Capitolo 14 - incomprensioni e chiarimenti
Il suono della sveglia mi fa balzare dal letto in un attimo, sento ancora la musica che ho messo nello stereo prima di coricarmi. Mi alzo con estrema difficoltà e mi preparo per un'altra lunghissima giornata di scuola.
Mentre sistemo la borsa, adocchio il diario che ho nella libreria, ricordandomi di portarlo con me per darlo a Bea. Oggi tocca a lei scrivere qualcosa, una poesia, un testo a lei particolare o ciò che più preferisce. Nelle pagine precedenti ho lasciato qualche pensiero scritto da me, anche altre mie amiche ci hanno scritto su, mi piace condividere frasi tra noi per poi leggerle quando sono sola.
Appena arrivo a scuola incontro Bea, così la fermo per darle il diario e correre subito in classe.
Le ore passano più lente che mai, il tempo si ferma ogni volta che si è seduti su questi banchi e quando si sente finalmente il suono della campanella di fine giornata scolastica, ci dirigiamo a passo svelto verso l'uscita. Si sentono urla e chiacchierii di ogni genere, come biasimarci? Sarà la nostra età, la voglia di fare casino e di divertirsi, senza stare a pensare a niente e nessuno. Chi nella vita non ha mai provato un po' di ribellione dentro se?
Questa caratteristica è tipica nella stragrande maggioranza degli adolescenti, vogliamo sentirci liberi, senza regole e spensierati, ma la vita purtroppo non è mai così semplice.
Molte volte, però, il trucco è riuscire a saper prendere le cose più banali con maggior leggerezza, e farle scivolare, perchè noi siamo così, tendiamo a fare di un problema risolvibile un qualcosa di estremamente grande.
Viviamo così, quest'età non tornerà più indietro ed è giusto sentirsi liberi.
Infatti, è questo che si prova ad uscire dalla scuola, dal luogo pieno di regole e divieti che, però, ci ha anche dato la possibilità di conoscere persone fantastiche, che probabilmente resteranno al nostro fianco per tutta la vita.
Ecco come ci si sente quando si esce da scuola, ci si sente liberi e senza regole nell'attimo in cui si varca quel cancello d'entrata.
Quando rientro a casa ho giusto il tempo di pranzare e correre subito a farmi una doccia, oggi mi vedo con Carla per finire il progetto che avevamo iniziato a scuola, così quando sono pronta mi dirigo verso casa sua.
Quando entro, sento subito un odore molto delicato invadere l'abitacolo, attraversiamo la sala per stare in cucina e posizionare tutto nel tavolo. La sua casa è molto accogliente, seppur è piccola.
Siamo arrivate a metà lavoro, così dò uno sguardo fugace all'orario e quasi mi spavento, è già tardi e devo subito rientrare a casa, così saluto Carla e ci mettiamo d'accordo per finirlo l'indomani. Prendo di corsa lo zaino con tutto il materiale e mi dirigo a passo spedito verso casa mia.
Quando entro in casa l'aria sembra tesa, mi precipito in camera per appoggiare le cose, ma subito sento mia zia e mio zio che mi chiamano «Juli vieni, dobbiamo dirti una cosa» incuriosita, appoggio le cose in cameretta e subito mi precipito da loro: mio zio è seduto in una sedia appoggiato al tavolo che mi scruta in modo curioso, mentre mia zia è intenta a preparare la cena.
«Che c'è?» il mio tono di voce appare leggermente titubante, sto iniziando a preoccuparmi e loro se ne sono accorti.
Mia zia si gira verso me e inizia a parlare «poco fa è venuto il padre di Mirco, lo conosci?» rimango un po' titubante sulla cosa e abbastanza stranita, perchè mai il padre di Mirco dovrebbe venire qui?
«A Mirco si, veniva a scuola con me l'anno scorso, ed è anche il fratello di Beatrice, perché?» confesso, zia mi guarda con atteggiamento da investigatore, ha le sopracciglia abbassate e un viso incuriosito, le manca solo la lente d'ingrandimento e può diventare Sherlock Holmes.
Zio, invece, ha l'aria un più tranquilla, è rivolto verso me, ma il suo sguardo è molto meno persuasivo rispetto a quello di mia zia.
«Perché il padre ci ha detto che l'hanno chiamato, hanno detto delle cose veramente vergognose riguardo il figlio, e hanno fatto il tuo nome, era abbastanza infuriato... tu c'entri qualcosa?»
spalanco gli occhi e, con fare curioso, cerco di saperne di più, non sapevo assolutamente nulla di questa storia «il mio nome? Ma di cosa stai parlando? Cosa gli avrebbero detto?» inizio a capirci sempre meno.
«Questo non l'ha specificato, anzi, ha detto che erano cose talmente tanto schifose da vergognarsi nel ripeterle» assurdo, ma cosa vogliono da me?
«Zia credimi, io ne so tanto quanto te di questa storia, non mi permetterei mai! E poi pensi che se fossi stata veramente io avrei fatto il mio nome come una stupida?»
Lei addolcisce lo sguardo e accenna un sorriso «meno male, ti credo tranquilla, hai ragione. Io gli ho detto che non potevi essere tu, il numero da cui avevano chiamato era un numero di casa, e tu il nostro lo usi solo per chiamare Sonia o le tue cugine, e avrei sentito qualcosa dato che è in cucina»
Sono ancora mezza sconvolta e incredula. Hanno fatto il mio nome, ma a che scopo? «Comunque, ha detto che farà la denuncia e che vorrebbe scoprire chi sia l'artefice della chiamata, e fa benissimo secondo me, la gente che ha fatto una cosa del genere dovrebbe solo vergognarsi»
Prima che inizi il dialogo su come ci siano ragazzi maleducati, mi dileguo in camera e penso a ciò che è successo.
