Capitolo 12 - ritorna la quotidianità

Un'altro anno scolastico sta iniziando, e di questo ne sono felice, ho atteso veramente tanto questo momento nei tre mesi che mi separavano dalla mia città. L'unica cosa che mi va meno giù delle altre, è che quest'anno lui non ci sarà, e non ho più la possibilità di vederlo ogni giorno.

Ripercorrere il vialetto di scuola non è mai stato più bello, rivedere quelle foglie cadute sotto i miei piedi e sentire il profumo dei fiori che circondano questo tratto di strada. Rivivo, ad ogni passo che faccio, tutti i momenti che in quel luogo mi erano così tanto mancati. Rivedo i corridoi, i cartelloni fatti da noi, tutto ha un'aria familiare che non ho mai apprezzato tanto quanto adesso.

Entro in classe con un sorriso stampato in faccia, mi siedo al mio solito banco dell'anno scorso, affianco Carla, parlottiamo fino a quando non arriva l'insegnante, che ci riprende di accomodarci ai nostri posti e di stare in silenzio.

La prima ora passa chiacchierando tra di noi; all'inizio della seconda ora, durante lo scambio dei professori da una classe all'altra, sentiamo delle risate provenire da fuori. I miei compagni si affacciano alla finestra, mentre io e altre tre mie compagne li ignoriamo.

Iniziano ad affacciarsi anche le altre ragazze della mia classe, queste iniziano a fare le sceme, mi acciglio e cerco di capire cosa stia succedendo cercando di concentrare la mia attenzione verso la finestra, fin quando mi accorgo di un giacchetto in pelle molto familiare.

Mi avvicino a loro curiosa per chiedere che diavolo ci facessero lì Mirco e suo cugino.

«Scusate ma... che sta succedendo?» la prima a voltarsi è Bea, con una faccia rassegnata e un tono di voce tutt'altro che contento «è mio fratello, non sa cosa fare e si diverte a venire qui con mio cugino»

La guardo un po' confusa, così lei mi prende per il braccio trascinandomi lontana dalle altre «non so se ho capito bene, ma da ciò che ho potuto origliare questi giorni a mio cugino piace una ragazza della nostra classe, penso sia Camilla, così a Mirco gli è venuta la brillante idea di venire» chissà, magari ne ha approfittato pure lui. «Oh, capisco...» le rispondo senza chiedere oltre.

Appena torna il professore di educazione fisica corriamo ognuno al proprio posto, con la coda dell'occhio continuo ad osservare ciò che fanno, cercando di prestargli la mia massima attenzione.

Una volta che fa l'appello, ci invita ad alzarci per andare al campetto e svolgere esercizio fisico. Quando arriviamo, noto dall'altra parte della rete, che da sulla strada, Mirco e il cugino.

Cerco di concentrarmi su ciò che sto facendo, dato che nello sport faccio esageratamente schifo, quando sento il suo sguardo addosso a me. Mi giro di scatto verso di lui vedendolo seduto sul marciapiede mentre fuma una sigaretta rilassato, che mi osserva con un'aria seria. Mi blocco.

«Carla» cerco di chiamarla senza farmi sentire da lui, quando lei mi nota mi guarda perplessa «mh?» la osservo bisbigliando «Mirco mi sta fissando» lei si avvicina a me svogliatamente cercando di essere più tranquilla possibile.

«Cos'hai detto? Non ti ho sentito» sospiro «Mirco mi stava fissando, sono in imbarazzo non gioco più» continuò a bisbigliare mentre la sento ridere «certo che la sua presenza ti prende proprio male»

Carla ha ragione... alzo le spalle non sapendo che dire e continuo a camminare.

Ad un certo punto si avvicina una mia compagna ridacchiando, la guardo curiosa non capendo cosa ci sia di tanto divertente e lei inizia finalmente a parlare «mi ha detto Mirco di riferirti che se muori ti porta i fiori in cimitero» spalanco gli occhi sorpresa. Questo ragazzo ha la capacità di tirar fuori il peggio di me.

Sto per andare verso di lui per farmi sentire, quando mi sento afferrare il braccio, il mio professore ha sentito tutto e cerca di calmarmi «lascialo perdere, dai retta a me» continuo a non demordere, a causa del nervoso che ho in corpo, e quando vede che continuo a insistere, me lo impone.

Rientro a scuola per dirigermi in bagno e darmi una rinfrescata, poi rientro in classe e nelle due ore che passano prima dell'uscita, riesco a calmarmi e a ragionare.

Quando suona la campanella corro fuori verso l'uscita, sperando di incontrarlo, adocchio la ragazza che prima si è avvicinata a me a portarmi il suo messaggio, così la chiamo per attirare la sua attenzione. Lei si gira, non capendo la motivazione per il quale io le voglia parlare. Mentre mi avvio verso di lei, vedo Mirco sul motorino che aspetta la sorella e che ne frattempo parla con gli amici. Ora vedi cosa ti riferisco io, brutto stronzo.

«Che c'è?» questa ha anche la voce da gallina spennacchiata. Minimo pensa che dato che le ha rivolto la parola la considera, povera illusa.

Le accenno un sorriso di sfida e prendo la parola «riferisci a Mirco» lo indico con lo sguardo alle sue spalle, lei si gira notando e guardarlo per forse troppo tempo, poi si volta nuovamente verso di me, con aria impaziente «che se lui mi porta i fiori quando muoio, io non li do nemmeno quelli» lei rimane sconcertata, annuisce e si avvia verso di lui.

Il suo andamento da "c'è l'ho solo io" mi provoca soltanto una risata. Assottiglio lo sguardo e vedo lui che si avvicina a lei per sentire bene, lei gli posa le mani sul suo braccio e quando ha finito di parlare lui la sposta, successivamente accenna un sorriso, cercandomi con lo sguardo, e quando finalmente mi vede fa la sua solita risata nervosa.

Si posiziona sul motorino, mette in moto e poi scompare dalla mia vista. Mentre rientro a casa, mi chiedo la motivazione dei suoi comportamenti.

Perchè si comporta così? Che senso ha che lui abbia questo atteggiamento nei miei confronti? I suoi gesti e le sue frasi riescono sempre a farmi prendere nervoso, e sembra che a lui questa cosa faccia ridere.

Cosa c'è di divertente nel prendere per il culo una ragazza? Non credo che riuscirò mai ad uscire da questa situazione e da questi sentimenti nei suoi confronti, che continuano a crescere ogni giorno di più, nonostante ciò che mi combina.

E poi, perché proprio a me?

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