capitolo 39

And girl, you and I
We’re about to make some memories tonight
I wanna live while we’re young

« Mamma, ho bisogno di soldi...» è la prima frase che sente mia madre, non appena entro in cucina per fare colazione. È un bellissimo buongiorno devo dire, dato che per poco non le cade la padella dalle mani. Papà, come al solito, alza lo sguardo dal giornale e mi guarda come se avesse visto un mostro.
Mia madre mette i pancakes sul tavolo e poi si pulisce le mani sul grembiule, guardandomi male.

Eh, già. Neanche Buon Natale ho detto. Sono una figlia terribile a volte, ne sono consapevole, ma ho davvero troppa ansia dentro il mio corpo, e anche rabbia. So che a Natale siamo tutti più buoni e bla bla bla, ma ho comunque voglia di dare una bella lezione a suo padre. Magari il tacchino lo farà affogare...

Non sarò io a ucciderlo, quindi non avrei colpe.
Oppure il vino gli va di traverso e soffoca...

O mio Dio, sono davvero una persona orribile, perché penso queste cose il giorno di Natale.

« Ti ricordi quella famosa frase, che ti dissi giorni fa? » chiede mio padre, con le sopracciglia alzate.

« Che... Mi ami così tanto da darmi i soldi? » apro le braccia, con ovvietà e lui alza gli occhi al cielo.

« No. Sono povero.» chiude il discorso, continuando a leggere e sospiro.

« Ma è il compleanno di Harry...» tento, facendo una smorfia.

« Ma non è stato giorni fa? » chiede mia madre, riempiendo la tazza con del caffè.

« Volevo dire, è il suo compleanno, di nuovo. » mi schiarisco la gola, evitando lo sguardo di mia madre e mio padre per poco non si strozza.

« Ma davvero? Bel tentativo. » mia madre ride, scuotendo la testa e si siede davanti a me. Faccio la mia solita espressione da suicidio e mi riempio il piatto di cibo.

« Ma fa l'onomastico! » provo ancora, guardando papà di sottecchi, che non mi calcola minimamente.

« Davvero? Portami il calendario, voglio vedere. » mia madre sogghigna, trionfante e arriccio il naso, guardandola male. Mi riempio il bicchiere di succo di frutta e sospiro. Non mi servono tantissimi soldi, giusto il necessario in caso di emergenze improvvise.
Insomma, so che sarò con Shane, ma se le cose dovessero andare uno schifo, almeno avrò i soldi per il taxi e il cibo.

« Ho buttato il calendario, ho messo quello nuovo...» borbotto, iniziando a mangiare, come se fossi una morta di fame.

« Ma ancora non è finito l'anno, perché l'hai buttato? » sbraita mia madre, guardandomi indignata.

« Oh, andiamo donna, anno nuovo, nuovo compleanno...» sorrido forzatamente ed eccola che sbatte la testa contro il tavolo, di nuovo. Forse la devo smettere di farla spaventare, prima o poi romperà il tavolo se continuerà a dare testate. E visto che non abbiamo soldi, parole sue, un tavolo costa.

« Io sono povero. » ribadisce mio padre, a bocca piena. Certo, come no.

« Chi ti ha detto niente...» mormoro, riempiendomi la bocca con un pezzo enorme di pancake.

« La nonna ti ha lasciato qualcosina...» mia madre non mi guarda, ma si limita a fare una smorfia e alzarsi dalla sedia, per andare verso un vaso e infilare la mano dentro, tirando fuori i soldi.

« Il Natale è così bello... Grazie ai parenti diventi miliardario in un giorno, e poi ti tocca aspettare il tuo compleanno o il giorno di Pasqua. » ridacchio, allungando la mano verso mia madre, per prendere i soldi. Mi rimetto seduta e continuo la mia colazione.

« Ma per caso sai dov'è finito il mio vaso? Quello che c'era all'entrata? Sembra sparito nel nulla, sono sicura di averlo lasciato lì. » dice e un pezzo di pancake mi va di traverso, facendomi tossicchiare, come una dannata. Prendo il succo di frutta e lo bevo tutto in un sorso, portandomi una mano sul petto e chiudendo gli occhi.

