Capitolo 5 - battibecchi scomodi
Entro in classe e prendo posto al mio solito banco, so già di avere una faccia non del tutto sveglia, questa notte sono riuscita ad addormentarmi solo dopo ore e grazie a una camomilla.
Quando Carla mi vede spalanca gli occhi «Julia... ehm, tutto bene? Hai una faccia» mi scruta preoccupata girando il mio viso prima da una parte poi dall'altra, la guardo confusa.
«Sì tranquilla, oggi non sono riuscita a chiudere occhio, ho un paio d'ore di sonno» ammetto.
«Come mai?» domanda incuriosita.
«Non so, sarà il cambio di stagione» ipotizzo.
«Può essere» alza le spalle chiudendo così la conversazione.
Sento la testa pulsare, le voci rimbombano e gli occhi sembra mi stiano uscendo fuori dalle orbite, ho la necessità di uscire dall'aula, così dico la prima cosa che mi viene in mente.
Alzo la mano per attirare l'attenzione della professoressa, lei notandomi si gira completamente verso me «dimmi Julia» mi ascolta mentre io mi invento una scusa banalissima.
«Mi scusi prof, Carla sta poco bene, la posso accompagnare fuori dall'aula?»
L'insegnante rivolge il suo sguardo attento e preoccupato verso Carla, e lei, subito dopo aver sentito la mia affermazione, si accascia al tavolo fingendo un mal di pancia, aggiungendo «prof la prego, non le ho detto niente per non disturbarla» fortunatamente mi regge il gioco.
Lei ci scruta attentamente per poi cedere «va bene, se avete bisogno chiamatemi subito!»
Accompagno Carla verso la porta annuendo «certo prof» la rassicuro.
Chiudo la porta e appena siamo sole mi sorride «sei un genio» afferma per poi battermi il cinque. Quando arriviamo all'ingresso dei bagni vediamo Mirco con il compagno di classe, quando mi vede accenna un sorriso e inizia a prendermi in giro, come sempre, ultimamente.
Guardo Carla che non sa come comportarsi, mentre io rivolgo l'attenzione verso di lui e cercando di essere il più convincente possibile ed evitando di guardarlo direttamente negli occhi.
«Senti, ti sposti? Se non te ne sei accorto, dobbiamo passare» la mia acidità si riversa nelle parole appena pronunciate, che alle sue orecchie, probabilmente, sono apparse come tono di sfida.
Un sorriso compiaciuto compare sul mio viso «passa pure, lo spazio c'è» mi guarda con sufficienza per poi voltarsi verso l'amico e ridacchiare, io lo sorpasso a testa alta, ma improvvisamente sento Carla chiamarmi.
Manca poco che quasi cado con la faccia spiaccicata nel pavimento, lo stronzo qui sotto mi ha fatto lo sgambetto, fortunatamente riesco a tenermi con una mano al muro adiacente.
Il mio sguardo non è affatto dei migliori, anzi, quando mi giro per guardarlo storto, lui se la ride beatamente, come abbasso lo sguardo per ritirarmi su mi rendo conto che la camicetta si è abbassata, e lui da sotto si è lasciato scappare uno sguardo dove non avrebbe dovuto. Cerco di fare finta di nulla mentre mi rialzo sistemandomi e fulminandolo con lo sguardo, lui si mette in piedi e se la ride con l'amico mentre va a gironzolare per i corridoi. La sua buona azione giornaliera l'ha già fatta oggi vedo.
Sento le farfalle dentro il mio stomaco che non accennano ad andarsene, guardo Carla come a dire «ma ti rendi conto?»
lei alza le spalle «te lo dicevo io che è uno stronzo» inizia «non farti abbindolare dal suo essere uno spaccone» mi fa un sorriso quasi nostalgico avvisandomi, poggia la mano nella maniglia della porta della classe, ma prima di aprirla si volta per guardarmi «non innamorarti Juli, non di lui» mi guarda dritta negli occhi mentre io non so cosa risponderle «ti farà stare solo male, si prenderà gioco di te per poi lasciarti l'amaro in bocca»
Boccheggio cercando di parlare «tranquilla, è solo una cotta, e poi hai visto come ci trattiamo?» mi riferisco a ciò che è successo due minuti fa «sì, ho visto anche come vi guardavate» abbasso lo sguardo mentre lei apre la porta della classe, entrando.
