3 - Anche se so che non è vero.
«Ehi, Justin!»
Di recente, la sua voce è diventata la prima cosa che mi arriva alle orecchie la mattina, non appena calpesto il suolo scolastico.
«An.» le faccio un cenno con la testa, osservandola mentre si ferma di fronte a me con un gran sorriso sul volto, come se non le importasse affatto della mia natura.
Questa tizia non ha alcun senso del pericolo. Ma il suo istinto di sopravvivenza si è suicidato?
«Sono felice di averti incontrato prima dell'inizio delle lezioni!» ammette, per poi arrossire. E lo fa con quella sua voce insopportabile. Troppo squillante, troppo felice.
Mi limito a guardarla con sufficienza, tenendo la bocca serrata.
Le devo ricordare che mi sta ricattando per essere il suo ragazzo, per caso? Questi sporchi umani non hanno il minimo rispetto per noi vampiri: o ci cacciano come se fossimo topi, oppure ci idolatrano senza alcuna ragione.
Francamente non so quale sia la cosa più irritante. An lo è di sicuro.
«Sei venuto a piedi?» mi domanda, iniziando a guardarsi intorno.
Ovviamente ha capito che non le avrei risposto, quindi ha deciso di portare avanti questa inutile conversazione da sola. Meraviglioso. Adesso sono costretto a darle corda. Grazie tante.
«Vengo a piedi ogni mattina. Come se non lo sapessi, stalker.» le dico e mi gusto con un sorrisetto la sua espressione sconvolta.
Credeva che non me ne fossi mai accorto? Prima che mi parlasse effettivamente ci facevo veramente poco caso, ma da quando è piombata nella mia vita - senza essere invitata, tra l'altro - ho notato il suo comportamento.
Non so se sia pazza o solo prudente. Osservare i movimenti di un predatore per tenersi a distanza è una mossa alquanto intelligente, il problema è che lei non sembra avere paura di me. Pare addirittura che si sia innamorata del sottoscritto: una mossa molto stupida.
Ci dovrebbe essere un limite all'idiozia.
«E come mai non ti accompagnano?» chiede ancora.
Dovrei strapparle la lingua a morsi, a questa mortale insolente. Ha deciso di ignorare la parte della stalker alla fine. Che cosa assurda. Tutto ciò che la riguarda non ha alcun senso.
«La scuola è vicina a casa mia.» le dico, anche se non è solo per questa ragione che nessuno mi accompagna.
Mia madre ha orari di lavoro assurdi - è una stacanovista e ama ciò che fa quindi credo che vada bene - per questo motivo non la incrocio mai appena sveglio. Esce molto prima di me.
Inizio a camminare verso l'entrata della struttura, consapevole che lei rimanga al mio fianco, seguendomi. È così appiccicosa che non riesco a seminarla. Dopo un paio di tentativi ci ho rinunciato. Credo che abbia un sonar per vampiri o qualcosa del genere. Magari è figlia di un cacciatore, per questo è così brava a trovarmi.
Beh, se fosse la figlia di Van Helsing sarebbe un problema ma visto che lei è An non ho alcun motivo di preoccuparmi.
D'un tratto la mortale che mi gironzala intorno - come una mosca fastidiosa - si scontra con un ragazzo, battendo il naso che sicuramente è diventato rosso. Non ne sono certo perché le sue mani sono corse a nascondere la botta. Ha già le lacrime agli occhi, forse è troppo sensibile. Il ragazzo invece continua a scusarsi come se dal perdono della mia umana dipendesse la sua vita.
Lo dico io, che questi cosi sono esseri miserabili.
«Scusami, io-»
«An, ti porto in infermeria.» le dico, afferrandole una mano per poterla trascinare lontano da quel tipo.
Non mi piace. Le sta facendo gli occhi dolci e il suo alito puzza. Esiste lo spazzolino da denti, dovrebbe usarlo anziché corteggiare le umane altrui.
Dopotutto se An si innamorasse di un altro sarebbe un problema: nulla mi garantirebbe che manterrebbe il mio segreto. Ergo non posso permetterlo.
«Ehi! Non mi sono ancora scusato come si deve!» ribatte il tipo, aggirandomi per potermi sbarrare la strada.
Seriamente, quanti cavolo di pretendenti ha questa tizia? E perché mi devo occupare di loro? Io gliela cederei ma...
«Angel Williams, giusto?» continua il ragazzo.
