16 - Jus, me la stai rendendo maledettamente difficile!

Giuro che se Madison non chiude immediatamente la bocca, vado a casa sua e le nascondo tutte le Louis Vuitton. È da quando mi ha vista che non fa che farmi domande del tipo "Justin alla fine ha tirato fuori le palle?", non la sopporto più. E poi Jus è il ragazzo più coraggioso che abbia mai conosciuto, non accetto certi commenti, anche se lei non sembra capirlo. Infatti dichiara con enfasi: «Era ora che ti baciasse! Non è più un bambino, queste cose le deve fare prima! Prima!»

Prima di che? Non stiamo nemmeno insieme! Certo, il bacio mi ha sorpresa e non faccio che pensarci, ma la cosa che mi sconvolge di più è stata la reazione di Justin. È scappato via da me. Non riesco a capacitarmene. Le sue labbra erano così morbide che il solo ricordarle mi fa sciogliere e il cuore mi batteva a mille, ma forse per lui non è stato lo stesso. Insomma Jus è quello che urla al mondo "Guardatemi, sono un vampiro!" senza alcuna vergogna e sono stata in grado di farlo correre via come un bambino impaurito. Dovrei farmi due domande a questo punto.

«Sono così felice per te! Scommetto che presto farete anche sesso. Ti farebbe bene, sai? Diventeresti meno rigida.» Madison sogghigna, rimettendosi in bocca il leccalecca alla fragola.

Cammina un passo avanti a me, conducendomi verso l'entrata della scuola con nonchalance, ma so bene che sta squadrando chi ci sta intorno per trovare Justin. Vuole godersi appieno il mio dramma interiore e la sua fame di gossip non ha fine.

«Non credo, adesso siamo solo amici.» o almeno questo è quello che ha detto lui, dopo avermi baciata. Non è che forse sono io il problema? L'ho baciato male o qualcosa del genere?

Madison si blocca, si gira verso di me e si tira via il dolciume dalla bocca, per regalarmi un'occhiata scioccata. Sembra più sconvolta di me, incredibile.

«Ma... Hai detto che vi siete baciati, giusto?» domanda con cautela, rigirandosi l'asticella di plastica fra le dita.

«Già.» annuisco. Temo che dal mio tono Maddie intuisca benissimo quanto io sia delusa da questa cosa.

Un tempo mi bastava rimanere vicina a Justin per sentirmi felice, ma sto diventando sempre più avara. Se Jus mi avesse baciata un mese fa, probabilmente non mi sarebbe importato nulla della sua fuga. Avrei solo pensato: Wow, quel Justin, l'unico e il solo, mi sta baciando, OMG!
Adesso però è cambiato tutto. Non mi basta un solo istante, voglio averlo per me per il resto della vita. Il fatto che sia scappato mi ha ferita, volevo che mi guardasse negli occhi e che mi dicesse che non è stato un errore. E magari che mi baciasse una seconda volta. Dio, da quando sono così egoista? Prima lo trascino in una storia malata e poi pretendo che ci resti e che se la faccia pure piacere, ma che problemi ho?

«Come cavolo ha fatto a finire così?» borbotta Madison, addentando la caramella tanto forte da spaccarla in due.

«Me lo chiedo anch'io.» confesso, incrociando le braccia al petto.

Madison fa per aggiungere qualcosa, poi si interrompe. Punta lo sguardo alle mie spalle e sorride. Mi lancia uno sguardo che fatico a interpretare e mi volto per capire che diamine sta guardando. Il cuore mi balza in gola non appena lo noto. Sta venendo verso di me come se nulla fosse, pacato e impassibile.
Già, figuriamoci se un vampiro si destabilizza per un bacio! Mi fa eco una voce nella testa e cerco disperatamente di mettere a tacere i miei pensieri non troppo allegri.

