Capitolo 50 - una chiamata inaspettata
Sabato, ore 16:00
Sono in macchina con mia madre e mio padre, stiamo andando a prendermi finalmente la cameretta nuova. Sono seduta in macchina e la sensazione che lui è qui non mi abbandona un'istante. Seduta nei sedili posteriori continuo ad agitarmi senza una motivazione valida, ma sento la sua presenza vicino a me.
Penso che lui faccia l'autista e so che parte per lavoro a volte.
Le parole di Sonia rimbombano nella mia testa, d'istinto mi giro per guardare chi c'è come conducente al veicolo che sta dietro di noi, ma ovviamente non è lui. Scuoto la testa, ma che mi prende? Lui non può essere qui, lui è sicuramente con la sua famiglia, magari a preparare le feste di Pasqua, magari sta scherzando con il fratello. Sorrido, immaginandomi il suo viso così bello. Mi manca, infondo. Cerco di dissipare questa strana sensazione, coprendo i miei pensieri e facendomi trasportare dalle note della musica che rimbomba nella macchina.
Ore 20:00
Fati mi aiuta a sparecchiare, così dopo pochi minuti sono già alle prese con i piatti. Mamma e papà sono usciti a fare commissioni, quindi sto aspettando Lori per guardarci un film che ho preso a noleggio.
Sento il telefono di casa squillare e mi prende un colpo, inizialmente.
Con la scusa delle mani bagnate, chiamo Fati per chiederle di andare a rispondere lei al telefono, sento i suoi passi più lontani, alza la cornetta e risponde tranquillamente «pronto?» dopo pochi secondi la sento chiamarmi «Juli ti vogliono»
Sento un brivido mi percorre la schiena «chi è?» mi volto per prendere uno straccio e asciugarmi le mani «è Sonia» spalanco gli occhi.
C'è Mirco con lei?
Rimango titubante, non voglio andare a prendere il telefono, mi tremano le mani. Cavolo, non posso avere ancora questo atteggiamento.
Prendo coraggio e mi avvicino alla cornetta prendendola e posizionandomela nell'orecchio con le mani ancora tremanti «ehi» rispondo non sapendo che dire, se non prenderà lei il discorso, pazienza.
«Ciao Juli, ti devo dire una cosa» il suo tono calmo e pacato mi mette ancora di più in agitazione, anche se non dovrebbe.
Il mio pensiero vola subito a lui «si tratta di Mirco?» azzardo.
Perché qualcosa mi fa pensare che mi ha chiamato per lui... magari non ne vuole più sapere di me?
Vorrei chiederle, ma prima di poter pronunciare anche solo una lettera, mi precede «ha avuto un incidente d'auto. Il ragazzo che stava con lui è in ospedale mentre lui è morto» la sua voce è fredda, come se mi stesse dicendo cosa aveva mangiato a cena.
Scaccio un urlo accasciandomi a terra, mollo la cornetta del telefono mentre non capisco più niente «ma che cazzo dici? Non è vero!» sputo fuori parole a caso, non sono più in me.
Le gambe cedono, sento le lacrime bagnare il mio viso e l'unica cosa che vorrei fare è prenderla a schiaffi. Come cazzo fa a dirmi una cosa del genere? Non è vero! Non può finire così tra di noi. Dopo tutto... dopo tutto quello che abbiamo passato, proprio quando ci stavamo riavvicinando, quando ci speravo, mi è stato tolto il suo sorriso, mi è stato tolto lui.
Mia mamma è appena rientrata a casa, appena volta lo sguardo verso me spalanca gli occhi, mi aiuta a sollevarmi da terra, facendomi appoggiare sulla sua spalla e portandomi in camera.
«Ma che è successo? Perché sta conciata in questa maniera?» cerca di far sentire la sua voce oltre alle mie urla, rivolgendosi a Fati, mentre mi accompagna in stanza per distendermi.
«È Sonia!» sento la voce di Fatima in lontananza, mamma mi adagia delicatamente sul letto, mentre io chiudo gli occhi e mi metto una mano nel viso, sentendolo umido dalle lacrime, poi la sento prendere la cornetta e parlare con Sonia.
È morto in un incidente stradale.
Mi agito nel letto, mentre quelle parole non mi danno pace. Lui non può avermi lasciata così, non può, non ora che ci stavamo riavvicinando. Una vita per aspettarlo, è un secondo per perderlo per sempre.
Vedo la figura di Lori affianco a me che mi stringe la mano, sicuramente è arrivata ora e mamma le ha già spiegato tutto, tuttavia non riesco a non restare impassibile, non riesco a darmi pace, non riesco ad accettare che è tutto finito.
