Capitolo 20 - incomprensioni familiari

Sono passati esattamente tre mesi dall'ultima volta che sono stata da mia nonna, tre mesi che aspetto con ansia la sua chiamata per dirmi di andare da lei.

Mentre sono nel balconcino di casa, i raggi del sole caldo di giugno mi colpiscono in pieno viso, obbligandomi a chiudere gli occhi e facendo brillare i miei ormai lunghi capelli castani, che raccolgo sempre in una coda alta.

Mi sto rilassando cinque minuti quando sento il telefono fisso della cucina squillare, e vedendo che nessuno si precipita a rispondere, mio malgrado, mi stacco dalla mia zona "relax" per andare a rispondere.

«Pronto?»

Realizzo subito che la voce di chi è a capo dell'altra parte del telefono è proprio mia nonna.

«Nonna!»

«Ciao Juli! Era proprio te che cercavo»

«Dimmi tutto»

Dentro me spero con tutto il cuore che il momento tanto atteso sia finalmente giunto. Mentre aspetto la sua risposta, incrocio le dita, e non riesco a frenare un sorriso appena apparso sul mio viso.

«Davide tra pochi giorni parte, tu sei pronta a venire qui?»

Mi mordo le labbra dall'agitazione, spalanco gli occhi e inizio a saltellare come una matta, quando emetto un urlo dalla contentezza, sento i passi di mamma sempre più vicini. Mia nonna ridacchia sentendomi così, ma io non ci faccio molto caso.

Quando alzo lo sguardo noto mia mamma appoggiata allo stipite della porta, con le braccia incrociate e un mezzo sorriso sul suo viso. Non posso non vedere però la tristezza che si cela nel suo sguardo.

Si avvicina a me e mi prende il telefono dalle mani.

«Vai tesoro, inizia a preparare le valigie»

La abbraccio e corro subito in camera, dove Fati sta ancora beatamente dormendo.

Non posso fare a meno, però, di sentire ciò che mamma dice al telefono

«Purtroppo è già arrivato il momento»

Mi fermo di scatto, so quanto i miei ci tengono a farmi restare qui con loro, ma più di tutti sanno quanto io ci soffra.

Mentre mi preparo la valigia, penso a quanto io abbia desiderato arrivasse questo momento, e finalmente è qui. Ogni oggetto che è nella mia stanza vorrei metterlo in valigia, fino a quando non mi capitano tra le mani le lettere di Sonia. Sono indecisa se prenderle con me, dato che sono quelle dove mi aveva mentito spudoratamente, e nascosto la sua verità.

Ad un tratto, noto sopra la scrivania il mio diario, di quando andavo alle medie. Appena lo apro mi balza subito all'occhio la mia foto pasticciata. I ricordi mi avvolgono la mente, e mi appaiono un sacco di flashback, tutte le volte che l'ho visto, le nostre litigate ma anche la sua dolcezza andata a male, molti segnali che io davo per scontato. Quanto mi manca quel mio pezzo di vita, che ora stringo tra le mie braccia.

Questo diario è una parte di me, e non posso non portarlo appresso, così lo metto in una bustina per evitare che si rovini ulteriormente, sistemandolo in valigia.

Mente sono sovrappensiero, vedo la piccola figura di Fati assonnata, appena sveglia. Si stropiccia gli occhi e quando vede ciò che sto facendo inizia a muovere la testolina da una parte all'altra.

Si precipita verso di me agitata e anche abbastanza confusa, vederla così è un colpo al cuore, so benissimo che per quanto lei sia affezionata a me, starà male durante la mia assenza.

«No! Ju, ma che fai? Non parti, vero? Io non voglio che tu vada via!»

La guardo per poi prenderla in braccio, i suoi occhietti stanno iniziando a diventare lucidi e io non voglio partire vedendola in queste condizioni.

«Cos'è questo faccino? Mica parto per sempre, sciocchina! A Natale vieni anche tu da me, e staremo insieme per tanto tempo, e poi non resto per sempre lì»

Le faccio lavare il viso, e poi andiamo verso la cucina per aiutare mamma.

Quando metto piede in salotto vedo papà, visibilmente stanco a causa del lavoro, vede le valigie nell'andito e subito capisce. Mi dedica uno sguardo fugace per poi dirigersi verso la cucina, dove sta mamma.