Vorrei tanto sapere chi può aver fatto una cosa del genere, e soprattutto perchè fare il mio nome? Ho deciso, però, che appena rivedrò Mirco li spiegherò tutto, non voglio che pensi che io sia così, e mi sembra anche corretto dirgli che io non centro assolutamente niente in questa storia.
Prima di addormentarmi ripenso almeno un centinaio di volte al discorso da fare, e soprattutto devo restare concentrata su cosa dirgli per non fare la figura della fessa davanti a lui.
Il giorno dopo mentre entro in classe vedo le mie compagne che chiacchierano tra di loro, mi aggiungo al loro gruppo sedendomi sul banco e racconto tutto ciò che è successo ieri a casa di mia zia in mia assenza, rimanendo stupefatta da ciò che mi rispondono: anche loro sapevano di questa storia.
«Purtroppo Juli non hanno fatto solo il tuo nome, ma anche altri tra cui il mio, ovviamente mia madre ha detto che io non potevo essere, dato che chiamo solo voi, e poi non siamo così maleducate. Chissà però cosa gli avranno detto di così sconvolgente. Quando è venuto a casa era piuttosto arrabbiato»
Non faccio in tempo a risponderle che subito Carla interviene «porcate, sicuramente» puntualizza, ma forse ha ragione.
«Io comunque lo voglio fermare per dirgli che non centro nulla» prendo parola, le altre mi guardano stranite dopo vari secondi di silenzio.
Laura si gira verso me e con fare interrogativo interviene «vuoi fermare il padre?» la guardo storta «ma no! A Mirco, è giusto che lui lo sappia da me, mi sono anche già preparata il discorso da fare» chiudo gli occhi con aria soddisfatta mentre intravedo Carla che ride bisbigliando un «non cambierai mai», gira più volte la testa da una parte all'altra, fa un'alzata di spalle e va al suo posto, appena vedo l'insegnante entrare mi siedo affianco a lei.
Il pomeriggio organizziamo con Franci e Robi e usciamo per stare un po' insieme.
Spero con tutto il cuore di riuscire a vederlo, è da ieri che mi sto preparando il discorso mentalmente, e mentre lo ripeto alle mie due cugine, vedo improvvisamente lui sopra il suo vespino.
Lo chiamo, facendogli cenno di avvicinarsi, non mi aspetto che lui mi consideri, quando invece fa subito la curva e viene verso di me, rimango interdetta e contenta, così mi allontano da loro e li vengo incontro.
Averlo a questa distanza così minima mi mette enormemente in soggezione, devo pensare a tutto il discorso che mi sono preparata senza fare la figura della stupida.
Lui è appoggiato con le braccia sopra il volante del motorino, pronto ad ascoltarmi.
Lo guardo e mi accorgo che non ha più quell'aria di sfida che ha sempre nei miei confronti, sembra tutt'altra persona, ha un atteggiamento completamente rilassato.
«Senti, scusa se ti disturbo ma un paio di giorni fa è venuto tuo padre a casa di mia zia, abbastanza infuriato, ha parlato con i miei zii e mi ha incolpata riguardo una chiamata dove li dicevano cose molto volgari e oscene nei tuoi confronti, e che non osava nemmeno ripeterle, ha anche detto che avrebbe fatto la denuncia, se fossi stata veramente io non avrei fatto il mio nome, non sono stupida. Ti ho fermato perchè vorrei che tu mi credi, mi dispiacerebbe se pensassi il contrario»
Sono talmente tanto presa dal mio discorso, che non faccio minimamente caso a nulla. Penso solo a ciò che devo dire.
Dopo un paio di secondi di silenzio, prende finalmente la parola e le sue uniche parole sono: «io non sapevo nulla» ha un'aria imbarazzata e sorpresa, non mi ha detto nient'altro.
Gli dedico un'ultima occhiata per poi salutarlo, lui fa un cenno con la mano, mette in moto il motorino e va via, così io mi incammino verso Glo e Fra che se la ridono di gusto.
«Ma hai visto come ti guardava?» Gloria interrompe Franci e continua «Sì dovevi vederlo! Era incantato»
«Mi sono accorta di qualcosa in realtà, ma ero talmente presa da ciò che dovevo dirgli, che non ci ho fatto molto caso»
«Non ci credo!» Franci continua a ridere e Gloria la appoggia «Secondo me non ti stava neanche ascoltando!»
Continuano a ridere di gusto, e io le faccio domande su come mi guardava e chiedendole i minimi dettagli, nel frattempo ci incamminiamo verso casa nostra, e quando arriva il momento di dividerci, resto sola con i miei pensieri.
Tutto ciò che le labbra non riescono a dire, lo dicono gli occhi e gli sguardi. Bisogna prestare attenzione a quelli perchè se qualcuno sa cogliere il messaggio, saremo nudi ai suoi occhi.
Lui anche se mi respinge o mi prende in giro, lo vedo che tutto ciò che fa o dice, è l'esatto opposto di ciò che in realtà pensa di me.
Certi sguardi hanno molta più importanza delle parole.
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