24. Obbligo o verità?
Massimo
Rachele è arrivata puntuale come aveva annunciato, questa mattina alle dieci. Devo ammettere che l'ho accolta con uno slancio particolare, che ha sorpreso lei quanto me. Lei in positivo, sia chiaro. Avrà pensato che mi fosse mancata molto in questi pochi giorni di lontananza e deve aver letto la cosa come un buon segno. Non che non mi sia mancata, ovviamente. Lei mi piace, altrimenti non ci starei insieme da così tanto tempo e a maggior ragione non l'avrei presentata alla mia famiglia. È solo che il motivo per cui ho messo tanta enfasi nell'accoglierla è che avevo bisogno di aggrapparmi a lei per allontanare dalla mente Aurora. Un po' meschino, mi rendo conto, ma tant'è. Che posso farci? A ogni modo, adesso che lei è qui spero sarà più facile stare lontano da Aurora, fare o dire stronzate, rimanere da solo con lei in balia di quella fortissima tentazione di toccarla...
Per fortuna, a parte l'episodio di ieri, non si sono ripetuti altri momenti imbarazzanti tra di noi. Dopo il pranzo al bagno, Aurora è stata scostante tutto il pomeriggio e se ne è stata per la maggior parte del tempo da sola o insieme a Rita. Credo avesse discusso con Laura e Pietro. Anzi, non lo credo, lo do per certo. Meglio così, comunque. Tante occasioni in meno di rimanere da soli.
Adesso la sto osservando dalla finestra della cucina. È seduta in giardino a leggere. Sorrido, malizioso. Chissà se sta leggendo davvero o se è solo un diversivo per non dover stare qui e avere a che fare con Rachele. Ho visto come la guarda e, anche se si sforza di essere amichevole e di non far trasparire le sue reali emozioni, si capisce che non ne sopporta la presenza. Aurora, penso, non hai idea di quanto vorrei che le cose stessero diversamente... Questo pensiero attraversa la mia mente come un fulmine, prima che possa rendermi conto del suo arrivo e fermarlo sul nascere. Ovviamente, un attimo dopo mi sento uno schifo. Il senso di colpa verso Rachele mi assale. Non voglio prenderla in giro, quello che provo per lei dopotutto è reale, anche se non esisterebbe se potessi avere Aurora. Ma non è solo quello il motivo. Mi fa sentire in colpa anche il fatto di non riuscire a smettere di fare pensieri che non dovrei su Aurora. Ci cado continuamente, in questo tranello.
«Massimo?» mi sento chiamare e mi accorgo che Rachele è accanto a me. Mi sorride. «A che cosa stai pensando? Ti ho chiamato tre volte, non mi hai sentito.»
Le sorrido, scuotendo la testa minimizzando. La abbraccio e la bacio. «A niente di importante. Scusami.»
«Che ne dici se andiamo a fare due passi? Si sta così bene fuori. Potremmo mangiare qualcosa insieme e poi andare in spiaggia, raggiungere i tuoi nel pomeriggio.»
Annuisco. Ma sì, rifletto. «Bella idea» la prendo per mano. I grandi sono già tutti usciti di casa, noi stavamo aspettando che Rachele mettesse in ordine i bagagli e si rinfrescasse dopo il viaggio. «Avvisiamo Nic, prendiamo le nostre cose e andiamo.» Passare del tempo da solo con Rachele mi aiuterà a tornare padrone di me stesso.
***
«Ma che noia!» esclama d'un tratto Rita, afferrando il libro che Aurora sta leggendo per farle un dispetto. «Hai deciso di ignorarmi?» le domanda, gettando il libro lontano da lei.
«Non ci credo che l'hai fatto!» esclama Aurora, immobilizzata dalla sorpresa, con le braccia ancora alzate a metà, come se avesse la sua preziosa lettura ancora tra le mani, e un'espressione sgomenta dipinta in volto. Guarda un po' Rita, un po' il libro ormai sgualcito giacere un metro o due più in là.
