Epilogo
Un paio di mesi dopo...
Sono tornata in Sardegna, dopo la notizia della sua scomparsa ho passato una settimana dove non capivo nemmeno dove ero messa, se era vero o no ciò che era successo. L'ho presa molto male, non mi sarei mai aspettata una fine così, non avevo mai provato dolore più forte e credo che mai supererò questa tragedia.
Il solo pensiero che non potrò più vederlo, che non avrò più la speranza di stare con lui, di litigarci... mi andrebbe bene anche quello, purché lui stia bene e con me.
Ma non potevo lasciarmi andare così, lui non avrebbe voluto. Il suo ricordo vive ancora oggi dentro me, nei miei occhi e in tutto ciò che mi ricorda il suo essere stato: un ragazzo ribelle ma buono, infondo; un ragazzo che mi ha saputo tener testa ma che poi alla fine ha dovuto cedere. Il mio primo amore mi è stato strappato dalle mani senza che io potessi mai fare nulla, è stato e sarà per sempre un amore puro, fuori da ogni schema. Tra noi c'è stato solo una stretta di mano, questi ricordi li porto impressi nella mia mente, con la speranza che un giorno, prima o poi, riuscirò a vederlo.
Non mi farò mai una ragione, perché non poteva morire così, aveva una vita davanti, aveva anche lui il diritto di avere un futuro e sogni che non ha potuto realizzare.
Il primo giorno che sono tornata, mio zio è passato a prendermi all'aeroporto, ero tranquilla, tutto sommato, fino a quando non siamo passati nella strada dov'è avvenuto l'incidente. I mille ricordi tornarono in me, un fiume di nostalgia mi colpì in pieno e non potei far altro che piangere, qui lui ha perso la vita, qui ha perso la sua gioia, la sua spensieratezza, ha perso la fortuna di vivere.
Ora sono in un bar di una piazza, il caldo afoso di una serata di agosto mi circonda, mentre cerco di vivere il più serenamente possibile, per quanto possa farlo. Le strade, le persone, le vie, i luoghi, tutto mi ricorda lui, e ancora il pensiero che non potrò più vederlo mi crea un nodo in gola che devo trattenere, e non so cosa sia peggio, tenersi tutto dentro o sfogarsi ininterrottamente?
Mi alzo per andare a fumare, distanziandomi dalle mie amiche. Mi accendo una sigaretta iniziando ad aspirare quel fumo che un tempo tanto odiavo, mentre guardo il cielo stellato sopra di me, e mi sembra di vederlo sistemarsi il ciuffo con aria scazzata, mentre ride di gusto spensierato con i suoi amici e voltare poi la sua attenzione sulla mia figura impacciata che gli passa affianco timidamente, entrando nel cancello di scuola. Quei ricordi mi sembrano ancora così vivi, come se fosse passato solo qualche giorno. E invece dopo sono successe così tante cose, così tanti scontri e sempre qualcosa che non ci ha mai fatto avvicinare. Forse la nostra storia è stata solo uno scherzo del destino.
Mi sento afferrare per un braccio, mi volto scattante vedendo un fratello di Mirco, abbasso lo sguardo. Sento l'odore di alcol e noto la sua aria sbandata, mi sorride calorosamente «ciao Juli» mi osserva con occhi lucidi e io non posso fare a meno di ricambiare, i nostri sguardi si incrociano per pochi attimi, e entrambi ci rendiamo conto del dolore che, seppur diverso, stiamo vivendo.
«Ciao» lo saluto mentre mi accorgo dei lineamenti simili con il fratello «come stai?» sposta lo sguardo al cielo, io faccio un sospiro prendendomi un attimo di pausa, ma nel frattempo riprende lui la parola «ti vedo molto dimagrita» mi dice con un tono quasi di rimprovero.
So già cosa vorrebbe dirmi: lui non ne sarebbe contento, però mi manca troppo e il nodo in gola che ho dal momento di quella telefonata non è mai sparito.
«Sai? Dovrei dirti tante cose...» mi volto scattante. Non fa in tempo a dire altro, che sento pronunciare il suo nome, gli amici lo stanno chiamando.
Non ho mai saputo ciò che aveva da dirmi.
