14. Mi volete e mi avrete
Aurora
Ci siamo urlati contro per un'ora. O meglio, io ho urlato contro i miei genitori per un'ora, mentre loro cercavano, con netta decisione, di arginare il fiume in piena delle mie parole, acuminate come coltelli. Dopo la loro rivelazione inaspettata non ce l'ho più fatta, tutto mi è esploso dentro.
Abbiamo discusso fino alla disperazione. Alla fine, stordita, ho realizzato che mai e poi mai avrebbero ceduto. Avremmo potuto litigare per giorni, i miei genitori non si sarebbero mossi di un passo dalla loro risoluta decisione di partire e di avermi con sé. Non avrebbero permesso che me ne andassi dopo aver promesso che sarei rimasta.
Il fatto che nessuno mi avesse detto quali sarebbero state le condizioni è risultato essere irrilevante per loro. Certo. Dopotutto, che cosa ne sanno di quello che ho dentro? Che cosa ne hanno mai saputo? Non possono immaginare la mia angoscia, il mio terrore. Neppure la più piccola, infinitesimale parte.
Dover vivere sotto lo stesso tetto di Massimo è molto più di quello che già mi sembrava al limite dell'impossibile: rivederlo senza cedere a quello che sento per lui. Come fanno a non capirlo? Sul serio non lo capiscono? O stanno solo mentendo a se stessi?
Sono stata a un passo dal lasciarmi uscire anche questa domanda scomoda durante il mio sfogo. Ma mi sono trattenuta. Se non altro, ho il dovere verso me stessa di non apparire patetica. Mi sono già trovata nella situazione umiliante di gridare di fronte a loro il mio amore per lui e non intendo ripetere di nuovo un'esperienza che mi agghiaccia ancora come se l'avessi appena vissuta.
Rassegnata, mi sono seduta, dopo essermi spostata da un punto all'altro della cucina in preda a una cieca agitazione. Nel silenzio improvviso calato su di noi, pesantissimo e attonito, ho nascosto la faccia tra le mani. Ho pensato all'incubo che mi stava attendendo.
Loro sono rimasti muti e immobili per tutto il tempo. Percepivo la tensione divorarli sempre di più a ogni attimo che passava. Non so per quanto tempo sono rimasta in quella posizione, con la faccia nascosta tra le mani. Forse un minuto, forse dieci, forse mezz'ora. Non lo so. Alla fine ho tirato un profondo respiro e, di nuovo lucida, li ho guardati.
Mi volete e mi avrete. D'accordo.
Ma non ve la renderò semplice.
«Bene. Se è questo che volete...» ho accettato, senza aggiungere altro.
Mia madre mi ha abbracciata e ringraziata sussurrandomi commossa che per lei è davvero importante lo sforzo che sto facendo. Non le ho risposto e sono rimasta inerte di fronte al suo calore.
Poco più tardi siamo saliti sulla mia auto, non ho dovuto scendere nemmeno i pochissimi bagagli che avevo con me. È stata l'unica concessione che sono riuscita a strappare, «Nel caso mi venisse voglia di fuggire» ho detto, con fredda ironia. Se non altro, se le cose dovessero mettersi male, ho pensato, avrò la mia via di fuga...
Sto guidando da un'ora mentre ripenso agli eventi della mattina appena trascorsa. Ogni tanto mio padre e mia madre provano a conversare, ma lascio cadere nel vuoto ogni parola.
È ormai passato mezzogiorno, la fame inizierebbe a farsi sentire se non avessi lo stomaco completamente chiuso. Mancano appena una quarantina di minuti, poi saremo arrivati.
Il pensiero di Massimo mi attraversa la mente all'improvviso, spaventoso e bellissimo come un fulmine durante una tempesta. Lo stomaco si contorce. Sono certa che mi aspetta un mese lunghissimo, probabilmente uno dei più difficili e insopportabili della mia vita.
Sperando che il mio disagio passi inosservato, respiro a fondo e per un po' trattengo il fiato.
Devo stare calma.
Dovrò esserlo quando affronterò Nic, appena arrivata. Mi deve più di qualche spiegazione. E soprattutto devo cacciare via Massimo dalla testa.
D'un tratto una convinzione mi conforta e, inaspettatamente, mi dà forza.
Quella di aver trovato la soluzione perfetta al mio problema: fingere che lui non esista.
Ma sì, Aurora. Perché no, dopotutto, potrebbe davvero funzionare. Non parlare con lui se non lo stretto necessario e solo quando le circostanze mi costringeranno. Fare estrema attenzione a non gravitare nel suo spazio se non per brevissimi, rapidissimi istanti. E soprattutto premurarsi di non rimanere mai da sola insieme a lui. Mai. Nemmeno per un attimo.
Sono tre situazioni semplici da attuare, sarà facile attenersi a queste regole. Resistere, ignorandolo. Ed ecco fatto. Non potrà che andare tutto bene.
Non è molto maturo, me ne rendo conto. Ma non mi importa per niente. Mi importa solo sopravvivere...
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