Scoppiamo a ridere. «E dai Aurora!» insiste Rita, andandosi a rannicchiare tra le braccia di Nic. «Sono due giorni che non fai altro che leggere o, quando non leggi, interagisci a malapena... Io che sono venuta a fare?» domanda.
Nic la riprende bonariamente. «Ehi, grazie per la considerazione.» Rita gli fa una linguaccia, liquidando così la sua replica.
«Sono io che mi domando che cosa sono venuta a fare» bofonchia Aurora, andando a recuperare il suo libro. Lo dice a bassa voce, ma non così tanto. Ed è me, me e Rachele che guarda con rabbia mentre pronuncia quelle parole, senza fare niente per nasconderlo. Rachele mi rivolge un'occhiata interrogativa. Deve sicuramente aver trovato strano che abbia lanciato quello sguardo nella nostra direzione invece che rivolgerlo a Rita. Ignoro quella discreta richiesta di chiarimento che mi ha lanciato, facendole anzi cenno di venirsi a sedere in mezzo alle mie gambe. Lei obbedisce, felice. La abbraccio, dandole un tenero bacio su una spalla. Spero di averne disinnescato le domande, non saprei che risposte darle.
Lo so che siamo noi la ragione per cui Aurora continua a isolarsi con un libro in mano. Si è accorta lei per prima dell'arrivo mio e di Rachele in spiaggia, dopo il nostro pranzo a due. Ho visto chiaramente cambiare la sua espressione. Un attimo prima stava ridendo e scherzando sul bagnasciuga con Rita e Nic, l'attimo dopo il suo volto si è contratto, si è allontanata da loro e si è stesa sul lettino a leggere. L'unica parola che ci ha rivolto appena abbiamo raggiunto l'ombrellone è stata un "ciao" distratto. Distratto in apparenza. Sono sicuro che è stata attenta a ogni nostro gesto, a ogni nostra parola.
La guardo, fingendo disinteresse, mentre torna al lettino. «Sarai contenta», dice a Rita, riponendo con gesto plateale il libro nella borsa.
Rita annuisce. «Sì, molto! Facciamo qualcosa insieme, una partita a carte, un bagno... Prendiamoci un caffé al bar. Qualsiasi cosa purché interagiamo, Aurora. Basta leggere.»
Aurora non sembra convinta. «Odio le carte. Lo sai.»
«Niente carte», le fa eco Nic. «Ci verrebbe a noia subito. Facciamo qualcosa di più divertente. Idee?» chiede.
Aurora scuote la testa, Rita si stringe nelle spalle. Io fingo indifferenza. Non ho voglia di giocare proprio a niente. Voglio solo starmene qui in pace, insieme a Rachele. Qualsiasi circostanza diversa da questa potrebbe causarmi un sacco di problemi.
«Quando sono insieme ai miei amici ci divertiamo tantissimo con un vecchio gioco, obbligo o verità. Abbiamo trovato una app che regola i turni e propone domande... anche molto piccanti» ride Rachele.
Io sento un brivido scorrermi lungo la schiena. Spero che gli altri boccino a gran voce la proposta, perché non promette nulla di buono. Alzo gli occhi al cielo, trattenendo il fiato.
«Obbligo o verità!», Rita sembra molto interessata. «Sono anni che non ci gioco, mi piace l'idea! Ti va?» domanda a Nic.
Lo guardo sperando che colga la mia espressione supplice. No, Nic, penso, sperando che mio fratello si scopra telepatico. Ti prego, di' di no. Ma lui non si accorge di niente e, stringendosi nelle spalle, risponde «Ok».
«Un altro gioco? Non sono molto convinta che ci divertiremo con questo...» sul volto di Aurora leggo lo stesso sgomento che attanaglia me. Sono convinto che sta pensando alle volte che da piccoli io e lei abbiamo fatto quel gioco, stuzzicandoci con domande intime nell'intento di sondare reciprocamente i nostri animi.
