25. Ciò che non uccide
Aurora
Stiamo tornando dalla spiaggia. Rachele ha voluto unirsi a me e a Rita, e adesso stiamo camminando una accanto all'altra sulla strada verso casa. Rita e Rachele chiacchierano del più e del meno, mentre io me ne sto per lo più in silenzio interagendo a mala pena con qualche sì e qualche no. Le osservo, persa come al solito tra i miei pensieri. Sembrano in confidenza. Be', dopotutto si conoscono e frequentano già da un po', solo che a me questa cosa sembra strana... Ma tant'è, e devo farci pace. Sono io quella fuori posto, qui.
"Aurora!" sento chiamare il mio nome. Tutte e tre ci giriamo, all'unisono. È Diego, che sta camminando qualche decina di metri dietro di noi. È da solo. Ci fermiamo ad aspettarlo, accelera il passo e ci raggiunge.
"Vi dispiace se facciamo la strada insieme?" domanda guardando a turno prima me, poi Rachele e Rita. Scuotiamo la testa. "Avrei bisogno di parlarti" mi dice, poi.
Scambio uno sguardo allarmato con Rita. Rachele nota stranita la nostra preoccupazione. Non deve esserle sfuggita quella strana tensione che per un attimo si è innescata.
Annuisco. "Sì, certo. Che cosa c'è?" domando.
Riprendiamo a camminare, io e Diego ci tratteniamo qualche passo indietro. Rita ha preso Rachele sotto braccio e la sta trascinando dicendole chissà che cosa nell'orecchio. Si starà inventando una scusa plausibile per giustificare questo dialogo privato tra me e il padre biologico del suo ragazzo.
"Laura mi ha detto che ieri lei e tuo padre ti hanno parlato" esita. "Come stai?"
Sbuffo con mal celata rabbia. "È necessario che te lo dica?"
Diego fa una lieve smorfia di disappunto. "Non l'hai presa bene, vero?"
"Per niente."
Annuisce. "Lo immaginavo. Avevo detto a tua madre che secondo me era presto, che era sbagliato metterti pressione. E anche tuo padre l'aveva fatto."
Lo osservo. Ha davvero detto così a mia madre? Sono in confidenza, a quanto pare, se mia madre parla con Diego di questioni che riguardano me. "Ma Laura è testarda, quando si mette in testa qualcosa difficilmente ci ripensa", continua, e un lieve sorriso gli compare sul volto. È strano sentirlo parlare così di mia madre.
"Beh, non sono pronta a giocare alla famiglia felice. Probabilmente non lo sarò mai, devono accettarlo. Non so se riuscirò mai a perdonarli... a perdonarla..." decreto, decisa. È lei il principio e la vera causa della mia sofferenza, come potrei perdonarla?
Diego annuisce.
"Capisco..." esita. "Mi dispiace" aggiunge. "Non è facile per nessuno comunque."
Mi metto a ridere. "Oh beh, a quanto pare per mia madre è stato facile. È sempre stato facile per lei... mentire a tutti, e fare pace con tutti, nonostante ciò che ha fatto."
Ho provato a tenere a bada la rabbia, ma non ci sono riuscita. Diego ascolta in silenzio. Anche lui avrà il suo bagaglio di rancore verso di lei. Se non ce l'ha più, sicuramente l'avrà avuto.
Lo guardo. È così, lo vedo dal suo sguardo che non può controbattere alle mie parole.
"Non ho voglia di parlarne, comunque" dico.
Annuisce.
"Volevo solo dirti che se ti senti accerchiata lo capisco, ma dai tempo al tempo, sono sicuro che andrà meglio... piano piano. Per Massimo è stato così."
Non credo che sarà così, penso, non riuscendo del tutto a ignorare la rabbia che mi scaturisce dentro ogni volta che qualcuno mi ricorda che Massimo ha perdonato e ha saputo superare ciò che ci ha rovinato la vita.
Continuiamo a camminare in silenzio. C'è una domanda che mi brucia dentro da un po', ora più che mai, e mi decido ad approfittare dell'occasione.
