- 5 : Amicizia




Rebecca


«Perché non gliel'hai detto? Ma dico, sei impazzita?» disse Elisa mentre faceva avanti e indietro come una pazza in camera mia. Io invece me ne stavo sdraiata a testa in giù sul mio letto da una piazza e mezzo, in pigiama, con i piedi appoggiati al muro a mangiare patatine al formaggio. Mangiavo sempre quando ero in agitazione per qualcosa, era più forte di me. Ero un pozzo senza fondo e l'ansia mi stava divorando da dentro.

«Non potevo dirglielo, sarebbe scappato nel giro di due secondi» risposi a bocca piena.

«Reb non so se ti sei resa conto che quell'esserino lì è un piccolo dettaglio importante della tua vita, non puoi tenerglielo nascosto» disse indicando Arya che giocava con le bambole sul tappeto rosa dall'altra parte della stanza.

«Lo so. Io non voglio proprio nasconderla a nessuno ma come faccio a spiegarglielo? Dovrei raccontargli tutta la storia e sinceramente non mi va che esca con me solo perché mi compatisce».

«Se è un uomo con un po' di sale in zucca non lo farà».

«E se scappa?» dissi preoccupata.

«Se scappa può andare a farsi fott..ops» disse mettendosi una mano sulla bocca e guardando verso Arya. Fortunatamente era troppo impegnata a giocare per badare ai nostri discorsi.

«Lo devi fare Reb, se ha realmente voglia di conoscerti ed è così maturo come dice lo accetterà» continuò.

«No no no, finché non mi fiderò di lui tutto questo rimarrà un segreto, sarò una normale ragazza di vent'anni. Tra l'altro non ho ancora deciso se lo rivedrò o meno, quindi smettiamo di farci queste fisime inutili».

«È scontato che lo rivedrai, saresti una stupida a non farlo».

Ci pensai un po' su. Non facevo altro che pensare a lui da quando ero andata via. I suoi occhi, il suo modo di fare, la sua risata, mi piaceva tutto di lui, dovevo ammetterlo. Questo però non cancellava ciò che ero, quando mi aveva afferrata in quel modo stringendomi a sé il mio cuore aveva fatto un triplo salto mortale ed era quasi uscito dal petto. Mi aveva fatto piacere ma allo stesso tempo piccoli flashback mi avevano invaso la mente e il terrore si era impadronito di me. Non potevo farci niente, non riuscivo a controllarlo. Una parte di me era felice, l'altra arrabbiata, soprattutto con me stessa perché non riuscivo a lasciami andare. Ricordavo ancora quel profumo buonissimo che emanava, mi era rimasto sulla maglia e più l'annusavo più sorridevo. Mi piaceva. Tanto. Ma non mi fidavo di lui, assolutamente. Lo conoscevo appena ed era ormai chiaro a tutti che non ero brava a decidere di chi fidarmi. La cosa più giusta da fare in quel momento era una seduta, sicuramente Francesca mi avrebbe aiutato in quella situazione a capire quale delle due parti era meglio far prevalere. Fidarmi o non fidarmi. Lasciarmi andare o frenarmi. Ero così dannatamente confusa.

Elisa sembrava sempre più strana, non si era ancora fermata un attimo. Indossava una semplice tuta nera e le snikers bianche dell'Adidas, era completamente struccata e si era fatta una grande crocchia nei capelli da cui fuoriuscivano ciocche bionde da ogni lato. L'avevo vista raramente così, di solito era sempre sistemata e impeccabile. Non era da lei farsi vedere in quelle condizioni.

«Mi spieghi perché questa cosa ti scombussola così tanto da essere agitata e malmessa in questo modo?» le dissi alzando la voce di qualche decibel e visibilmente spazientita.

Si fermò all'improvviso, prese Arya in braccio e vennero sul letto vicino a me. Mi guardò negli occhi e scorsi in essi un misto tra dolore e rabbia.

Non disse niente, muoveva lentamente lo sguardo, come se fosse altrove con la mente, da me alla piccola. Quest'ultima d'altro canto, come se nulla fosse, continuava a giocare anche sopra le gambe di Elisa.

«Dimmi che succede Eli, non capisco» le dissi con tono più cauto di quanto avessi fatto prima, forse c'era rimasta male per come le avevo risposto seccata.

Lei mi guardò, mi dette la bimba in braccio e si rialzò in piedi «è solo che...non voglio che soffri di nuovo. So che mi hai perdonata ma io non posso dimenticare che è colpa mia ciò che è successo con Luca, se non fossi andata via non sarebbe successo niente, ora saresti felice e tranquilla. E invece ti ho lasciata sola nelle mani di quei mostri, ti ho rovinato la vita» disse con le lacrime agli occhi e la voce tremante «devo proteggerti adesso e so per certo che se inizierai qualcosa di serio con Edoardo e non sarai sincera, quando lo scoprirà, perché succederà presto te lo assicuro, sarà un disastro e starete male entrambi. Tutto per una tua paura insensata» finì, ma io ero già avvinghiata a lei stretta in un abbraccio.

