Capitolo 42 - la confessione

Manca solo una settimana alla mia partenza, inutile dire che a tutte le persone a cui ho detto la mia decisione, nemmeno una mi ha creduta, anzi, Sonia rimane ancora del parere che non troverei mai il coraggio di partire e che se seriamente lo faccio, poi me ne pentirò. Inutile dire che si sbaglia, e glielo dimostrerò.

Oggi ho deciso di uscire il pomeriggio con le mie cugine, Gloria e Francesca, dato che era da un bel po' che non ci vedevamo. Stiamo chiacchierando del più e del meno quando vedo il bar davanti a noi «ragazze entriamo qui? Devo chiamare Ale e non ho promozione, mi serve il telefono» loro annuiscono tranquille, ma quando entriamo vedo la sua figura slanciata proprio affianco alla cabina telefonica. Mi blocco per un secondo non sapendo che fare.

Nulla, non devi fare nulla, solo una chiamata.

La vocina interiore basta per farmi tornare in me e riprendermi, avanzo di qualche passo mentre sento Gloria e Francesca che mi chiamano da dietro «Ju?» continuo ad avanzare sentendole dietro di me «ragazze, andiamo, non mi interessa se sente la conversazione» loro allora, sentendo il mio tono convinto avanzano arrivando affianco.

Mi posiziono davanti la cabina inserendo le monete, mi tremano le mani e sento il suo sguardo su di me, la sua vicinanza, in questo momento, non ci voleva.

Siccome io le figure di merda le attiro sempre nei momenti peggiori, mi cadono tutte le monete per terra, davanti a lui. Mi inchino per raccoglierle quando sento il rumore della sedia spostarsi e intravedo le sue gambe affianco a me, mi alzo cercando di guardarlo il meno possibile e scacciando i pensieri e le emozioni che mi attanagliano in questo momento, non posso permettermi di cedere.

Sento il suo corpo pericolosamente vicino al mio «guarda, si fa così» sento la sua voce così vicina a me che ho paura che lui possa percepire la mia ansia e i battiti del mio cuore ormai irregolari, con lui tutto è sempre stato irregolare.

Gli faccio un sorriso per nascondere il mio imbarazzo e subito distolgo lo sguardo, digitando il numero «a chi chiami?» lui continua a non distanziarsi da me e io non so più davvero che fare, mi verrebbe da rispondergli che a lui non gliene frega nulla, ma d'altronde è stato gentile, stavolta... «il mio fidanzato» cerco di moderare la mia voce e di non farla sembrare tremante, sono sempre stata brava a fingere con lui «ah, e di dov'è?»

Faccio un sospiro per prendere un po' d'aria, questa situazione mi sta mettendo in seria difficoltà e la sua vicinanza non è d'aiuto «di Napoli» mi volto per vedere la sua reazione, lui diventa serio in volto e non spostando lo sguardo mi risponde «come mai così lontano?»

Semplice, perché quello vicino non mi ha voluto.

Decido di non rispondere e sposto lo sguardo da lui al telefono, sento gli squilli ma dopo un po' la segreteria.

Ci spostiamo e decidiamo di sederci nei tavoli per prenderci qualcosa da bere, il mio sguardo però non riesce a non seguirlo, notando che si è spostato guarda caso proprio di fronte a me a giocare a biliardino. Gloria e Francesca non sanno che fare, ridacchiano e mi osservano mentre io cerco di sembrare impassibile, sento la pallina che arriva addosso a me, alzo lo sguardo verso Glo e Fra guardandole alzando un sopracciglio, lui si avvicina e me la prende sorridendo; passano la bellezza di un paio di secondi che la pallina cade di nuovo ai miei piedi.

«Solo a me sembra che lo stia facendo a posta?» finito di pronunciare la frase, la pallina cade nuovamente ai miei piedi, la prendo, lo faccio avvicinare e con un sorrisetto lo minaccio «ancora?» lui mi guarda, sorride e afferra la pallina «ma non è colpa mia, è la pallina che va da te» scosto nuovamente lo sguardo e lo rispondo «vuoi vedere che te le prendo?» lui continua a sorridermi e se ne va.

Dopo dieci minuti si avvicina al box della musica che si trova proprio affianco a me, inserisce le monete, poi alza lo sguardo su di me, mi sorride e mi parla «dai, sceglila tu la canzone» rimango per un attimo senza parole

«No tranquillo» continuo a non guardarlo e a scacciare i pensieri che mi vorticano in testa, devo scacciare tutto ciò che può compromettere la mia partenza, ormai è deciso, e non posso tornare indietro.

«Ma no tranquillo mettila tu» dopo aver insistito per questa canzone, digito il titolo di una canzone di Eros Ramazzotti a caso, poi lui ha un attimo di esitazione, rimane in piedi davanti a me «senti... possiamo parlare?»

Cerco di mantenere la calma e la lucidità di cui sono disposta, continuo a guardarlo il meno possibile «sì, però prima se vuoi parlarmi butta la birra» lui mi sorride, «ne vuoi un po'?» mi chiede, allungandomi il bicchiere.

«No! Se ti ho chiesto di buttarla...» ridacchio mentre glielo dico, convinta che lui non lo faccia, quando lo vedo distanziarsi di qualche metro e buttare il bicchiere pieno nel cestino

Ma questo è pazzo, se lo vedono i padroni del bar...

Si avvicina a me iniziando a parlare «io so che ho sbagliato nei tuoi confronti» non lo faccio terminare che subito intervengo «non devi preoccuparti, ormai è passato»

I miei occhi continuano a cambiare ogni volta obbiettivo, cerco sempre di deviare il suo sguardo e di guardarlo solo a sufficienza «no la verità è che tu mi piacevi, cioè... ho sbagliato a dare retta agli amici»

Ho la paura costante che lui mi stia prendendo per il culo, così inizio a dire cose a caso.

«No ma, insomma non...» quando lui capisce che io non lo credo più di tanto, allora continua.

«Davvero, se vuoi te lo giuro su mia mamma»

«Guarda, la verità è che anche tu mi piacevi, però davvero non preoccuparti ormai è passato»

Vorrei mordermi la lingua, non mi sento in me, è come se stessi facendo tutto questo solo per paura, alzo lo sguardo verso di lui per vedere la sua reazione, notando gli occhi lucidi «va bene, allora... siamo amici?» lo osservo e vedo che allunga la sua mano verso di me, «sì, siamo amici» appoggio la mia mano alla sua, sento la sua stretta afferrarmi la mano, come se non vuole lasciarmi andare, ma io la faccio scivolare, come posso dimenticarmi che sono fidanzata e che tra una settimana non lo vedrò più per chissà quanto tempo?

«Mi fai una promessa?» non sono sicura che tutto questo stia accadendo davvero, mi sembra un sogno, non riesco a frenare le mille emozioni che sento «quale?» sento le voci degli amici che lo chiamano ma lui li ignora tutti «ci salutiamo prima che tu parti?» sorrido «sì, certo», lui mi sorride, io abbasso lo sguardo, poi prende e se ne va, e io... io non so più cosa pensare.

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