Capitolo 8 - la festa di compleanno
Quando arrivo al cancello di scuola con Sonia vedo Bea scendere dal motorino del fratello e venire verso di me «Ju! Devo dirti una cosa!»
urla verso di me con un sorriso in viso
«Dimmi» mi giro verso di lei ascoltandola
«Tu, Francesca e Gloria, venite alla festa di compleanno di Andrea?»
Rimango interdetta per un paio di secondi «intendi tuo fratello maggiore? Ma non lo conosciamo» e poi perché ci sta invitando?
«Dai, mi fate compagnia, ti lascio l'invito con l'orario e tutto, dillo anche a loro!»mi da il biglietto con su scritto l'indirizzo e l'ora, dileguandosi subito dopo.
Mi giro verso Sonia che mi guarda perplessa «cos'è quella faccia? Dai parla» mi rivolgo a lei come se avesse già capito tutto, e infatti non perde tempo per farmi capire che aveva già inteso ciò che avevo in mente di fare «non vorrai rinunciare a quest'opportunità, vero? Ti conosco troppo bene, vai»
Come non detto.
«No, non ci facciamo nulla... sono tutti molto più grandi, conoscerei solo Mirco con cui ogni volta che lo vedo, ci litigo, ci faccio nulla» confesso. Lei fa una faccia contrariata e continua a insistere, fino a quando non siamo costrette a dividerci per entrare nelle aule.
Durante le ore di scuola non faccio altro che rigirare il bigliettino d'invito tra le mani, non sapendo come comportarmi... forse Sonia ha ragione, non potrei perdermi quest'opportunità di vederlo, ma effettivamente non ci facciamo nulla, il fratello maggiore di Bea è molto più grande di noi, non ci conosce neanche, e poi ho l'ansia al solo pensiero che devo incrociare nuovamente il suo sguardo, non riesco a controllare le sensazioni che mi suscita, e questo mi crea solo disagio, inoltre sono ancora molto offesa per ciò che mi ha fatto l'altro giorno.
Il pomeriggio deciso di parlarne con le ragazze, così chiedo a entrambe di vederci. Mentre le aspetto nella panchina della piazza mi tremano le gambe, non vedo l'ora di sfogarmi e parlare con loro.
«Julia eccoci!»
Le vedo arrivare e come al solito borbottare tra di loro, mi alzo dalla panchina e loro si straniscono, smettendo finalmente di parlare tra loro.
«Vi devo dire una cosa» il mio tono serio le destabilizza per un po', si avvicinano sempre più verso di me preoccupate.
«Che succede?» Francesca prende parola, mentre Gloria fa la sua solita battuta giornaliera «che faccia, ti è morto il cane per caso?»
Alzo lo sguardo verso di loro, mostrandole il biglietto datomi da Beatrice qualche ora prima. Il loro viso accigliato continua a farmi capire che non hanno ancora capito nulla.
«Beh, cos'è questo?» Non faccio in tempo a rispondere a Francesca che Gloria prende parola «a me sembra un biglietto di invito» si mette la mano sul mento mentre aspettano una mia spiegazione.
«Siamo state invitate al compleanno di Andrea» sgancio la bomba.
Francesca e Gloria emettono un urlo contento mentre saltellano insieme mano per la mano, quando si accorgono che io non sono per niente felice, allora si rimettono serie «oh ma insomma che è quella faccia?» Gloria alza gli occhi al cielo incrociando le braccia «dovresti essere contenta» continua.
«Non lo so ragazze, vorrei esserlo ma so già che non vale la pena illudermi» faccio una breve pausa sospirando «non so se zia e zio mi mandano»
A quel punto anche il loro sguardo s'incupisce, sicuramente non avevano pensato a questo.
