capitolo 19
È stato dannatamente vergognoso.
Guardare Jack in faccia è stato quasi traumatico. Insomma, come diavolo avrei fatto a spiegargli il fatto dell'essere lesbica o no? Gli ho detto semplicemente che quella persona ha sbagliato numero, e si trattava di un errore, ecco perché ero così sconvolta.
Di certo non avrei potuto dirgli che, il mio migliore amico cazzone, abbia dato il mio numero ad una ragazza arrapata il novantanove percento del tempo.
E che io, ovviamente, sono soltanto una povera vittima.
Mi sono sentita in imbarazzo non appena ho varcato il cancello di casa sua.
Ora capisco perché è figo, ricco, e super intelligente, amante dei ristoranti francesi.
Tutto quanto in questa casa è troppo raffinato. Per poco non sembra la residenza di un principe.
Addirittura il lampadario di cristallo è più bello della mia faccia.
Sua madre si è mostrata una donna molto simpatica, per niente una signora di alta società che se la tira. Il che mi ha lasciata un po' perplessa. È possibile che io adori più sua madre che lui?
Insomma, sua madre sembra molto più simpatica e divertente di lui. Le piace scherzare, è amichevole e soprattutto ha un modo di fare giocoso, che amo da impazzire.
Jack è tutto il contrario. Sembra riservato, non gli piace molto scherzare, ma è piuttosto serio perfino con se stesso.
Jack mi ha mostrato la casa, che sembra quasi un labirinto. L'arredamento è spettacolare e i mobili sembrano quasi nuovi. Insomma, da quanto tempo vivono qui? O cambiano arredamento ogni anno?
In ogni caso, io il bagno non riuscirei a trovarlo lo stesso.
Ovviamente si è soffermato di più sulla sua stanza, dove teoricamente dovremmo studiare. E per fortuna ha mantenuto la parola.
La scrivania è piena di quaderni di matematica, con esercizi e appunti vari, libri e un sacco di matite e penne.
Io vado a scuola con una penna e a volte perdo pure quella.
C'ha una fottuta cartoleria appesa al muro. Tiene tutto in modo ordinato, ed è incredibile. Poi, quando finisce di scrivere e posa la penna sulla scrivania, si ricorda esattamente il posto in cui l'ha messa.
Io, se scrivo e poi smetto per un secondo, le mie penne e matite sembrano finire nel triangolo delle bermuda: non le trovo mai.
Siamo così diversi. Non penso di aver mai conosciuto una persona così strana per i miei standard.
« Okay, facciamo una pausa? » mi chiede premuroso. Annuisco e resto ferma a fissarlo.
«Sono felice di essere in grado di farti capire qualcosa di matematica » afferma con un sorriso smagliante.
Non ho capito un accidente: sorrido e annuisco. Funziona sempre, no?
La sua stanza sembra quella di un adolescente normale, forse un po' troppo in ordine. Ha un sacco di poster appesi al muro, le pareti sono di un blu notte bellissimo e, in contrasto con la luce, si vedono i brillantini. Il soffitto è ricoperto dal dipinto di Van Gogh, La notte stellata, e sembra di stare veramente sotto il cielo di notte.
Non posso fare altro che restarne incantata, ha una stanza spettacolare. Un letto matrimoniale, con la trapunta blu, a quanto pare ama questo colore, che è anche il mio preferito.
Mentre tengo lo sguardo rivolto verso l'alto, sento due mani che mi stringono i fianchi in una presa ferrea, e due labbra che si posano sul mio collo, quasi come se fossero due carboni. Per poco non mi stacco da lui, come se mi fossi appena scottata.
« Ti piace? » mi chiede in un sussurro. Annuisco, e le sue labbra continuano a baciare la mia pelle, ma l'unica cosa che voglio è scappare. Non sono per niente normale. Forse mi sono appena resa conto che in realtà Jack è davvero un bel ragazzo, ma non fa per me. Mi fa girare verso di lui e le sue labbra lasciano baci delicati sulla mia mandibola, mentre prende le mie braccia e le porta intorno al suo collo.
Harry aveva ragione.
Mi fa indietreggiare verso il letto, ma inciampo in qualcosa, e per non perdere l'equilibrio, inverto le posizioni e lui cade sul letto e io sopra di lui.
Oh, capitano. Qui sul fronte Sesso va di male in peggio, ho bisogno di rinforzi.
« Oh, capisco... Vuoi fare quella che comanda » sogghigna e si lecca le labbra, e io non posso fare altro che guardarlo sconvolta.
« Slacciami la cintura, bambolina » dice, muovendo le sopracciglia su e giù.
