Capitolo 29 - Words like violence, break the silence

Perdonami?

Ma chi poteva avermelo scritto? Notai che non avevo in rubrica il numero del mittente. "Chi sei?", gli risposi. Entro pochi minuti, ricevetti un secondo sms. "Affacciati alla finestra". Feci come c'era scritto e mi ritrovai di fronte, sul balcone, Giacomo.

<< Eri tu? >> gli chiesi, confusa.

<< Sì >> ammise lui, lievemente imbarazzato.

<< Ma avevo capito che non avevi un cellulare >> osservai.

<< Infatti non ce l'avevo. L'ho comprato circa venti minuti fa >>.

Quel ragazzo era incredibile: non finiva mai di stupirmi.

<< E chi ti ha dato il mio numero? >> volli sapere. << Non mi risulta che ce l'abbiano, al centro commerciale >>.

Sorrise.

<< Tuo fratello >> svelò.

Cosa?

<< Mio fratello? Lo stesso fratello che per poco non ti prendeva a pugni, e questo solo un'ora fa? >> strillai, scioccata.

<< Sì, lo stesso. E credo che ci stia sentendo parlare, adesso >>.

<< Credi bene >> intervenne Davide, irritato. << E stavo tentando di riposare un po', se non vi dispiace >>.

<< Vuoi dirmi che dalla tua stanza senti tutto? >> domandai, turbata.

<< Sì, si sente tutto, Mely >>.

Buono a sapersi. Ringraziai mentalmente che fosse stato fuori a cena con i miei quando Giacomo mi aveva citato Goethe, a mo di dichiarazione d'amore.

Mi arrivò un altro sms: "Vieni da me", seguito da un secondo, entro pochi secondi: "Se vuoi".

<< Ok >> strillai in risposta.

Chiusi il libro di letteratura e mi precipitai verso la villa della signora Dorotea. Incredibilmente, Giacomo era già sulla soglia della porta.

<< E magari scopro anche che sei una specie di Clark Kent >> esclamai, divertita.

<< Flash, non Clark Kent >> mi corresse. << È Flash quello superveloce >> chiarì, notando la mia espressione confusa.

<< Anche Superman è veloce >> osservai.

<< Ma non quanto Flash >> disse, aprendo la porta di casa.

<< Riformulo la frase: e così scopro anche che sei una specie di nerd >> lo presi in giro, ridendo.

<< Se vuoi, possiamo parlare della fisica quantistica >> propose, divertito. << Ti stupirà la mia totale ignoranza in materia >>.

Mi fece strada fino alla sua stanza, al secondo piano.

<< Non dovrei salutare tua nonna? >> gli feci notare. << Non mi sembra giusto entrare in casa sua e non degnarla neppure di un saluto >>.

Giacomo si voltò a guardarmi, ridendo.

<< Sei la prima ragazza che si preoccupa di salutare mia nonna >>.

La prima? Chissà quante ce ne erano state prima di me, allora.

<< Comunque non è in casa. È uscita poco fa, se la cosa ti tranquillizza >>.

Aprì la porta della sua stanza. Era una camera abbastanza ampia e luminosa, arredata con qualche poster qua e là e delle fotografie di paesaggi (sicuramente opera sua). Lo sguardo mi cadde sul balcone, proprio di fronte alla mia stanza, e sul letto, ancora sfatto.

<< Scusa, non ho pensato a riordinare >> si giustificò, mortificato.

<< Non ti preoccupare >> lo tranquillizzai.

Notai con imbarazzo che in quella camera non c'erano sedie: mi sarei dovuta sedere sul suo letto? Preferii rimanere in piedi.

<< Allora >> esordii. << Da quando tu e mio fratello andate a fare shopping insieme? >>.

<< Come fai a sapere che abbiamo fatto shopping insieme? >> si meravigliò.

<< Che ne so, ho tirato a indovinare. Hai comprato un cellulare, e Davide è esperto di cellulari >>.

<< Sì, ho notato. Infatti, mi ha consigliato lui questo qui >> disse, indicando il suo telefono.