Ma come potrei dimenticarlo? La sera in cui sono tornata a casa insieme a Harry, totalmente ubriaca e vabbè, è stato in incidente di percorso...giusto?
Mi riempio nuovamente il bicchiere e me lo porto alle labbra.

« Maddie ha dovuto usare un vaso rotto per un progetto. » sputo il succo, e questa volta rischio di strozzarmi sul serio.
Sgrano gli occhi e il mio sguardo scatta verso mio padre, che mi sta guardando con aria di sfida e le braccia incrociate al petto.

« Ma papà, non era mica quel vaso! »

« Certo, e mica tu non avevi bevuto quella sera... In fondo, erano soltanto delle gomme da masticare che sapevano di alcool. Sì, bella pubblicità, Maddie. » ribatte, sorridendo malvagiamente. Scusate, non dovrebbe essere dalla mia parte? Come diavolo fa a ricordarselo?

« Mamma, papà dice sempre di amare la tua torta con le carote, ma in realtà gli fa schifo. » rispondo, stizzita. Alzo un sopracciglio e fisso mio padre. 1-1, e ora?

« Quando non sei a casa, tua figlia combina disastri e incolpa il gatto. » appoggia i palmi delle mani sul tavolo, alzandosi in piedi. Oh, ma questa è guerra.

« Papà la notte si mette i tappi per le orecchie, perché secondo lui russi troppo forte. » dico, facendo una smorfia. Colpa sua se mi confida certe cose.

« Sì, ma il mio vaso? » in tutto questo, lei dice soltanto questa frase. Quel maledetto vaso me lo sognerò la notte, per il resto dei miei giorni.

Io e mio padre ci giriamo di scatto verso di lei, con una faccia del tipo " Ma sei seria?".

« Consideralo un regalo di Natale. » dico e poi finisco di mangiare.

« Se rutti ancora, non cucinerò mai più per te. » mi minaccia mia madre.

Ancora non ha capito che lo faccio soltanto per lei. Insomma, vedere la sua faccia disgustata e esasperata è senza prezzo.

So essere anche delicata come il sedere di un neonato.

So essere educata, a volte non faccio figuracce e i genitori degli altri mi amano, forse. Quando mi impegno.

Per mia madre sono la ragazza più rozza, probabilmente, ma sanno che, almeno quando usciamo, so comportarmi e tenere a freno la lingua.

« Vado a preparare le mie cose, mi dispiace non poter passare il Natale con voi. » dico dispiaciuta. Mi dispiace veramente non trascorrere il Natale con la mia famiglia, per quanto essa possa sembrare pazza, la amo. Sì, in fondo, non potrei farne a meno di loro. Anche se ogni Natale è diverso, per le cose stupide che succedono, soprattutto quando si riuniscono tutti i cugini, gli zii e gli animali.

E Nemo fa l'asociale, sia perché odia il cane di mia zia, sia perché vuole mangiare il criceto di mia cugina, che non lascia mai da solo alle feste, perché è un essere vivente anche lui e merita di festeggiare.

Non ho potuto non cedere davanti allo sguardo da cucciolo abbandonato di Shane, e anche perché ho visto nei suoi occhi quanto lo desiderasse. L'idea mi sembra folle e sono sicura che non andrà tutto secondo i piani. Una persona può tenersi le cose dentro, può fingere di essere chi non è, ma alla fine scoppia.

Forse ho più difetti che pregi, ma voglio bene a me stessa e non cambierei per nessuno.

« Conosco suo padre abbastanza bene, Maddie. È un uomo superficiale e sono sicuro che troverà qualcosa in te che gli darà fastidio. Sa perfettamente che sei stata la migliore amica di suo figlio e sa che lui ci tiene a te, perciò non vorrei che ti usasse come una sua debolezza. Se qualcosa dovesse andare male, chiamami, e ti vengo a prendere. » dice mio padre, in tono severo. Annuisco, dispiaciuta, e sospiro.