«Cavolo è vero, convincerli sarà dura, ma ci riusciremo vedrai» Gloria mi schiaccia l'occhiolino «ma chi ti ha invitata?» Francesca si avvicina a me osservando meglio il bigliettino «Bea, ci ha invitate tutte e tre» lo sguardo pensieroso di Francesca mi porta a capire che non sono l'unica che ha avuto sospetti «secondo me gliel'ha detto Mirco, altrimenti non avrebbe senso»
Gloria si avvicina a noi mettendoci le braccia nelle spalle, abbracciandoci «ma chi se ne frega ragazze! Andiamo a quella festa e divertiamoci!»
Sorridiamo entrambe, infondo che male ci sarà?
Il giorno dopo...
Indosso una gonna in jeans semplice e una maglietta carina. Una volta pronta mi dirigo nel posto prestabilito con Gloria e Fra, così entriamo tutte insieme, ma quando arrivo al cancello di casa sua mi fermo, non riesco e non voglio entrare. Qualcosa mi blocca, non ce la faccio, ho troppa paura, troppa ansia di fare la cosa sbagliata, e poi sono sicura che non ci facciamo assolutamente nulla lì, so che alla prima opportunità lui mi ridicolizzerà davanti a tutti.
Quando dalla finestra vedo Bea affacciata, si precipita giù da noi cercando di convincermi ad entrare e a lei si aggiunge la sua vicina di casa, Ramona.
Tra tutte riescono a convincermi e farmi fare le scale fino ad arrivare al portone di casa, appena varchiamo la porta vedo una marea di gente, tutta più grande di noi e un chiasso terribile.
Non so cosa fare, mi sento spaesata, di troppo.
Appena entriamo si presenta davanti a noi un lungo andito, a destra c'è la sala dove sono tutti riuniti per festeggiare, mentre a sinistra la cucina.
Dopo una decina di minuti dal nostro arrivo, ci sentiamo chiamare da una signora che, presumo, sia la mamma, così entriamo in cucina io, Franci e Gloria, lei si rivolge in particolare a me «ciao, io sono Veronica» mi dice con un sorriso caloroso «piacere, Julia» le sorrido timidamente non sapendo bene cosa fare, presentandomi in maniera forse un po' impacciata, ma curiosa di sapere cosa vuole dirmi.
«Ti ho chiamata perché volevo parlarti a proposito di mio figlio» il mio sguardo rimane perplesso, aspettando che lei continui il suo discorso, mentre le ragazze ascoltano attente la conversazione.
«Mi è stato riferito che hai un certo interesse verso Mirco, è così?»
Rimango letteralmente spiazzata da quella domanda, così mi metto sulla difensiva, negando ogni cosa «no! Chi gliel'ha detto? Non è assolutamente vero»
Tira un sospiro di sollievo, per poi proseguire. Nel frattempo guardo Franci e Gloria che fanno una faccia accigliata, non capendo, come me, il motivo di questa conversazione.
«Se è così, allora meglio... non lo dico assolutamente per cattiveria anzi, però non te lo consiglio»
Non so perché, ma mi trasmette una sensazione di sincerità e bontà, qualcosa mi fa capire che ciò che mi sta cercando di dire è solo un consiglio.
«Sai, lui ha un carattere particolare, non ha mai avuto relazioni stabili anzi, poi penso che questa cosa lo faccia innervosire» prosegue il suo discorso, ma io continuo a non capire.
Innervosire? Ma per cosa? Seppure mi piace, che male c'è?
Mentre l'ascolto la vedo alzare lo sguardo verso la porta che sta alle mie spalle, e quando mi giro, vedo Mirco che, appena ci vede, cambia espressione: spalanca gli occhi e cambia il suo viso da tranquillo e spensierato, a perplesso e confuso, ma si dilegua quasi subito.
Sembrava che non si aspettasse che io parlassi con la mamma.
Appena incrocio il suo sguardo, il respiro mi abbandona per un paio di secondi e quando se ne va via, finalmente riprendo fiato, cercando di concentrare tutta la mi attenzione verso la mamma.