Continuo a fumare, e quando mi volto per buttare la cicca a terra e calpestarla con il piede, vedo un ragazzo girato di spalle che piano piano si volta. Ho un colpo al cuore, quegli occhi sembrano i suoi, in quel viso così diverso dal suo, io ci rivedo gli occhi di Mirco. Quell'uomo diventerà mio marito.
Anni dopo...
Mi trovo in un asilo, io sono un'insegnante. Vedo tanti bambini intorno a me, alzo lo sguardo e vedo la figura di Mirco che si avvicina, lasciandomi una bimba «puoi tenerla? Vengo a riprenderla stasera»
Ma le ore passano e lui non torna, lasciandomi questa bimba dai capelli neri e mossi, simile a lui. Una signora si avvicina a me, ascoltando «non capisco, mi aveva detto che sarebbe venuto a prenderla ma non è ancora arrivato», questa mi risponde con un sorriso «dovresti essere felice, quella è sua figlia e l'ha lasciata a te» sorrido, «ah, è sua?» le domando incredula mentre lei mi risponde «sì, e non tornerà a prenderla, l'ha affidata a te» subito un'allegria incontrollata di propaga in me.
Allora la tengo, questa bimba con i lineamenti così simili ai suoi appartiene a lui e l'ha affidata a me.
Mi sveglio stranita dal sogno appena fatto, ma lascio correre, la sua distanza non mi ha ancora dato pace, e mai me ne darà. Sorrido, ripensando alle risate amare che mi faceva, e quel suo sguardo quando aveva capito che ero fidanzata. Ho tanti rimpianti nei suoi confronti, avessi saputo che sarebbe finita così, avrei messo da parte l'orgoglio pur di stargli vicino in ogni momento possibile. Avrei fatto di tutto, se solo avessi minimamente immaginato.
Un mese dopo capisco il suo significato: faccio un test di gravidanza, e questo risulta positivo. Sono incinta, e con il passare dei mesi scopro che è una femminuccia. Mirco mi stava dicendo che a breve avrei aspettato una splendida bambina con due occhioni castani e i capelli biondi lisci, così simile a me.
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Oggi, sono sposata con un marito meraviglioso al mio fianco e una figlia.
Ogni giorno però il suo ricordo vive dentro me, mi sento bene, perché sento sempre la sua presenza che mi sta vicina, non abbandonandomi mai. Lo sogno spesso e volentieri, e sono consapevole che una parte del mio cuore è volata lì con lui, poiché gli apparterrà sempre. Ogni volta che vado a trovarlo in cimitero, gli porto delle rose bianche, pure come ciò che è stato il nostro sentimento, e ogni volta che mi ritrovo lì, con davanti la sua foto, mi ricordo la frase che con rabbia mi aveva detto durante la frequenza delle scuole medie: "dille che quando muore andrò a portarle i fiori in cimitero", non avrei mai pensato che sarebbe accaduto il contrario, a te, che eri così pieno di allegria e con una voglia sfrenata di vivere. Spero che dovunque lui sia mantenga il nostro ricordo vivo, perché io lo porto sempre con me, dentro il mio cuore, e spero che prima o poi, in un modo o nell'altro, saprò anche la sua versione, come si sentiva lui, cosa ha provato e come mi vedeva. Lo sto ancora aspettando, e spero che un giorno riuscirò a porre fine alla rassegnazione che mi accompagna giorno dopo giorno, dalla sua assenza.
Mi piace ricordarlo con un bel sorriso sul volto, con gli occhi che mi parlano di lui, con la sua spensieratezza e la sua arroganza. Voglio avere dei bei ricordi che mi accompagneranno in ciò che sarà la mia vita senza di lui. Sento ancora le sue parole, i suoi sguardi addosso a me e la sua bellezza da togliere il fiato. Lui era puro, una persona onesta e forte che non aveva paura di nulla, che meritava di essere felice, magari al mio fianco.
Anni di illusioni e di speranze volate via come granelli di sabbia al vento, un solo secondo è bastato per portarmi via tutto ciò in cui io ho sperato, creduto, lottato e pianto per anni.
Ogni volta che chiudo gli occhi lo vedo sorridente, in giro per queste strade, che mi aspetta... ma che non riuscirà mai più a vedermi.
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