Salgo le scale e non appena arrivo nella mia stanza, mi fermo davanti all'armadio.
Cosa potrei indossare? È Natale, mica una cena con Obama.

Spero soltanto di non pentirmi di essermi fidata di Shane. Solitamente non credo molto nelle persone.

Non mi fido delle persone che ti raccontano subito tutta la loro vita, tutti abbiamo dei segreti. E non mi fido neanche di quelle che dicono di essere pentite. C'è sempre qualcosa di marcio in loro, anche quando si pentono, accade lo stesso qualcosa.

Prendo le cose più carine e femminili che ho e le metto nella borsa, insieme alle altre cose di cui ne ho bisogno. Vado in bagno per prepararmi e mi guardo allo specchio.

Spero soltanto che non sia davvero così orribile come immagino.

*******

« Hai preso tutto, piccola? » Shane posa una mano sulla mia schiena, guardandomi con tenerezza e annuisco. È così dolce a volte, mi sciolgo come il burro in padella.

Indossa una maglietta bianca, con lo scollo a V e una giacca leggera e nera  di sopra, i jeans neri e un paio di converse basse.

Anche se è il suo solito look, e non è molto diverso dagli altri giorni, è davvero bello. I suoi capelli sono cresciuti di poco, e tiene il ciuffo fermo all'insù, grazie ad una bandana nera. Gli occhiali da sole sul naso e quel sorriso smagliante che mi regala ogni volta che mi guarda, mi fa morire.

Rip ovaie.

Shane si abbassa di poco per baciarmi sulle labbra, e non appena chiudo gli occhi, sento qualcosa colpire il cancello, facendomi sussultare. Ci giriamo lentamente e vedo mio padre con una ciabatta in mano, che si gratta la testa, imbarazzato.

« Scusate, mi è volata di mano! » grida e poi rientra dentro casa, facendo finta di niente.

Shane sorride timidamente e si passa la mano sulla faccia.

Senza pensarci due volte, gli incornicio il viso con le mie mani e i suoi occhi azzurri scattano nei miei. Sorrido e lui ricambia, impaziente di baciarmi. Mi avvicino velocemente alle sue labbra e lo bacio, sentendo subito il brivido di piacere percorrere la mia spina dorsale. Nel momento in cui il bacio diventa più spinto, con tanto di lingua, le sue mani scivolano dolcemente sui miei fianchi.

Guarda, papà! Tua figlia sta limonando.

Ci stacchiamo, sorridendo e noto che ha le guance arrossate.

Saliamo in macchina e appoggio la borsa sul sedile posteriore. Metto la cintura di sicurezza, e la voglia di allungare le gambe sul cruscotto è grande, come se dovessi fare un lungo viaggio, ma sono costretta a trattenermi. Shane sarebbe capace di lasciarmi sul ciglio della strada, se dovessi sporcare la sua bambina.

Non capisco questa fissazione degli uomini per le macchine. Insomma, le trattano come se fossero veramente degli esseri umani. E poi ci sono quelle macchine che costano più della tua vita, e amen, sei gelosa anche di un ammasso di ferro.

Vorrei proprio vederli mentre si scopano una macchina. Ah, intanto la vagina ce l'abbiamo noi, mica la macchina.

L'aria fresca che entra dal finestrino, sbatte contro il mio viso, facendo lacrimare i miei occhi. Li chiudo e appoggio la testa al finestrino, sperando di svegliarmi direttamente quando arriviamo lì. Non abita lontanissimo, per fortuna.

E io come sempre entro in coma, anche se fossero soltanto  dieci minuti di viaggio. Ecco perché rischio di addormentarmi anche quando prendo l'autobus per andare a scuola.

*********

« Porca troia, ha un fottuto campo da tennis? Cioè, mi perderei anche qui. » dico, spalanco gli occhi. Beh, ma che schifo i ricchi troppo ricchi.
Quello che ho davanti agli occhi l'ho visto solo nei film, quasi, è stupefacente.
Il giardino è perfettamente curato, non capisco se quello sia un campo da tennis o golf, o magari li ha entrambi, oddio. Un piccolo vialetto conduce verso una casetta, che si trova tra gli alberi, poco più in là della villa dei Wayland, e ci sono statuette strane, che un po' mi fanno paura.
Tutto sommato, però, è bella. Questa casa è una specie di labirinto, suppongo.

