Capitolo 1 - l'inizio
Mentre mi preparo per andare al mio primo giorno di scuola, sento la voce squillante di mia zia che mi richiama dal salotto, incitandomi a muovermi.
«Julia muoviti! Sei in ritardo già il primo giorno!»
Mi concedo un'ultima occhiata allo specchio: sistemo i capelli corti ravvivandoli con un po' di spuma, notando con piacere i miei occhi color cioccolato contornati da una sottilissima linea di eye-liner che evidenzia la mia forma a mandorla, mentre finisco il tutto applicando un burro cacao sulle labbra, per poi finalmente uscire dal bagno; prendo lo zaino dalla mia stanza, saluto zia e mia cuginetta Sara e mi incammino verso scuola.
Sono contenta di essere nuovamente qui, durante la mia infanzia sono stata obbligata a traslocare da una città all'altra a causa del lavoro che fa mio padre, nonostante questa cosa mi turbasse, ho sempre cercato di accettare questa situazione, almeno, fino a due anni fa, quando i miei genitori dovettero fare l'ennesimo trasferimento, questa volta però molto più lontano dei precedenti: andare oltremare e arrivare in Toscana. Lì iniziai una nuova vita nel vero senso della parola. Non avevo parenti, amici o anche solo conoscenti, inoltre dovetti affrontare il primo giorno di scuola media. Appena misi piede in quel paesino sperduto nelle montagne rabbrividii, lo chiamavo "il paese di Heidi" perché in effetti gli somigliava: era situato ai piedi di una montagna, non c'erano centri di ritrovo per giovani, scuole, ludoteche o altro, solo due miseri tabacchini, un parco distrutto sempre deserto e un paio di botteghine, per non parlare della scuola che fui obbligata a frequentare: per arrivarci dovetti prendere un pulmino, poiché si trovava in un altro paese confinante.
La classe e i miei compagni erano veramente pessimi, mi trovavo a disagio, sola senza nemmeno una persona che potessi conoscere. Da subito la mia insicurezza prese il sopravvento, avevo paura anche solo a pronunciare una parola, ogni qual volta i miei occhi osservavano quella classe piena di persone che avrebbero potuto criticarmi da un momento all'altro per qualsiasi cosa. Immagino comunque che, dato il mio atteggiamento chiuso nei confronti di compagni e professori, le critiche ci furono eccome. Più passavano i giorni, più il mio rifiuto di frequentare le lezioni aumentava, fino al punto da rifiutarmi di rimetterci piede.
Quando venne mia zia a trovarci per le feste di Natale, i miei genitori le raccontarono tutta la situazione, così dopo le mie innumerevoli suppliche di tornare alla vita di prima, decisero di riportarmi in Sardegna e vivere con loro fino alla fine delle scuole medie.
Una volta tornata iniziai l'anno scolastico ormai perso, e anche se in estate fui costretta a ripartire dai miei genitori, a settembre tornai per riprendere gli studi qui.
Scuoto la testa, cercando di cacciare via questi ricordi terribili che ancora adesso mi perseguitano, mentre percorro il vialetto sterrato che mi porta a scuola. Noto piacevolmente che, ad ogni mio passo, si sente un suono particolare di foglie che si spezzano: il suolo è ricoperto da quest'ultime che vanno dal color arancio al giallo, creando un vialetto ricco di colori caldi, dando prova dell'arrivo dell'autunno e creando un'atmosfera quasi rilassante. Chiudo gli occhi assaporando quella dolce libertà e spensieratezza, quando sento urlare il mio nome «Julia!!» vengo improvvisamente strattonata da un braccio da Sonia, la mia migliore amica. Non appena arriviamo al cortile di scuola, spalanca gli occhi e guarda poco più avanti a noi.
