi all’ombra degli alberi di ebano che si stagliavano alti sopra le loro teste, le poche informazioni che appresero da quel popolo però furono loro di grande aiuto, in quanto le foreste alle volte possono rivelarsi oscuri labirinti in cui la facilità di perdersi aumenta via via che ci si addentra al loro interno. L’allora Re degli elfi conservò nella sua arguta mente la forma e la fisionomia di coloro che per una notte furono compagni di festeggiamenti, ma il suo inconscio sempre in guardia e attento come la sua vista lo avvisò del fatto che qualcosa stava andando storto, lo sentiva dentro di se come uno dei pericoli che potevano palesarsi davanti a lui fossero tangibili; questo malumore lo accompagnò per il resto delle ricerche, che finalmente sembravano aver portato qualche risultato, di fatti a qualche chilometro più a nord dal raffazzonato villaggio, un’intera area forestale sembrava essere stata bruciata completamente, delle armi erano sotterrate sotto un velo di terra non troppo profondo, e i tronchi al limitare di quell’ area circolare completamente rasa al suolo riportavano tracce di alcune mani sporche di sangue.
Alla vista di questi preoccupanti segni la sua guardia si alzò ancor di più e ordinò ai suoi compagni di fare altrettanto, quei segni inequivocabili di avvenute battaglie non erano certo di buon auspicio, cercando di tenere il gruppo ben compatto, Myrril e i suoi seguirono le tracce di sangue che da nord ruotavano dirigendosi poi a nord ovest, si ritrovarono dunque davanti a una grossa quercia la cui chioma sovrastava per altezza tutti gli altri alberi sembrava stesse per marcire, le sue foglie erano ingiallite, e dai rami di questa una resina appiccicosa andava gocciolando sul resto delle piante sottostanti facendo a sua volta imputridire anche la vegetazione limitrofa a quella anziana quercia, le sue dimensioni erano inspiegabili perché risultava essere ben più grande della più alta struttura mai creata dagli elfi stessi, le sue radici avevano la circonferenza dei tronchi degli alberi che sin lì costellavano la foresta, e le tracce di sangue che avevano seguito pareva sparissero al di sotto del groviglio di quell’intreccio di legno e terra.
Lui e il suo gruppo si guardarono fissi negli occhi chiedendosi se ciò che stavano per andare ad affrontare non si sarebbe rivelato troppo arduo e pericoloso, il suo esser ligio al dovere e agli ordini però lo obbligò moralmente ad addentrarsi in quell’oscura fossa al di sotto della maestosa pianta; i volti preoccupati di chi era con lui non ebbero alcun potere sulle decisioni che prese successivamente, questa fossa che dall’esterno poteva sembrare piccola e forse fungere da rifugio per qualche animale di taglia medio grande si rivelò molto più ampia all’interno.
Delle scale improvvisate da tronchi più piccoli incastonati orizzontalmente nel terreno scendevano per chilometri.
Più ci si inoltrava verso il fondo e più l’olezzo di carne marcia avvolgeva l’olfatto di chi si addentrò lì sotto, alcune torce spente lungo le pareti segnavano una via che scendeva sempre più in profondità nelle nude viscere del continente. Myrril stupefatto non poté più attendere, avvicinò il medaglione magico al petto e con estrema intensità pensò al portavoce sauriano Gaernes, in una connessione astrale riuscirono a comunicare tra di loro, e prima che la serpe potesse esprime qualsivoglia pensiero Myriil parlò di continuo informando la squadra ormai in viaggio verso Horneviel delle novità, lo stesso Gaernes seppur preoccupato per la situazione riportatagli da Raynard non poté far altro che stupirsi davanti al racconto del Re degli elfi, ma lo avvisò del possibile pericolo al quale il suo gruppo presto avrebbe potuto incappare, forte degli avvisi del portavoce sauriano Myriil ebbe quasi un ripensamento, ma la cosa risultava talmente misteriosa che la curiosità spinse lui e i suoi uomini a procedere comunque, tentando di alzare ancor di più la soglia di allerta, le pareti del cunicolo nel quale si trovava con i suoi soldati erano ben architettate e delle travi di sostegno insieme alle radici della quercia che ormai penzolavano dal soffitto sorreggevano l’immensa mole dell’albero sopra le loro teste, le scale improvvisate cedettero il passo a rocce umide e rese scivolose dal muschio, l’elfo chiamò a se un sauriano al quale era stata lasciata la torcia e fece illuminare il suolo sotto i loro piedi.
Tra fango e muschio, lo stesso elfo poté constatare che alcune orme numerose si dirigevano verso il fondo della galleria, un senso di oppressione e paura iniziò a martellare l’animo dei presenti, essendo questo un luogo sconosciuto e consci degli avvisi che Gaernes aveva dato loro si riunirono e Myrril delegò a un voto democratico la decisione di continuare o meno nelle ricerche all’interno delle gallerie che non potevano sapere quanto in profondità continuassero.
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