« Merda, non ho mai visto così tanto vetro in vita mia. Ma che finestre sono? Più pulite del mio specchio, wow. » guardo la casa, totalmente meravigliata.

« Ecco perché odio venire da mio padre. Tutto questo è decisamente troppo. » Shane sbuffa, contraendo la mascella, e guarda la casa come se volesse darle fuoco. Si toglie la bandana dai capelli, scompigliandoli. Stava meglio prima. I ragazzi con la bandana sono fighi.

« Quindi la mia stanza sarà tipo come quella della regina Ely » dico in modo scherzoso e lui gira la testa verso di me, quasi a rallentatore, arricciando il naso, confuso. Gli faccio segno di lasciare perdere e prendo la mia borsa, aspettando che Shane muova quelle sue gambe sexy.
Saliamo la lunga scalinata, e diamine, potrei dimagrire dieci chili soltanto scendere e salire le scale due volte.

Perbacco, forse dovrei fare più attività fisica. Mi sento come una vecchietta di ottant'anni che sta scalando il monte Everest.

Quando arriviamo in cima, un signore ci apre la porta e lo guardo stranita.

« Porca troia, sembra Gazza del film di Harry Potter. » rido, scrutandolo meglio e Shane soffoca una risata.

Indossa un completo nero, perfettamente in ordine, con un papillon dello stesso colore, i capelli quasi grigi, che arrivano alle spalle, e un'espressione che mi fa accapponare la pelle. Dovrebbe sorridere di più, dato che ora come ora mi fa pensare ad un film horror.

« Signorino Wayland, prego, entri! » per poco non fa un inchino e aggrotto le sopracciglia, confusa.

« Mica sei il nipote della regina Elisabetta? » gli domando, facendo una smorfia. Shane scuote la testa e varca la soglia, e prima che lo faccia anche io, mi fermo davanti al valletto e sorrido.

« Per caso ha un gatta che si chiama Mr. Purr? Perché potrebbe fare un'accoppiata favolosa con il mio gatto. » dico, e per poco non gli do una gomitata. Shane fa qualche passo indietro e mi prende la mano, intimandomi di stare zitta e lasciare fare tutto a lui.

« Niente parolacce, comportati per bene ed evita di parlare, se è possibile. »

« Ti vergogni con me? Non capisco perché mi hai invitata, se devo fare scena muta. Non farò la leccaculo con tuo padre, sappilo. » faccio un sorriso forzato e lui sospira, affranto.

« Lo dico per te... Se dici la cosa sbagliata, agli occhi di mio padre sembrerai stupida. » sussurra. Sì, questo è decisamente rassicurante. Ora odio suo padre il triplo.

Non può essere così difficile trattenere qualche imprecazione. In fondo, a Natale siamo tutti più buoni, perfino io.

Si sente uno schiamazzo che mi provoca subito una smorfia. Dei bambini corrono per la casa, lanciandosi cose contro. Alzo gli occhi e faccio finta di niente, stringendo ancora di più la mano e Shane. Mi accarezza il dorso della mano e mi dice di stare tranquilla.

Mi arriva una palla da tennis dritto in fronte e stringo i denti, girandomi verso i diavoli che corrono per la casa.

« Chi cazzo è stato? Giuro che vi appendo al lampadario! » sibilo e sento qualcuno schiarirsi la gola. Ma che diavolo sono nata a fare?
Fingo un sorriso e mi giro verso suo padre, che sembra stia per andare ad un matrimonio. Dove sono i maglioni con sopra le renne di Babbo Natale?

Ma che Natale di merda.

« Maddie Jones, ma che deliziosa sorpresa! » esclama con un sorriso. Sì, deliziosa come un pasticcino.