Rita le afferra le mani. «Ti prego, giochiamo a questo. Sarà come tornare indietro nel tempo, alle feste della scuola media. Quanti ricordi!» esclama. Rita è troppo entusiasta per accorgersi della richiesta d'aiuto che Aurora le sta mandando con gli occhi. «Che cosa vuoi che succeda?» domanda.
«Quindi siamo d'accordo», stabilisce Rachele, ridendo. Sfodera lo smartphone dando inizio al gioco.
I primi turni passano senza particolari imbarazzi. Mi rilasso. Dopotutto, questa app forse non è così terribile come temevo. A parte un paio di casi, che comunque per fortuna non sono toccati a me, ma a Rachele e a Rita, non sono uscite fuori domande o azioni tanto assurde. Tra poco, quando sarà passato il tempo utile a non destare sospetto di fuga, dirò che mi è preso caldo e che vado a fare una nuotata. Il gioco finirà e potrò ricominciare a respirare.
Tocca di nuovo a me. «Obbligo o verità?» chiede Rachele e, come al solito, scelgo «Verità». Qualche attimo e scoprirò la domanda con cui la app avrà deciso di torturarmi. Spero sia una domanda a basso impatto emotivo, come le altre che mi sono toccate finora. Trattengo il fiato, fingendo disinvoltura. E sono di nuovo fortunato, riesco a cavarmela inventandomi qualcosa sulla bugia più grossa che abbia mai detto. La più grossa è quella che ho propinato ad Aurora l'altro giorno, quando le ho detto che per me non ha avuto alcuna importanza quello che c'è stato tra di noi. Ma per ovvi motivi non posso raccontarlo.
Dopo di me, è il turno di Aurora. «Obbligo o verità?» chiede di nuovo Rachele. Aurora è tesissima quando risponde «Verità». Anche lei, a quanto pare, non ne vuole sapere di obblighi. Tiene gli occhi chiusi mentre aspetta di ascoltare la domanda.
Rachele ride. «Ci siamo, ragazzi!» esclama. «Stanno iniziando ad arrivare le domande divertenti. La tua prima volta. Con chi, dove, quando e... come?» legge.
Oh merda. Il cuore inizia a battermi così forte nel petto che temo Rachele, seduta accanto a me, possa sentirlo. Era così caldo anche pochi attimi fa? Sto sudando talmente tanto che potrei liquefarmi. Cerco di nascondere il mio disagio.
Aurora scuote la testa. Si agita sul lettino. «A questa non rispondo» dice con un filo di voce, tenendo lo sguardo basso per evitare di incrociare il mio.
Nic e Rita sembrano atterriti, assistono alla scena incapaci di pronunciare parola. Sicuramente entrambi stanno cercando un modo per salvare Aurora, ma lo sbigottimento evidentemente è troppo forte, impedisce loro di pensare. Così come lo impedisce a me la certezza che se adesso mi intromettessi per interrompere il gioco, Rachele capirebbe che qualcosa non va. Sarebbe un comportamento molto strano da parte mia, visto con i suoi occhi. Non posso permettere che capisca...
Rachele sembra delusa. «Perché no?» domanda. «È stato così terribile?» chiede.
Colta alla sprovvista Aurora risponde senza pensare. «No, è stato stupendo» esclama, ma lo slancio lascia subito il posto all'imbarazzo.
Seguono attimi di silenzio che sembrano interminabili. È stato stupendo, mi ripeto nella mente. Maledizione. Chiudo gli occhi, li stringo forte, e mi concentro per cacciare le immagini di noi nel mio letto, di Aurora nuda, del piacere che abbiamo provato. Il ricordo di quella notte mi ha assalito all'improvviso con forza. È ancora così vivido... Cerco di rimanere calmo.
«E allora perché non vuoi rispondere?» insiste Rachele. Poi sembra avere un'illuminazione. «Ma certo! Che scema! Scusami, si tratta di persone qui presenti», sorride. «Scusa anche tu Nic» dice.