«Guarda, bella faccia che ha mio figlio...» dice ridacchiando «comunque sono contenta che la verità sia questa, riferirò io a Mirco ciò che mi hai detto» rimango un po' interdetta, ma alla fine annuisco «oh, va bene, grazie»
Quando usciamo dalla cucina, ci dirigiamo nella sala, appeso c'è un cartellone con la scritta "tanti auguri", vicino al muro c'è un tavolo con sopra bibite e cibo e, sempre attaccati ai muri, tre divani.
Qui c'è un via vai di gente, e io, Franci e Glo, ci sentiamo completamente spaesate, io in particolare mi sento un pesce fuor d'acqua. Rimaniamo appoggiate al muro della sala, dato che i divani sono tutti occupati, sembriamo tre sceme disorientate, nessuno ci calcola o fa caso a noi, tutti pensano solo a divertirsi, e nessuno ci considera minimamente.
Ogni tanto vedo Mirco di sfuggita, ma raramente, compare e scompare, non so se questo mi sollevi o mi rattrista ancora di più... lo vedo fare avanti e indietro per la sala con una videocamera in mano.
Ad un tratto accendono lo stereo, la sala inizia a colorarsi di luci di tutti i colori, e i ragazzi invitano le ragazze a ballare. Nella folla di gente che c'è, continuo a cercare la sua figura che sta in mezzo a tutti, sempre con la videocamera accesa. Lui, però, non balla con nessuna.
Dopo un po' mi stanco di stare a guardare gli altri divertirsi, così tutte e tre decidiamo di accettare gli inviti e andare a ballare.
Una volta entrata in pista cerco di liberarmi la mente e pensare solo a divertirmi, a svuotare tutta la mia testa dai pensieri negativi e, soprattutto, che coinvolgano lui in particolare; ma sarei ipocrita se negassi che, nonostante tutto, io lo cerco ancora tra i ragazzi che ballano qui in pista.
Cerco la sua presenza in ogni caso, non riesco a non farlo... è più forte di me, e quando catturo con lo sguardo la sua sagoma slanciata si gira verso di me vedendomi che ballo, fa un'espressione accigliata per poi sparire nuovamente.
Quando mettono un lento, io e le altre ci mettiamo da parte, ma ad un tratto, vedo lui che entra in pista con Ramona.
Ora deve fare lo scemo con lei solo perché ha visto a me ballare? Ma dai.
Ogni tanto levo lo sguardo su loro due, ma quando li fisso mi rendo conto che non c'è niente di più finto. Lui a stento la guarda, non le parla e a malapena la tocca, lei invece fa la stupida ridendo rumorosamente, tanto da essere fastidiosa.
Mentre vado a prendermi da bere si avvicina una ragazza, presentandosi «ehi, sono la ragazza di Andrea, mi chiamo Roberta, Bea mi ha parlato molto di te» la guardo inizialmente un po' stranita, accennandole un sorriso timido.
Perché mai mi sta rivolgendo la parola?
«Ciao, mi fa piacere!» rimango un po' sulle mie, non sapendo effettivamente cosa voglia, così mi giro e prendo un bicchiere per versarmi da bere con fare indifferente, ma lei riprende il discorso «ascolta, non per farmi gli affari tuoi ma... per caso Mirco ti ha invitata a ballare?» prosegue.
La guardo leggermente confusa non capendo cosa mi voglia dire. Insomma, perché mai questa domanda? «No no assolutamente» lei mi guarda accigliata, poi scuote la testa «che strano, ero convinta che ti invitasse, vabbè, divertiti» mi sorride dileguandosi con una faccia pensierosa.
Non ho il tempo di formulare il tutto che sento urlare Franci «Julia! Cavolo, è tardi dobbiamo rientrare, i nostri genitori ci faranno la ramanzina, siamo già in ritardo!» prendo di fretta e furia la giacca, saluto Bea e la mamma, dirigendomi a passo svelto verso l'uscita, ma quando sto per uscire vedo lui, seduto sul divano davanti all'ingresso, bello come non mai. Appena mi vede mi dedica un lungo sguardo che mi mette i brividi e fa una risata nervosa.
Gli faccio una smorfia con una faccia antipatica e me ne vado insieme alle mie due cugine.
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