capitolo 23

Dormire con Harry nella stessa stanza o nello stesso letto, potrebbe trasformarsi in un incubo. Voglio bene al mio migliore amico, ma quando si tratta di dormire insieme, è tutta un'altra cosa. A volte è bello, altre volte è orribile.
Solitamente mi fa piacere stare con lui, anche perché ormai ci abbiamo fatto davvero l'abitudine a tutto.

Odio svegliarmi prima del dovuto. Ho il cattivo umore per tutta la giornata e cammino con una nuvoletta grigia sopra la testa, che lancia fulmini da tutte le parti.

Eh beh, è più o meno ciò che è successo quando Harry è rimasto a dormire a casa mia e quando io sono rimasta a dormire a casa sua.

Penso di non aver avuto un buon risveglio, né da me e né da lui.
Principalmente per colpa del mio migliore amico.
Quando abbiamo dormito a casa mia, beh, mi ha svegliato in un modo che mi ha fatto salire il crimine in un nano secondo.

Ha avuto la brillante idea di spalmare il dentifricio su tutto il palmo della mia mano, prima di svegliarmi, dopodiché mi ha soffiato in faccia e, ovviamente, quando mi sono portata la mano sul viso, mi è rimasto sulla faccia il dentifricio. Inoltre, i miei occhi avevano iniziato a lacrimare, a causa del forte odore di menta.

Mentre ora, che ho dormito nel suo letto, si è mosso tutta la notte, come se fosse posseduto.

Ad un certo punto mi ha tirato un calcio, facendomi cadere dal letto. Per non parlare del suo continuo russare al mio orecchio. Sono quasi convinta che l'abbia fatto apposta. In conclusione, non ho chiuso occhio per quasi tutta la notte, e ora sto cercando di recuperare, ma niente da fare.

Sento un respiro tranquillo vicino al mio viso, ma non ho il coraggio di aprire gli occhi. Ho dormito poco e male e sto per spaccare la faccia al mio migliore amico.
Lo sento ridacchiare e decido di aprire un occhio.

Non l'avessi mai fatto.

Scatto all'indietro, cercando di alzarmi dal letto, inciampando nelle coperte e mi appiattisco contro il muro.

« Ma che fottuti problemi ti affliggono? » grido, prendendo un cuscino per lanciarglielo contro. Harry si toglie la maschera che, solitamente mette ad Halloween, e scoppia a ridere, buttandosi sul letto, con le mani sulla pancia.
Sospiro, cercando di calmarmi e trattenere la voglia di spaccargli la faccia.
Un crampo alla pancia mi fa abbassare di colpo sulle ginocchia. Harry alza lo sguardo verso di me, smettendo di ridere, e si alza di colpo per venire da me.
Si abbassa, mettendo le sue mani sulle mie braccia e mi guarda impaurito.

« Stai bene? » mi chiede e alzo lo sguardo verso di lui, aggrappandomi alle sue braccia. Conficco le unghie nella sua pelle e lui sgrana gli occhi.

« Fallo un'altra volta e ti uccido! » grido, spingendolo e facendolo cadere all'indietro. Mi alzo e vado di corsa in bagno, per confermare le mie teorie.

Non appena mi abbasso i pantaloni del pigiama e le mutande, vedo ciò che mi trasforma in Hitler una volta al mese.

« Cazzo! » grido, in preda alla frustrazione. E ora? Non ho gli assorbenti. Mi tiro su i vestiti e inizio a frugare in bagno, da tutte le parti, cercando un assorbente di sua madre. Ma non trovo nulla.

« Harry, ho un problema... » dico, aprendo la porta di poco. Lui mi guarda accigliato e fa per entrare in bagno, ma glielo impedisco.

« Cos'è successo? Ti senti male? » chiede, premuroso.

« Devi andare a comprarmi gli assorbenti, veloce, per favore » gli dico e sbianca in viso. Alzo gli occhi al cielo e poi gli afferro la mano, stringendogliela.

« Non ti chiedo di spacciare droga all'angolo della strada. Vai a comprarmi gli assorbenti. Con le ali, mi raccomando » gli dico, rassicurante.

« Ali? Così vola insieme alle tue mutande? » chiede, ridendo. Si passa una mano tra i capelli, così afferro la sua maglietta, stringendola nel pugno e lui smette di ridere.

