capitolo 48
Il tempo passa e, più cerco di afferrarlo, più mi sfugge dalle mani. Il tempo cura le ferite, il tempo ti fortifica, ti dà la possibilità di cambiare, di essere migliore, o peggiore.
Nel mio caso non so cosa è cambiato. Dal mio punto di vista, penso di essere migliorata. Invece, per la mia famiglia e per i miei amici, sono diventata una specie di alieno. Erano troppo abituati alla Maddie combina guai. Ora, la Maddie studiosa sembra un essere mitologico.
Ammetto che, nel profondo del mio cuore, vorrei tornare ai vecchi tempi. Forse perché, in un certo senso, la mia spensieratezza mi distingueva dagli altri. Ero uno spirito libero, ed era ciò che amavo di me. E nessuno poteva dirmi niente, perché perfino i miei genitori ci avevano fatto l'abitudine.
Quando mia madre mi diceva di pulire la mia stanza, dicevo sempre che l'avrei fatto subito, ma finivo per pulirla dopo giorni, e ogni volta trovavo cose che pensavo di aver perso un secolo fa, sotto il letto. Oggi, invece, neanche me lo deve dire, perché lo faccio da sola.
Sono cambiata così tanto che, Alex, a volte, mi sta lontano, perché non vuole essere contagiato da me, come se fosse una malattia.
Jack forse è l'unico ad esserne felice, perché lui ci tiene a tenere le cose in ordine.
Non so chi diavolo sono diventata. Ho paura di me stessa.
« Maddie, ti vuoi muovere? » grida Jolene, con voce estremamente infastidita.
Esco dalla mia stanza e mi affaccio, per vederla seduta sulle scale, insieme ad Alex.
« Ma non trovo più la mia valigia! » grido, cercando di mantenere la calma. L'ansia è l'ultima cosa che vorrei avere in questo momento.
« Forse perché Alex l'ha portata in macchina? » dice Jolene, alzando un sopracciglio. Ah, vero. Beh, il pensiero di avere l'ansia, mi mette ancora più ansia, e di conseguenza non so più su quale pianeta vivo.
Vado nella mia stanza e prendo lo zainetto e il cellulare. Esco dalla stanza, con il pensiero fisso di aver dimenticato qualcosa d'importante. Più ci penso, più non ricordo.
Scendo velocemente le scale, con il cuore che mi batte a mille, e i miei due amici mi guardano come se avessero visto un fantasma.
« Dov'è Nemo? » chiede Jolene, guardandosi intorno.
« Oh, cavolo. Ecco cosa ho dimenticato! » so già che Nemo non mi perdonerà mai. Inizio a correre per tutta la casa, cercando in ogni parte, e lo trovo sul divano, mentre si lecca la zampetta.
Prendo il trasportino da terra e mi avvicino a lui.
« Andiamo, questa volta ti porto con me, anche se non potrò portarti a guinzaglio in giro. » dico, rivolta a lui. Smette di leccarsi e alza la testolina verso di me. Sospiro e lo prendo in braccio, mettendolo dentro il trasportino. Non voglio immaginare neanche come sarà con Nemo in vacanza. Spero soltanto che non faccia danni, visto che staremo in un appartamento, che abbiamo affittato online.
Forse una vacanza non era nei miei piani, e spero non influisca sul mio andamento scolastico, dato che mancherò per qualche giorno. Però, forse finalmente non vedrò più il diploma con il cannocchiale.
« Ragazzi, vi muovete? La madre di Maddie sta dando i numeri in macchina. » dice Jack, spuntando nel salotto, preoccupato.
Beh, capisco la sua preoccupazione. Anche io, quando sono con mia madre in macchina, prego di arrivare sana e salva a destinazione. Mi assicuro di non aver dimenticato niente, soprattutto i soldi, e poi seguo Jack e gli altri fuori. Mi sento come se stessi partendo per un anno.
Ho uno strano presentimento. Non vorrei avere brutti pensieri per la testa, ma sento quella sensazione strana nel petto, che mi dà il tormento. Sarà perché è la prima volta che vado in vacanza oltreoceano, o almeno, spero sia questo il motivo.