« Signor Wayland, non... Sì, ma che piacere vederla! » ridacchio nervosamente e lui continua a sorridere. Un pugno in faccia sarebbe il mio regalo di Natale.

« Vedo che sei diventata più femminile, rispetto ad alcuni anni fa. » dice, indicando il mio abbigliamento.
Indosso una semplice camicia rossa, che mi fa pensare al ciclo, non so perché, un paio di jeans chiari e le mie converse rosse.

« Sono sempre stata femminile, insomma, non ho mica cambiato sesso. »  mormoro e vedo Shane coprirsi la faccia. Suo padre alza le sopracciglia, divertito e ci fa segno di seguirlo in sala da pranzo.
Dove diavolo sono finita? Cos'è questo posto?

Santo Nemo, mi vado a nascondere in un armadio e scappo a Narnia.

« Buon Natale a... » porca vacca  «...tutto l'albero genealogico! Siete davvero in tanti.» dico, alzando una mano per salutarli.

Ricambiano, forse con più entusiasmo rispetto a suo padre e sorrido.
Shane neanche ha guardato in faccia suo padre, e ciò mi preoccupa. Perché dovrebbe passare il Natale con lui, se a malapena si guardano?
Prendiamo posto e Shane saluta gli altri con un timido ciao e lo guardo di sottecchi, accarezzandogli le dita. Lui mi guarda, abbozzando un piccolo sorriso e poi guarda il piatto vuoto davanti a sé.
Noto una donna bellissima accanto al signor Wayland e spalanco gli occhi, quando vedo le loro dita intrecciate.  Ora capisco Shane, forse.

*******

Ho guardato un'aragosta per mezz'ora, perché non sapevo neanche da dove iniziare a mangiarla. Per non parlare delle dodicimila posate. Mi è sembrato di  pranzare con Obama ed è stato orribile. Per non parlare dei loro discorsi senza senso. Chi diavolo parla dell'Odissea, Nietzsche e il crollo della borsa di Wall Street del 1929 a Natale?

Io volevo che qualcuno suonasse la chitarra. Volevo fare una gara di battute idiote insieme agli altri.

Volevo le canzoni di Natale, cantate con una tazza di cioccolata calda e marshmallow, in mano.

Mi sembra un incontro tra politici.

Voglio il tacchino ripieno, mangiare fino a scoppiare, aprire i regali. Guardo con disgusto il tavolo e Shane appoggia la mano sulla mia coscia.

« Morirò di fame, porca tr- » mi stringe la coscia e mi fa segno di stare zitto.
Una signora guarda me e poi il piatto, sollevando un sopracciglio. Faccio spallucce e mi appoggio allo schienale della sedia, allungando le gambe sotto il tavolo. Il mio stomaco sta chiedendo pietà.

« Non ti piace il cibo? Possiamo dire di portarti qualcosa che ti possa andare bene. » chiede la signora e sorrido.

« Grazie! Vorrei del tacchino ripieno,  spero non manchi la salsa di mirtilli e la torta di mele. » sorrido cortesemente e il padre di Shane si schiarisce la gola.

Certo, torta di mele.

« C'è qualche problema con il pranzo? Non è di tuo gradimento? » domanda e Shane per poco non tira un pugno nel tavolo.

« Melinda, o quale diavolo è il tuo nome, portale cosa ha chiesto! » sbraita Shane e ci giriamo tutti verso di lui, sconvolti. Oh, merda. Non penso di aver fatto niente di male.

« Shane, calmati, non vorrai mica rovinare a tutti il Natale. » sogghigna suo padre, prendendosi gioco di lui, davanti a tutti. Shane per poco non si alza per andargli a spaccare la faccia, così appoggio la mano sul suo braccio e lo stringo, facendogli sentire la mia presenza.

« Va tutto bene, tranquilla. » si passa la mano sul viso, gemendo e poi sospira.
Vorrei capire Shane, ma mi è difficile. Odia suo padre, eppure è qui. Il padre continua a lanciargli occhiatacce strane, come se fosse divertito. Come se fosse felice vederlo in questa condizione.