« Sto morendo dissanguata, vai a comprarmeli, veloce! » sospira, rassegnandosi e poi va nella sua stanza a prendere le chiavi e i soldi. Passa nuovamente davanti al bagno e apre di più la porta. Sto seduta per terra con lo sguardo basso e lui si abbassa per guardarmi in faccia.

« Torno subito. Ti prendo anche qualcosa per il dolore » mi dà un bacio sulla fronte e poi esce, lasciandomi da sola.
Devo cambiarmi, devo pulirmi. Odio il ciclo con tutta me stessa. Esco velocemente dal bagno e mi dirigo nella sua stanza, prendendo il mio zaino.
Prendo i vestiti puliti, l'intimo e lo spazzolino e corro nuovamente in bagno.

Beh, non ho trovato un assorbente, ma il proteggi slip dovrebbe aiutare finché non torna Harry.
Mi lavo velocemente e indosso i vestiti e l'intimo pulito.

Mi guardo allo specchio e mi rendo conto di avere un aspetto orribile. Ho due borse sotto gli occhi orribili e l'alito che fa vomitare anche me.
Metto il dentifricio sullo spazzolino e inizio a lavarli, consapevole che tra non molto sembrerò una che si è lavata la bocca con il bagnoschiuma, dato che il dentifricio finisce sul mento e intorno alla bocca.
Mi sciacquo la bocca e la faccia e mi asciugo. Esco dal bagno e mi dirigo nuovamente nella stanza di Harry, sdraiandomi sul letto.

Mi rannicchio, con le gambe verso il petto e chiudo gli occhi. La signora Edwards probabilmente sta ancora dormendo, dato che è domenica.
Avrei potuto dormire di più, se non fosse per il la stupidità del mio migliore amico.
Sospiro, iniziando a muovermi nel letto, cercando di trovare una posizione comoda.

Non so quanto tempo sia passato, ma sento qualcuno scuotermi per la spalla. Apro gli occhi e vedo Harry, che mi guarda preoccupato.

« Tieni, spero siano quelli giusti... La cassiera mi ha guardato in modo strano, poi mi ha sorriso dicendomi " Fossero tutti come te". » ride, togliendomi una ciocca di capelli dal viso e mi alzo, portandomi la mano sulla pancia.

« Okay, so la lezione. Borsa calda, qualcosa per il dolore e letto tutto il giorno? » chiede con un'espressione da cucciolo abbandonato. Quando sono nel mio periodo, ha sempre paura di dire la cosa sbagliata. Scuoto la testa e prendo gli assorbenti, andando dritta nel bagno.

Dopo aver finito, esco dal bagno e ringrazio Harry con un bacio sulla guancia. Metto il pigiama e il resto delle mie cose dentro lo zaino e Harry mi porge una pillola e il bicchiere d'acqua. Sa perfettamente di non riuscire a resistere fino a dopo la colazione, quindi non è la prima volta che prendo pillole a stomaco vuoto.

« Appena ti passa, ti va di andare a fare colazione da IHOP? » mi chiede e annuisco.

Harry Edwards è quel tipo di ragazzo che sa come trattare una donna mestruata. Ed è tutto grazie a me, dato che abbiamo avuto delle brutte esperienze.
Soprattutto quando, una volta, ho iniziato a rincorrerlo per strada con una ciabatta in mano.

E tutto ciò soltanto perché mi aveva detto di sembrare un cadavere che cammina.

Dopo buoni venti minuti, finalmente, siamo seduti ad un tavolo per due. Harry appoggia un gomito sul tavolo, sorreggendo la sua testa e guarda fuori dalla finestra. Io intanto do un'occhiata ai menù, che sembrano piuttosto invitanti, tanto da farmi brontolare lo stomaco.
Questo posto mi dà sempre un aria di tranquillità, sembra così pacifico.
Do un calcio a Harry da sotto il tavolo e sobbalza, guardandomi in modo truce.

« Hai finito di guardare fuori dalla finestra, come se fossi uno che è stato appena scaricato dalla sua ragazza? » gli chiedo alzando un sopracciglio e lui mi fa la linguaccia. Si stropiccia gli occhi e prende il menù, dando un'occhiata. Scuoto la testa e faccio per prendere il portafoglio dalla tasca dei jeans, ma non lo trovo.

