capitolo 28

Avrei dovuto aggiornare domani, perché pensavo che non ce l'avrei fatta oggi...e invece...😂❤ Buona lettura!

Una volta ero la mia unica amica. E ciò faceva schifo, quasi paura.

Momenti in cui stavo morendo dentro e nessuno se ne accorgeva.

Non sono mai stata asociale, ma loro mi hanno fatto chiudere in me stessa. Era come se una parte di me si fosse staccata dal mondo reale. Prima di incontrare Harry, io vivevo nel mio mondo.
Mi stavo isolando da tutti, mi sentivo emarginata. E loro si comportavano come se volessero esiliarmi.
Tutti i giorni erano diventati uguali. La mattina salutavo i miei genitori, sfoggiando uno dei miei sorrisi più falsi, o almeno provavo a fingere. A scuola il mio sorriso si spegneva non appena varcavo il cancello. Era come se stessi andando all'inferno e incontrare il diavolo ogni giorno non era una sensazione piacevole.

Oh, quando mai potrebbe esserlo?

Ero la ragazza che, quando usciva nel cortile, si nascondeva dietro l'albero, per non vedere lui. Per non diventare nuovamente la mascotte della scuola.
Perché, semplicemente, non volevo più avere il dito puntato contro, mentre le loro risate riecheggavano dentro le mie orecchie.

Come un cane indifeso, stavo in mezzo a loro. E loro avevano le lacrime agli occhi per le troppe risate, mentre io, che venivo derisa dalla persona per la quale avrei dato, molto probabilmente, la mia vita, e dal suo gruppetto, stavo cercando di non spezzarmi davanti a loro.

Ero la ragazza che odiava tenere la testa bassa, ma si nascondeva quando lo vedeva nel corridoio per paura di essere spinta a terra.
Questo succedeva quando lui era a scuola, quando io ero ancora la sua povera vittima. A quei tempi mi rifiutavo di reagire, forse perché speravo ancora che il mio migliore amico tornasse da me e mi chiedesse scusa.

Era così all'inizio e faceva schifo.

Mi sentivo debole, lo ammetto. Come facevo a non sentirmi così, se non avevo nessuno dalla mia parte?

Insomma, è brutto quando venti mani ti spingono a terra, ma nessuna stringe la tua per rialzarti.

Chi voleva correre in mio aiuto, aveva paura di lui e del suo gruppo. Insomma, i bulli sono bulli, chi vorrebbe mettersi contro di loro? Era una situazione triste, allora.

E facevano sempre in modo che succedesse tutto, facendolo sembrare un incidente. Non venivano mai beccati, nessuno faceva la spia, nessuno aveva coraggio di aprire bocca. Stupido, vero?
E la prima ad essere stupida ero io. Sì, perché avrei mai potuto mettermi contro la persona che consideravo mio fratello? Io, a differenza sua, non tradivo l'affetto che provavo per lui.

Spesso mi ha fatto desiderare di cambiare città.

A volte avevo paura di perdere me stessa. Desideravo qualcuno accanto. Qualcuno che fosse in grado di trattenere il mio respiro tra le sue labbra e restituirmelo nel momento in cui avrei deciso di dire "basta".

Harry ha rivoluzionato la mia vita. Diamine, se l'ha fatto. Un incontro così insolito, ma così piacevole.

Insomma, sarebbe potuto finire in ospedale, ma questi sono dettagli secondari.

Forse non dimenticherò mai quel giorno, anche perché è impossibile dimenticare una cosa del genere.
Ero così spensierata e, per una volta, felice. Chi non lo sarebbe stato al posto mio? Avere la patente, girare per la città da sola, la musica ad alto volume. In un certo senso mi sentivo libera.

Libera di investire le persone, forse...