«Guarda! Abbiamo un nuovo ragazzo nella nostra scuola, non l'ho mai visto» dice, indicandomi una persona. Purtroppo è girato e non riesco a vederlo in viso, ha due spalle larghe, indossa una camicia e un paio di jeans e non è eccessivamente alto.
«Che bello...» dico distrattamente, dando voce a ciò che la mia mente ha pensato in quell'esatto momento. Sonia si gira verso di me confusa, i suoi occhi neri si posano sul mio viso accompagnati da un'espressione accigliata. Dopo avermi osservata attentamente, gira nuovamente il suo volto verso il ragazzo in questione, concentrandosi e cercando di trovare qualche lineamento particolare che lei potesse conoscere o anche solo sembrare familiare. Dopo averlo analizzato (per quanto potesse fare, visto che è di spalle), la sua domanda mi appare così ovvia e scontata da scapparmi una risatina.
«Come fai a saperlo? Lo conosci?» mi chiede, con la medesima espressione accigliata di prima. In realtà non lo so neanch'io perché mi sia uscita un'affermazione del genere, non vedendolo in viso. Però, ho solo dato voce al primo pensiero che mi è balenato in testa in quel momento.
«Non lo so...» le confesso alzando le spalle «però secondo me è bellissimo» concludo, non dandole nessuna spiegazione.
Mentre sono intenta a fissarlo, improvvisamente si gira e subito noto i suoi occhi: due iridi nere come il carbone, così profonde e oscure da perdertici dentro, dello stesso colore dei capelli. Ogni tanto noto con piacere che qualche ciuffo riccio ribelle gli ricade sul viso, i lineamenti sono ben marcati e ha un sorriso molto particolare, caratterizzato dai canini a punta che gli donano un'aria ribelle. Non mi sbagliavo, è proprio bello. «Cavolo Juli! Avevi ragione, è veramente bello» Sonia mi risveglia da quella visione mentre proseguiamo insieme verso l'entrata, continuando a darmi le ragioni più che meritate.
Ci immergiamo nella folla di ragazzi, ma tra tutti gli adolescenti presenti, la sua figura è quella che, ai miei occhi, spicca maggiormente. Mentre continuo ad osservarlo, tutto intorno a me svanisce, percependo solo il ritmo dei battiti irregolari del mio cuore e i pensieri che mi vorticano nella testa, mi accorgo solo successivamente del chiacchierio generale che si è creato attorno a me, grazie alla gomitata e ai continui richiami di Sonia, che finalmente riesco a percepire. Mentre proseguiamo verso l'entrata principale della scuola, sentiamo la campanella di inizio lezioni, così ci affrettiamo ad addentrarci nella struttura.
Quando entro in classe prendo posto vicino a Carla, notando con piacere un sorriso che le incornicia il viso, contornato dai suoi capelli castani, ormai lunghi fino a metà schiena.
«Ciao Juli!» si avvicina a me dandomi due baci sulla guancia.
«Ciao Carla, come stai?» le chiedo.
«Bene tutto sommato, tu?» sorrido.
«Ora bene, non vedevo l'ora di tornare» ammetto. Continuiamo a parlottare del più e del meno fino a quando non entra la professoressa della prima ora.
Le ore, essendo il primo giorno di scuola, passano molto velocemente, fino a quando non sento la campanella dell'ultima ora. Mi alzo dal posto e inizio a incamminarmi verso l'uscita di scuola, per poi aspettare Sonia davanti al cancello. Lei è la mia migliore amica da quando ero piccola, con lei ho sempre condiviso ogni momento della mia vita. Siamo sempre state l'opposto in tutto e seppure il nostro carattere è contrastante, riusciamo in ogni caso a capirci e sostenerci. Non mancano di certo le litigate ogni tanto, ma niente ci ha mai fatto allontanare completamente.
Quando arrivo finalmente a casa vedo mia zia che mi accoglie con un caloroso sorriso, mentre si sistema i capelli castani in una coda alta, mentre Sara, mia cuginetta, mi viene incontro correndo con ancora indosso il grembiule di scuola.
