Capitolo 22 - Qualcuno l'ha spinta

<< C-cosa? >> balbettai, sbigottita.

Qualcuno aveva spinto Giada?

<< Hai capito bene, Melissa >> disse Alex, tirando su col naso. << È stata spinta giù da quella finestra >>.

<< E chi l'avrebbe spinta? >> chiesi, usando involontariamente un tono di sfida. << Alex, eri ubriaco e probabilmente anche fatto di cocaina, visto quello che mi hai appena svelato >>.

<< No, non avevo bevuto e non mi ero fatto! Te lo assicuro! So quello che ho visto >>.

<< Cioè? Cosa hai visto? Chi l'ha spinta? >> insistetti, agitata.

<< Non so chi fosse, purtroppo non l'ho visto bene. Sicuramente è stato un ragazzo >>.

Sicuramente è stato un ragazzo?

<< Bene, questo restringe molto la cerchia >> esclamai, sarcastica. << A quella festa ci saranno stati centinaia di ragazzi, Alex >>.

<< Melissa, dico solo quello che ho visto. Mi dispiace ... >> si scusò, ricominciando a singhiozzare.

<< No, ti prego, non piangere di nuovo. Non ce la posso fare ... >> lo supplicai, quasi infastidita. << Ma perché l'hai detto a me? >>.

Mi guardò intensamente.

<< Perché Giada diceva sempre che di te ci si può fidare >>.

Giada, cosa diavolo avevi detto al tuo ragazzo?

<< Credo che la cosa migliore da fare sia parlare con suo padre >> proposi, seria.

<< No, non è una buona idea. Ti ho già detto che quella sera spacciavo ... >>.

<< E quindi? Cosa vuoi che me ne importi, in questo momento? È molto più importante scoprire chi ha ... >>.

Non ero sicura di riuscire a pronunciare quella parola.

<< ... ucciso >> completai, titubante. << ... chi ha ucciso Giada >>.

Feci esattamente l'inverso di quello che ero abituata a fare: parlai istintivamente, mettendomi poi a pensare seriamente a quello che avevo detto . Giada era stata uccisa ... non ci potevo credere. Ma certe cose succedono solo nei film ....

<< Lo diceva sempre Giada >> sentii esclamare Alex.

<< C-cosa ... diceva sempre? >>.

<< Che tendi a dissociarti. Che spesso ti perdi nei tuoi pensieri >>.

Aveva ragione.

Mi venne in mente una frase con cui mi rimproverava spesso: "Possibile che debba aspettare ogni volta almeno cinque secondi per ottenere una risposta da te dopo averti fatto una domanda?".

<< Mi conosceva meglio di chiunque altro >> commentai. << Cosa mi avevi chiesto? >>.

<< Cosa pensi che dovremmo fare, adesso? >>.

Pazzesco. Mi aveva infilata in quel giro di bugie, non voleva che parlassi col padre di Giada e pretendeva pure, come se non bastasse, che trovassi una soluzione al problema che lui aveva creato.

<< Non ne ho idea >> risposi, sincera.

Evitai di aggiungere che sì, pensavo ancora che la cosa migliore da fare fosse dire tutto alla polizia. Non era mica colpa mia se lui aveva deciso, guarda caso, di mettersi a spacciare droga?

<< Credo che Federico abbia visto qualcosa >> svelò a un tratto.

<< Certo, e nemmeno lui ha detto niente ... sono sicura che sapeva che genere di prodotti giravano alla sua festa >>.

<< Prodotti? >> domandò Alex, confuso.

Possibile che dovessi spiegargli tutto come a un bambino?

<< Insomma, droga >>.

<< Ah, ecco. Certo che lo sapeva, mi ha pagato lui per spacciare >>.

Fantastico.

Come se avessi bisogno di un'altra prova per capire che razza di idiota fosse.

<< Magari, vacci a parlare e chiedigli se ha visto chi ha spinto Giada >> proposi.

<< Non potresti andarci ... ? >> iniziò lui.

<< No. Nella maniera più assoluta, no >> lo liquidai.

Si alzò dalla poltrona e mi porse la mano.

<< Ci vado subito, Melissa. Ciao >>.

Gli strinsi la mano, meravigliandomi del fatto che ancora qualcuno, nel ventunesimo secolo -e per di più sotto i cinquanta -, usasse salutare porgendo la mano. Evidentemente, il suo aspetto così ... "disordinato" -eufemisticamente - stonava con i suoi modi.

Mentre Alex usciva di casa, lo sguardo mi cadde sui due giubbotti di Giacomo, ancora appesi al muro. Erano settimane, ormai, che erano lì. Tanto vale uscire e restituirglieli, mi dissi. Li afferrai dall'appendiabiti e mi diressi verso la villa della signora Dorotea.

<< Chi è? >> rispose al citofono.

<< Signora, sono ... >> iniziai.

<< Non voglio volantini di nessun supermercato o discount, non voglio comprare casa e, soprattutto, non voglio cambiare religione! Andate a lavorare! >> strillò, interrompendo bruscamente la conversazione.

Che tipo strano, pensai, trattenendo le risate.

Potevo sempre mandare un sms a Giacomo. Aprii la rubrica del cellulare e mi resi conto, mestamente, di non avere il suo numero. Quasi quasi mi vergognai di me stessa: insomma, avevo baciato (e più di una volta ...) un ragazzo di cui a malapena conoscevo il cognome e di cui addirittura non avevo il numero di cellulare! Se ci fosse stata Giada, sarcasticamente mi avrebbe dato della sgualdrina (o, forse, avrebbe detto baldracca, visto che quel termine le era rimasto impresso mentre leggevamo l'"Enrico IV" di Pirandello).

<< Melissa? >>.

Mi voltai per vedere chi mi aveva chiamata e mi trovai di fronte Giacomo.

<< Hai un aspetto orribile >>.

Grazie, Giacomo. Non eri tu quello iper-romantico?

<< Lo so >> dissi invece. << Ero passata per restituirti i giubbotti, ma ... >>.

<< ... ma mia nonna non ti ha aperto >> completò lui, sbuffando. << Ormai dà per scontato che a suonare siano testimoni di Geova o gente che vuole infastidirla, visto che non viene mai a trovarci nessuno >>.

Non sapevo se ridere per la battuta o rattristarmi per il fatto che nessuno facesse loro mai visita.

<< Non c'era bisogno che me li restituissi con così tanta urgenza, comunque. Non che non mi faccia piacere vederti, anzi ... >>.

<< Urgenza? Sono settimane che me li hai prestati >> specificai. << Pensavo che ormai avessi rinunciato a riaverli >>.

Non mi stava ascoltando, ma si limitava a fissarmi con una certa insistenza.

<< Che c'è? Perché mi guardi in quel modo? >> chiesi.

<< Mangi? >>.

Che razza di domande faceva?

<< Sì, mamma >> risposi semplicemente.

<< Non scherzare, sei molto dimagrita. Già prima eri uno scricciolo, adesso stai rischiando di scomparire >>.

Ma cosa diavolo voleva?

<< Aspetta qui >> mi intimò.

Entrò in casa con i giubbotti sotto braccio ed entro pochi minuti fu di ritorno.

<< Sali >> mi invitò, spalancando la portiera della sua auto. << Andiamo a pranzare >>.

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