*******

È stato molto gentile da parte loro farmi mangiare qualcosa di commestibile e non rischiare di morire il giorno di Natale. Certo, la tensione che c'era nell'aria, avrebbe potuto uccidere anche Babbo Natale.
Dopo il pranzo io e Shane siamo andati a farci un giro fuori e mi ha mostrato la casa, soltanto perché non voleva stare un secondo in più chiuso là dentro, con tutti i parenti.
Siamo stati un po' da soli, e Shane ha dimostrato di sapere essere anche dolce e meno geloso, quando vuole. Anche se, ho visto un sorriso perennemente triste, come se alcuni pensieri lo stessero torturando.

Ogni volta che ho provato a chiedergli di suo padre, ha cambiato argomento.

E ora sono in cucina, seduta sullo sgabello, a parlare con la cuoca.
Volevo soltanto un bicchiere di acqua, ma forse mi ha scambiata per un prete, perché mi ha raccontato metà della sua vita. Shane mi ha detto che sarà di ritorno in meno di cinque minuti, dato che è andato di sopra, a fare non so cosa.
Sospiro e rigiro il bicchiere, ormai vuoto, tra le mani.

Il padre di Shane entra in cucina e rivolge un'occhiata furiosa alla cuoca, la quale molla tutto ed esce, come se avessero comunicato con la mente. Fottutamente inquietante.

« Allora, Maddie. Stai con mio figlio? » domanda, sistemandosi la cravatta, sorridendo in modo forzato.

Beh, ora capisco Shane. Insomma, quest'uomo è così rigido, che faresti meglio a stare zitto.

« A quanto sembra. » rispondo, scrollando le spalle.

« Bene, perché? » chiede, alzando le sopracciglia.

« Fa sul serio? » chiedo, accigliandomi. Per poco non faccio volare il bicchiere nella sua direzione. Io e Shane ci conosciamo da una vita, succede quasi sempre che i migliori amici finiscano per stare insieme.

« Vuoi per caso i suoi soldi? » continua a chiedere e guardo verso la porta, aspettando con ansia l'arrivo di Shane.

« Shane è impegnato, me ne sono assicurato io. » ghigna verso di me e incrocio le braccia al petto. Beh, se la mette così. Se pensa di intimidirmi, si sbaglia.

« Rispondendo alla sua domanda, con i vostri soldi mi ci pulisco il- » non dire culo, non dire culo, sii educata «... didietro. » la parola mi esce come se qualcuno mi avesse dato un
pugno nella schiena.

« La tua dabbenaggine è stupefacente! » esclama, ridendo sommossamente e lo guardo male. Che diavolo? La prossima volta mi porto un dizionario con me. Sono sicura che non sia per niente un complimento.

« In poche parole, la tua stupidità. » spiega, prendendo una bottiglia di vino, stappandola.
Sì, va bene. Questo essere umano non merita neanche di avere il mio rispetto.

« Certo, sono stupida perché non ho parlato di economia e filosofia al pranzo di Natale. Mi scusi tanto, Mr. So-tutto-io. » ribatto, facendo una smorfia di disgusto. Si versa il vino nel bicchiere, sorridendo come se volesse uccidermi, e poi mi guarda.

« Sei davvero impertinente, come lo eri da piccola. Beh, allora, suppongo che mio figlio ti abbia raccontato del suo soggiorno all'estero. » continua a sogghignare e mi fa incazzare ancora di più. Non importa quanto sia importante, non importa quanti soldi abbia, non importa quanto tu possa sembrare idiota e insignificante ai suoi occhi, a me ha rotto proprio il cazzo.

« Sì, allora, tizio » inizio, schiarendomi la gola e lui strabuzza gli occhi « Non me ne frega un emerito- » non troppo volgare, Maddie «...pene, di quello che dici. Non me ne può fregar di meno del suo conto bancario, tanto i soldi li spenderei solo in cibo, molto probabilmente. Non me ne può fregar di meno dei tuoi affari e della tua villa, vuota. Perché, scommetto che non appena finiscono le feste, questa sarà una casa senza anima viva. Ci vuole amore, ci vuole calore, e tu non avrai mai queste cose. E mi permetto di dirlo, perché grazie a Dio ho capito finalmente perché Shane si comportava di merda con me. »
Non appena finisco, prendo un respiro profondo, come se lo avessi trattenuto e lui sembra davvero sconvolto, più di prima.