Una volta saliti in macchina, gli altri non fanno altro che lamentarsi, perché stanno troppo stretti, per via dei bagagli.
« Ragazzi, qualcuno vuole rallegrare la situazione, cantando con me? » chiede mia madre, alzando di poco il volume della musica.
E succede che, tutti, girano le teste verso di me, guardandomi in modo strano. Di certo non mi metterò a spiegare quanto mia madre sia fuori di testa a volte.
Mentre mi lascio trasportare dai miei pensieri, alla radio passano Ed Sheeran, e mia madre si affretta a cambiare canzone.
E ancora oggi, mi fa male come la prima volta. Chiudo gli occhi, immaginandolo con me. Lo immagino mentre mi aspetta all'aeroporto con un cupcake in mano e un sorriso da ebete in faccia.
« Vedrai, Maddie, ti divertirai! » dice mia madre, cercando di mettermi a mio agio. Sì, immagino.
******
« "Ti divertirai", disse mia madre. » borbotto, e Alex sta cercando di trattenere una risata. Davanti a noi, si è seduta una vecchietta, e russa da circa un'ora, in continuazione.
Direi di aver iniziato bene questo viaggio.
Guardo Jolene, che sta muovendo la testa a ritmo di musica, con le cuffiette nelle orecchie.
Jack e Annabelle dormono, quasi abbracciati, sono carini.
Alex si sta ingozzando da tipo due ore, di continuo, mentre guarda male un bambino, il quale non gli ha fatto niente di male. Ma, siccome il mio amico è mezzo idiota, si riempie la bocca ancora di più, facendolo apposta.
Gli do una gomitata, facendolo strozzare, e si schiarisce la gola, cercando di fare la persona seria.
E ora che sono in aria, ora che vedo le nuvole, è come se mi sentissi più vicina a Harry. Ci eravamo promessi di invecchiare insieme. Ci eravamo promessi, che ci saremmo stati l'uno per l'altro.
Non poterlo più vedere crescere, mi fa morire. E vorrei tornare indietro nel tempo ed evitare tutto ciò che è successo a New York.
Più ci penso, più mi viene voglia di lanciarmi da questo maledetto aereo, e farla finita anche io. In qualche modo, ho sempre cercato di riempire il vuoto che ho dentro. Il modo più bello per sentirlo vivo con me, è scrivergli dei messaggi, come se fosse normale, e rileggere quelli vecchi da parte sua.
Prendo il cellulare dalla tasca e guardo gli ultimi messaggi che gli ho mandato.
"Sono passati circa tre mesi da quando continuo a scriverti e non ricevo alcuna risposta, ma non importa. Farò finta che in paradiso ci sia il wifi. Volevo dirti solo che, precisamente oggi, vado a Londra. Ti verrò a trovare, Harry, a costo di cercarti in tutti i cimiteri."
Singhiozzo, spegnendo la schermata del cellulare e lo rimetto dentro la tasca.
Fingiamo anche oggi, Harry. Va tutto bene, sto bene.
Alex mi prende la mano, stringendola, e sorrido tristemente, mentre rimango con lo sguardo fisso sul finestrino.
Penso a quanto possa essere bello un angelo come te, Harry, mentre vegli su di me la notte. Penso a tutte le volte in cui ti ho immaginato accanto a me, la notte, a stringermi, come facevi sempre, affondando la testa nei miei capelli.
Alle tue braccia che mi hanno fatta sentire sempre al sicuro. E, come l'idiota che sono, avrei dovuto capirlo prima, che quelle braccia fossero la mia casa.
Chiudo gli occhi, sperando con tutto il cuore, di non avere più gli incubi, almeno questa volta. Sarà un lungo volo.
*****
« Bagagli? » chiede Alex, leggendo la sua specie di lista, se vogliamo chiamarla così, che ha scritto su Word.
« Sono qui. » risponde Jolene, alzando gli occhi al cielo.
« Jack? » continua a chiedere.