Mamma ha chiamato un infermiere o medico, non so, mi sta iniettando un calmante, sicuramente. Prima di perdere i sensi, scaccio una risata amara, ricca di rabbia e frustrazione, poi crollo, drogata dal calmante.
Ore 01.30
Mi risveglio nel pieno della notte nel letto di mia madre e mio padre, mi tocco la testa con la mano, notando il corpo di mamma steso affianco al mio. Allora è stato solo un incubo, scuoto il corpo di mamma fino a farla svegliare.
«Mamma stavo sognando vero? Cioè Mirco ha avuto un incidente ma non è morto, stavo sognando», mia mamma si volta completamente verso di me, mi accarezza la nuca e con gli occhi lucidi scuote la testa «no tesoro, purtroppo non è andata così»
Le lacrime scendono copiose, così come il mio desiderio di addormentarmi e scoprire che è solo un incubo. Chiudo gli occhi, mentre le lacrime continuano a bucare le mie guance, non è giusto, mi è stato strappato dal cuore il ragazzo che io ho amato con tutta me stessa, non ho avuto nemmeno l'opportunità di salutarlo, non potrò più vederlo, litigarci.
Tornare in Sardegna non sarà mai più come prima. Non so come comportarmi, come farò? Come riuscirò a sopportare un dolore tanto grande?
Il giorno dopo
Mi alzo con un dolore lancinante alla testa, poggiandoci una mano. Vado verso il bagno con una voglia di vivere pari a zero. Mi sento distrutta sia dentro che fuori, non mi sarei mai aspettata che tutto ciò in cui ho sperato per tutti questi anni potesse andare in frantumi in questa maniera, tutte le mie speranze, le mie illusioni. Speravo, in un certo senso, di avere un giorno o l'altro le risposte alle mie mille domande, ai mille gesti incompresi o male interpretati, sapere i suoi pensieri su di me...
Niente, non avrò mai la possibilità di sapere chi era davvero lui.
Ció che vedo nello specchio è solo un'anima che non sa come riprendersi.
Dopo aver fatto "colazione", costretta da mia mamma, prendo il coraggio che ieri mi è mancato, alzo la cornetta del telefono e digito il numero di mia cugina.
«Julia...» la sua voce trema, sicuramente non sa che ieri Sonia mi ha chiamata.
«So già tutto», scaccio un boccone amaro e cerco di non piangere, non ora, almeno.
«Oh tesoro mio...» inizia, mentre mi accorgo che piange «non sai quanto mi dispiace, non immagini»
Abbasso lo sguardo «si, purtroppo» ricaccio indietro le lacrime e cerco di sciogliere il nodo che mi stringe la gola «ma voglio...» voglio sapere la verità, come è successo «voglio...» non riesco a parlare, la voce mi si chiude in gola.
«Vuoi sapere la verità, vero?» lei, come al solito, mi anticipa «s-sì » balbetto, mentre le lacrime iniziano a scendere copiose «va bene»
Anna tira un sospiro «stava rientrando a casa sua»
Inizia, mentre a me iniziano a tremare le gambe, immaginando il suo sorriso spensierato, e la sua innocenza in ciò che sarebbe successo poco dopo.
«Era in macchina con un suo amico, quando in un incrocio ha perso il controllo dell'auto, é morto sul colpo. É successo alle 15:30 circa»
La mia sensazione non si è sbagliata, ora riesco a comprendere la sua presenza. Alle 16 di quel giorno era affianco a me.
Destino bastardo.
Doveva andare così, è l'unica spiegazione che sono riuscita a darmi, ma non sarò mai in grado di darmi un po' di pace o rassegnazione.
Spero che non abbia sofferto, non si meritava la morte, figuriamoci di soffrire. Ora, lì dove sarà adesso, mi guarderà, magari mi prenderà ancora in giro con la sua solita aria scazzata. Accenno un sorriso, e subito dopo piango. Come farò ad accettare che non lo rivedrò mai più?
Il mondo continua ad andare avanti, la gente conduce la sua vita di sempre, mentre la sua si è interrotta troppo presto. Il mondo va avanti anche senza di lui, mentre io continuerò a rimanere con la mente a quel maledetto giorno che mi ha strappato dalle mani il mio primo amore, quello che non ho mai avuto la possibilità di avere e che forse, in un certo senso, è stato meglio così. Se lo avessi avuto, avrei sofferto molto di più, e questo dolore che sento dentro al petto già mi basta.
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