Flashback

Va bene, ho mentito ai miei genitori. Ma è una piccola bugia, niente di che. Ovvero, papà mi ha dato la macchina per fare pratica, soltanto vicino casa. Pff, sarebbe stupido fare pratica in uno stupido vialetto.
Diciamo che le cose mi son sfuggite di mano, giusto un po'.
Mi sono allontanata soltanto un pochino.
E non voglio sapere come diavolo sono arrivata in città sana e salva, ancora.
Ho la testa vuota, un sorriso da ebete stampato sul viso, i finestrini abbassati.
Oh, io amo dannatamente tanto viaggiare con i finestrini abbassati. Sentire il vento soffiarmi in faccia, facendo svolazzare i miei capelli, dandomi quel senso di libertà, che fino ad ora mi è mancato.

E, perbacco, ma sono davvero brava. Mi sembra di avere già un anno di esperienza. Decido di rilassarmi, alzando un po' il volume della musica, mentre picchietto il dito sul volante a ritmo.
Finalmente sono indipendente, giusto?

Guardo nello specchietto retrovisore, giusto per un secondo, quando vedo una persona vestita di nero attraversare la strada. E io, come la stupida che sono, invece di premere il piede sul freno, lo premo sull'acceleratore.

Oh cazzo, oh cazzo.

La persona mi nota e per poco non si lancia sul marcipiede, mentre io, presa dalla paura, freno bruscamente.

L'ho colpito. Santa merda, l'ho colpito.

Uomo a terra, uomo a terra. Sono un'assassina, o mio Dio.

Esco dalla macchina e mi precipito verso la persona a terra. O mio Dio, non si muove.
Un bellissimo ragazzo riccioluto è steso davanti alla mia macchina. Sono fottuta, andrò in prigione.

Mi inginocchio accanto a lui e metto le mani sulle su spalle, iniziando a scuoterlo.

« Alzati, cazzo » grido, prima che qualcuno si fermi a chiamare la polizia o l'ambulanza.

« È così che sveglieresti un morto? » chiede una voce profonda. Sgrano gli occhi e balzo all'indietro, portandomi la mano sul petto. Un morto che parla? Oh, Cristo.

Due magnifici occhi verdi mi osservano e poi il ragazzo si alza da terra e si pulisce i jeans. Assottiglia lo sguardo e sembra che voglia uccidermi.

« Chi cazzo ti ha dato la patente?! » grida, stringendo i pugni lungo i fianchi.

« Oddio, scusami tanto! Ti ho fatto male? » chiedo, iniziando a controllare il suo corpo, girando intorno a lui.

« No, figurati. Mi stavi per ammazzare, cazzo » sembra una furia. Tecnicamente ha ragione, ma è vivo, dovrebbe tranquillizzarsi.

« Ma ti ho colpito? » domando, guardandolo con un cipiglio.

« Sporca e fottuta mezzosangue » borbotta a bassa voce, stiracchiandosi, come se niente fosse successo.

« Maledetto babbano. Avrei dovuto metterti sotto » un ghigno si fa spazio sul mio volto e lui sgrana gli occhi.

« Volevo farti cagare sotto, ci sono riuscito, vero? » ridacchia e alzo gli occhi al cielo. Ma ha tutte le rotelle al suo posto? Chi diavolo finge di essere morto, mentre stava per essere ammazzato davvero?

« Penso tu abbia bisogno di uno psicologo...» mormoro, andando verso lo sportello della macchina.

« E tu di andare nuovamente a scuola guida » sogghigna e alzo gli occhi al cielo. Idiota. Apro lo sportello ed entro dentro, ma lui mette le mani sul cofano e mi guarda attraverso il parabrezza.
Qualcuno suona da dietro, così suono anche io il clacson e il tizio davanti a me ridacchia.

« Hai bisogno di un passaggio? » grido, per farmi sentire. Lui ci pensa un attimo e poi si sposta dall'altro lato della macchina ed entra dentro, mettendosi subito la cintura di sicurezza. Davvero ha accettato un passaggio da parte mia? Insomma, lo stavo per uccidere, è coerente?