«Potrei offrirti un caffè! Potremmo parlarne con calma e magari conoscerci un po'!» esclama speranzoso, scostandosi i capelli mori dalla fronte con un gesto che dovrebbe farlo apparire sicuro di sé.
... questi umani sono così irritanti!
Faccio per dirgli di levarsi dalle scatole, ma An stringe la presa sulla mia mano.
Quando penso che debba essere arrivata al limite - e quindi mi giro per calmarla - resto basito. Non si tiene più il naso, che effettivamente è un po' rosso, e non ha alcuna espressione spaventata.
Sembra solo incazzata nera. Mi molla immediatamente, guardando il tizio con uno sguardo che non le avevo mai visto prima.
«Perché non ti levi dalle scatole, idiota! Maledizione! Non capisci che stavo cercando di fare la parte della donzella indifesa?» sbotta, andandogli incontro a muso duro per rimproverarlo.
Ecco, lo sapevo. Non devo affatto preoccuparmi di lei e questo per un semplice motivo: è così ossessionata dall'idea di piacermi che è fin troppo assurda.
«Angie-»
«Non ti ho dato tutta questa confidenza! E non sei un mio amico! Quindi non chiamarmi Angie oppure-»
Wow. Non vorrei essere lui. Il ragazzo sembra un cucciolo bastonato. E pensare che stava perfino provando a rimorchiarla. Non ha proprio le basi. Poveretto. Menomale che noi vampiri siamo esseri superiori e non dobbiamo preoccuparci di cose del genere.
«Ecco, pensavo che fossi carina così...» prova a giustificarsi.
Peccato che Angel non si faccia ingannare così facilmente. Infatti... Aspetta! Sta arrossendo? Perché gli umani sono così volubili? Dio, che esseri primitivi!
Sbuffo.
«An, l'infermeria.» le dico, prendendola per un braccio, così da impedirle di sbranare quel povero sciocco - lo faccio solo ed esclusivamente per questa ragione.
Davvero, gli esseri umani sono così miseri che devo far loro da balia!
Magari An avrebbe avuto pure il coraggio di sostituirmi con quella brutta copia del suo amichetto.
Sono così irritato!
«Davvero, sto bene. Non devi mica fare qualcosa.» mi ripete per la decima volta An, mentre io le schiaccio il cerotto sul naso.
Quel tipo l'ha graffiata, probabilmente è colpa delle borchie che aveva sul giubbotto di pelle. Prima ero così indignato dal comportamento di quell'essere inferiore che l'unica cosa che avevo notato è stato il rossore sul naso della mia mortale.
«Io sono un vampiro e tu stai sanguinando. Devo farti un grafico?» ribatto ancora infastidito, mettendo via l'acqua ossigenata.
Perché non capisce che non posso stare a contatto con il sangue? È già tanto che ho avuto il coraggio di disinfettarla con l'acqua ossigenata senza sbranarla. Anche se il pensiero mi sta stuzzicando perfino in questo momento.
Sospiro. Non riesco a guardarla negli occhi. Continuo a ripetermi che non posso farlo perché An è anemica e non voglio un cadavere sulla coscienza. È meglio se mi mangio un pomodoro.
«Come vuoi.» fa spallucce. Dalla voce sembra rassegnata, ma sta sorridendo.
«Justin?» mi chiama.
«Sì?»
«Perché vuoi che il tuo rimanga un segreto a tutti i costi, se non fai nulla per custodirlo?»
Cosa? Io non faccio nulla per mantenere il mio segreto? Sta scherzando, vero? Sto facendo di tutto per resistere alla tentazione di morderla! Ha la minima idea di quanto sia attraente il rossore sulle guance? Quel colorito mi risveglia un certo appetito e lei - anche se è piuttosto banale - ha la capacità di farmi venire l'acquolina in bocca.
Eppure mi dice che non sto facendo niente. Incredibile!
«Che stai dicendo? Riesci a ricattarmi proprio perché voglio che tieni la bocca chiusa. Questo lo chiami far nulla?» sbotto, mettendo via la cassetta dei medicinali.
L'infermiera non c'è ma, per fortuna, questo posto è sempre aperto per le emergenze. E un taglietto lo è, considerando che potrei saltarle addosso da un momento all'altro. Stamattina non ho nemmeno fatto colazione.
«Non è questo che intendevo...» risponde An e, quando mi volto verso di lei, vedo che si sta torturando le mani per colpa dell'agitazione.
