Capitolo 9 - quando tutto sembra andar bene...

Sono passati un paio di giorni dalla festa a casa di Mirco, non l'ho più visto e non ci ho neanche avuto altre conversazioni, o meglio dire litigate.

Devo dire, però, che questi giorni mi sono stati molto utili per stare un po' sola con me stessa e pensare, in particolare, a ciò che lui riesce a far scaturire in me, emozioni che naturalmente non ho mai provato prima.

Non sono mai stata una ragazza insicura, anzi, ho sempre avuto la risposta pronta ogni volta che qualcuno provava a stuzzicarmi o a prendermi in giro, mi sono sempre sentita abbastanza sicura di me stessa, ciò che però non capisco ora è questo: com'è possibile che il muro di difese che mi sono costruita sin da quando ero piccola, si sgretola davanti alla sua presenza?

Tutta la mia sicurezza cede, le mani iniziano a tremare e tutto intorno a me svanisce. Ha la capacità di trasmettermi ansia, ho sempre paura di non fare o dire la cosa giusta, di apparire insignificante ai sui occhi.

Entro in classe soprappensiero e appena metto piede in aula, mi viene incontro Sara, una mia compagna «Ju! Devo raccontarti una cosa» si ferma davanti a me con aria agitata e impaziente, scrutandomi ansiosa con i suoi occhioni castani.

«Ehi! Raccontami tutto, chi riguarda?» domando curiosa, mentre lei mi sorride contenta «Mirco» questo nome basta per attirare tutta la massima attenzione verso di lei, sgranando gli occhi.

«Ha fatto amicizia con mio fratello, lo sai chi è? Forse lo conosci», non sapendo cosa risponderle, provo a farle qualche domanda «non saprei, come si chiama?» chiedo «Emanuele»

Mi viene in mente un ragazzo che alla festa mi invitò a ballare, ma non ne sono sicura «mi sembra di sì, era alla festa di Andrea? Il fratello maggiore di Mirco?» domando, «sì, esatto proprio lui!» esclama, «sì ce l'ho presente»

«Mirco è diventato molto amico di Manu, ogni giorno viene a casa, si chiudono in camera di mio fratello e parlano fino a ora di cena»

Spalanco gli occhi e inizio ad agitarmi «mi raccomando, se senti qualcosa, qualsiasi cosa, devi riferirmelo! Non so, prova a fare il mio nome per vedere cosa dice, o se inizia a chiederti di me, insomma vedi se lui fa qualcosa» inizio a gesticolare e ad agitarmi, a vedermi così, le scappa una risatina «certo, peró devo confessarti che piace un sacco anche a me» noto il colorito delle sue guance cambiare, arrossisce timida mentre abbassa lo sguardo, io invece rimango letteralmente immobile, non sapendo che dire e rimanendo anche a disagio.

«Ma tranquilla, lui neanche mi guarda»

Sono stronza se dico che questa confessione mi ha sollevata?

«Cioè? Spiegami», domando curiosa, lei abbassa nuovamente il capo e con un tono di voce flebile mi risponde «l'altro giorno lui e mio fratello sono rientrati a casa bagnati fradici, così mia mamma gli ha dato un cambio di mio fratello. Io, quando ho visto la sua camicia nel divano del salotto, l'ho presa e l'ho annusata per sentire il suo profumo, ma lui, proprio in quel momento, si è affacciato alla porta e come mi ha visto si è messo a ridere. Non ti dico io, volevo sparire» si copre il viso con le mani in evidente imbarazzo, mentre io continuo a non saper che dire, una strana sensazione si impossessa di me, e una domanda continua a rimbombarmi in testa: perché a me ogni volta prende per il culo perchè dice che mi piace e che lo voglio, mentre a lei che la vede annusare la sua camicia ridacchia come se niente fosse?

«Ascolta, ora ti lascio la mia sciarpa, tu fai qualcosa in modo che la noti e dimmi se ha reazioni, che dice, insomma... riferiscimi tutto!» dico la frase tutto d'un fiato gesticolando nervosamente, sperando di ottenere qualche sua reazione, così mi sfilo la sciarpa rosa dal collo per consegnargliela, lei la prende tra le mani e mi rassicura «certo, non preoccuparti, questo pomeriggio ti chiamo per riferirti» rialza lo sguardo verso me sorridendomi e rassicurandomi, spero di potermi fidare «va bene» le sorrido continuando a scrutarla; lei a quel punto se ne va, allontanandosi da me.

Tutte le ore che passo nel banco di scuola le sfrutto per pensare a ciò che mi ha detto Sara, spero davvero con tutto il cuore che lui azzardi a dire o fare qualcosa che c'entri con me. Quando sento la campanella dell'ultima ora che riscuote la mia attenzione, afferro lo zaino per uscire e incamminarmi verso casa in solitudine. Una volta pranzato e sparecchiato, decido di sdraiarmi e aspettare la chiamata di Sara.