« Sono Harry, comunque » metto la macchina in moto e ogni tanto mi giro per guardarlo, ma lui mi fa segno di stare attenta alla strada. Eh, non mi capita tutti i giorni di guidare con un figo accanto.
Non so neanche dove diavolo sto andando, non mi dice niente. Mi sudano le mani, sono nervosa e forse moriremo insieme.

« Sono Maddie e ti va un gelato, per farmi perdonare? » gli chiedo, guidando verso la gelateria. Lo guardo con la coda dell'occhio e lo vedo perplesso.
Ho detto qualcosa di male?

« Un gelato? » chiede, con il suo forte accento inglese. Si sente che non è americano.

« Sì, hai presente? Diversi gusti in un cono, poi lecchi e...»

« Cristo, so cos'è un gelato. Nessuna ragazza mi ha mai chiesto di andare a prendere un gelato con lei. » scoppia a ridere e fermo la macchina, non appena arriviamo.
Oddio, sto facendo una cazzata? Lui incrocia le braccia al petto e mi fissa. Perché diavolo mi fissa? Mi sento in imbarazzo, perché ha lo sguardo così profondo e serio. Non sorride più, ma preme le labbra in una linea sottile e non posso fare altro che osservarlo per bene.

« Se tu mi fissi, io ti fisso » gli dico, sostenendo il suo sguardo. Lui alza un sopracciglio, chiaramente divertito, e si morde involontariamente il labbro.

« Che diavolo di ragionamento è? » mi chiede, corrugando la fronte.

« Il mio ragionamento » faccio spallucce e lui scuote la testa.

« Tu sei strana forte, lasciatelo dire. Quindi se io ti stupro, tu mi stupri? » chiede, guardandomi serio. Perché diavolo deve avere ragione? Lo conosco da poco più di dieci minuti.
Apro la bocca per ribattere e lui aspetta la mia risposta, quasi impaziente.

Se il prezzo per aver quasi commesso un omicidio è parlare con ragazzi belli, penso che andrò spesso in giro a investire persone.

Ha la mascella pronunciata, i lineamenti dolci, e due fossette adorabili quando sorride. Le labbra rosee e due occhi che sono la fine del mondo.

« Hai finito di fissarmi? Mi stai spaventando » dice, sogghignando.

« I tuoi occhi sono...molto verdi »
« Ma non mi dire...pensavo fossero gialli » si prende gioco di me e sbuffo, uscendo dalla macchina. Esce anche lui e poi mi affianca, guardandomi con un sorrisetto idiota.

« Ricominciamo. Piacere, sono Harry » dice, allungando la mano verso di me.
« Sono Maddie, piacere mio. » rispondo, stringendo la sua mano. È morbida, quindi la stringo più forte. Lui mi guarda in modo strano e poi posa gli occhi sulla nostra stretta.

« Hai della colla sulle mani, per caso? » domanda, senza guardarmi in faccia.
« No, perché? »
« Molla la mia mano, donna » dice, ridacchiando.
« Ops, scusami » rido a mia volta e alza gli occhi al cielo, con fare drammatico.
« Forse diventeremo buoni amici » dice e sorrido. Beh, non mi dispiacerebbe affatto.

Grazie acceleratore, mi sono fatta un amico nuovo.

Fine flashback

Dopo aver mangiato insieme a lui dei tramezzini, l'ho aiutato a mettere in ordine la cucina anche perché, quando ci si mette lui, sembra stia facendo la guerra là dentro. Anche soltanto per prendere la coca dal frigo, tira fuori la metà delle cose.
Stranamente abbiamo parlato come sempre, evitando l'argomento Jolene e abbiamo scherzato un po'. Il suo umore però è decisamente a terra. Neanche con le mie pessime battute sono riuscita a farlo ridere davvero. Insomma, ha accennato dei piccoli sorrisi, ma niente di più. Avrei preferito non prendere lezioni di piano oggi, visto le sue condizioni, ma lui ha insistito, quindi sono stata costretta. Nonostante la sua stanchezza, però, la musica lo ha tenuto sveglio. Ogni volta che suona, sembra su un altro pianeta, come se lui e la musica fossero un'unica cosa. Per fortuna non sono davvero così idiota come sembro, quindi almeno imparo in fretta. E lui sembra davvero contento del lavoro che sta facendo con me.

