15. Aurora è qui
Massimo
Ho come l'impressione di soffocare. Un groviglio di ansia misto a una pericolosa eccitazione mi chiude i polmoni, mi toglie l'aria, mi toglie il respiro.
Me ne sto seduto sugli scalini della casa al mare da mezz'ora. I gomiti poggiati sulle ginocchia, i pugni sulla bocca, gli occhi persi nel vuoto. Riconosco la tensione nella rigidità del mio corpo. Funziona sempre così quando l'ansia prende il sopravvento su di me: senza rendermene conto mi contraggo, le mani serrate a pugno finché le dita non iniziano a farmi male.
Un tornado di pensieri mi sta attraversando la mente, sto tenacemente cercando di resistere alla loro forza distruttiva ma per il momento non sto ottenendo dei grandi risultati. Anzi. Un pensiero ne risveglia un altro, in un circuito vizioso che non riesco ad arginare.
Sono riuscito a controllare la mia agitazione durante il viaggio. Diego per fortuna non ha fatto domande, lo ringrazio perché è riuscito a non farmi pesare la situazione intrattenendo una conversazione che definirei piuttosto normale. Mi ero illuso che dopotutto ce l'avrei potuta fare a gestire la situazione, a mantenermi lucido e affrontare il ritorno di Aurora e il suo arrivo qui. Credevo davvero di poterci riuscire.
Eppure...
Messi a posto i miei bagagli nella camera che da piccolo condividevo con Nic mi sono proposto di uscire per dare una sistemata al giardino. Rimasto solo, l'ansia mi ha assalito, improvvisa e feroce, e ho dovuto sedermi. Respirando piano ho cercato di convincermi che non c'era niente di vero nel pensiero che mi aveva assalito: che stavo solo mentendo a me stesso, che con Aurora qui niente sarebbe stato normale, che non ce l'avrei mai fatta a gestire la situazione né a rimanere lucido. Che con lei qui, costantemente qui, avrei dovuto fare i conti con il nostro scomodo passato e con quello che ancora provo per lei.
Dannazione. Su questo non posso mentire a me stesso, nonostante ogni sforzo. Quello che sento, quello che Aurora smuove dentro di me non è sopito. Se possibile, anzi, è più forte di prima. Ieri sera ne ho avuto la prova. Come faccio a gestire tutto questo? Come faccio a gestirlo insieme a tutto il resto?
Nel momento in cui cerco di trovare una risposta sensata alle mie domande, la porta di casa si apre e si chiude alle mie spalle annunciando la presenza di qualcuno. Cerco di scuotermi dal mio immobilismo, e di tornare presente a me stesso. Non posso lasciare che mi vedano in questo stato pietoso.
«Ehi!», riconoscendo la voce di Nic allento un poco la tensione.
«Ehi Nic» rispondo al suo saluto mentre si siede sullo scalino vicino a me. Mi osserva per un po' in silenzio, poi cerca di sorridere.
«Tutto bene, Max?» domanda. «Sei seduto qui da un'eternità, mi stavo preoccupando.»
Mi stringo nelle spalle. «Tutto benissimo, Nic» cerco di ricambiare il suo sorriso. Spero che oltre a lui nessun altro si sia accorto che me ne sto seduto qui a fissare il vuoto chissà da quanto, penso. Ma non oso fare domande. Meglio non sapere.
«Sei teso per l'arrivo di Aurora?» insiste. Non crede che vada tutto bene. E ha ragione a non crederci. Nic, non ti si può nascondere proprio niente...
Ammetto, mio malgrado. «Sì, be'... direi di sì.»
Nic fa una smorfia che non riesco a decifrare. Lo interrogo con lo sguardo.
«Fai bene a esserlo», dice e la sua risposta del tutto inaspettata mi turba. «C'è una cosa, in effetti, che ieri sera non ti ho detto e che è il caso che tu sappia...»
Esita, prende tempo, scrutandomi a disagio. Ricambio il suo sguardo, trattenendo il fiato. Qualcosa mi dice che quello che sentirò uscire dalla sua bocca non mi piacerà per niente. L'ansia e l'agitazione aumentano.
«Ovvero?»
«Ecco, stamattina Aurora, arrivando a casa dai suoi genitori, potrebbe essersi trovata in mezzo a qualcosa che ignorava sarebbe accaduto...»
Alzo il sopracciglio, «Spiegati. Che cosa intendi dire?»
«Sì, ecco», Nic si schiarisce la voce, «ieri non te l'ho detto perché eri già piuttosto arrabbiato, quindi non volevo irritarti più di quanto non lo fossi già. Ma...»
«Ma?» lo incalzo, impaziente.
«Quando mi sono accordato con Aurora per la cena di ieri sera, diciamo che c'è stata un'altra cosa che le ho taciuto, oltre al fatto che sarebbe stata una sorpresa per voi. Max, Aurora non sapeva della nostra vacanza, ignorava che se avesse deciso di restare sarebbe dovuta venire qui, con tutti noi. Ecco, adesso lo sai.»
Mi assale il panico. Per un po' rimango in apnea, come inebetito. «Cristo, Nic! Vuoi scherzare?» esplodo infine.
Scuote la testa, lentamente ma con decisione.
