ATTO II II Era NOZIONI DI GUERRA

Danzel si ritrovò dunque in poco tempo a dover mettere assieme un vero e proprio esercito, le sue lezioni partirono non appena vennero raggruppate abbastanza armi. I suoi insegnamenti furono vari e molte volte si ritrovò a dover correggere la stragrande maggioranza dei suoi nuovi studenti. Le notti erano il banco di prova perfetto per addestrare gli ultimi soldati subentrati, non sempre si ritrovavano a dover combattere con scheletri e Goblin mandati allo sbando all’interno delle mura, ma quando accadeva, data l’entità delle creature, divenivano perfetti bersagli. Era ormai quasi un appuntamento fisso, Sir Alfrinn di tanto in tanto si dava il cambio con Undain in quelle spedizioni, la situazione era chiara, il nemico mandava in avanscoperta queste deboli creature per cercare il luogo in cui i sopravvissuti avevano trovato riparo.

Questo significava solo una cosa, che ben presto le armate di Arzon non avrebbero più atteso tanto per calare come una ghigliottina sul collo dei sopravvissuti. Il suo obiettivo era quello di sottomettere tutti e sapeva bene che ciò contemplava anche un popolo da dover incatenare al suo volere, per questo semplice motivo, sapeva che non poteva eliminarli tutti, altrimenti chi avrebbe ricostruito il mondo che voleva? Gli orchi? No, erano troppo stupidi perché riuscissero a render reale il mondo che nella sua mente osava desiderare, per di più non avrebbe fatto altro che far adirare ancor più profondamente i guardiani minori rimasti.

Le lezioni di Danzel iniziavano a dare i loro frutti, anche il più semplice dei contadini o dei minatori ora era in grado di destreggiarsi a sufficienza con un’arma tra le mani. La maggior parte dei feriti aveva ripreso la piena capacità motoria, e il suo fido generale Undain e le squadre di ricognizione avevano perlustrato quasi ogni singolo spazio o nascondiglio della città di Svart-Horn, comprendendo ormai lo schema dietro alle ronde che l’oscura armata mandava in perlustrazione nelle lunghe notti gelide.

 Ora era giunto il momento di contrattaccare.

Con le nozioni apprese ed una tattica che imponeva il silenzio ad ogni singolo soldato venne molto utile a Danzel insegnare loro anche la simbologia di guerra. Questa, consisteva in alcuni movimenti della mano, ognuno di essi voleva riflettere un ordine verbale che successivamente doveva passare fino alla coda di copertura.

Le formazioni erano pronte, e gli uomini anche: Due spadaccini aprivano la strada, spadaccini che si erano fatti riconoscere per essere tra i più silenziosi del gruppo, a seguire due lancieri avrebbero dato copertura ai primi due in caso di un eventuale attacco; proseguendo verso il fondo della formazione invece si potevano trovare due arcieri per lato, che in caso di attacco frontale si sarebbero poi posizionati ai lati dei primi quattro soldati chiudendo in un semicerchio eventuali nemici. In centro si potevano trovare i capitani delle squadre affiancati da cinque altri soldati che si muovevano in linea con loro, ed infine la coda era formata per lo più da arcieri molto precisi nei loro tiri, di solito questi erano almeno dieci ed in chiusura, sulle linee arretrate, si trovava colui che in caso di caduta del capitano avrebbe comandato la squadra.

Gli altri schieramenti sotto ordine di Sir Alfrinn stesso dovevano assolutamente seguire lo stesso modello.

 Partirono dal palazzo del governatore il quale si trovava lievemente decentrato rispetto alla città e le pattuglie mossero i loro passi allargandosi verso l’esterno. In caso di un eventuale attacco gli arcieri di coda avevano ordine di scagliare le loro frecce infuocate verso l’alto; a quel punto proseguendo lungo le mura sarebbero arrivati i supporti.

 Ordini semplici e diretti che Danzel pretendeva fossero rispettati senza domande, il suo fare da leader convinse molti ad uscire allo scoperto per difendere quel poco che rimaneva della città, lo stesso Notechis quando gli umani furono creati ebbe modo di stupirsi vedendo con quanta freddezza e risolutezza affrontassero i problemi che gli si ponevano d’innanzi.