« È una persona, sicuramente non riesci a perderlo, Alex. » ribatte ancora lei, stringendo i denti, come se fosse pronta a dargli un pugno in faccia, da un momento all'altro.
A me sinceramente non cambia tanto, dato che mi sento morta. Sono stanca, il viaggio è stato dannatamente lungo, ho dormito malissimo, e il fuso orario non aiuta.
« Scusa, meglio esserne sicuri. Proseguiamo, Nemo è con noi? » domanda, e guardo subito accanto a me, per assicurarmi che non sia scappato magicamente.
« Per l'amor del cielo, prendiamo un fottuto taxi e andiamo, sto per svenire qui. » ringhia Jolene, verso il suo viso.
« Maddie è con noi? » domanda, ancora. Alzo gli occhi al cielo e cerco di prendere la mia roba, allontanandomi da loro, per andare a cercare un taxi.
« Maddie, aspetta! » grida Annabelle, ma la ignoro, camminando a testa bassa.
Tra poco mi addormento mentre cammino. Sono davvero stanca, ho fame, il clima non è come quello di Orlando, ma è piacevole.
Mentre continuo a camminare, con Alex dietro che canticchia canzoni a caso, un ragazzo mi viene addosso, facendomi quasi cadere.
« Cazzo, scusami, vado di fretta. » si scusa, toccandomi il braccio, ma non riesco a vedere altro, se non i suoi occhi verdi, puntati nei miei.
Deglutisco, guardandolo in faccia, ma lui sorride, e poi va via, velocemente, senza più girarsi.
Non ho guardato più un paio di occhi verdi, da quando Harry è morto. E gli occhi di quel ragazzo mi hanno fatto ricordare i suoi, nonostante siano imparagonabili.
Alex per poco non si lancia in mezzo alla strada, muovendo le mani in aria, per fermare un taxi. Mi copro il viso con una mano, e spero che la gente non ci guardi male già adesso.
Alex ferma due taxi, e io salgo dentro l'auto, insieme a lui e Jolene.
Jack e Annabelle salgono nell'altro taxi, e nel frattempo Alex dà l'indirizzo al tassista. Tengo Nemo in braccio, mentre Alex continua a chiedersi se abbia preso tutti i bagagli. Questa volta è peggio di me, sembra l'ansia che cammina.
Guardo fuori dal finestrino, osservando il cielo, non chiaro come quello di Orlando. Per quanto Londra sia bella, il tempo in questo momento non sembra uno dei migliori. Nemo miagola e sorrido, abbassando lo sguardo verso di lui. Presto uscirà da questo maledetto trasportino e si scatenerà.
Quando arriviamo davanti al palazzo, Alex per poco non mi spinge fuori dal taxi, tanto da farmi cadere con la faccia a terra. Lo fulmino con lo sguardo, e lui fa spallucce, sorridendomi. Non capisco perché, nonostante io sia qui, non riesco a sentirmi felice.
Sospiro e scendo dal taxi, posando il trasportino di Nemo a terra. Il tassista tira fuori i bagagli dal portabagagli e Alex paga anche per me, dopodiché iniziamo a salire i gradini, anche se in modo abbastanza impacciato.
La mia valigia pesa più di me, ho lo zainetto sulle spalle, che è pieno di roba, il trasportino di Nemo in una mano.
E, come se non bastasse, Jack e Annabelle ancora non sono arrivati.
Jolene, invece, sembra molto a suo agio, tranquilla, e la sua valigia sembra non pesare niente.
« Dobbiamo noleggiare anche un'auto, così ci spostiamo meglio, e puoi portare Nemo con noi, senza fare finta che sia un cane da portare al guinzaglio. » suggerisce Alex, ridacchiando.
«Non si può, la patente non è valida. »
Alzo gli occhi al cielo, mandandolo mentalmente a quel paese, e finalmente vediamo l'altro taxi fermarsi davanti al palazzo. Noi tre andiamo verso l'ascensore, trasportando con noi le valigie, e non aspettiamo Jack e Annabelle, perché, secondo Alex, lo spazio è troppo ristretto.