Finalmente ha capito che è pericoloso starmi vicino? Era ora! Allora il suo senso del pericolo non è tarocco come credevo! Bene, questa è una cosa buona. Anziché il suo interesse amoroso potrei diventare il suo incubo. A quel punto lei manterrebbe il segreto e io non dovrei farle da fidanzato. Tutti felici e contenti.
«E allora cosa intendevi, sporca umana?» le chiedo, sedendomi accanto a lei sul lettino dell'infermeria.
La sento tremare e si sposta leggermente verso il muro, per mettere più distanza fra noi. Ma non mi dire: è consapevole della mia presenza? Lo sapevo! Del resto, io non posso mica sbagliarmi. Bene, allora giocherò un po' al gatto e al topo con lei.
Più le metto ansia, più a lungo mi lascerà in pace.
«Questo!» urla, indicandomi. O meglio, puntando alla mia bocca.
I miei canini? Le sorrido, così da farglieli vedere meglio e lei ritrae la mano, arrossendo vistosamente. Da quando il terrore fa colorare le guance? Non dovrebbe sbiancare, piuttosto? Bah, gli umani sono proprio strani. Lo dico sempre.
«Questo?» le domando.
Magari se la incoraggio ammetterà di avere paura.
«Il tuo atteggiamento!»
Eh? Cioè, sono felice che si sia resa conto dell'area di pericolo che mi circonda, ma non mi sembra di aver fatto nulla per spaventarla. A parte sorridere, però non sembra particolarmente turbata da quello.
«Che vuoi dire?» ora sono davvero curioso.
«Diciamo solo che un umano non chiamerebbe sporco umano qualcun altro.» mi fa notare.
E quando provo a ribattere aggiunge: «Inoltre sii più consapevole dei miei sentimenti! Vuoi farmi morire di infarto? Dovresti saperlo che mi piaci, se ti avvicini così tanto all'improvviso il mio cuore rischia un infarto!» detto questo si alza e si allontana da me, continuando a giocherellare con le dita.
Ah. Quindi non aveva paura? Maledizione, ho frainteso. Beh, è normale che io non abbia capito i suoi segnali, dopotutto An è piuttosto criptica. Non è colpa mia se ho fatto un errore. Sono un essere superiore, in teoria non dovrei sbagliare in alcun modo.
Solo che con questa ragazza la ragione non esiste, quindi tutti possono commettere un errore quando c'è lei di mezzo. Già, è solo per questo motivo se ho preso un abbaglio.
«Senti tu...» sospiro.
«D'accordo, sarò lieto di correggere il mio modo di dialogare.» le dico.
Confesso che ha ragione almeno in questo. Però sono gli esseri inferiori che me lo tirano fuori con le pinze, proprio dal cuore. Se uno è uno sporco umano è uno sporco umano. Punto.
«Perché ridi? Ti prendi gioco di me?»
Ovviamente la sua risatina doveva distrarmi proprio quando stavo ragionando su questioni serie, come il mantenere il mondo all'oscuro della mia vera natura. Ha una bella risata, è musicale, ma allo stesso tempo è fastidiosa.
An ha smesso di agitarsi e mi guarda con quella sua aria di felicità che mi dà il voltastomaco. Che ha da essere così contenta?
«No io...» balbetta, ma solo perché sta cercando di darsi un contegno e non ci riesce. Alzo gli occhi al cielo. Tipico degli esseri umani.
«È solo che sei davvero divertente, Jus. Sarò lieto e il mio modo di dialogare: sul serio? Non ti sono venute in mente parole migliori?»
Sbarro gli occhi. Ho sentito bene?
«Jus?»
«Non ti piace?» domanda e torna nuovamente a sedersi vicino a me, sfiorandomi perfino una spalla con le dita, come se volesse accarezzarmi.
Dov'è andata a finire la storia dell'essere più consapevole dei suoi sentimenti? Perché mi sta toccando? Avevo torto: questa ragazza è un problema! Un enorme problema. La mia temperatura corporea è aumentata e lei sembra appetitosa. Carina, no addirittura bella.
Credo che sia colpa della vicinanza e della ferita sul suo naso, è l'unica spiegazione sensata. Anche perché il suo viso è troppo vicino al mio. Decisamente. Ecco perché il mio corpo sta reagendo. Giusto! Se il mio battito è aumentato è perché il suo sangue mi tenta.