« Slacciatela da solo, hai due mani. Mica ti posso cambiare io » dico, alzandomi da sopra di lui.
« Cosa? Aspetta, tu non vuoi...? » chiede, accigliandosi.
« Jack, sono alla ricerca di una sufficienza in matematica, non di un cazzo. » dico, esasperata.
Taci, Maddie. Taci, ora.
Lui si alza dal letto, sistemandosi la maglietta e mi guarda imbarazzato.
Si sistema il ciuffo biondo, e trattiene il labbro inferiore tra i denti. Neanche vuole guardarmi in faccia.
« Mi dispiace non averlo capito prima » dice, pentito.
« Tranquillo, acqua passata » abbozzo un sorriso, ma lui spalanca di poco la bocca, e si gratta la nuca, a disagio.
« Sappi che non ti giudico. Non sono contro le lesbiche »
« Ma io non sono...» faccio per dire, ma sua madre irrompe nella stanza, e ci guarda confusa.
« Ehi, come vanno le ripetizioni? Stavate facendo una pausa? » domanda, gentilmente.
« Già... Gli stavo proprio raccontando della volta in cui mi sono presa una sbronza assurda, e tipo verso le due di notte volevo cucinare e ho messo i croccantini di Nemo nella pentola » rido, ma poi mi giro verso di lui, supplicandolo con lo sguardo di farmi smettere. Il nervoso mi fa dire cose strane. Molto strane.
« Hai un pesce che mangia croccantini? » domanda sua madre, più confusa di prima.
« No, mamma! È un gatto, e comunque Maddie...»
« Me ne stavo giusto andando » dico, deglutendo. Questa situazione deve finire. E ancora una volta, sto scappando.
Posso essere più sfigata di così? Ora anche Jack pensa che io sia lesbica, fantastico!
Quando cavolo è successo? Sembrano piuttosto interessati alla mia sessualità.
Jack mi sorride imbarazzato, ma non ribatte. Forse sa anche lui che è meglio così. La mia presenza potrebbe causare danni, anche di qualche centinaia di dollari.
Con le mani dietro la schiena, esco dalla stanza e i due mi accompagnano all'uscita. Devo dire a Jack che non è come pensa. Merda, lo sa tutta la scuola.
Ucciderò Harry in un modo molto violento, non avrò pietà.
« È stato un piacere averti conosciuta, Maddie. Passa pure quando vuoi » dice sua madre, attirandomi in un abbraccio, dandomi un bacio sulla guancia.
E anche il secondo appuntamento è andato a puttane. Jack mi accompagna fino al cancello e prima di andare via, mi afferra la mano.
« Mi dispiace, anche per questa volta...» mormora, veramente dispiaciuto.
« Non fa nulla. Comunque, non sono lesbica... È successo che Harry ha dato il mio numero ad una ragazza, dicendole che fosse il suo, ed è successo un casino. Ora tutta la scuola pensa che io sia lesbica » lui stringe la mia mano e mi attira tra le sue braccia, dandomi conforto.
« Ti credo. E da bravo ragazzo, non ti bacerò, Maddie. Soltanto perché ho capito che tra noi non potrà mai funzionare, ci va tutto contro. Ma sei una ragazza fantastica, e vorrei essere lo stesso tuo amico. Hai bisogno di un passaggio? » mi accarezza la schiena, e metto le mani sul suo petto, dandomi una spinta, per staccarmi da lui.
No, figurati, sono venuta con il mio aeroplano.
« No, tranquillo. Ho già chiamato Harry » mento, e lui annusice. Mi dà un bacio sulla guancia e poi mi saluta con un cenno della mano, dopodiché sparisce dalla mia vista e il cancello si chiude.
Maledetta me.
Attraverso la strada e vedo che già sta diventando buio, ottimo. Forse dovrei chiamare sul serio Harry, ma non voglio disturbarlo. Insomma, non può mica farmi da tassista. Sbuffo e cammino lungo il marciapiede, tirando ogni tanto i calci contro i sassolini. La sfiga che mi accompagna sempre. Questa sì che è la mia migliore amica.
Ho dimenticato di portarmi la cuffiette con me, almeno il tragitto sarebbe stato meno noioso di così.
Forse il karma ce l'ha con me. È incredibile che io abbia così tanta sfiga dentro un solo corpo.
Se dovessi suicidarmi, la mia anima deciderebbe di reincarnarsi nello stesso corpo: sfigata a vita.
Alcune persone camminano a braccetto, gustandosi questa meravigliosa passeggiata, mentre il sole è già tramontato, e il venticello che mi scompiglia i capelli, facendomi sembrare Cruella de Vil.