Non appena sento il telefono squillare, balzo dal letto e rispondo subito, senza neanche guardare chi sia, quando sento la voce di Sara inizia a salirmi un'ansia pazzesca.

«Ju, sto bisbigliando dal bagno perché Mirco e Manu stanno chiacchierando qui nell'andito, ma devo dirti una cosa» sento la sua flebile voce dall'altra parte della linea.

«Dimmi tutto... dai che sono curiosa!» la mia impazienza si impadronisce di me.

«Avevo la sciarpa che mi hai lasciato oggi, l'ho appoggiata sopra il tavolo della cucina dove erano loro, quando la notano Manu mi ha chiesto di chi era e quando gli ho detto che era tua, ho visto Mirco fare una risata, avvicinarsi al tavolo e prenderla»

Agito la testa e spalanco gli occhi come un'esaurita «come prendere la sciarpa?» domando, non capendo ma sentendo dentro me una felicità inaspettata.

«Sí» conferma, mentre continua a parlare «non me l'ha resa, e l'ha presa con sè» non faccio in tempo a dire nulla che subito riprende «ora devo chiudere, ci sentiamo domani» riaggancia subito, mentre io mi mordo le labbra incredula.

Dopo quell'episodio, il rapporto tra me e Mirco cambia drasticamente. Noto con piacere che da quando sta frequentando il fratello di Sara non mi prende più in giro, è molto più tranquillo e non ha più quell'aria di sfida nei miei confronti.

Ogni tanto Sara mi chiama senza farsi sentire da loro, e ultimamente mi dice che quando fa il mio nome lui mi cerca, inizia a parlare di me e fare domande.

Oggi sono come sempre in ritardo, nel momento in cui arrivo al cancello d'entrata di scuola noto che arriva anche lui nel mio stesso istante; si ferma e mi guarda, accenna un sorriso e fa un leggero inchino, accompagnato da un sorriso bellissimo e una gentilezza che non credevo gli appartenesse «prego, vai prima tu» lo guardo sorridendogli, mi sistemo la gonna e con un leggero imbarazzo lo sorpasso andando avanti.

Comunque è incredibile come questo ragazzo cambi umore o atteggiamento in base alle persone che frequenta.

Entro in classe con le farfalle nello stomaco e un sorriso da ebete stampato in faccia, la giornata non poteva iniziare meglio. «Ehi Juli, finalmente sei arrivata. Ieri stavo parlando con Mirco e mi ha detto di riferirti che ti vuole parlare, di andare nei bagni alle undici» Sara si avvicina a me dicendomi di botto questa notizia che mi mette sotto shock, balbetto incredula non credendoci «cosa? Ma...» non mi fa finire di parlare che subito riprende «inoltre devo dirti un'altra cosa, grazie a questa "situazione" io e lui abbiamo instaurato un bel rapporto di amicizia, ne sono molto contenta» la vedo serena e questo non può che rincuorarmi, mentre noto che le mani iniziano a tremare e tutta la mia sicurezza cede... e ora come faccio? Ogni volta che incrocio il suo sguardo mi blocco, figuriamoci se mi parla.

«Cercherò di andare, ma non so se mi manda la professoressa...» sono combattuta, non so che fare, ecco che la mia insicurezza torna impadronendosi di me.

«Mi raccomando però, questa cosa non la devi dire a nessuno, mi ha raccomandato di dirti di non dire nulla» mi avvisa mentre nella mia testa sento già la musica del matrimonio.

Come posso non raccontare una cosa del genere, se per me è importante? La situazione, però, inizia a sfuggirmi di mano, la mia felicità non riesce a rimanere buona, devo condividerla con qualcuno. Racconto tutto alle mie compagne, che contente per me mi invogliano ad andare a parlarci. Però, ogni volta che proviamo a vederci, c'è sempre qualche imprevisto che fa arrivare tardi l'altro, una volta addirittura mi hanno raccontato che quando io lo aspettavo in bagno, un suo compagno aveva chiesto di uscire, ma lui prima che potesse ripeterlo alla professoressa lo ha afferrato alla giacca facendolo stare zitto, dicendoli che doveva andarci lui, peccato che anche in quel caso, quando è arrivato io ero già rientrata in classe. Mi avvicino a Sara per dirle che in bagno, tanto, non riusciamo a parlare «senti Sa, digli che in bagno tanto non riusciamo a vederci, e riferiscigli che se mi vuole vedere per parlare, ci vediamo all'uscita di scuola» balbetto e sorrido come una sciocca al solo pensiero «va bene, riferisco stasera, poi ti do la risposta domani mattina»

L'indomani mattina mi sveglio prima del previsto e con un sorriso che parte da un'orecchio e finisce nell'altro, mi preparo di tutta fretta cercando di conciarmi meglio possibile, mi dirigo verso scuola quasi correndo. Appena mi vede Sara al cancello, mi fa un pollice in su con un sorriso, perfetto, ha accettato.