« Merda, ho dimenticato i soldi. Penso di avere soltanto qualche spicciolo » dico, controllando nuovamente tutte le tasche, mettendo sul tavolo tutte le monetine che trovo. Beh, per fortuna mi sono presa la briga di mettere dei soldi anche nelle tasche dei jeans e non soltanto nel portafoglio.
Harry si acciglia e sbuffa. So già la sua risposta, ma non lascerò che mi paghi nuovamente la colazione, lo fa sempre.
Lo guardo mentre controlla le sue tasche e poi assume un'espressione come se avesse appena visto un fantasma.

« Anche io l'ho dimenticato... » si colpisce la fronte, frustrato e poi controlla le tasche della sua giacca.

Mette tutto quello che trova sul tavolo e iniziamo a contare i soldi. Ad un certo punto scoppiamo entrambi a ridere e poso la testa sul tavolo, continuando a ridere per la nostra stupidità.

« Arriviamo a quindici dollari, ci bastano? » chiede, grattandosi il mento, poco convinto.

« Sì, tranquillo » lo rassicuro e finalmente ordiniamo. Io prendo il mio amato french toast con le fragole e un bicchiere di succo di frutta e Harry ordina la Colorado omelette e il succo di arancia. Aspettiamo impazienti la colazione e cerco di calmare in qualche modo il brontolio nel mio stomaco, massaggiandolo. Harry sbadiglia e si prende nuovamente la faccia tra le mani e lentamente chiude gli occhi. A quanto pare è stanco anche lui.
Dopo un paio di minuti la cameriera ci porta la colazione e Harry apre gli occhi di colpo, non appena sente il profumino delizioso del cibo. Sfrega le mani l'una contro l'altra, come se fosse un gesto malvagio e lo guardo scioccata.
Iniziamo a mangiare tranquillamente, gustando ogni pezzo del mio french toast, che è la fine del mondo.

Non appena mangiamo metà della nostra porzione, ci scambiamo i piatti e finiamo di consumare la colazione. Di solito io e Harry facciamo sempre così, per fare in modo di assaggiare due cose diverse.

« Dio, la prossima volta farò attenzione a portarmi il portafoglio con me. Voglio mangiare ancora di più, non ho voglia di abbandonare questo posto » mormora a bocca piena. È così carino quando si abbuffa, ecco perché andiamo d'accordo.
Dopo aver finito la colazione, paghiamo e poi andiamo verso la sua macchina.

« Ti porto a casa? » domanda, stiracchiandosi. Annuisco e una volta entrati in macchina si toglie la giacca e la getta sul sedile posteriore. Mette la macchina in moto e sbadiglia, prima di partire. Penso proprio che, quando tornerà a casa, continuerà la sua bella dormita.
Appoggio la testa al finestrino e sospiro. Ogni volta che sono con lui, mi viene voglia di chiedergli di Jolene, ma non vorrei che si arrabbiasse con me. Insomma, non voglio essere invadente, ma se dovesse uscire con lei, mi farebbe piacere saperlo. Sono la sua migliore amica o no?
Quando arriva davanti a casa mia, accosta la macchina vicino al marciapiede e mi sorride dolcemente.

« Ci vediamo domani a scuola » dice, sporgendosi verso di me per abbracciarmi. Mi godo questo piccolo abbraccio e, prima di uscire dalla macchina, gli do un bacio sulla guancia.

« A domani » lo saluto con la mano e poi apro il cancello, dando uno sguardo veloce alla casa del mio amato vicino.
Mi mordo il labbro e abbasso la testa, continuando a camminare verso la porta.
Afferro la maniglia e l'abbasso lentamente, aprendo la porta, senza fare rumore.
Percorro il piccolo corridoio e poi salgo le scale per andare nella mia stanza, ma proprio mentre sto per entrare dentro, mia madre esce dal bagno, assonnata.

« Buongiorno, Maddie. Sei tornata presto, tutto bene? » chiede, con voce impastata dal sonno. Annuisco e poi entro nella mia stanza, posando lo zaino sul letto. Tiro fuori i vestiti e poi vado in bagno a metterli nel cesto dei panni sporchi. Mi prendo cura della mia igiene intima e poi ritorna nella mia stanza, buttandomi sul letto.
Mi tolgo le scarpe e poi stringo il pupazzo tra le braccia, cercando di prendere nuovamente sonno.