« Cazzo » impreco, mentre cerco di sistemare i capelli di lato. Una macchina nera mi passa accanto, molto lentamente, e non appena mi giro per guardare, vedo Shane che si gira di poco, ma poi continua dritto.
Non mi ha visto. La scimmia che è dentro di me sta esultando e ballando la macarena.
Continuo a camminare ma vedo la macchina fare retromarcia. Oh, merda.
Senza pensarci due volte mi getto, letteralmente, dietro un cespuglio e resto nascosta.
Sento uno sportello chiudersi e impreco mentalmente.
« Mallow, sei tu? Che fai dietro il cespuglio? » chiede, mentre io inizio a colpire la terra per il nervoso.
« Sto... Cercando un vaso di fiori! » dico, sbuffando.
« Un vaso di fiori? » domanda, divertito.
« Sì, mia madre l'ha perso » ribatto, stizzita.
« In un cespuglio? »continua a chiedere, ridacchiando.
« Sì, Shane, dietro ad un fottuto cespuglio » alzo il tono della voce, ma lui se la ride.
« Nel cespuglio, a circa sei chilometri lontana da casa tua? Farò finta di crederci, Mallow. Per caso ti serve un passaggio? »
Mi alzo in piedi, pulendomi i jeans con le mani, e poi incrocio le braccia al petto. Indossa un cappellino nero, messo al contrario, e qualche ciocca di capelli gli ricade sulla fronte. Mi guarda con un pizzico di divertimento, mentre aspetta impaziente una mia risposta. Shane è bello e sa di esserlo, e poi sa che gli sto facendo anche la radiografia.
Indossa una maglietta bianca, probabilmente a maniche corte, e di sopra ha la sua solita giacca di pelle nera. I skinny jeans neri stanno meglio a lui che a me. Fantastico!
« Sto uscendo con i miei amici, c'è anche Harry, se vuoi ti porto da lui » propone, alzando un sopracciglio. Annuisco e mi fa segno di seguirlo verso la macchina.
La prima volta che salgo nella sua macchina da sobria. Spero di non morire insieme a lui, sarebbe proprio da sfigati.
Salgo dentro, ma non appena chiudo la portiera, lo vedo mordersi il labbro inferiore, come se si stesse trattenendo dall'insultarmi.
« Tu non sei lesbica, vero? Non ho niente contro, lo sai, non sono omofobo...ma tu non sei lesbica. » mi guarda torvo, e la sua sembra più un'affermazione, che una domanda. Mi sta imponendo di non essere lesbica? Meschino.
« Senti, piccola merda, ti sembro lesbica? » chiedo, lanciandogli uno sguardo minaccioso.
« A posto. Sono felice di saperti etero. Se lo fossi stata davvero, penso che avrei dato di matto » ride, mentre con una mano stringe il volante, e l'altra la tiene sulla coscia. I suoi genitori hanno fatto proprio un bel lavoro con lui.
Continua a mordersi il labbro, forse per abitudine, mentre tiene gli occhi puntati sulla strada.
Mentre si ferma al semaforo, gira la testa verso di me e il suo sguardo sembra sofferente.
« Dobbiamo per caso parlare? Sai, del motivo per cui hai iniziato a odiarmi e cose così? » gli domando, mettendo una mano sul suo braccio. Lui guarda la mia mano e poi me. Scuote la testa e rivolge nuovamente la sua attenzione alla strada. Parte e resta in silenzio. Si sentono soltanto i suoi sospiri, come se volesse dire qualcosa, ma non trova il coraggio. E io mi maledico, perché non sono in grado di intraprendere una conversazione con lui, e scoprire di più.
« Quando eravamo piccoli...» inizio, ma mi anticipa.
« Zitta, per piacere » allunga una mano verso il mio viso per zittirmi, e non so perché, ma ci rimango male. Neanche ho finito la frase, e poi non era niente di male nei suoi confronti. Soltanto uno stupido ricordo, che avrei voluto fargli presente di nuovo.
Dopo circa altri cinque minuti passati in silenzio, ferma la macchina vicino ad un locale, e faccio per aprire la portiera, ma lui afferra il mio braccio e mi costringe a girarmi verso di lui.
« Mi sei mancata durante il mio soggiorno in Europa, sai? Non c'era nessuno da prendere in giro...» dice, mettendo il labbruccio. Fottuto bastardo.
Alzo la mano per colpirlo, ma lui l'afferra e mi attira di più verso di lui.
Sento soltanto il suo respiro che si spezza contro la mia bocca, e il mio cuore che minaccia di uscirmi dal petto.