Le ore di scuola passano senza che io me ne renda conto, Carla ha passato tutte le cinque ore cercando di farmi stare tranquilla e di non farmi salire il panico, anche se so già che accadrà tutto il contrario. Non so gestire le emozioni quando sono davanti a lui, tutto mi sfugge dalle mani e perdo il controllo di me.

«Mi raccomando, non fare la figura della fessa. Appena hai finito rientri a casa e mi chiami, che voglio sapere» Carla pronuncia la medesima frase prima di sentire la campanella rimbombare, le annuisco poco convinta sorridendo e prendendola a braccetto. Prima di uscire da scuola però si gira verso me «stai attenta con lui però, non dimenticare mai ciò che ti ho detto» mi mette in guardia mentre io annuisco.

Nel momento in cui metto piede fuori, cerco la sua figura slanciata tra la folla di studenti, mentre mi tengo ancora stretta al braccio di Carla.

«Guarda Ju, è lì!» sento la voce della mi compagna che mi urla nell'orecchio, mi giro verso di lei notando che indica proprio la sua figura «coraggio, vai!» mi spinge delicatamente, vedendo che non mi muovo dal posto. Sono immobile come una statua, mentre sono ancora incerta vedo il suo profilo girarsi verso me, mi scruta per un paio di minuti vedendo la scena e quando capisce che non mi muovo di un millimetro e che le mie compagne sanno tutto, si acciglia incupendo lo sguardo e voltandosi, prosegue la sua camminata da super figo e si dilegua senza voltarsi più.

Abbasso lo sguardo, perché devo sempre far uscire il peggio di me quando si tratta di lui? Abbasso la testa non capendo nemmeno me stessa, avevo l'opportunità di parlare con lui, di sentire ciò che aveva da dirmi e invece l'ho bruciata con le mie stesse mani... perché? Beh, vorrei saperlo pure io.

Passo la giornata sdraiata nel letto a pensare alla cazzata che ho fatto e soprattutto alla motivazione. Mi addormento consapevole che questa volta me la farà pagare molto cara.

Oggi, mentre vado a scuola, mi sento un insetto minuscolo e invisibile, vedo all'entrata il suo motorino e appoggiato ad esso lui, che mi rivolge uno sguardo di sfuggita per poi rigirarsi a parlare con i suoi amici e dedicarmi la sua totale indifferenza. Ecco, siamo tornati al punto di partenza.

Devo cercare di rimediare all'errore che ho fatto, almeno devo provarci. Appena vedo Sara le corro incontro, ma appena mi vede mi guarda dispiaciuta, bene.

«Ju, devo dirti una cosa che non credo ti piacerà» la guardo con una certa incertezza negli occhi, ho paura di sentire cosa mi deve riferire «dimmi» la mia voce è flebile, tanto da sembrare un sussurro.

Sara fa un breve sospiro e mi guarda dritta negli occhi «Mirco ieri pomeriggio» sento già i battiti del mio cuore irregolari «è venuto a casa, mi ha detto di dirti che di te non ne vuole più sapere, non vuole nemmeno sentirti nominare» bene, che bello!

«Puoi provare a chiedergli se ci possiamo incontrare di nuovo? Magari nel cortile di casa tua, o in piazza o dove vuole, prometto che questa volta non dirò nulla a nessuno» azzardo. Lei mi guarda e annuisce, «non ti assicuro nulla, ma proverò a chiederglielo» le sorrido ed entro in classe.

All'uscita di scuola Mirco è tornato ad essere lo stronzo di sempre, ha iniziato a deridermi, a ridere quando passo e fare le stesse cose che faceva prima, e io questa volta non ho la minima intenzione di risponderlo, non perché ha ragione, dato che si sta comportando come un bambino dispettoso, ma semplicemente perché non ho la voglia di tornare a litigare per cose futili come queste, solo perché ho ferito il suo orgoglio, sapesse lui quante volte l'ha fatto.

La sera mi chiama Sara, quando le rispondo al telefono sento un rumore assordante dall'altra parte della linea «ehi Sa, dimmi» ormai sono demoralizzata, il suo cervello da gallina non gli permette di ragionare, so già ciò che ha da dirmi «Ju, scusa ma a casa c'è un po di trambusto, comunque ho riferito a Mirco quello che mi hai detto questa mattina, e mi ha detto che non vuole più vederti e che non va da nessuna parte per parlare con te»

Mi pento persino di averglielo proposto, «va bene, ora vado mi sta chiamando mamma, a domani» chiudo la conversazione così come ho chiuso forse l'unica opportunità che avevo per avere una conversazione civile con lui. Vabbè, gli passerà prima o poi.

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