Abbiamo passato tutto il santo pomeriggio davanti al pianoforte, abbiamo studiato un po' e ora stiamo guardando Insurgent, o meglio, io lo sto guardando, perché lui si è addormentato.
Ha la testa sulle mie gambe, è rannicchiato in una posizione adorabile, sembra un bambino. Non lo biasimo, si vede che è stanco. Gioco con i suoi capelli, visto che gli piace quando lo faccio, ma non si muove. Il suo cellulare vibra dentro la sua tasca, quindi mi affretto a prenderlo, prima che lo svegli.

« Che cazzo, Mads...» borbotta ad occhi chiusi. Mette un braccio intorno ai miei fianchi e si posiziona meglio, usandomi come cuscino, riaddormentandosi subito.

Non dovrei, ma lo faccio. Sblocco il suo cellulare e vedo un messaggio da parte di Jolene.

" Harry, ho davvero bisogno di conforto ora... Per favore, vieni da me? Ti aspetto fuori, ho bisogno di te. "

Nei tuoi sogni, Jolene. Prendo il mio cellulare dalla tasca e cerco il numero di Alex, l'idiota.

" Ehi, Barbie, puoi darmi un passaggio? "

" Certo, Ken. Fammi indovinare, da uno psichiatra? "

Simpatico, Alex, davvero simpatico.

" Sono da Harry, per favore, è urgente e lui sta dormendo. Non voglio svegliarlo "

" Va bene. Dieci minuti. "

Cerco di spostare lentamente la sua testa sul divano. Mi alzo, senza svegliarlo, e per fortuna continua a dormire come un angioletto.
Probabilmente mi ucciderà, me lo sento.
Lascio il suo cellulare sul tavolino e prendo le mie cose, sgattaiolando fuori.
Sembro un ladro.
Esco in strada e aspetto impaziente Alex.

Ah, Jolene, sto arrivando. No, aspetta.
Dove diavolo abita lei?

Quando sento il clacson di una macchina, per poco non salto in aria. Perché diavolo suona? Alzo gli occhi al cielo e apro lo sportello, entrando dentro.
Ricordo di avergli detto che non sarei mai salita con lui in macchina, amen.
Getto lo zaino sul sedile posteriore e poi mi giro verso Alex, che muove la testa a ritmo di musica.

« Ciao anche a te, Barbie » dico, mettendo la cintura di sicurezza.
« Ciao, Ken senza palle. Dove devi andare? » chiede, mentre ci allontaniamo dalla casa di Harry.
«Portami da Jolene. Dimmi che sai dove abita » lo prego con lo sguardo e lui annuisce. Cambia un paio di canzoni e lascia una che sembra irlandese.
« Tu mica sei irlandese » gli dico, guardando fuori dal finestrino.
« E quindi? A te piacciono le canzoni orchestrali, soprattutto quelle di guerra. E tu mica sei in guerra...» mormora, schiarendosi poi la gola. Va bene, questo è strano. Io non gli ho mai detto che musica mi piace.
« Come lo sai? » domando, girandomi verso di lui. Si morde il labbro, trattenendo una risata e poi diventa nuovamente serio.

« Potrei...» tossisce « aver visto qualcosa. » sorride lievemente, finché non scoppia a ridere. Mi sta prendendo in giro?