Per i primi spostamenti, i gruppi non ebbero alcun incontro indesiderato, ma più si allontanavano dal palazzo avvicinandosi alle mura, più il freddo si faceva sentire, accompagnato e intensificato dall’ansia e il timore di essere colti alla sprovvista che crescevano sempre più. Alcune strutture nei primi attacchi furono bruciate, e da esse ancora si levava un fumo acre che le avvolgeva nascondendone i ruderi all’occhio dei presenti, trasformandoli in punti pericolosi dai quali Danzel ordinò di stare più attenti, le varie porte e finestre che davano al loro interno potevano risultare veri e propri punti strategici dalla quale un eventuale attacco avrebbe potuto prenderli alla sprovvista.

Non ci volle molto per il gruppo guidato da Undain a raggiungere il tempio di Cef, e proprio lì, con il favore delle tenebre che avvolgevano la città intera incrociarono un gruppo numeroso di varie creature che stava rovistando nei suoi dintorni, alla ricerca di qualcosa. I loro versi simili a quelli di animali selvatici non lasciavano intendere alcuna parola, il capitano al comando diede l’ordine gestuale di mantenere la posizione favorevole nella quale si trovavano. Pochi secondi per fare in modo che gli arcieri che facevano da ali potessero allargarsi adeguatamente prendendo posizioni elevate, a quel punto lo stesso Undain attirò la loro attenzione folgorando due dei piccoli e ricurvi Goblin più scoperti.

Il plotone nemico si rese conto ben presto che non era solo.

Come uno sciame di vespe questi si proiettarono in carica verso Undain ormai solo in mezzo alla via, nemmeno il tempo di avvicinarlo che gli arcieri scoccarono una pioggia di frecce nella loro direzione uccidendo almeno sei dei dieci piccoli Goblin rimasti. Undain alzò il suo scudo che un come carro in corsa caricò i Goblin rimasti; due caddero in terra con un sordo rumore, gli altri vennero intercettati dai lancieri in seconda linea.

Dopo essersi assicurati che nelle zone limitrofe non vi fossero altre sorprese, il gruppo di Undain provò a capire cosa stessero cercando in quella zona così tanti Goblin cercatori, ma non ne capirono poi molto; dunque, dopo una breve pausa in cui il perimetro del tempio venne setacciato a dovere ripresero la marcia verso l’esterno della città.

All’altro capo di Svart-Horn ormai lontani dal palazzo, i ricognitori guidati da Danzel erano poco distanti dalle mura. Stranamente, oltre un paio di scheletri ridotti in polvere, non trovarono altri nemici, il suo piano era ben strutturato, ora dovevano iniziare con cautela a prendere posizione sulle alte mura di Svart-Horn, da lì avrebbero potuto vedere se come dubitava lo stesso Sir Alfrinn, le armate di Arzon stessero organizzando il colpo decisivo per conquistare la città.

Con molta cautela la sua squadra salì le scale a chiocciola che si alzavano fino alle merlate. Il silenzio era quasi funerario, qualora qualsiasi mostro avesse provato ad attaccarli in quel momento, probabilmente con il favore dell’altezza e della tortuosa strada che portava sino ai piani alti, avrebbe avuto un vantaggio sugli uomini, obbligandoli a retrocedere velocemente.

 Ora era Danzel a dare il passo in punta alla formazione, sicuro di sé e delle sue doti da combattente, più di una volta tra le numerose spedizioni che dovette affrontare si era ritrovato in situazioni simili; una strada troppo stretta per avere a favore i numeri, una strada che aveva l’aspetto di un ottimo cunicolo in cui rinchiudere lui e i propri uomini come topi in trappola.

Giunsero fino alla metà del percorso in salita e d’un tratto, come giustamente aveva previsto grazie alle sue esperienze, alcune frecce vennero scoccate con poca precisione verso di loro. Bastò una sua parola per mettere in sicurezza tutti.

«Su!» esclamò Sir Alfrinn.

In breve tempo gli spadaccini nei ranghi posteriori alzarono gli scudi e le frecce che ora parevano essere ben più precise, s’incagliarono come navi in una secca, senza possibilità alcuna di oltrepassare i grossi scudi a goccia rinforzati. Fortunatamente la sua esperienza gli aveva insegnato a rendere una fila di scudi ben più solida delle stesse mura che ora si ritrovava a dover liberare dalle creature.

