28. Una serata perfetta
Massimo
«Che aspetti? Devi raccontarmi tutto!» esclama Rita appena svoltato l'angolo.
Stanno camminando davanti a me e a Rachele, ci precedono di qualche passo sulla strada verso casa.
Aurora sbuffa, divertita, scuote la testa. «Non c'è niente da raccontare, eri lì insieme a me» risponde.
«Oh andiamo... Non fare la preziosa con me, sono la tua migliore amica e hai un debito nei miei confronti, non dimenticartelo!» replica Rita, sbattendo ripetutamente gli occhi nel tentativo di intenerire Aurora.
Io e Nic ci scambiamo un'occhiata rapida e un sorriso. So che cosa passa per la sua testa. Mi sta suggerendo di rimanerne fuori, di non farmi coinvolgere, qualsiasi cosa Rita e Aurora dicano. In teoria sarà così, in pratica non posso garantirlo. La serata ha già riservato un paio di sorprese nelle assurde dinamiche che regolano i rapporti tra me e Aurora, confermandomi ciò che temevo, e cioè che non sono in grado di rimanere indifferente alla sua presenza. Quindi, caro Nic, aspettati di tutto.
Già mi innervosisce pensare ad Aurora insieme a quel ragazzo, al bagnino... Do di matto se penso al bacio che lei gli ha stampato sulla guancia quando l'ha salutato. Insomma, che cosa significava? Sono quasi certo che l'abbia fatto apposta per indispettirmi. D'accordo Aurora, avrei voluto gridarle, prendendola per mano e portandola via, lontana da quel tipo, hai vinto tu, hai ragione, mi irrita l'idea di te con un altro.
Mi riscuoto dai miei pensieri, stringendo più forte la mano di Rachele nella mia. Lei mi guarda, sorride. Cammina tranquilla al mio fianco, con quel suo passo leggero e il modo impeccabile che ha di essere sempre al posto giusto, nel modo giusto. Inconsapevole di tutto ciò che ribolle nelle mie vene e, per questo, la perfetta via di fuga da me stesso. Il rifugio sicuro, per me, da ciò che sono. La sua presenza nella mia vita è la certezza che anche io sarò sempre al posto giusto, nel modo giusto, accanto a lei.
Dovrò cacciare via l'irritazione e convincermi di essere contento che Aurora sia felice. Perché sembra davvero felice stasera. E stop. E invece no. Non mi convinco. Non ci riesco mai.
«Davvero la metti in questi termini?» domanda Aurora a Rita, già ridendo. «Mi ricatti sbattendomi in faccia il mio "debito"? Adesso sì che mi pento di essere tornata!»
Rita fa la finta offesa per qualche secondo, poi torna all'attacco. «Ti preeeego, ti prego, ti prego!» la supplica.
Rachele si unisce a lei, ridendo. «Dai Aurora, raccontaci qualcosa, Rita non è l'unica curiosa» le dà man forte. Deve però percepire in me un certo irrigidimento, perché alza di nuovo il suo sguardo nel mio. «Tutto bene Max?» domanda.
«Sì, certo» rispondo, ma forse un po' troppo in fretta. «Sono solo stanco» mento, tirando fuori un sorriso che so essere poco convincente. Lei non insiste, si limita a guardarmi sospettosa, poi lascia cadere la cosa. A volte mi chiedo se intuisca qualcosa o meno. Se davvero non capisce che c'è una strana elettricità tra me e Aurora o se piuttosto finge di non accorgersene perché è più comodo così. A ogni modo, non sarò certo io a chiederglielo.
Aurora alza le mani al cielo, in segno di resa. «D'accordo!» concede. «È stata una serata perfetta. Era tanto tempo che non stavo così bene insieme a un ragazzo» dice.
Ecco. Mi irrigidisco di nuovo. E, di nuovo, Rachele se ne accorge. Mi osserva per un attimo in silenzio, con le sopracciglia alzate. Questa volta però non fa domande.
«Mi sembra una gran cosa» si intromette Nic. Lo osservo. Lui sì che sembra davvero felice per Aurora. Felice e basta. In modo sincero.
Lei annuisce. «Anche a me» e c'è del sollievo nella sua voce, nel tono rilassato e deciso con cui risponde a Nic. Mi sento come se qualcuno mi avesse appena conficcato un chiodo nell'anima.
«Mi sono divertita, lui sembra simpatico ed è stato molto gentile» sorride. «E poi», per un attimo esita, «poi mi piace molto, intendo... fisicamente» mi lancia una rapida occhiata, che fingo di non vedere. Ma è un altro chiodo che si conficca impietoso nel mio cuore. «Anche questo era da tanto tempo che non succedeva» aggiunge, tornando a ignorarmi.