« Mi sei mancata tu, Mallow. Ho i miei motivi se sono un maledetto stronzo, ma non voglio che tu lo sappia. So che probabilmente mi odierai ancora di più e, sinceramente, non riuscirei a reggere ancora più odio da parte tua. » lascia la mia mano e con due dita mi accarezza la guancia, e il suo sguardo si sofferma sulle mie labbra.
« Non sei lesbica, giusto? » il suo pollice traccia il contorno delle mie labbra, e penso di soffrire di fibrillazione atriale, perché il mio fottuto cuore in questo momento batte male. Avvicina il suo viso al mio, il suo respiro contro la mia bocca, riesco a sentire il soffice tocco delle sue labbra, anche se le sta soltanto sfiorando, ma prima che lui mi possa baciare, lo sportello si apre all'improvviso.
« Ehilà, Shane! Ci hai messo di tempo » dice, Alex con una bottiglia di mano. « Oh, Maddie, che cazzo ci fai tu qui? » chiede, facendo un passo indietro.
« Vaffanculo, Alex! » mormora, Shane. Scendo velocemente dalla macchina e stessa cosa fa lui. Shane mi stava per baciare? Il mio vicino bipolare, stava davvero per baciarmi? Intravedo Harry con Jolene seduti sul muretto, dall'altra parte della strada, e mi affretto a raggiungerli.
Harry, non appena mi vede, scende e avanza verso di me.
Mi guarda in modo sospettoso e poi prende la mia mano e avvicina il suo viso al mio.
« Ha infilato il suo pesce nell'acquario? » bisbiglia al mio orecchio e gli do pugno sul petto, facendolo ridere.
« Non è successo niente. Harry, questa storia dei messaggi deve finire. Perfino Jack pensava fossi lesbica, soltanto perché mi sono rifiutata di andare a letto con lui » mormoro, a bassa voce.
« Questa è la mia ragazza! » dice, abbassandosi per prendermi dalle gambe e sollevarmi da terra, facendomi girare. È davvero un cretino. Gli circondo il collo con le braccia e rido. Mi mette nuovamente a terra e gli altri ci raggiungono.
Jolene prende Harry dal braccio e lo avvicina a lei, mentre lui le mette un braccio sulle spalle e continua a ridere. Lei mi guarda con sguardo di sfida, quasi come se mi stesse dichiarando guerra.
« È il mio migliore amico » dico, senza pensarci. Mi mordo la lingua e alzo gli occhi al cielo. Harry mi guarda confuso e Jolene sghignazza.
« Già, migliore amico, non è mica il tuo ragazzo. Non devi stargli appiccicata come una sanguisuga » ribatte, con un sorriso perfido. Mi sta prendendo in giro? Harry si allontana di poco da lei, e la guarda con le sopracciglia aggrottate.
Già, ha ragione. Prima o poi Harry avrà una ragazza, e io dovrò farmi da parte. Ma perché lei? È antipatica, e ho voglia di darla in pasto agli squali.
« Va bene, non litigate per me » dice lui, sbuffando. È davvero così cretino? Io ci rimango dannatamente male. Non so se sono pronta a vederlo uscire con una ragazza, che non sia io.
Si sta sciogliendo la squadra.
Nemo dove sei? Conficca i tuoi maledetti artigli nella faccia di Jolene.
Tiro fuori dalla tasca il cellulare e mi allontano con la scusa di dover fare una telefonata.
In realtà entro sull'applicazione del McDonald's e cerco i panini nuovi, magari farò un salto prima di tornare a casa.
« Gelosa, Maddie? E se te lo portassi via, cosa faresti? » chiede quella voce fastidiosa.
Cosa farei, se lei mi portasse via Harry?
« Penso che ti ucciderei in cento modi diversi e nasconderei il cadavere » rispondo, girandomi verso di lei.
« Che amicizia vera, la vostra! » perché suona come una provocazione?
Alza un sopracciglio, sorridendomi maliziosamente, e poi fa spallucce.
« Attenta a ciò che desideri, Mads. » mi fa l'occhiolino e si gira per tornare da loro. « L'amica non deve contare più della fidanzata » dice, dopodiché si allontana.
Che diavolo vorrebbe dire? Intende essere la sua ragazza?
Maledetta gatta morta, hai messo gli artigli sul ragazzo sbagliato.
Okay, amatemi.
È tanto se vi chiedo di lasciare una stellina? Su quasi 4000 visualizzazioni, risultano di meno quelli che votano :C non vi piace la storia?
Non vi chiedo di pagarmi, ma semplicemente di lasciare una stellina. Io rendo felice voi, voi rendete felice me. Vorrei far crescere questa storia 😊 se mi volete aiutare, vi sarei immensamente grata.
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