Con una carica piena di foga Danzel privo di poteri ma colmo di coraggio, nel momento stesso in cui gli arcieri nemici stavano per preparare una seconda pioggia di frecce, caricò con un’ira degna di un barbaro; i suoi sgualembri veloci dilaniarono in breve tempo gli arti dei nemici che stavano per rilasciare le frecce: i primi due caddero sofferenti e sanguinanti in terra, parte di quel sangue iniziò a fluire sulle prime scale quasi come le alte cascate si riversano nei loro bacini rendendo le stesse scivolose.

La porta che dava ai percorsi sui camminamenti era ormai libera, non ci furono altri assalti, e finalmente con grande sollievo, Danzel poté vedere che le armate di cui tanto temeva la presenza attorno alla sua città natale non c’erano.

La squadra di Undain era quasi sull’obiettivo, questa situazione seppur tragica per molti, era un ottimo modo per lo stregone del tuono di dar libero sfogo ai suoi poteri. Per anni era stato obbligato a nascondere la sua vera natura al traditore Taran Erold; il quale odiava talmente tanto i magi o chi aveva anche solo in parte ereditato poteri, che probabilmente, se lo avesse scoperto lo avrebbe condannato a morte seduta stante, tutto per puro piacere personale.

 Nella sua mente, la soddisfazione di dimostrare ai suoi uomini ed al più valoroso Danzel l’utilità che poteva donare un potere del genere, non fece altro che aumentare la sua autostima, e con essa si mosse a passo spedito verso le mura a sud della città.

La sua squadra fu ben più fortunata, nulla sbarrava loro la strada. Salirono rapidamente le scale raggiungendo la torre che si stagliava alta sul portone nero della città; la vista da lì era a dir poco da brividi, da un lato, i fumi neri si alzavano dalle case ormai distrutte, celando alla vista altre strutture di pura roccia grigia, mentre dall’altro le sconfinate scogliere si interrompevano di colpo gettandosi a picco nello sconfinato mare blu che divideva Svart-Horn dalla grande isola nera. Il silenzio e la distruzione rendevano quella scena ancor più struggente.

 Poi come concordato con il suo compagno, Undain con uno schiocco di dita fece in modo che la grossa pira sulla cima della torre sud ritornasse ad ardere, di tutta risposta dalla torre nord anche quella riprese ad illuminare le strutture sottostanti con le fiamme.

Svart-Horn, era ormai in salvo, momentaneamente in salvo.

Il vento gelido riprese ad ululare come un lupo alla sua eterna nemica, luna piena. Le fiamme delle pire si rinforzarono ancor di più ardendo come mai avevano fatto negli anni passati.

Seduto comodamente suo trono di pirite nera, Arzon strinse i pugni, ciò che quasi aveva reso suo si era velocemente liberato dalla sua morsa, per di più, senza l’aiuto di alcun guardiano minore; non poteva sopportare che dei semplici e Umani gli avessero mancato di rispetto in quel modo. Prese dunque una nuova decisione, non avrebbe lasciato pace a quei folli che avevano messo in discussione la sua potenza; tra i molti mostri resuscitati aveva ancora carte alla mano, carte che gli avrebbero –secondo i suoi calcoli- regalato una vittoria certa. I Troll.

I suoi occhi si rivoltarono all’indietro e semplicemente pensando alle creature in questione, egli riuscì a comunicare loro gli ordini: «fate tabula rasa di quella città».

Le creature a zonzo per il continente, vennero attirate da quelle parole che telepaticamente il negromante aveva pronunciato. Distolsero l’attenzione da un gruppo di uomini che stavano passando loro davanti e iniziarono a corre a perdifiato verso il loro obiettivo. Ogni passo dei dieci mostri che presero a muoversi, ricordava una lieve scossa di terremoto. Gli alberi che trovavano per la via venivano abbattuti come tasselli di un domino, la loro fame e il loro istinto non avevano altro obiettivo se non quello di schiacciare chi aveva messo in ridicolo il loro signore.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top