"In che rapporti siete tu e mia madre adesso?"
Diego sembra sorpreso, ride e si tocca il sopracciglio.
"Vuoi sapere se proviamo ancora qualcosa l'uno per l'altra?" domanda, senza mezzi termini. E io senza mezzi termini rispondo. "Sì, è così."
"Certo che è così..." sussurra lui, sguardo dritto davanti a sé, mani nelle tasche dei bermuda. "Sei un tipo diretto, mi piace. No, Aurora. Io non provo più niente per tua madre da un bel po'. Ero innamorato del ricordo di lei, prima di scoprire dell'esistenza di Massimo. Poi quel sentimento si è assottigliato sempre di più, senza che me ne accorgessi. Mi sono reso conto che non esisteva più quando l'ho ritrovata. È una donna diversa dalla ragazza che ho amato, e anche io sono diverso da quello che ero. Non c'è più niente di noi, tranne Massimo."
Ascoltando la sua risposta, ho trattenuto il respiro. Finalmente espiro, allentando la tensione sul mio corpo.
"Abbiamo scoperto di poter essere amici, di volerci bene, di voler stare vicini per Massimo, e abbiamo deciso di provarci. Tutto qui."
Annuisco. "Ok" rispondo. Qualcosa nelle sue parole mi ha turbato. Ci impiego un po' a mettere a fuoco che cosa. È quello che ha detto sull'essere innamorati di un ricordo. Forse è questo che ha capito Massimo, se mai ha continuato a provare qualcosa per me in questi anni. Che era innamorato di un ricordo. È per questo, forse, che è riuscito ad andare avanti, a differenza di me?
Percorriamo il resto della strada in silenzio. Arrivati a casa, Diego mi sorride. "Vado a fare una doccia prima che arrivino gli altri e si prendano il bagno migliore", mi fa l'occhiolino, apre il cancello ed entra nel giardino.
Rita e Rachele ci stavano aspettando lì davanti, prese dalla conversazione. "Voi ragazze rientrate o vi trattenete ancora un po' fuori?"
"Rientriamo" risponde Rita.
Diego ci saluta avviandosi verso l'ingresso. "Ci vediamo dentro, allora.."
"Dobbiamo farci belle e decidere che cosa indossare per la serata, dopo cena usciamo!" esclama Rita, volgendo lo sguardo verso di me. Sa di sicuro che non la prenderò bene, ma non riesce lo stesso a smorzare il suo entusiasmo.
Che cosa?, penso. "Per andare dove?" chiedo basita.
"A ballare" risponde Rachele. "Massimo mi parlava di un locale molto carino sulla spiaggia dove dopo cena fanno serata e abbiamo deciso di andarci stasera, così ho chiesto a Rita se a lei e a Nic va di venire con noi..."
Lancio un'occhiataccia alla mia amica, che sgrana gli occhi dispiaciuta e mi dice, muovendo solo le labbra, che non poteva dirle di no.
"Devi venire anche tu ovviamente" continua Rachele.
Ovviamente, penso.
"Sarà divertente" sentenzia.
Divertente, come no.
Torno a guardare Rita. Mi sta di nuovo dicendo qualcosa usando solo le labbra: lo sai che nemmeno tu puoi dirle di no.
Inspiro ed espiro. Conto fino a dieci. E va bene.
Mi sforzo di sfoderare uno dei miei sorrisi migliori. "Ma è fantastico! Certo che vengo" esclamo. Per fortuna ho affinato le mie doti da attrice, nel tempo. Rachele si beve il mio entusiasmo. Rita mi applaude di nascosto e mi sussurra un "brava" quando le passo accanto.
Che posso farci? Devo fingere per forza se non voglio che Rachele inizi a sospettare qualcosa di strano. Abbiamo rischiato molto in spiaggia, giocando a quello stupido gioco degli obblighi e delle verità.
Forza Aurora, mi faccio mentalmente coraggio, ciò che non uccide fortifica. Quest'incubo finirà presto.
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