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Il mio cuore batte all'impazzata, sento lo stomaco stringersi in una morsa fatale, sento l'aria mancarmi nei polmoni e poi una voce metallica:
-signori vi prego di allacciare le cinture di sicurezza l' aereo sta per atterrare-
Inizio a tremare come una foglia, sento come se tutto intorno a me stesse girando ma molto probabilmente l'unica cosa qui dentro che gira é solo la mia testa.
La signora seduta di fianco a me molto preoccupata mi chiede - signorina si sente bene?-
Io nel frattempo prendo dei respiri profondi e chiudo gli occhi, magari la testa smette di girare.
Dopo pochi secondi riapro gli occhi e sto un pochino meglio, la testa ha quasi smesso di girare e il respiro è tornato regolare.
-si signora tutto bene, é solo un pò di ansia-
-sicura dolcezza? -
-si si non si preoccupi davvero-
che signora gentile, chissà magari qui a New York sono tutto così gentili...
Ah comunque non mi sono ancora presentata, mi chiamo Annabell, ho 18 anni. Basta sapere solo questo di me.
Non sono una ragazza da molte parole, non sono come quelle ragazze che nei momenti imbarazzanti riesce a sdrammatizzare la situazione con una battuta non sono quel genere di persona. Sono più una ragazza che ama osservare le persona, si lo so, posso risultare alquanto strana, ma la gente che mi giudica non sa che nell'osservare le persone é qualcosa di unico, é qualcosa che ti permette di apprendere ogni piccola sfaccettatura di quella persona, ti permette di cogliere particolari che a prima impressione non riusciresti a capire.
Sono una ragazza un pò complicata io, alcune persone mi hanno paragonata alla serie televisiva "beautiful", hanno persino detto che è più incasinata la mia vita che quella serie televisiva. E credo che infondo sia così.
La parola semplice nella mia vita non é mai esistita.
L'aereo é atterrato e l'ansia comincia a crescere dentro di me. Sono in un nuovo stato, in una nuova città, con una nuova lingua a cui dovrò abituarmi.
Sono passata dal parlare il dialetto siciliano a dover parlare l'inglese come se fosse la mia lingua madre...
Speriamo bene.
Le hostess hanno aperto il portellone e le persone stanno già scendendo, io mi affretto a prendere il mio bagaglio a mano e raggiungere gli altri.
Una volta varcata il portellone mi incanto, alla vista di quella vista, il sole sta tramontando e il cielo é di quei colori magnifici del tipo rosso, giallo,arancione. Sono incantata quando un ragazzo dietro di me mi dici in inglese - é magnifico non è vero?-
Ed io senza spostare lo sguardo da quella vista strepitosa annuisco e sorrido per poi scendere i pochi gradini ed andare a prendere gli altri bagagli.
L'aria che c'è a New York é ancora calda siamo ancora agli inizi di settembre mi sembra una cosa anche abbastanza ovvia, spero soltanto che quest'anno nevichi, in Sicilia nella mia città non é mai nevicato, neppure una volta. Quindi io per vedere la neve sono sempre dovuta andare in montagna ed ogni volta che vedevo quella distesa di bianca rimanevo incanta e mi perdevo ad'osservarla come ad'imprimere il suo ricordo nella mia mente.
Sto aspettando i miei bagagli quando mi squilla il cellulare, é solo un messaggio da quella che dovrebbe essere la cosiddetta "mamma"
"Amore come stai? com'è andato il viaggio? Sei arrivata?"
A:mamma
Come se te ne importasse qualcosa, sono arrivata. Ti pregherei di non scrivermi più, se non per questioni urgenti.
Ed invio.
Lo so, posso risultare una ragazza immatura,stronza,fredda ma non é così ve lo posso assicurare. Se mi comporto così con lei c'è un motivo.
Prendo i miei bagagli e mi dirigo fuori dall'aeroporto, sono pronta ad iniziare la mia nuova vita a New York. Dio non posso ancora credere di essere a NEY YORK!! C'é capite? Sono a new York.
Provo a chiamare un taxi con un dito all'insù ma non si ferma,allora inizio a fischiare e miracolosamente il taxi si ferma, dio ho sempre voluto farlo ahhaha
Salgo sul taxi, - signorina dove vuole che la porti?-
-buongiorno mi porti alla: University art accademy-
Sono stata ammessa a questa università ed ho anche vinto una borsa di studio, sono riuscita a farcela. Sono riuscita a scappare da quella che una volta chiamavo casa.
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