« A che diavolo di piano è? » chiede Jolene, guardando Alex, mentre si decide su quale bottone premere. Secondo me, si è dimenticato pure lui.
« La signora aveva detto...terzo piano.. » dice, e suona più come una domanda, che un'affermazione.
Preme sul terzo bottone, e aspettiamo, in silenzio.
Alex inizia a fare il verso delle mosche, soltanto per infastidire Jolene.
« Ti arriva un pugno negli occhi! » ringhia, avvicinandosi di più a lui, con fare minaccioso. Le porte si aprono e io prendo la mia valigia e guardo le porte, non sapendo davanti alla quale fermarmi.
Una porta si apre, rivelando una signora minuta, con un cappello floreale in testa, il quale attira tutta la mia attenzione, non so per quale maledetto motivo.
Devo essere educata, non posso sparare qualche cazzata. Insomma, sono mesi che ho imparato a tenere a freno la mia lingua.
« Salve, voi siete i ragazzi che hanno affittato l'appartamento? » chiede, sorridendo calorosamente. Alex molla la valigia, facendola cadere a terra con un tonfo, e poi viene accanto a me, guardando la signora.
« Lei ha un bel cappello! Comunque sì, siamo noi.» dice, e per poco non gli calpesto il piede. Potrebbe controllarsi, ogni tanto, mica sempre.
« Bene, questa è la chiave! Spero vi possiate sentire come se foste a casa vostra! » sorride, venendoci ad abbracciare. Le porte dell'ascensore si aprono di nuovo, e Jack e Annabelle ci raggiungono, finalmente.
« Grazie, signora. » dico, e gli altri si girano verso di me, perplessi.
« Ma solo noi abitiamo a questo piano? » chiede Jack, cercando di captare pure il minimo rumore, manco avesse un udito da pipistrello.
« Oh, no! Ci sono altre due persone davanti al vostro appartamento, soltanto che a volte sono un po' rumorosi, spero non vi dia fastidio. » dice, accarezzando il braccio di Alex, continuando a sorridere.
Perfetto, soltanto una coppia rumorosa ci mancava. Spero non rumorosa in quel senso.
« Mi chiamo Melody, comunque. Ora devo andare, mio marito mi sta aspettando di sotto. Se ci sono problemi, non esitate a chiamarmi. Avete il mio numero, vero? » annuisco, e lei ci saluta, abbracciandoci uno ad uno. Che carini gli inglesi, così gentili.
Ma non ha calcolato Nemo.
Alex apre la porta, spalancandola, e non appena entra, apre le braccia, sospirando.
« Libertà, ragazzi miei! Siamo indipendenti. » e poi si mette a saltare, portandosi dietro la valigia.
I nostri sguardi sono tutti curiosi, mentre varchiamo la soglia.
All'ingresso troviamo subito un tavolino, lavorato in legno e marmo, con sopra una pianta artificiale, e le pareti sono coperte da alcuni quadri.
Il corridoio non è grandissimo, e porta dritto alle camere da letto.
Ovviamente ci sono soltanto tre stanze, quindi ci tocca dividerle, o al massimo qualcuno dormirà sul divano.
Qualcuno come Alex o Jack, tipo.
« Questa stanza è mia, levati dalle palle! » Jolene spinge Alex di lato, ma Alex spinge lei, e rimangono così davanti alla porta, senza entrare nella stanza.
« Nella mia stanza ci sono due letti singoli! » grida Annabelle, e Jack corre da lei. Questi due non me la raccontano giusta.
« Bene, Jolene divide la stanza con me. »
« Ma te lo puoi scordare! Sono una ragazza, ho bisogno della mia privacy. » dice, puntando il dito contro il petto di Alex.
« Vabbè, ma sei lesbica, per me non è un problema..» dice lui, prendendo la valigia, entrando nella stanza. Jolene batte la testa al muro, esasperata, e poi prende la sua valigia e lo segue. Quindi ho una stanza tutta per me, perfetto.