«Non è colpa tua, lo sai. Non potevi sapere cosa sarebbe successo e neanche io. Le cose accadono, ci sconvolgono, ci feriscono e ci fanno stare male ma se c'è una cosa che ho imparato da tutta questa storia è che dietro a ogni tempesta, al di là, sopra le nuvole c'è sempre un bellissimo sole. Io sono certa che oltre ad avermi lasciato la cosa più bella che esista, la mia piccolina, là fuori, da qualche parte, c'è un sole che aspetta soltanto me>> le dissi dolcemente mentre con le mani le asciugavo le lacrime dal viso «quindi non preoccuparti per me, glielo dirò appena sarò sicura di potermi fidare di lui, nel frattempo parlerò anche con la dottoressa Masini e cercherò di decidere sul da farsi» e le stampai un bacio sulla guancia.

«Non ti merito, ti voglio un bene dell'anima sorellina» mi disse.

«Anche io te ne voglio, tanto».

Mi staccai da Elisa e ripresi in braccio Arya «Ehi piccolina, ti va di aiutarmi a preparare una torta al cioccolato?» le dissi.

Lei mi guardò con quegli occhietti vispi color nocciola, che somigliavano tanto ai miei, e mi disse: «Anche Misa>>.

<<Eli, ti va?>> dissi ad Elisa con un sorrisetto dolce, anche se sapevo già che non poteva resistere se a chiederglielo era Arya.

«Va bene» disse prendendomela dalle braccia e stampandole un bacio in fronte «Andiamo».

** * * *

Ero sdraiata sulla poltrona nello studio di Francesca e avevo appena finito di raccontarle quello che era successo negli ultimi giorni. Le dissi di Edoardo, dei miei dubbi, delle mie paure. Lei se ne stava li di fronte a me, nel suo bel vestito arancione e mi ascoltava sorridendo.

«Dimmi, perché non gli hai detto di Arya?».

«Beh Francesca, non per nulla, non è che al primo che passa io racconto la mia vita. Lei è l'unica a cui io abbia detto cosa fosse successo nei dettagli. Se glielo avessi detto mi avrebbe sicuramente chiesto del padre e avrei dovuto mentirgli. Ho preferito omettere che mentire».

«Capisco. E quindi lui ora ti ha chiesto di rivedervi. Come ti senti al riguardo?».

«Sono in ansia, terribilmente. Non so come comportarmi» le risposi.

«Cosa senti verso questo ragazzo?».

«Mi piace, non dico di provare un sentimento perché ancora è presto però sento un'attrazione molto forte. Quando sto con lui ho emozioni contrastanti. Ci sto molto bene, lui mi fa ridere, come non ridevo da tempo,  poi però basta una parola detta male o un gesto a farmi ripiombare nel buio. Per esempio quando ieri mi ha abbracciata è stato strano. Inizialmente ho avuto come l'impressione di voler rimanere lì per sempre, poi però ho ripensato a Luca. A lui che mi stringeva e io che non riuscivo a scappare. Sono dovuta correre via».

«È una cosa positiva Rebecca se provi interesse verso questo ragazzo. So che non è semplice affrontare questa situazione ma io credo che possa farti bene. Devi capire che al mondo non sono tutti come Luca.Nel momento in cui stai provando una bella emozione canalizzala dentro di te e concentrati solo su quella. Ci vuole tempo per chiudere una ferita aperta ma non pensi che sia ora di pensare, con i giusti tempi, a poter essere felice?» mi disse e a quel punto litri di lacrime mi stavano inondando. Cercavo di trarre forza da quello che Francesca mi diceva ma era senza dubbio più facile a dirsi che a farsi.

«Senza dubbio ma non so comunque come fare...».

«Un gradino alla volta. Il primo passo è senza dubbio accettare l'invito di Edoardo. Cerca di mantenere le distanze in un primo momento, fisicamente parlando, avvicinati un po' per volta via via che inizi a fidarti di lui. Fai tutto ciò che ti senti di fare ed evita le situazioni che ti disturbano. Vediamo come va, che ne dici?» mi disse con aria dolce. Quella donna il suo mestiere lo sapeva proprio fare. Bastava qualche sua parola per farmi sentire decisamente meglio.

«Va bene». Continuavo a ripetermi che ce l'avrei fatta. Io sarei uscita da quest'incubo. Ero forte. Potevo affrontare il mondo intero. Quel mostro non avrebbe vinto. Ero pronta a rinascere.

Salutai la dottoressa e mentre tornavo alla macchina scrissi un messaggio a Edoardo trascinata dal coraggio che Francesca mi aveva dato.

«Va bene Giovedì sera? :)».

Mi rispose dopo qualche minuto.

«Non vedo l'ora. Alle 20 sarò da te <3». Sorrisi. Anche io non vedevo l'ora.

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