«Purtroppo no, non è uno scherzo Max. Preparati, perché sono certo che Aurora non ci farà sconti... Ieri sera rientrando a casa ho lasciato Rita da lei in albergo. Stamattina mi ha telefonato dicendomi che Aurora è furiosa, le ha inviato un messaggio raccontandole la situazione. Ecco, anche Rita era convinta che glielo avessi detto e pure lei è furiosa con me. Quindi, sì, be', direi che fai bene a essere teso», ride.
A quanto pare la situazione lo diverte. Peccato che non diverta affatto me. Mi alzo in piedi, scendo i rimanenti gradini e mi allontano di qualche passo da lui, incredulo. Mi passo le mani sulla faccia. Cazzo.
E adesso? Dire che Aurora sarà furiosa è un eufemismo. Penserà sicuramente di essere stata raggirata, si sentirà in trappola. E immaginerà che io sia responsabile quanto Nic di questa assurda situazione. Se già la mia ansia era tanta, adesso potrebbe farmi implodere sul serio. Senza rimedio.
«Non posso crederci!», esclamo, tornando a fissare mio fratello.
Spero che nel mio sguardo legga tutta la rabbia che sento in questo momento verso di lui. Non avevo ancora smaltito quella di ieri che una nuova si aggiunge ad essa. Potrei strozzarlo, in questo momento, e non me ne pentirei.
«Tu sei proprio diventato pazzo Nic!», gli punto contro l'indice per rincarare la dose della mia accusa. «Davvero, non capisco che diamine stai facendo! Ti rendi conto di quanto sia delicata la situazione? Ti rendi conto che hai tradito la mia fiducia e anche quella di Aurora?»
Lui abbassa lo sguardo, colpito dalle mie parole ma, a giudicare dalla calma con cui le accoglie, non così tanto come dovrebbe. È sicuramente consapevole di ciò che ha fatto, e anche di ciò che rischia. Ha calcolato tutto. Se ieri sera il mio era solo un sospetto, che lui è riuscito a fugare con disinvoltura, adesso si sta trasformando in convinzione. Sta tramando qualcosa. Ma che cosa?
Mi avvicino a lui di nuovo, «Dimmi ancora una volta che non hai niente in mente, Nic. Dimmelo guardandomi negli occhi. Perché giurerei che tu stai tramando qualcosa. Altrimenti perché tutti questi misteri?».
Anche Nic si alza in piedi e nega scuotendo la testa. È calmo e deciso.
«Max, devi stare tranquillo. Non sto tramando proprio niente, te l'ho già detto. L'unica cosa che voglio è farvi incontrare perché mettiate a posto la vostra vita. Tutto qui. Mi sembra un intento nobile.»
Sorride e mi tende la mano, come a voler fare pace. Ma io non ricambio quel gesto, sono furioso con lui. Come potrei non esserlo? Spero tanto che si renda conto di quanto sarà difficile, per me, mettere a posto la mia vita così, con Aurora qui, ogni giorno accanto a me, per di più in questo posto.
«Avresti dovuto essere sincero con lei» lo rimprovero. È vero, non ho il diritto di rimproverarlo sulla sua mancata sincerità quando proprio io appena ieri sera mi sono comportato da stronzo con lei e sicuramente l'ho ferita. Ma Nic non è me, dovrebbe esserle amico visto che può.
Annuisce. «Forse, ma non sarebbe mai venuta se lo avesse saputo.»
Mi lascio andare a una risata nervosa. «Oh be' allora grazie tante Nic!», applaudo ironicamente. «Hai avuto una bella pensata davvero. Sono contento che tu abbia ottenuto che sia venuta, perché adesso sicuramente se ne andrà di nuovo alla prima occasione. Per sempre. Di certo le tue menzogne e i tuoi segreti non la invoglieranno a rimanere. Lo hai capito, sì, che sono stati proprio le menzogne e i segreti a rovinarci la vita?»
Nic sospira, ma scuote la testa. «Te l'ho detto, Max, lascia fare a me ok? Aurora non se ne andrà.»
Per un po' rimango muto. Sembra così sicuro di quello che dice. Mi aggrappo alla sua sicurezza, vorrei averne anche solo la metà.
«Come fai a essere così sicuro di quello che fai e dici, Nic?»
Lui sorride, tirandomi un affettuoso pugno sulla spalla. «Andiamo! Rimarrà perché è quello che anche tu vuoi, no?», mi fa l'occhiolino. «Cerca di essere gentile con lei, d'accordo? Non renderla più complicata di quanto non lo sia.»
Mi lascio sfuggire un mezzo sorriso mentre inizio a tormentarmi il sopracciglio. Non gli chiederò che cosa intende dire esattamente affermando che Aurora rimarrà perché anche io lo voglio. È proprio quello il problema, Nic. Potrei volerlo troppo, e lei potrebbe capirlo.
«Ci proverò», acconsento.
In quel momento, un'auto parcheggia poco più avanti rispetto al cancello di casa. Sia Nic sia io ci voltiamo, improvvisamente silenziosi.
Ecco. Ci siamo.
«Aurora è qui», dice Nic. Inspiro a fondo, mentre l'emozione di rivederla, di vederla qui, mi assale forte.
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