«Dai tempi del ragazzo della tua prima volta? Quello di cui eri innamorata?» domanda Rachele.
Ho l'impressione che Aurora sia arrossita. Io di sicuro sto andando a fuoco, in questo momento. Maledizione.
Non risponde subito. Anzi, per un attimo spero che non lo faccia. Ma poi deve aver pensato che non rispondere sarebbe strano, sicuramente scortese senza un'apparente motivazione.
«Sì, credo di sì... In effetti ho provato qualcosa di molto intenso stasera e non mi capita mai se non con lui... cioè, non mi era mai capitato se non con lui, volevo dire» si affretta a rimediare. Ma è troppo tardi, Rita si è lasciata scappare un gridolino, accompagnato da una gomitata piuttosto evidente, io e Nic ci siamo bloccati trattenendo il fiato.
Aurora si volta verso Rachele, come a volerne studiare la reazione. Adesso sì che è arrossita. È buio ma si capisce, ha lo sguardo sbarrato, a dir poco terrorizzato. Per un attimo posa i suoi occhi nei miei ma li riabbassa subito. Mi viene da sorridere. Il mio ego sta gongolando.
Mi concentro su Rachele, che però non sembra aver dato importanza alle sue parole. Continua a tenere la mano nella mia.
«Sembra davvero che tu abbia fatto una conoscenza speciale, allora» sorride ad Aurora.
Tiriamo tutti un sospiro di sollievo, anche se il mio cuore ha subito un'accelerazione e ci vorrà un po' per farlo tornare a un ritmo normale.
Aurora annuisce e si incammina di nuovo, a passo più svelto. Riprendiamo tutti a camminare, facendo finta di niente.
***
Rientriamo in casa dieci minuti dopo. I nostri genitori sono già a letto, vista l'ora. La casa è avvolta nel buio e nel silenzio. Nic apre la porta, girando piano le chiavi e cercando di non fare troppo rumore. Entriamo e in un attimo ci scambiamo una silenziosa buonanotte. Nic e Rita salgono subito al piano di sopra, e Rachele li segue dopo avermi dato un bacio.
Sto per salire a mia volta quando Aurora sussurra il mio nome. Si schiarisce la voce. «Ovviamente non volevo dire quello che ho detto, prima» dice.
«Ovviamente» replico, senza riuscire a trattenere un sorriso. Non ho voglia di dare corda a delle inutili giustificazioni, è tardi, sono davvero stanco adesso e, soprattutto, per questa sera ne ho abbastanza di strane situazioni da gestire. Quindi fingerò di crederci, Aurora.
«Ti assicuro che ha smesso di importarmi» continua lei. «Dopotutto, sei il primo ad avere messo in chiaro questo punto. O mi sbaglio?»
Annuisco, alzando gli occhi al cielo. Questo è il momento giusto per rimettere le appropriate distanze tra noi. Qualsiasi cosa sia successo qualche ora fa, qualsiasi sentimento più o meno lecito si nascondesse dietro al nostro litigio, non conta. Ed è sano, adesso, ribadirlo.
Sospiro, esasperando la mia insofferenza. «Non ti sbagli. Adesso possiamo andare a dormire?»
Questa volta è lei ad annuire, alzando gli occhi al cielo. Mi raggiunge e mi supera, salendo qualche gradino delle scale che portano al piano di sopra. «Perfetto, perché voglio essere sicura che non rovinerai tutto. Che non rovineremo tutto solo perché non riusciamo ad essere concilianti.»
«Che cosa temi?» le domando.
«Chiedimi piuttosto che cosa voglio» risponde lei, fissando con decisione i suoi occhi nei miei.
«Che cosa vuoi, Aurora?» concedo.
«Voglio che tu stia fuori dalla mia vita privata. Niente battutine, niente strane scenate di gelosia, niente insinuazioni o qualsiasi altra assurdità irritante ti possa venire in mente.»
Colpito e affondato. Allargo le braccia in segno di resa, annuisco. «Concesso. Contenta?»
«Bene» dice, e mi tende la mano destra. «Allora siamo d'accordo? Niente intromissioni?»
Sbuffando afferro la sua mano. E sia. Se è questo che vuoi, Aurora, ne starò fuori. Goditi il tuo bagnino, se è questa la ragione che si cela dietro questo patteggiamento. Le passo accanto, salendo i due gradini che ci separano. «Niente intromissioni», confermo. Poi sorrido, mi avvicino al suo viso e mi accorgo che lei trattiene il fiato. «Buonanotte, Aurora» le sussurro nell'orecchio, poi salgo in fretta il resto dei gradini, lasciandola da sola nel buio della casa.
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