Porto la mia valigia e Nemo nella mia stanza, e resto piacevolmente sorpresa, perché l'ambiente è caldo e familiare, e mi ricorda casa mia. Poso Nemo a terra, facendolo uscire finalmente dal suo trasportino e scappa, nascondendosi sotto il letto. Basta che non faccia i suoi bisogni proprio lì.
Sollevo la valigia, posandola sul letto e la apro, iniziando a tirare fuori i miei vestiti, per sistemarli dentro l'armadio. Odio fare questa cosa, mi dà noia.
Dopo aver messo i vestiti nell'armadio e aver portato le mie cose in bagno, ritorno nella mia stanza e chiudo la porta.
Mi sdraio a letto, con Nemo che sale accanto a me, sdraiandosi e posando la testa sul mio petto, e inizio ad accarezzarlo.
« Manca anche a te? » gli chiedo, accarezzandogli la testa.
Lui miagola, strofinando la testa sul mio petto e sorrido.
Lo stringo a me e cerco di chiudere gli occhi, per risposare un po'.
Un rumore assordante mi fa aprire di colpo gli occhi, scattando in piedi come se mi avessero appena fulminata. Non so quanto tempo sia passato, fuori è buio, ma so di non aver dormito abbastanza.
E sto trattenendo tutte le imprecazioni del mondo, per non sclerare proprio adesso.
Esco dalla mia stanza, stropicciandomi gli occhi, e incontro i miei amici nel corridoio, assonnati.
« Cosa diavolo...» borbotta Alex, accigliandosi.
« No, vi prego, ditemi che è uno scherzo...» mormora Annabelle, appoggiandosi al muro.
« Ehm...Maddie, stai bene? » chiede, Alex. Alla grande, ma è fantastico! Non ho dormito abbastanza e sembro indemoniata.
« Quando Melody ha detto rumorosi, non pensavo fossero rumorosi in questo senso! » dico, gesticolando, davanti a lui.
« Beh, possiamo tipo... Dirgli di smetterla? » propone Jack, ma Jolene scoppia a ridere.
« Va bene, vado io...» dice lei, sbuffando e alzando gli occhi al cielo. Noi, invece, ci spostiamo nel salotto, aspettando che lei ritorni.
Passano più du cinque minuti, ma quanto ci vuole?
Il rumore cessa, quindi è un buon segno.
Jolene ritorna da noi, con un'espressione leggermente sbalordita.
« Tutto bene? » chiede Annabelle, e lei annuisce.
« Va bene, andiamo a dormire. » dice Jack, ma non appena ci alziamo dal divano, ecco che riparte.
« Ho capito, vado io. » dico, stringendo i pugni.
« Beh, sarebbe una scena fantastica, se solo fossi come mesi fa. Ora ti potrebbe ridere in faccia, angioletto. » dice Alex, prendendomi in giro.
Sto cercando di essere educata e buona, fa così schifo?
« No, sarò educata e loro mi daranno ascolto. » dico, facendo un cenno con la mano, per poi andare verso la porta. Si sente soltanto lo strisciare delle mie ciabatte contro il parquet.
Apro la porta, andando dritta verso quella di fronte, e busso.
Nessuna risposta.
Con una mano busso e con l'altra suono il campanello. Perché diavolo non mi calcolano?
Perché tutti i miei vicini devono essere degli stronzi?
« È inutile, Maddie, andiamo a dormire. » dice Alex, sospirando. La porta si apre di scatto, rivelando la figura slanciata di un ragazzo, e lo guardo dalla testa ai piedi.
Indossa un paio di pantaloni della tuta, a vita bassa, e una maglietta bianca, a maniche corte.
Ha i capelli castani e gli occhi azzurri, i lineamenti duri, sembra il tipico cattivo ragazzo che gioca nella squadra di football.
Lui, d'altro canto, mi ispeziona, aggrottando le sopracciglia, trattenendo una risata, non appena osserva il mio pigiama.
Il mio pigiama con le scimmiette. Beh, sempre meglio di quello con i dinosauri.