«Oh, ma guarda il tuo bel principe è qui.» mi dice intanto Maddie, mettendomi le mani sulle spalle per esortarmi ad andare da lui.
«Muoviti! Vai!» mi ordina con un tono che non ammette repliche.

Justin continua a camminare, le mani in tasca, il volto rilassato, le cuffie nelle orecchie. Scuote la testa al ritmo della musica e, non appena mi nota, sorride. Il mio cuore perde un battito, mentre penso a cosa si potrebbe nascondere dietro alla sua espressione sollevata. Mi stava cercando? In effetti l'ho evitato tutto il giorno, perché ero troppo imbarazzata per affrontarlo. Inoltre ero convinta che lui avrebbe fatto lo stesso, conoscendolo. Ma forse non è così, magari voleva davvero parlarmi e chiarire. Sperarci troppo mi farà male, ma non posso evitarlo, non con lui che mi viene incontro in questo modo e con Madison alle spalle che mi spinge a buttarmi fra le sue braccia.

«In bocca al lupo.» mi sussurra nell'orecchio la mia amica.
«E ricorda le protezioni.» aggiunge ridacchiando, per poi allontanarsi.

«Grazie, Maddie!» esclamo, girandomi lievemente verso di lei. Ma Madison sta già andando via, con il braccio piegato e il pollice in aria, come a dirmi che andrà tutto bene. Con l'altra mano digita velocemente qualcosa sul cellulare. Mi vibra il telefono, sblocco lo schermo, un messaggio da lei. Sorrido.

Figurati, sono qui apposta per farti da Fata Madrina ;)

«An.» mi chiama Justin, fermandosi di fronte a me. Mi rimetto immediatamente il telefono in tasca e punto lo sguardo su di lui, con un po' più di coraggio.

«Ehi, Jus.» lo saluto imbarazzata, arrossendo lievemente.

«Sei impegnata?» mi chiede, lanciando un'occhiata in direzione di Maddie. Deve essersi accorto che se ne è andata per lasciarci soli.

«No. Sono libera. Completamente libera.» chiarisco, stringendo nervosamente la manica della felpa.

Dobbiamo assolutamente fare pace - Il nostro si può considerare un litigio? Forse sì, visto che alla fine mi ha mollata. - e tornare come prima. O meglio, instaurare una relazione che non si basi sul mero ricatto, ma sui sentimenti. Non mi importa se non mi ama, mi basta che lui sia più consapevole di me, così da poterlo conquistare. Sono sicura di potercela fare - Mi ha baciata, no? - e anche se vorrei davvero sapere cosa gli passa per la testa non lo forzerò. Non questa volta. Magari così sarà lui ad aprirsi.

«Mi hai sentito, An?» mi domanda, alzando un sopracciglio. Credo che abbia capito che non ho fatto altro che fissargli le labbra mentre parlava e che non ho ascoltato una singola parola. Sono troppo agitata, per questo mi distraggo e la mia mente vaga. E poi con una bocca così bella non può pretendere che non ne rimanga incantata!

«Scusa, puoi ripetere?» borbotto, con la gola secca, dandomi dell'idiota.

Justin sbuffa, si gratta il collo.
«Ho detto: vieni a casa mia.»

E io credo di aver appena avuto un infarto.

Non appena metto piede nel suo giardino, ben curato e profumato di rose, le gambe iniziano a diventarmi di gelatina. Justin mi ha già detto che me lo ha chiesto solo perché sua madre voleva vedermi, visto che ho già declinato un invito, e sono sicura che non c'è alcun significato dietro - anche se vorrei che ci fosse!
Eppure non posso evitare di essere nervosa - molto più di prima - e di esitare un attimo sulla soglia di casa sua. Deglutisco, mentre lui apre la porta con nonchalance, facendomi dubitare di ciò che è successo ieri. È tranquillo, completamente a suo agio, e non lo capisco. Il bacio me lo sono solo immaginato? Sono arrivata al punto che la mia fantasia ha preso il sopravvento e adesso ricordo cose che non sono mai avvenute?