« Tu non sai cosa stai dicendo e non sai assolutamente niente di Shane! Merita di meglio. » tuona, facendomi accapponare la pelle.

« Certo, immaginavo. Scusami tanto, la prossima mi porterò un libro di filosofia pure quando andrò in bagno, perché è arrivata l'ora di smettere di leggere le etichette dei detersivi. » dico, appoggiando la guancia sul palmo della mano, riflettendo.

« Smetterò di fingere che il tragitto dal divano al frigo sia uno sport; e mangerò un dizionario, perché devo dirle in modo del tutto educato che lei mi fa davvero defecare come genitore! » sì, cavolo! Niente parole orribili, ce l'hai fatta Maddie.

« Spero di vedere il tuo piccolo e povero cuoricino spezzato al più presto, perché sarà proprio Shane a spezzartelo. » sibila, sporgendosi verso di me.

« Sì, nei tuoi sogni, zio. » mi alzo dallo sgabello e gli do le spalle, uscendo fuori dalla cucina.

Forse Shane dovrà finire di raccontarmi il perché dell'odio verso suo padre. Vuole una ragazza per bene per lui e bla bla bla.
Mi odia, manco fossi la peste. Infatti, non gli sono mai andata a genio, ma pazienza. Non posso piacere a tutti, non posso essere la ragazza che indossa gonnelline e tacchi, soltanto per accontentare gli altri. Sì, forse sono troppo diretta, rozza e tutti gli aggettivi schifosi che potrebbero affibbiarmi. Ma non m'interessa. Sarebbe stato molto più interessante ascoltare il racconto sulle pecore di zio Earl, che venire qui.

Posso dirlo? Sì, posso dirlo.

Ma che Natale di merda.

Vedo Shane scendere le scale velocemente, si mette gli occhiali da sole sul naso e afferra la mia mano, portandomi direttamente fuori.

« Non voglio sapere cosa ti ha detto mio padre, non faccio domande, tu non farne a me. Ora andiamo a mangiare cibo schifoso, a divertirci, a guardarti mentre spari cazzate su cazzate, perché a me piace quando lo fai. Semplicemente, non sono più abituato. » non riesco neanche ad aprire bocca, perché sono troppo sorpresa. Mi porta verso la macchina, senza lasciare la mia mano, e poi si ferma di colpo, guardandomi negli occhi.

« E non me fotte un cazzo di mio padre, tu sei abbastanza per me. Ora basta fingere, Mallow. Fai uscire fuori la vera te, perché forse ti sei trattenuta troppo oggi. »

Certo, se solo sapesse cos'è successo in cucina. Molto educata e fine, devo dire.

« Questo Natale mi ha fatto defecare! » esclamo, alzando gli occhi al cielo.

« Sì, lo so...Ma perché parli così? » mi guarda in modo strano, posando il palmo della mano sulla mia fronte, controllando la mia temperatura corporea.

« Nulla, a Natale siamo tutti meno volgari. » faccio spallucce e scoppia a ridere, circondandomi la vita con le braccia, stringendomi forte a lui, e sorrido.
Mi lascia un bacio sul collo, uno dietro l'orecchio e poi uno sulle labbra.

« Andiamo, fidanzato, ti mostro come fare figuracce in pubblico! » gli do una pacca sulla schiena e lui annuisce, sorridendo.

Yay, ce l'ho fatta ad aggiornare. Vi chiedo scusa se il comportamento e il carattere di Maddie vi abbia fatto innervosire, ma lei è così, spontanea, diretta, a volte non fa differenza tra le persone con cui parla.

Spero vi sia piaciuto ugualmente, penso che tra un paio di capitoli, le cose saranno più interessanti! :)

Votate e commentate, se vi è piaciuto! 💕

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