« Hai perso la mammina? » chiede, ghignando.
Tranquilla ed educata, Maddie, come lo sei stata per mesi. Non lasciare che questo cretino ti faccia uscire fuori di testa, di nuovo.
« Potresti, per favore, smetterla di suonare la chitarra? Ci sono persone che cercano di dormire a quest'ora. » dico, abbozzando un sorriso.
« Mmh, fammi pensare...No.» sorride, e sta per chiudermi la porta in faccia.
« Ma, ti ho detto per favore. » sottolineo l'ultima parola, ma lui fa spallucce.
« Mi dispiace, non posso fare nulla. » ridacchia, e gli impedisco di chiudere la porta.
Ho bisogno di Mr. Hazzy...
« Ascolta, tizio, sto morendo di sonno, ho dovuto subire un lungo viaggio da Orlando a Londra, quindi potresti, gentilmente, smetterla? Voglio dormire, sono stanca. » sto cercando di mantenere la calma, respirando regolarmente, contando mentalmente fino a dieci.
« Senti, mocciosa, ti ho detto che non posso fare tanto per te. » sorride in modo forzato, incrociando le braccia al petto. Mi giro verso Alex, che sta ridendo, ma non appena mi vede, diventa serio.
Calma, Maddie, calma...
Gli afferro la maglietta, attirandolo verso di me. « Va bene, vediamo se capisci così. » sorrido « Smettila di strimpellare questa fottuta chitarra, o giuro che te la rompo, spaccandotela in testa. » gli do una spinta, cercando di tornare in me.
Oh, porca troia.
Oh, Cristo, ho appena imprecato.
Oddio, cosa ho fatto?
« Uh, bel caratterino. » ride, portando la testa all'indietro. « Mi dispiace, ma non sono io a strimpellare la chitarra. È il mio coinquilino, dovrai dirlo a lui. » fa spallucce, continuando a sorridere.
« Beh, chiamalo, no? » dico, spazientita.
« È chiuso nella sua stanza, non mi apre; suona quando gli va, soprattutto la sera. In ogni caso, cercherò di dirglielo. » mette una mano sulla mia spalla, ma mi scanso, guardandolo male.
Ah, quindi è l'altro ragazzo il vicino coglione.
« Bene, puoi dire al tuo coinquilino che- » non finisco la frase, perché vedo un'altra figura vestita di nero, che si muove per la stanza. È girato di spalle, e sta armeggiando con una chitarra.
Non apro bocca, ma eccolo che attacca, senza girarsi verso di noi. Lo sta facendo apposta, io lo so.
Il ragazzo ride, portandosi una mano sulla pancia, divertito da questa situazione.
Ma porca puttana.
Oddio, un'altra parolaccia. Il mio autocontrollo sta andando a puttane.
Di nuovo, ma cazzo!
« Mi arrendo...» mormoro, prima di abbassarmi e togliermi le ciabatte, lanciandole verso il ragazzo che sta suonando, colpendolo in testa.
« Andate a farvi fottere, entrambi. » dico, e poi mi giro per andare verso Alex. Lo prendo dal braccio, trascinandolo dentro e chiudo la porta.
« Maddie, hai imprecato, ti ho sentita poco fa! » dice, esaltato.
« Stai zitto. » rispondo, andando verso la mia stanza.
« E lo stavi per prendere a pugni! » continua a dire, euforico.
Apro la porta della mia stanza, ma non sembra voler andare via.
« E ti sei incazzata come prima! » batte le mani e scuoto la testa, prima di chiudergli la porta in faccia.
« Vecchia Maddie, bentornata. Prendimi, legami a letto e fai ciò che vuoi di me, ora. » dice, dall'altra parte della porta.
Mio Dio.
« Buonanotte, Alex. » dico, sbadigliando.
Mi sdraio sul letto, abbracciando il cuscino e chiudo gli occhi.
Il mio ultimo pensiero è sempre lui.
Buonanotte, Harry.
Vicini stronzi ne abbiamo? 😌
Go, Maddie, go.
Che il disagio abbia inizio. 😏
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