Capitolo 27 - DTR

<< Davide? >>.

Mi ricomposi in fretta e mi precipitai fuori dall'auto di Giacomo, diretta verso mio fratello.

<< Che diavolo ci fai in questa zona della città? Non dovresti essere a scuola? >>.

<< Punto uno: sono le quattro del pomeriggio. Hai perso pure la cognizione del tempo? Punto due: la vera domanda è cosa ci fai tu qui >>.

Grazie, Davide.

Come se non fossi già abbastanza a disagio...

<< È uscita a pranzare. Doveva forse chiederti il permesso? >> intervenne Giacomo, irritato dal suo tono di voce.

<< Sì, visto che ha pranzato con un matto >>.

Davide pronunciò quelle parole caricandole volutamente di profondo disprezzo. Pregai mentalmente che la compressa di quietiapina avesse una cinetica d'azione rapida...

<< Sei la sua guardia del corpo? >>.

L'atteggiamento di Giacomo, prima calmo e pacato, si era fatto più aggressivo. Non potevo permettermi che perdesse il controllo... soprattutto, non con mio fratello nei paraggi.

<< Ok, state calmi entrambi. Davide, non hai risposto alla mia domanda: cosa ci fai qui? >>.

<< Vi ho seguiti. Mely, non mi fido di questo qui >> rispose mio fratello, categorico. << Ti avevo detto di non frequentarlo o sbaglio? >>.

<< Così lui decide per te? >> si rivolse a me Giacomo. << Prima tuo padre, adesso lui? >>.

Sembrava ferito e deluso al contempo.

Possibile che tutti si facessero gli affari miei? Lui, Davide, mio padre...

<< Non ho idea del perché stia qui ad ascoltarvi >> dichiarai, risoluta. << Visto che siete voi due ad avere problemi... parlatene. Io vado a prendere il tram >>.

Pronunciai quelle parole con un malcelato risentimento, quindi mi allontanai, lasciando i due ragazzi da soli.

<< Melissa, ti accompagno io a casa! >> mi strillò dietro Giacomo.

Ma io ero già alla fermata, più che decisa a non parlare con nessuno dei due.

Almeno per quel giorno.

Entro pochi minuti, arrivò il tram. Salii sul mezzo senza neppure voltarmi a salutarli, talmente ero fuori di me. Nel mentre annuivo passivamente ad una coppia di anziani ("Voi giovani d'oggi siete tutti uguali! Solo cellulari e computer"), mi misi le cuffiette dell'ipod ed alzai il volume al massimo, così da isolarmi totalmente dal mondo. Facevo sempre così: la realtà sembra migliore con il sottofondo musicale, no?

Specie se a cantare è Bryan Adams.

Nelle poche ore che trascorsero fino a casa, mi misi a pensare a quanto appena accaduto. Sapevo che mio fratello non me la raccontava giusta: era più che evidente che stesse nascondendo qualcosa...

Ma cosa?

Lo spinello (o gli spinelli), l'espulsione dalla squadra...

Era addirittura arrivato a seguirmi, stile Mata Hari. In effetti, oggettivamente parlando, non è che avesse torto: voglio dire, chi non si preoccuperebbe sapendo che un suo familiare frequenta gente affetta da disturbi psichiatrici? Avevo ancora ben impresso il no categorico con cui avevo liquidato Davide quando mi aveva presentato una sua compagna di scuola. E l'avevo fatto solo perché, presentandosi, aveva detto: "Sono entusiasma di conoscerti".

Entusiasma?

No, non potevo permettere che mio fratello frequentasse una ragazza che non conosceva neppure le basi della lingua italiana.

Col senno di poi, ero stata troppo severa.

Forse.

E Giacomo...

Be', la situazione era piuttosto ambigua ed insolita. Sicuramente provavo qualcosa per lui -sarebbe stato ipocrita negarlo-, ma cosa? Avvertivo sentimenti contraddittori nei suoi confronti: non credevo di amarlo, ma sicuramente c'era qualcosa tra di noi. Se fosse stata ancora viva, Giada avrebbe detto che avevamo bisogno di una DTR, cioè"Definizione del Tipo di Rapporto". Amicizia? Amore? O semplice relazione, senza troppe aspettative?

Certo era che neppure lui aveva il diritto di parlare in quel modo a mio fratello. Dopotutto, a malapena si conoscevano... E, come mio padre mi aveva sempre ripetuto, quasi fino alla nausea, "la famiglia è sempre al primo posto". Mi venne da ridere, ripensando a quanto lo avevo preso in giro per quella frase negli anni. "La famiglia? Fa tanto 'Il padrino'", gli dicevo.

Ma non si poteva negare che avesse ragione.

Arrivata alla mia fermata, inaspettatamente, mi trovai di fronte proprio mio padre, intento a colloquiare animatamente con il papà di Giacomo.

Che scena surreale.

Anche se, dopo aver visto Antonio Banderas parlare con una gallina, avevo un po' ridimensionato il mio concetto di surreale.

Scesi dal tram e mi avviai verso i due, curiosa di sapere cosa li facesse ridere tanto.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top