Guida con disinvoltura, passandosi numerose volte la mano tra i capelli, penso sia un tic. A volte mi sorride e mi guarda in modo malizioso. Non capisco quale sia il suo problema, ma penso sia grave.
Imbocca un vialetto e guardo le case, che sembrano tutte uguali. Alex apre il cruscotto e tira fuori un pacchetto di patatine, come se niente fosse. Dovrebbe prestare attenzione alla strada.
Dopo poco ferma la macchina e mi indica una persona, seduta sul marciapiede.

« Ora devo parlare con lei » dico, scendendo dalla macchina.

« Prendo i popcorn » dice lui, facendomi l'occhiolino. Sbuffo e vado verso Jolene, pronta a parlarle una volta per tutte.

« Tu! » grido e lei si alza in fretta, guardandomi con sospetto.

« Dov'è Harry? » chiede. La sua voce è spezzata, il suo aspetto non è uno dei migliori e sembra di aver pianto.

« Stai bene? Harry non verrà » le dico, guardandola negli occhi. Scoppia a ridere, in modo sarcastico, e poi mi lancia un'occhiata di fuoco.

« Dubiti del tuo migliore amico, Mads? » chiede, inarcando un sopracciglio. Mi giro verso Alex, che sta seduto sul cofano della macchina a sgranocchia patatine.

« No. Sarò breve, Jolene. Da quando mi hai rivolto la parola, è cambiato tutto tra me e Harry. A volte non sembra neanche lui e mi manca il mio fottuto migliore amico, va bene? Stai lontana da lui, maledizione! » grido, ma lei ride, scuotendo la testa. È così divertente?

« Non era mia intenzione allontanarlo da te. Avevo bisogno di lui, va bene? Fatti i cazzi tuoi, mio Dio! » grida, alzando le braccia in aria, in modo esasperato.

« Oggi il mio migliore amico neanche sembra lui. Mi preoccupo per Harry, ne ho il diritto. Da quando sta con te è strano. » cerco di mantenere la calma, ma il suo menefreghismo mi fa uscire fuori di testa.

« Fatti una vita! Non hai Shane, ora? Povera ingenua. Sei così stupida, Maddie. A volte sei così buona, da sembrare ridicola. Di chi ti fidi, eh? Sei venuta qui con Alex, che è amico del ragazzo che ti ha bullizzata? Quanto puoi essere stupida? » grida e sento i passi di qualcuno dietro di me.

« Ma Alex è innocente » dice lui, dietro di me. Alzo gli occhi al cielo e guardo nuovamente Jolene.

« Sei arrabbiata per i fatti tuoi e te la stai prendendo con me? » le chiedo a bassa voce.

« Vaffanculo! In questo momento non ti sopporto! Sei una fottuta...» non la lascio finire, perché la mia mano è già al contatto con la sua faccia.

Ma non le importa minimamente, perché lei si scaglia su di me, prendendomi dai capelli.

« Uno a uno, vai Maddie » grida Alex. Quanto cavolo è idiota da uno a dieci? Jolene mi tira uno schiaffo in faccia, spingendomi a terra.

« Jolene! Lasciala stare, cazzo! » tuona una voce dietro di noi. Jolene si allontana da me, iniziando a piangere e a tirare calci nei sassolini, allontanandosi da noi.
Resto a terra, guardandola perplessa. Evidentemente questa ragazza ha dei problemi.

« Alex, sei davvero così idiota? Non potevi separarle, invece di mangiare patatine? » grida verso di lui. Due mani si posano sulla mia vita e mi aiuta ad alzarmi su.
Mi giro verso Harry, che sembra furioso, e scuote la testa, deluso.

« Harry, mi dispiace, io...» cerco di scusarmi, ma in realtà non devo. È colpa mia, è così. Non si tratta di fiducia, ma mi dà fastidio vederlo così lontano da me. Mi fa male vederlo abbracciare lei e non me. E lei sembra una strega che vuole portarlo via. Ho il diritto di essere incazzata? So benissimo di aver sbagliato a ficcare il naso nelle sue cose, non intendevo scatenare una rissa tra me e lei, volevo soltanto parlare. Non è colpa mia se mi aggredisce, come se le avessi fatto chissà cosa.