Mio padre è sempre stato così, il suo amore nei miei confronti è molto più egoistico rispetto a quello di mia madre, che invece vuole solo vedermi felice. Mio padre non vorrebbe mai lasciarmi andare, ma lui più di tutti sa benissimo ciò che provo, perchè il primo a risentire della lontananza della Sardegna è proprio lui. Mentre mia madre si è subito trovata bene qui.

«Ciao famiglia!»

Mio fratello, come al solito, entra facendo un baccano e smorzando quell'aria che per me si era fatta davvero pesante. Appena mette piede in sala capisce tutto, da un bacio sulla guancia alla mamma e poi mi rivolge uno sguardo confuso su papà. Lo prendo per il braccio e lo porto nell'andito, facendoli notare la valigia. Lui mi guarda, e subito intuisce.

«Lo sai com'è, non farti influenzare dal suo atteggiamento, meriti di essere felice»

Lo abbraccio e poi ci dirigiamo verso la sala da pranzo, l'aria è tesa e nessuno prende la parola, se non per le cose importanti.

Non posso, non riesco a stare qui, sto male, e ho bisogno di tornare a casa mia. Ora che ho quest'occasione non posso farmela sfuggire. So benissimo che i miei genitori stanno male, ma cosa ci posso fare io? Sanno quel che provo, devono darmi l'opportunità di vivere la mia vita dove voglio io, e soprattutto dove riesco a stare davvero bene.

Mia mamma mi sorride ogni tanto, e quando vede che mi sono isolata da tutti con le cuffie si avvicina a me.

Mi toglie delicatamente una cuffietta dall'orecchio e inizia a parlarmi.

«So che tuo padre sta facendo così solo perchè lui ti vorrebbe sempre qui, al suo fianco»

«Mamma, lo so benissimo ma io...»

Lei mi blocca non permettendomi di farmi continuare la frase

«No no no, aspetta, fammi finire.. ciò che ti sto dicendo io è di andare, perchè io vedo quanto tu soffra restando qui. D'altronde, tu sei sempre cresciuta lì, è normale che non riesci ad ambientarti qui. Vedrai che a tuo padre passerà, devi dargli solo un pò di tempo»

Non è mai stato così difficile partire da qui, non per il luogo anzi, ma per gli atteggiamenti di papà. Eppure, più penso al viaggio e più mi sento euforica, non riesco a non essere felice per la bella notizia; e questo mia madre lo sa.

«Sì, mamma, io devo partire perché questo non è il mio posto. non sono mai riuscita a sentirlo mio»

«Lo so, cara»

Non mi farò coinvolgere dalla tristezza di mio padre, anzi, dovrò cercare di fargli capire quanto per me sia importante tornare lì, ma sono sicura lui potrà capire, da solo.

La vera felicità di una persona è caratterizzata da molteplici aspetti, che seppur possano risultare banali, sono i più importanti. Perchè essere felici non è così complicato, non occorre avere milioni di euro, ma anche la giusta compagnia, l'appoggio della tua famiglia in una decisione per te estremamente importante. La mia decisione è questa, lo è sempre stata e non voglio rinunciarci. Non voglio continuare a restare qui.

Ho bisogno del mare meraviglioso della mia isola, di rivedere tutti i miei amici, di salutare tutti mentre passeggio per le strade che mi sono tanto familiari, e di ridere e scherzare con chi mi vuole bene. Io sento il bisogno di tornare a quella vita, dove anche lui ne faceva parte.

Ho voglia di rivedere i suoi occhi, di litigarci e di incontrarlo ogni volta in strada.

So benissimo di essere una incoerente, ma d'altronde, chi non lo è almeno un pò? La verità è che anche se io ho chiesto di essere allontanata da lui, in realtà ciò che ho sempre voluto è che qualcosa mi possa avvicinare a lui, che le nostre barriere di difesa si abbassino e che finalmente io possa sentirlo mio.

Abbiamo due caratteri molto forti, ma spero che un giorno il nostro orgoglio possa darci tregua e che il destino abbia riservato per noi un lieto fine, proprio come quello delle favole, quello che ogni bambina sogna.

Sono pronta a mettermi in gioco, e non vedo l'ora di prendere quel maledetto aereo per coltivare ancora in me un barlume di speranza. Perchè io lo so che lui qualcosa per me la prova, è la sensazione più forte che io abbia mai avuto, e la certezza me l'ha data lui stesso, attraverso i suoi sguardi e i suoi occhi.

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