Quando mi alzo è già ora di pranzo, quindi mia madre ci ha pensato bene a svegliarmi con un fischietto, facendomi cadere dal letto.
Ancora assonnata, scendo al piano di sotto, sedendomi direttamente a tavola. Guardo il posto vuoto di papà e mi acciglio, ma mia madre finge un sorriso e mette il cibo in tavola. Dove dovrebbe essere mio padre a quest'ora, di domenica? Faccio finta di niente, distogliendo lo sguardo da mia madre e inizio a giocherellare con il cibo nel piatto. Sento una sensazione strana alla bocca dello stomaco e sospiro, cercando di non pensarci più. Inizio a mangiare in silenzio e stessa cosa fa mia madre. Il pranzo di domenica non è mai stato così strano.

E nonostante tutto, mia madre sembra quasi abituata o rassegnata. Non sembra cambiarle molto questa situazione e mi chiedo il perché. Capisco che il lavoro sia importante, ma negli ultimi giorni neanche ho sentito papà. Finisco di mangiare e aiuto mia madre a sparecchiare, offrendomi volontaria a lavare i piatti.

Dopo averla aiutata a pulire la cucina, mi dà un bacio tra i capelli e mi abbraccia.

« Ti va di darmi una mano a pulire la casa? » chiede, dolcemente. Annuisco, anche se non ho la forza necessaria.
E così, passo l'intero pomeriggio ad aiutare mia madre con le faccende domestiche e, per la prima volta, senza ribattere. Forse è stato anche un modo per passare del tempo insieme e pensare ad altro.

La sera mi chiudo nella mia stanza e resto al buio, mentre mi siedo sul davanzale e osservo la finestra di Shane.
Vedo una luce fioca attraverso la tenda e poi alzo lo sguardo verso il cielo.
Subito dopo il mio sguardo si posa nuovamente sulla sua finestra, ma poi scendo giù dal davanzale e vado in bagno, nuovamente, preparandomi prima di uscire di casa.

« Tesoro, vai da qualche parte? » domanda mia madre, prima di entrare nella sua stanza.
Osserva il mio look, per niente carino. Insomma, non sto andando ad un appuntamento, quindi indosso una semplice maglietta larga a maniche corte e di sopra una felpa aperta, molto più grande, un paio di pantaloni comodi e le mie converse consumate.

« No, vado a farmi una passeggiata. Non farò tardi, in tal caso non ti preoccupare, sto nelle vicinanze » la rassicuro e vado da lei per darle un bacio sulla guancia. Prendo il cellulare, le chiavi e i soldi, insomma potrebbero servirmi.
Esco di casa, sentendo l'aria fresca di dicembre e faccio una smorfia.
Vorrei la maledetta neve. Odio il mese di dicembre e il resto dei mesi, soprattutto per il clima.
Mi piacerebbe vivere in un altra città, anziché ad Orlando.
Insomma, l'estate è la stagione più brutta, la stagione degli uragani. La pioggia è sempre presente, mentre in inverno è odioso stare con i pantaloncini il giorno, quando vorresti soltanto un po' di freddo invernale.

Tra non molto, io e Harry compiremo diciotto anni. E so che, dopo dicembre, il tempo passerà veloce. È odioso compiere gli anni il primo gennaio e non avere neanche la forza di festeggiarlo, grazie al post sbornia del dopo capodanno.
Harry, invece, lo festeggia tra pochi giorni, precisamente il venti dicembre.
Manca così poco, eppure lui non ne ha parlato.
Mi perdo nei miei pensieri, mentre cammino, e mi fermo davanti ad un supermercato che tiene aperto fino a tardi. Entro e vado dritta verso lo scaffale delle bibite, prendendo un bottiglia di coca cola e poi vado alla cassa, ma prima afferro anche una barretta di snickers.
Dopo aver pagato, esco dal supermercato e attraverso la strada, dato che dall'altro lato è più buio e sembra inquietante.

Ho visto abbastanza film, tanto da sapere di non dover mai camminare vicino ai vicoli bui.

Mentre sono intenta ad aprire la barretta, mi imbatto in qualcuno.
Alzo lo sguardo e faccio subito un passo indietro.

« Ti sei persa, bambolina? Cosa ci fai tutta sola, a quest'ora? » mi chiede il signore e alzo gli occhi al cielo. È piuttosto robusto, dato che ha la ciccia che gli penzola e ha un aspetto trascurato. È un uomo barbuto, non troppo giovane e neanche troppo vecchio.

« Mi prendi in giro? Ho evitato di camminare dall'altro lato della strada proprio per questo motivo! E comunque, mi sto facendo gli affari miei, così come dovresti farteli anche tu! » dico, spazientita. Casa mia non è lontana, quindi potrei scamparla.