« Come mai sei qui? » gli chiedo, portandomi una mano sulla guancia colpita.
Ha la mascella tesa, l'espressione arrabbiata e sospira profondamente. Posa due dita sotto il mio mento, girando piano la testa di lato e le sue dita spostano la mia mano e accarezzano la mia guancia.
Poi guarda Jolene e stringe i denti.

« Non ti azzardare a toccarla ancora una volta, Jolene. » ringhia verso di lei.
« Sono stata io a colpirla per prima, ha soltanto reagito. Va tutto bene, davvero » dico, grattandomi il collo, imbarazzata.

« Ora tu le dici la verità! Non ho più intenzione di stare dalla tua fottuta parte, mentre la mia migliore amica sta male per colpa tua! Ho cercato di essere buono, di essere tuo amico, ti ho aiutato come ho potuto. Cristo, ci ho provato! » grida verso di lei, prendendosi la testa fra le mani. Non l'ho mai visto così fuori di sé.

« Mi ha cacciata fuori di casa, Harry! » grida lei, scoppiando a piangere.

« Questa è una telenovela spagnola » mormora Alex.

« Cosa? Perché? » chiede il mio migliore amico, calmandosi. Prende la mia mano e la stringe. Probabilmente neanche si rende conto, ma semplicemente cerca di avere un contatto con me.

« Oh, già. Ho sfogato la mia rabbia su di lei, non volevo. So che ho sbagliato, mi dispiace, Maddie. » singhiozza e alzo la testa verso Harry, che guarda per terra.

« Di che sta parlando? Cos'è successo? » lascio la mano di Harry e faccio un passo verso di lei, ma mi fermo.

« Niente, ho detto ai miei genitori di essere lesbica e mi hanno cacciata fuori di casa. Bello, vero? » ride, tra le lacrime.
Lei è lesbica? Ma cosa diavolo...

« Sì, Maddie. Lo sono, smettila di guardarmi così. » si asciuga le lacrime, gridando. E allora Harry cosa c'entra in tutto questo?

« Harry è stato l'unico a scoprirlo, a scuola. Mi ha beccata mentre baciavo un'altra ragazza del corso di canto. Pensavamo di essere da sole, e poi è arrivato lui. Gli ho chiesto io di mantenere il segreto per me, vedendo come avevano reagito alla notizia che tu fossi lesbica. Non volevo essere derisa, Maddie. Lui mi stava aiutando a dirlo ai miei genitori, mi dava consigli. E io non ce l'ho fatta più, va bene? È brutto quando i tuoi genitori pianificano un'uscita con il figlio dei vicini. Fa schifo, cazzo » sembra così abbattuta, che non so che dire. Mi sento una completa idiota. Lei aveva soltanto bisogno di un amico che l'ascoltasse. Voleva parlare con qualcuno di questo suo segreto, facendo capire totalmente il contrario.

Sento Alex imprecare dietro di me e Harry che sospira, andando verso di lei. La abbraccia e lei tira su con il naso.

« Vuoi essere abbracciata anche tu? » chiede Alex, al mio orecchio.

« Se non la smetti, ti infilzo come uno spiedino arrosto » dico e lo sento ridacchiare.

« Vado a prendere del cibo, ne abbiamo bisogno. Torno subito » dice, andando verso la macchina.