Tutti e quattro trasecoliamo. Per un attimo spero che Nic capisca l'antifona, colga al volo l'occasione e ponga intelligentemente fine a quell'agonia. Ma mio fratello oggi deve essersi rilassato un po' troppo e non gli si accende la lampadina.
Scuote la testa. «Io e Aurora siamo stati insieme ma non è successo... tra noi» è quando pronuncia il "tra noi" che capisce. Deve essersi accorto del modo in cui sia io, sia Aurora e anche la stessa Rita lo stiamo guardando.
Vorrei che la terra si aprisse sotto di me e mi risucchiasse pur di sottrarmi a questo momento.
«Oh» esclama Rachele, sorpresa. Un attimo dopo torna alla carica. «Allora su, racconta! Sono troppo curiosa, adesso.» Non le viene proprio in mente che c'è un altro ragazzo oltre a Nic lì presente, cioè io. Nella sua testa non considera proprio che possa trattarsi di me. E d'altra parte, come potrebbe? Io e Aurora siamo fratelli, così mi ha conosciuto e ha conosciuto lei.
«Io... Preferirei di no...» insiste Aurora.
«C'è un segreto che vuoi tenere per te, è così, vero?» incalza Rachele. Quando vuole ottenere qualcosa diventa molto insistente. Non mi preoccuperei, normalmente. Ma capisco che sta iniziando a trovare molto sospetto il riserbo di Aurora.
«Ma no, quale segreto...» risponde Aurora. Anche lei sta iniziando a temere il peggio. Si schiarisce la voce e prende coraggio. «Ok» concede, si sforza di sorridere. Per la prima volta da quando è iniziato questo gioco perverso, la guardo. Aspetto con ansia che inizi a parlare. Sono completamente pazzo, probabilmente, ma voglio ascoltare... È un bisogno fisico. Voglio sentirla parlare di noi.
«Io... ecco... non ne parlo molto volentieri perché è uno dei ricordi più belli e allo stesso tempo uno dei peggiori della mia vita» dice.
Rachele la ascolta con crescente interesse.
«Ero pazza di lui. Innamorata persa. Era come una droga per me...» dice. Fremo sentendola pronunciare quelle parole. «Pensa che, in un certo senso, per lui ho lasciato Nic.»
«Sul serio?» domanda Rachele. Sta pendendo dalle sue labbra. E lo stesso io, anche se fa male.
«Sul serio», conferma Aurora. «Be', non proprio per lui, l'ho lasciato perché ero confusa e pensavo che Nic non si meritasse di stare con me se avevo un altro in testa.» Ho l'impressione di vederla tremare. Un tremore quasi impercettibile, ma evidente, a guardare bene. «La mia prima volta è stata con lui», si schiarisce la voce. Fa una pausa, respira a fondo come se stesse facendosi forza. «È successo la notte della festa di fine anno, dopo il diploma. Sono andata a casa sua, nel cuore della notte, dopo che ci eravamo lasciati con una bruttissima litigata. L'ennesima. Litigavamo sempre. Forse è per quello che è stato tanto travolgente. Eravamo come benzina sul fuoco...», aggiunge. In quel momento mi guarda, i miei occhi fissi nei suoi. Benzina sul fuoco. Come adesso, dopotutto. La sua presenza mi brucia dentro a ogni attimo.
«E poi?» chiede Rachele.
«Poi niente» conclude Aurora, continuando a fissarmi. «Quella notte si è trasformata in un incubo. Il fatto è che io lo amavo, lui no. Per di più il giorno dopo si è scoperchiato il vaso di Pandora contenente tutti i segreti della mia famiglia. Quando me ne sono andata... non l'ho più visto.»
Rachele sembra disorientata e dispiaciuta. «Però adesso sei tornata. Potresti riprovarci, magari invece ti amava...» suggerisce.
Aurora interrompe il nostro contatto visivo. Scoppia in una risata nervosa. Si alza in piedi.
«Oh no» risponde, netta. «Non credo proprio sia possibile. E dopotutto quella notte è stata solo un errore...» conclude. Un ultimo sguardo eloquente nella mia direzione. Poi, si allontana.
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