Non appena la mia visuale viene catturata dall'enorme ingresso della casa, dai colori freddi e spenti, avverto un rumore provenire dalla cucina - deduco, visto che quello che ho sentito era un piatto, o forse un bicchiere, cadere - e poi dei passi veloci.

«Oh, la ragazza dell'altra volta!» esclama Mia, venendomi incontro a braccia aperte, stringendomi poi in un caloroso abbraccio.
«Com'è che ti chiamavi?» mi chiede, lasciandomi andare.

Non si ricorda nemmeno il mio nome e mi stritola? È così espansiva, a differenza del figlio! Non credo che mi dispiaccia, ma non me lo aspettavo.

«Angel.» mi presenta Justin.
«Il suo nome è Angel e potresti almeno farci entrare.»

«Oh, scusate! Volete del succo di frutta?» domanda, facendo un passo indietro.

«Io lo prendo ai frutti di bosco.» le dice, vedendola allontanarsi.
«Per An quello al mirtillo, dovrebbe essercene un po' in frigo.» aggiunge, mentre la figura di sua madre sparisce nel corridoio.

Lo guardo e faccio per aprir bocca, ma non ho nemmeno il tempo di stupirmi di quello che ha detto - Sa che ultimamente bevo sempre quello al mirtillo, anche se non ci siamo visti molto. Ma quando l'ha notato?

«Ve lo porto in camera!» annuncia sua madre e perdo l'occasione di chiedergli da quando conosce così bene i miei gusti.

«No. Veniamo noi.» ribatte Jus.
«Sai che non faccio entrare nessuno in camera mia.» continua, andando verso le scale e io dietro di lui.

«Nemmeno la tua... Ehm, amica?» domanda Mia, versando il succo nei bicchieri.

Amica. Giusto. Mia crede che io stia con Alex, quindi deve esser sorpresa di trovarmi qui. Si aspettava la ragazza di suo figlio, non me. Ma cosa mi è venuto in mente quando ho accettato di venire? No, cosa mi è venuto in mente quando ho proposto a Jus di essere solo amici! E pensare che mi era parsa un'idea brillante... Geniale, addirittura! Ah, è tutto così confuso!

Mia ci porge i succhi e io faccio per berne un sorso. Menomale che non l'ho fatto, altrimenti avrei sputato tutto a terra - e non è proprio il massimo come seconda impressione - perché Jus dichiara: «An è la mia partner.»
Scuote la testa.
«Anzi, lo sarà presto.» si corregge, bevendo tranquillamente la sua bibita.

«Vuoi succhiarle il sangue o qualcosa del genere?» domanda sua madre in tono di rimprovero, dopo avermi lanciato una lunga occhiata, che sembra sottointendere un: "Mio figlio dice queste cose e tu non scappi di corsa in Messico? Tutto ok?"

Probabilmente non sto bene, visto che sono arrossita e che le sue parole mi hanno resa felice, ma non posso farci niente. Il modo in cui l'ha detto è stato così dolce!

«Lo farò quando sarà An a chiedermelo.» risponde tranquillamente.
«Dopotutto mi ha maledetto, è meglio tenermela buona.»

Ancora con questa storia? Accidenti! Perché devo fare una figuraccia simile di fronte a sua madre? Ora penserà che sono una tipa strana che va in giro a lanciare maledizioni alla gente!

«An, non lo bevi?» mi chiede Jus, spronandomi a portare il bicchiere alle labbra.

Assaggio il succo, riempiendomi la bocca del suo sapore dolciastro, e distolgo lo sguardo da Mia, che ormai non fa che osservarmi.

«E Cassidy? Non avevi detto che ti piaceva?» domanda sua madre, lasciandomi esterrefatta. So che probabilmente non lo fa di proposito, ma per tutti i canini - Jus mi ha contagiata - non poteva usare un po' più di tatto?