« Hai la lingua lunga, eh » dice, sfregandosi le mani, pure quelle sono pelose. Faccio una smorfia di ribrezzo e faccio un altro passo indietro.

« No, è normale.» gli mostro la lingua e lui ride sommossamente, facendo un altro passo verso di me.

« Sei strana, ragazzina. » si tocca la barba, con movimenti lenti e ghigna.

«Così dicono in giro. » faccio spallucce. Perché diavolo sto intrattenendo una conversazione con il mio probabile aggressore?

« Divertiamoci un po'. » dice, bagnandosi le labbra con la lingua. Una visione più schifosa di questa non esiste. E beh, non avrebbe dovuto dirlo.

« Mi dispiace, l'unico giro che faccio è quello sulle giostre a Disneyland. Sulla tua giostra non salirò mai.» dico seria, stringendo la bottiglia tra le mani. Infilo la barretta nella tasca dei pantaloni e poi guardo l'uomo.

« Diretta, mi piace » sghignazza e si tocca la patta dei pantaloni. Sto per vomitare. È a pochi centimetri da me e mentre sta per allungare le mani, mi metto a gridare.

«Oh mio Dio, la polizia! » e mentre si gira per guardare, gli do una ginocchiata tra le gambe e lo colpisco con la bottiglia in faccia.

« Il mio migliore amico mi ha insegnato a difendermi, stronzo! » grido e poi corro via. Mi guardo dietro e lo vedo mentre geme dal dolore e poi ringhia e si mette a rincorrermi.

Sì sì, entro domani mi raggiungerai.

Corro e, non so per quale stupido motivo, scoppio a ridere. Continuo a correre e a volte mi guardo dietro.
La sua goffaggine è incredibile. Mentre sono intenta a guardarlo, sbatto contro un'altra persona, scusandomi velocemente e continuando a correre.

« Mallow, aspetta! » grida Shane, mettendosi a correre verso di me. Solo questo mi mancava.

« Fermati, cazzo! Perché stai correndo come una matta con una bottiglia di coca cola in mano? » grida, affiancandomi.
Scuoto la testa e la mia mano libera afferra la sua , continuando a correre. Lui è costretto a seguirmi, mentre corriamo come due pazzi lungo il marciapiede.

« Mi sta seguendo quello dietro » dico, respirando a fatica. Shane si guarda dietro, continuando a stringere la mia mano e ad un certo punto si mette a correre più velocemente, trascinandomi con lui. Ci addentriamo in un parco, abbastanza grande, e corriamo tra gli alberi, finché non ci nascondiamo.
Shane si abbassa, attirandomi verso di lui e metto la testa sul suo petto, soffocando una risata.

« Questa situazione l'hai resa divertente, anziché inquietante. Sei così strana » dice, e mi stacco subito da lui. Merda, è completamente buio qui.

« Perché diavolo hai una bottiglia di coca cola con te? » chiede, di nuovo. Dove la trovo la forza di rispondergli, se fino ad ora ho corso con il ciclo?
Sbuffo e cerco di aprire la bottiglia, senza fare schizzare il liquido.

« Stavo facendo una passeggiata e grazie a questa bottiglia mi sono salvata il culo » dico, togliendo il tappo. Avvicino la bottiglia alla bocca e, mentre sono intenta a bere, Shane alza di più la bottiglia. Per non soffocare, sputo la coca cola, proprio dritto sulla sua faccia.

Ops...colpa sua.

« Merda, che schifo, Mallow! » si lamenta, pulendosi il viso.

« Stavo bevendo, coglione. » borbotto e continuo a bere tranquillamente e poi metto il tappo. Shane si alza in piedi e allunga la mano verso di me. Prendo la bottiglia e poi afferro la sua mano. Me la stringe, ma non troppo forte, e ci dirigiamo verso...l'infinito.
Nah, scherzo. Non so dove diavolo stiamo andando, ma mi fido del suo senso di orientamento, sperando che sia meglio del mio.

Percorriamo una specie di vialetto, senza sciogliere la stretta, e nel frattempo inizio a canticchiare a bassa voce.
Ci avviciniamo ad un laghetto e si siede per terra, facendomi segno di sedermi accanto a lui.
Faccio come dice e tiro fuori la barrettasnickears dalla tasca. Tolgo la carta e, grazie ai pochi lampioni che illuminano di poco la zona, riesco a vedere gli occhi scintillanti di Shane, che mi fissano.