Harry continua a consolare Jolene e io sto in disparte, perché non so proprio cosa dire. Ovviamente, non vorrei essere nei suoi panni. Mi dispiace per lei. Perché mai i suoi genitori dovrebbero buttarla fuori di casa?
Mi siedo per terra, tirando su le ginocchia e appoggio la testa su di esse.
Se mi dovessero piacere le ragazze, mia madre mi lascerebbe per strada? Come può fare una cosa del genere un genitore? Insomma, non deve mica dare conto ai suoi, di ciò che fa a letto. Perché si ostinano a guardare i gay come se fossero degli alieni? Magari non so cosa prova, ma la capisco. Non è colpa sua, se i suoi genitori hanno una mentalità chiusa. Lei non è sbagliata, sono gli altri ad esserlo. Ognuno è libero di amare chi vuole, perché dobbiamo sempre essere condizionati dalla società?

Perché dobbiamo essere come un gregge di pecore, sempre a seguire gli altri? Perché dobbiamo essere tutti uguali? Avere stesse passioni, stessi hobby, stesso orientamento sessuale? Perché bisogna essere etichettati, come se fossimo degli oggetti?
Non posso sapere il dolore di queste persone, ma posso provare a capirli. Non capisco l'odio nei loro confronti.
Se un ragazzo ama un altro ragazzo, perché arrivare al suicidio?

Si dovrebbe vivere d'amore, non morire per colpa di esso.

« I miei genitori sono estremamente credenti. Mi hanno guardata come se fossi il diavolo. Riesci a capire, Maddie? In un nano secondo ho smesso di essere la loro figlia. Come diavolo è possibile? Per una cosa così banale... » sorride tristemente, sedendosi accanto a me.

« E se Dio avesse creato il mondo popolato da gay, e gli altri avessero scoperto di essere etero, secondo te, i gay avrebbero disprezzato gli etero? Cosa c'entra Dio in tutto questo? No, Jolene. Non riesco a capire. » Harry si siede accanto a me, mettendo un braccio sulle mie spalle, attirandomi verso di lui.

« Sono credenti, dici? Perché, buttare fuori di casa la propria figlia, è un atto di fede, vero? Credere in Dio, non significa ripudiare i propri figli. Sei sangue del suo sangue. » dico e lei fa una cosa del tutto inaspettata.
Mi abbraccia così forte, come se ne avesse bisogno.

« Sei un angelo, Maddie. Non ti avrei mai rubato Harry » dice e annuisco.

« Cosa farai ora? » chiede Harry, stringendo il mio fianco. Mi giro verso di lui e mi sorride teneramente.

« Non lo so, sono fuori »

« Puoi stare da me per un po', ai miei non dovrebbe dare fastidio...» dico, senza pensarci.

Restiamo a parlare ancora un po', raccontando come vanno le ripetizioni per il concerto e il perché della stanchezza di Harry. Non sapevo che stessero facendo ripetizioni anche dopo la scuola, fino a tardi.
E beh, avrei dovuto aspettarmi l'arrivo di Harry qui. Insomma, come ha affermato lui, si è svegliato, non mi ha trovata, ha letto i messaggi ed eccolo qui.
Dopo un po' Alex torna con il cibo e si siede accanto a noi.

« Tacos per tutti » dice, passandoci i sacchetti.
Non faccio neanche in tempo ad aprirlo, che mi giro verso Harry.

« Harry, la macchina si muove...» dico, indicando la macchina di Alex.

« Ma non c'è nessuno dentro...» dice, accigliandosi.

« Alex, la tua macchina sta andando via...» dico, impaurita.

« Cazzo, un fantasma sta guidando la mia macchina? » grida, alzandosi in piedi.

« Alex, hai tirato il freno a mano? » chiede Jolene e ci giriamo tutti e tre verso di lui.

« Ops... L'odore del cibo deve avermi distratto » dice e poi vediamo la macchina che scende lentamente all'indietro. Harry e Alex si alzano e iniziano a correre verso la macchina per farmarla.

La normalità, questa strana amica.

Okay, Maddie e Harry hanno finalmente chiarito. Ve lo aspettavate? Povera Jolene.
Questo è stato un capitolo meno divertente suppongo, ma per una buona ragione. Se vi è piaciuto, lasciate una stellina 😊❤ alla prossima!

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