Mentre sono intenta a pensare alle parole di Carla, sento la campanella di fine scuola riecheggiare nella struttura. Afferro il mio zaino dal banco e mi dirigo verso l'uscita.
Tutto intorno a me si colora, il cielo sembra più limpido dei giorni di luglio e il sole brilla più che mai. Canticchio qualche canzone quando finalmente arrivo a casa «sono arrivata!»
Mia zia si gira verso di me accogliendomi con un sorriso e Sara mi viene incontro abbracciandomi. Mi siedo a tavola, iniziando a pranzare «zia questo pomeriggio vado da Sonia, è un problema?» domando, lei versa il pranzo a Sara per poi guardarmi di sfuggita e rispondermi «no, vai pure... però alla solita ora a casa, mi raccomando» le sorrido contenta
«certo! Non preoccuparti» le dico sorridendo, mentre Sara mi mostra una faccia contrariata.
Dopo aver pranzato e sparecchiato mi do un'ultima occhiata allo specchio e infine esco di casa.
Percorro la strada quando ad un tratto sento chiamarmi «ehi!» la sento poco distante da me, così le corro incontro.
«Non hai capito cosa è successo oggi...» le racconto, come al solito, tutto ciò che è capitato oggi in bagno e le parole che mi hanno scosso di Carla.
Lei, dopo aver sentito tutto, si mette due mani sulla testa, aggiungendo «non riesci proprio a stare zitta tu eh...»
Alzo le spalle «lo sai come sono fatta»
La sua faccia rassegnata ormai, dice tutto «proprio per questo te lo dico!» afferma.
«Però non capisco perché Carla mi ha detto tutte quelle cose, insomma...»
Sonia mi guarda mentre si sistema un ciuffo di capelli dietro l'orecchio «magari prendi in considerazione le sue parole ma non troppo»
Mi volto verso di lei «in che senso?» domando.
«Nel senso: stai attenta ma se ti piace continua a scherzarci o comunque a... litigare?» domanda incerta, mentre io ridacchio non capendo ancora lo strano rapporto tra noi.
«E tu con...?» azzardo a chiedere, lei non mi fa nemmeno finire la frase, mi interrompe mettendomi una mano davanti e prendendo parola lei «non penso che la situazione si evolverà, ma preferisco non parlarne» le sorrido, chiudendo qui la conversazione ma rimanendo comunque contraria a questa sua scelta.
Mentre rientriamo la sera la convinco a passare vicino casa di Mirco e proprio quando siamo nelle vicinanze, vedo lui in motorino con Fabio, un suo amico.
Ogni volta che lo vedo il cuore mi balza dal petto, le mani sudano come non mai dall'agitazione e tutto il resto del mondo scompare. Mi chiedo come possa riuscire un ragazzo qualunque, bello come non mai, a farmi scaturire tutte queste sensazioni. Non riesco a capire nulla quando mi guarda anche solo per sbaglio.
Quando notano che li stiamo osservando ci chiamano, facendoci il gesto con la mano di avvicinarci a loro. Mentre lo guardo, noto che i suoi occhi neri mi scrutano e io mi sento come se riuscisse a penetrarmi nell'anima. Quando mi risveglio dalla bella visione, purtroppo mi rendo conto che è già ora di rientrare, così a malincuore li indico il polso, facendogli capire che è tardi, dopodiché ci incamminiamo verso casa.
Una volta varcata la porta d'ingresso non faccio altro che pensare a cosa volesse.
Non so perchè, ma non riesco più a togliermelo dalla testa. Ormai è diventato un pensiero fisso.
Entro in camera, le pareti rosa abbellite dalle foto appese alla parete mi rilassano, facendomi ripercorrere i ricordi dei giorni trascorsi con la mia famiglia. Mi addormento avvolta dalle mie coperte di flanella calde, pensando a ciò che sta succedendo in me questi giorni.
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