Capitolo 36 - vacanze di Natale e nuove speranze

Mi sveglio con il frastuono del motore della nave e delle onde che lo accompagnano. Dal mio letto in cabina mi affaccio all'oblò della nave vedendo la terra che io ho tanto odiato farsi sempre più vicina. Nel frattempo, Sonia è ancora assorta nel suo sonno e mamma e zia sono intente a riordinare nelle valigie i loro piccoli oggetti quotidiani.

Mi alzo finalmente dal letto per farmi una doccia veloce e svegliare Sonia che ronfa ancora beatamente, cavolo, ma neanche tutto questo fracasso la sveglia?

Le butto un bicchiere di acqua ghiacciata in faccia per svegliarla in maniera molto "dolce", lei si alza dal letto di botto e inizia a fare facce buffe, confusionarie e, quando realizza, abbastanza infuriate verso di me.

A vederla in quelle condizioni scoppio a ridere di gusto, ma la voce di mamma mi risveglia «Ehi Juli, hai finito di giocare e inizi a darci una mano?», mi giro verso di lei scendendo dal letto a castello e inizio a preparare i miei oggetti personali in borsa, mentre Sonia si alza e si dirige in bagno.

Quando siamo sole mamma mi lancia uno sguardo contraddittorio «non cambi proprio mai eh» gira la testa da una parte all'altra, riferendosi all'episodio di poco fa, ormai rassegnata al mio comportamento ancora infantile.

Le sorrido chiudendo gli occhi e le faccio una linguaccia «no, mi piace essere così», ed è vero, mi piace essere ancora spensierata, si ha tutto il tempo di crescere e essere seri, e quel momento, per me, non è ancora arrivato.

Finalmente scendiamo da quella macchina infernale e subito le mie orecchie tirano un sospiro di sollievo. Non nego però che mi è un po' dispiaciuto non incontrare Alessandro durante lo sbarco, insomma diciamolo: è impossibile essere totalmente indifferenti a quel ragazzo.

Osservo la nave allontanarsi dal porto rapidamente, mentre il sole inizia a sorgere e i miei pensieri ritornano così a lui, a quegli occhi così neri e spenti, a quella risata nervosa, a quel carattere così contrastante e differente dal mio, a quel ragazzo che non riesco ancora a scrollarmi dalla testa e dai miei pensieri. Ho bisogno anch'io di una seconda possibilità, ho bisogno di ricominciare, sento che è la cosa più giusta per me.

Finalmente riesco a intravedere l'auto di papà e il suo sorriso carico di gioia nel rivederlo dopo tanto tempo, apre lo sportello del passeggero invitandomi a sedermi affianco a lui, invito che io apprezzo molto volentieri, mentre zia, mamma e Sonia prendono posto nei sedili posteriori. Il viaggio prosegue abbastanza tranquillamente tra una chiacchierata e l'altra, e quando finalmente arriviamo davanti al portone di casa, vedo Fati venire verso me e abbracciarmi, quanto mi è mancata la mia piccola peste.

Ci accomodiamo in casa e subito mamma e zia si cimentano a preparare il caffè e a sedersi in poltrona per parlottare insieme. Dopo questo momento di riunione, prendo le mie cose invitando Sonia e fare lo stesso e a seguirmi.

Apro la cameretta superando la soglia della porta «accidenti Juli, che carina», Sonia si guarda attorno, notando subito un piccolo dettaglio «solo che...» rimane in silenzio per qualche secondo, continuando a guardarsi attorno «...è un po' spoglia, non c'è nemmeno una fotografia tua», chiudo gli occhi rimanendo in silenzio, mi volto verso di lei aprendoli e guardandola dritta negli occhi «sì, perché questa non è la mia camera», non l'ho mai sentita mia e appendere le mie cose non la renderà più bella ai miei occhi; lei abbassa lo sguardo rimanendo in silenzio, così per eliminare quel momento di silenzio, le spiego dove sistemare le sue cose e poi dirigerci nuovamente in cucina, dove subito un odore buonissimo invade le mie narici

«mamma! Cosa stai preparando di buono?» lei si volta verso di me compiaciuta «eh no Juli, questo non è per oggi ma per domani a cena» mi precede e io rimango delusa, «ma a proposito, dove siamo domani? E anche il giorno di Natale... spero non saremo da soli» lei si gira nuovamente verso me con un sorriso «tranquilla, siamo da zia, non passiamo mai il Natale da soli», appena finisce di parlare si sente la porta della cucina sbattere, sicuramente quell'imbranato di mio fratello è rientrato «mamma sono a casa» mi affaccio verso l'andito vedendo che appoggia il suo zaino per terra e poi si dirige verso la cucina dove siamo tutti.

Appena mi vede mi sorride «ciao Juli! Allora finalmente sei arrivata» mi abbraccia calorosamente e io ricambio «sì, ma solo per le vacanze, poi la nave mi aspetta» lui sorride e si dirige verso la cucina «chissà perché me lo aspettavo», vede Sonia seduta nella poltrona, salutandola, e poi si dirige in camera sua, come al solito.

All'improvviso sento il telefono squillare, notando con agitazione il numero di Alessandro impresso nel display; spalanco gli occhi e mostro il telefono a Sonia, che subito, sorpresa, mi incita a rispondere, «ma che aspetti? Coraggio, rispondigli!» un po' titubante premo il tasto «pronto?»

Oddio, sembro una stupida.

«Ciao! Sono Ale, com'è andato il viaggio?» subito la sua voce risuona nel mio orecchio, trasmettendomi brividi in tutto il corpo, riprendo il controllo delle mie azioni e, con molta tranquillità, gli rispondo, «abbastanza bene grazie, a te?»

Con l'occhio verso Sonia vedo la sua figura agitarsi e appoggiare il suo orecchio contro il mio telefono, per sentire meglio «anche per me» sorrido, cercando di non apparire agitata «allora, quando riparti?» inizio a passeggiare per il salotto mentre gli rispondo «ho la partenza dopo le vacanze di Natale, il cinque gennaio per la precisione»

Inevitabilmente, Sonia si stacca a causa delle mie passeggiate e si risiede in poltrona aspettando il termine della chiamata «davvero? Anche noi ripartiamo lo stesso giorno. Se ti va possiamo vederci sempre in nave» spalanco la bocca e prontamente rispondo «ma certo! A noi farebbe piacere!»

Sento la sua risata e subito dopo la sua risposta che non si fa attendere «perfetto allora, ci risentiamo prima di partire»

Che culo il mio

«Va bene, a presto allora» ci salutiamo e chiudo la chiamata, mentre vedo lo sguardo rosso fuoco di Sonia «allora, cosa aspetti ad aggiornarmi? Cosa ti ha detto?» incrocia le braccia al petto impaziente, mentre io svuoto il sacco «pensa un po' il destino, hanno il viaggio di ritorno proprio come il nostro, il cinque gennaio» lei scioglie subito la sua posa rigida e spalanca gli occhi, non sapendo che dire «è c'è di più» proseguo «mi ha chiesto se ci incontriamo in nave» lei sorride e subito mi risponde entusiasta «non vedo l'ora di riprendere quella nave» le sorrido, mentre tra me e me penso a chi lo dici.

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