«Nessuno aveva mai osato darmi un soprannome.» ammetto, deglutendo per mandare giù la saliva che mi si è formata in bocca. Adesso ho fame. Anzi forse voglio baciarla. Aspetta! Perché dovrei desiderare una cosa così disgustosa? Dannazione!
«Ma Jus non mi dispiace. E immagino che sia una "roba da coppia".» le dico e mi alzo con uno slancio, perché la situazione stava decisamente degenerando.
An non appare delusa dal mio atteggiamento, quasi se lo aspettasse. Alza semplicemente gli occhi al cielo, come se avesse constato una cosa che le era già balzata in mente più volte.
Ha poco da fare così: sono io la vittima qui!
Il suo profumo era piacevole e mi stava guardando con un certo interesse. Seriamente, gli umani sono davvero esseri miserabili e spregevoli! Soprattutto An, per aver osato farmi una cosa del genere.
«Allora, posso chiederti una cosa?» mi domanda, iniziando a muovere le gambe, forse perché non le piace l'idea di stare ferma.
«Sì? Cosa c'è adesso?»
Ok, già starle a questa distanza mi sta calmando un po'. Devo solo assicurarmi di rimanere almeno a un metro da lei per il resto della sua vita. Menomale che sono immortale e lei no: non avrei sopportato questa tortura per tutta l'eternità. Perché sì: lei è un tormento, senza ombra di dubbio.
«Ecco, visto che stiamo insieme, possiamo tenerci per mano come prima?»
Sta mettendo a dura prova la mia pazienza. Ma ora come ora non posso rifiutare. Lei mi sta comunque ricattando. Giusto! Devo ricordarmelo. Magari mi tatuo la scritta: non abbassare la guardia di fronte Angel Williams, ragazza anemica e spericolata.
Non importa se ho ceduto per un attimo. Lei è e sempre rimarrà un essere crudele e opportunista.
«Dici cose davvero strane.» sbuffo.
«Mi stai ricattando, no? Sono tuo, fai ciò che vuoi.» detto questo le allungo una mano, dicendo a me stesso che posso resistere.
Se le sto lontano dalla faccia, posso cavarmela. È lì che si è ferita, ergo quella è la zona a cui non mi devo avvicinare.
All'improvviso An diventa ansiosa. La sua espressione muta in una piena di aspettative e mi guarda dritto negli occhi mentre pronuncia le seguenti parole.
«Se sei mio, posso baciar-» prova a chiedermi, ma la fermo subito.
«No.»
Sarebbe un disastro e non voglio nemmeno sfiorarle le labbra. Ma per chi mi ha preso? Per il principe azzurro? Io sono un maledetto vampiro! Un essere della notte! Sono un incubo vivente, non mi porto in giro una scarpetta di cristallo alla ricerca dell'amore della mia vita.
«Perché no? Hai detto di essere mio e-»
«Se mi avvicinassi troppo al tuo collo potrei morderti e non credo che sia quello che vuoi.» le faccio notare, alzando un sopracciglio e incrociando le braccia al petto - è la mia posa da: non è ovvio, sporca umana?
A volte la gente non capisce.
«Tu non sai quello che voglio!» mi fa sapere, gonfiando le guance in una smorfia infastidita.
«Beh, tu non sai ciò che voglio io.»
Dopotutto è lei che mi sta ricattando, non il contrario. Ha proprio una bella faccia tosta a dirmi una cosa del genere. Non sono io il cattivo fra i due, a dispetto della mia natura.
«Sbaglio?»
«Jus-»
«Basta. Andiamo, An.» metto fine a questa inutile conversazione.
Non voglio nemmeno starla a sentire. Vado verso la porta e la tengo aperta, aspettando che lei si sbrighi a venire con me. La lezione sarà già iniziata e, dato che abbiamo la prima ora insieme, lei è la scusa del mio ritardo. Mi basterà dire al professore che l'ho aiutata e il cerotto farà il resto. Non che sia una bugia.
«Ti concedo l'onore di accompagnarmi.»
«Sei fin troppo orgoglioso, Jus.» dichiara dopo un attimo di esitazione, alzandosi per venirmi incontro.
Però poi mi sorpassa con una spallata e inizia a incamminarsi da sola.
«Quello scricciolo... Trattarmi con così tanta indifferenza.» mormoro, chiudendo la porta alle mie spalle.
«La prossima volta ti lascio lì con quel tipo.» dichiaro, raggiungendola.
Anche se so che non è vero.
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