Aiuto ad apparecchiare il tavolo per il pranzo e una volta mangiato mi dirigo verso la cameretta insieme alla piccola peste, ci sdraiamo sul letto matrimoniale e aspetto che si addormenti.
Le accarezzo i lunghi capelli color oro, mentre osservo quel bel faccino paffutello. Quando capisco che si è finalmente addormentata, mi alzo dal letto per andare a sistemarmi in bagno. Ad un tratto sento il mio telefono vibrare, accendo il display vedendo comparire il nome di Sonia.
«Ci vediamo tra dieci minuti al parchetto davanti casa tua?»
«Sì, io sono quasi pronta, muoviti»
«Sì tranquilla, a dopo!»
Cerco di fare il meno rumore possibile quando apro la porta della camera, per vedere se Sara è ancora addormentata, dopo di che la richiudo con molta delicatezza, vado in cucina ad avvisare zia che sono con Sonia al parchetto e finalmente esco.
Appena metto piede fuori casa sento un caldo terribile, mi sfilo la giacca restando in canottiera e mi incammino. Quando arrivo vedo subito la sua figura seduta su una panchina che mi aspetta, agita la mano per attirare la mia attenzione così mi dirigo verso di lei, raggiungendola.
«Allora, com'è andato questo primo giorno di scuola?» mi chiede, aprendo il pacchetto di patatine. È sempre stata di buona forchetta, nonostante non si noti dato il suo fisico asciutto.
«Diciamo che mi sono innamorata del nuovo arrivato» dico ridacchiando, mentre subito mi appaiono i suoi due occhi neri nella testa.
«Beh, bello è bello, come negarlo» ammette, mentre addenta una patatina e prosegue «però la vedo difficile che guardi due ragazze come noi» afferma, mentre mi porge il pacchetto di patatine che io prontamente rifiuto.
Alzo le spalle rassegnata e prendo parola «lo so, peccato» le rispondo rimanendo indifferente.
«A me piace ancora Gabriele» sento la sua voce sognante, mentre la osservo incrociare le mani tra loro e notare subito un luccichio negli occhi.
«È molto bravo come ragazzo» le sorrido, ma lei subito cambia umore, «già, peccato che i miei non vogliono» abbassa lo sguardo triste, poi subito dopo lo rialza e addenta una patatina, sospiro non sapendo bene che dire. Io sono sempre stata più ribelle di lei, se c'è stato qualcosa che non mi andava di fare ho sempre fatto di tutto pur di non farla; mentre lei ha un carattere molto più debole del mio, preferisce non ferire i genitori e assecondarli. Più volte le ho detto che se gli piaceva doveva provarci, almeno a sperare o cercare di creare un legame, ma lei è sempre stata ferma sulla sua idea.
Non sarò mai d'accordo su questo, la mia felicità viene sempre prima di tutto.
SPAZIO AUTRICE
Volevo ringraziare tutti coloro che hanno scelto di iniziare a leggere questo libro. Premetto che è la prima volta che mi cimento seriamente nella scrittura, molto probabilmente ci saranno e continuerò a fare errori, ma per me questo progetto è una cosa veramente importante. Ci tenevo a comunicare a tutti voi che questa, come scritto nella trama, è una storia vera accaduta ad una mia persona molto cara, per questo ciò che scrivo è strettamente legato anche emotivamente a me. Vi sono immensamente grata per le letture e l'interessamento; e mi piacerebbe veramente tanto avere dei vostri consigli, commenti, pareri o quant'altro avete da dire riguardo la storia o la sua esposizione.
Vi chiedo perdono se riscontrerete errori di battitura, e vi ringrazio in anticipo per i commenti e le critiche costruttive che sono pronta ad accogliere molto volentieri purchè mi possano aiutare a crescere nella scrittura!
Un abbraccio :)
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