<< Non so se questa è la giornata dei paradossi o cosa... prima mio padre, poi tu e mio fratello... >>.

<< Siediti, non stare in piedi >> mi invitò Giacomo, indicando un punto sul letto accanto alla sua postazione.

Possibile che non notasse quanto fossi imbarazzata da quella situazione? Probabilmente, mi dissi, è abituato a frequentare ragazze più... facili?

<< Ok >> dissi invece, temendo che si offendesse.

Si spostò leggermente per farmi spazio, ma eravamo comunque ancora appiccicati l'uno all'altra.

<< Io e tuo fratello abbiamo parlato e ci siamo chiariti >> dichiarò, sorridente. << È un tipo molto simpatico, anzi. Mi ha raccontato molte cose su di te... >>.

<< Cosa ti ha raccontato? >> chiesi, agitata.

Conoscevo bene Davide: fattelo amico, e ti racconterà anche i dettagli più scabrosi della mia vita, dicevo sempre.

<< Niente di brutto >> si affrettò a specificare Giacomo. << Credo che ti ammiri molto, o almeno così mi è sembrato >>.

Chissà cosa gli aveva raccontato...

<< Spero che sia vero >> affermai, sospirando. << Quindi, adesso siete amici? >>.

<< Sì. E ti dirò che è molto più intelligente di quello che sembra >>.

<< Un genio >> dissi io, sarcastica.

<< Stavi studiando? >> si informò Giacomo.

<< Sì, mi tocca >>.

<< Cosa ripetevi di bello? >>.

<< Montale. Tra pochi giorni ci sarà la prima prova, e non so nulla >> dichiarai, ansiosa.

<< Se vuoi, possiamo ripetere insieme. Me la cavo abbastanza in letteratura >> propose.

<< Ok, perché no >> accettai.

Mi avrebbe solo fatto comodo avere qualcuno a cui ripetere, prima degli esami.

<< Tu hai già fatto la maturità >> osservai. << È difficile? >>.

<< No >> mi rassicurò, avvicinandosi di più a me. << Basta studiare >>.

Mi accarezzò teneramente una guancia e, senza dire nulla, mi baciò. Le sue labbra erano così morbide... Restammo avvinghiati l'uno all'altra per qualche minuto, prima di separarci.

<< Giacomo, io... >> iniziai, imbarazzata, notando che le sue mani erano scese ben sotto il volto.

<< Ho capito >> mi rassicurò. << Non è un problema >>.

Si alzò dal letto e uscì dalla stanza, affacciandosi dal balcone.

<< Mi dispiace >> mi scusai, raggiungendolo.

<< Ma di cosa? >>.

Sembrava stupito da quanto avevo appena detto.

<< Di cosa ti dovresti scusare? Del tuo essere così incredibilmente diversa dalle tue coetanee? È una cosa che non può che farti onore >>.

Gli rivolsi un sorriso sincero e mi lasciai cingere dalle sue braccia. Il sole stava ormai tramontando...

<< Le parole diventano superflue in questi momenti, Melissa. Ma io te lo ripeto lo stesso: ti amo >>.

Quelle parole mi fecero uno strano effetto, diverso dalla prima volta che le aveva pronunciate, in ospedale. Era come se il mio stomaco si stesse rivoltando su se stesso...

Inaspettatamente, Giacomo entrò in casa e accese lo stereo.

<< Ascolta >> disse semplicemente, tornando ad abbracciarmi.

Si sentirono le prime note e, subito, riconobbi la canzone: era "Enjoy the silence" dei Depeche Mode. Adoravo quel brano...

"Words like violence,

break the silence,

come crashing in.

Into my little world.

Painful to me,

pierce right through me,

can't you understand,

oh my little girl...

All I ever wanted,

all I ever needed,

is here in my arms.

Words are very unnecessary,

they can only do harm".

In quello stesso istante, tra una frase e l'altra della canzone, finalmente lo capii: amavo Giacomo, e lo amavo come mai nessun altro prima di allora.

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