« Perché mi guardi così? Per caso vuoi un pezzo? » gli chiedo, dividendo la barretta a metà. Prima che potesse ribattere, allungo l'altra metà verso di lui e la prende, sorridendo.

« Trascini sempre tutti nei tuoi casini? » chiede con un pizzico di ironia.

« Soltanto chi si lascia trascinare, non obbligo nessuno » faccio spallucce e mangio in tranquillità.

« Io ti ho sempre seguito » mormora, come se avesse paura di dirlo ad alta voce.

« È questo ciò che fanno i migliori amici, no? » gli chiedo e lui alza di poco lo sguardo per guardarmi. Sorride lievemente e annuisce.

« Il tuo migliore amico lo fa, vero? Ti segue nei tuoi casini? » chiede e il suo tono è quasi malinconico.

« Sì. Più che altro mi tira fuori dai casini » rido, ripensando a tutta la merda nella quasi sono finita.

« Mi dispiace, Maddie. Posso fare una cosa? » chiede, avvicinandosi di più a me.

« Se hai intenzione di baciarmi, sappi che mi costringi ad andare a staccare il palo della luce e ficcartelo nel...» non finisco la frase, che le sue braccia sono già intorno al mio corpo.
Mi stringe così forte, che per poco non soffoco. Posa la guancia sulla mia spalla, con la bocca rivolta verso il mio collo. Riesco a sentire il suo respiro caldo che accarezza dolcemente la pelle e, esattamente come un soffio di vento, mi fa venire i brividi. Mi circonda il busto con le braccia, intrecciando le mani dietro la mia schiena e resto ferma, incapace di muovermi.
Il suo abbraccio sembra disperato, come se ne avesse bisogno. Sento il suo respiro farsi sempre più irregolare, quindi decido di ricambiare l'abbraccio. Infilo in resto della barretta in bocca e i palmi delle mie mani si posano sulla sua schiena, mentre sento il calore invadermi tutto il corpo. Un abbraccio del genere non me lo dà da anni.
Si tira leggermente indietro, soltanto per premere le labbra sulla mia guancia. Un bacio delicato, che nasconde tante cose.

« Grazie Maddie. Ora non mi picchiare » ridacchia, staccandosi da me e si lecca le labbra. Faccio scontrare le nostre spalle, in una spinta giocosa, e lui sorride.

« Dovrei tornare a casa. Vuoi un po' di coca? » gli chiedo, ma lui scuote la testa, alzandosi in piedi.

« Mi riferisco alla coca cola. Ancora non ho iniziato a spacciare droga » mi alzo anche io e ci puliamo i jeans, dopodiché ci avviamo verso il vialetto.

« Lo so, Mallow » ride e posa la mano sulla mia schiena, guidandomi. In qualche modo, apprezzo questa sua premura nei miei confronti.
Lo sento sospirare profondamente e lo guardo di sottecchi.

« Permettimi di esserci » dice, come se fosse una supplica.

« Lo sto già facendo » mormoro, delusa. Avrebbe potuto capirlo già, ma non ci arriva certe volte.

« Ti prometto che..» mi fermo e allungo il palmo della mano verso il suo viso, interrompendolo.

« No. Promettimi soltanto che ci sarai dietro la porta, quando avrò bisogno di te e verrò a bussare. Non mi servono chissà che promesse, soltanto la tua presenza »

« Se non mi troverai dietro la mia porta, significa che sarò già dietro la tua. » sussurra quest'ultima frase e sorrido tristemente. Vorrei fidarmi di lui, vorrei credere alle sue parole. Ma la verità è che ho paura.
Con lui non è mai ciò che sembra.

« Andiamo, il mio rubinetto ha una perdita, devo tornare a casa...» continuo a camminare e lui mi raggiunge.

« Quale rubinetto? » chiede, confuso.

« La mia vagina, ora taci o ti faccio fuori » affermo, esasperata. Per poco non gli lancio questa bottiglia addosso.

« Cioè, ti stai pisciando addosso o cosa? » domanda, tenendo il mio stesso passo. Beh, almeno non è serio davvero. Shane Wayland non è stupido, ma finge di esserlo a volte.

« Wayland, davvero, stai zitto... » lo sento ridacchiare e continuiamo a camminare in silenzio, con la luna che splende sopra di noi e un piccolo sorriso che riaffiora sulle mie labbra.

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