«No, ho detto che forse mi piaceva. E parlavo del suo aspetto.» ribatte tranquillamente.
«An vince, perché è più interessante.» fa spallucce, rendendomi quasi felice della spontaneità con cui gli escono di bocca le parole.
«Aspetto banale a parte.»
Doveva aggiungerlo per forza?

«E An sa di quello che combinavi un annetto fa?» continua Mia, lanciandomi un'occhiata.

Un anno fa? Quindi prima che incontrassi suo figlio al parco? Lancio uno sguardo confuso a Jus, ma lui non mi ricambia, anzi sembra sempre più impassibile. Inquietante. È carino, ma così mette i brividi.

«Angel, sei a conoscenza del passato di Justin?» mi chiede Mia con un tono falsamente zuccheroso. Come se sapesse già la risposta e come se fosse conscia che, una volta saputo tutto, sarei corsa via.

Ma che le ho fatto? Perché è in modalità genitore iperprotettivo? Beh, forse perché mi ha beccata in atteggiamenti fraintendibili con un altro e adesso viene fuori che sto con suo figlio, o qualcosa di simile, però non mi merito questo trattamento! Anche se effettivamente ho ricattato Justin e l'ho confuso, piombando nella sua vita senza permesso, e l'ho anche costretto a fare qualcosa che non voleva in più di un'occasione, senza contare che da quando mi conosce ha già preso parte a due risse... Per Mia probabilmente sono il demonio!
Perché l'ho realizzato solo adesso?

«No, ma mi accetterebbe comunque.» risponde Jus per me, con una sicurezza che non mi aspettavo.
«Dopotutto è la mia stalker.»

Justin ti amo, ma chiudi quella maledetta bocca!

«Stalker?» ripete Mia, visibilmente confusa.

«Intende dire che ultimamente ci vediamo spesso in giro, anche se non abbiamo programmato di uscire prima!» esclamo, cercando di salvarmi. Per fortuna sua madre annuisce, credendomi. Anche se dalla sua espressione dubbiosa non pare essere convinta al cento percento delle mie parole. Nemmeno io lo sarei, onestamente.

«An, andiamo in camera? Puoi portare il bicchiere.»

Aspetta, quindi posso entrare in camera sua? No, piuttosto, sto per entrarci ora? Annuisco, incapace di aggiungere altro, lasciando che Justin mi conduca su per le scale. Le mani mi tremano, contro al freddo vetro del bicchiere, e le parole di Mia mi rimbombano in testa.

Cos'è successo un anno fa?

«Sono così strano?» mi domanda Jus, chiudendosi la porta alle spalle.
«Appogialo pure lì.» continua, indicando la scrivania nera sopra la quale, attaccate alla parete, sono esposte in bella mostra delle farfalle imbalsamate. Non sapevo che ne facesse la collezione. Ci sono diversi quadri di varie dimensioni, dove le piccole ali ormai prive di vita mi mettono in soggezione.

Poso il bicchiere accanto alla Nintendo Switch Lite oro, posta sopra un libro dalla copertina rigida che non riconosco e, girandomi, vedo Jus tirare via dal letto un'altra console. Ma quante ne ha?
Si siede sulle coperte e mi fa cenno di fare altrettanto. Non capisce che così rischio un infarto? Mi lascio alle spalle le inquietanti farfalle e mi avvicino timidamente a lui. Il cuore, inutile che ve lo dica, mi batte tanto forte che quasi non sento quello che mi sta dicendo Justin. Mi rimbomba nelle orecchie e mi confonde.

«Quindi? Sono tanto strano?» domanda ancora.

«A me piace la tua stranezza.» ribatto.
«E poi il mondo è così vario che non si capisce davvero cosa sia normale e cosa non lo sia.» continuo.

Justin si lascia cadere di lato e mi appoggia la testa su una spalla, facendo sì che una scarica di brividi mi percorra da capo a piedi. Ma che succede?

«Facevo a botte ogni giorno.» sussurra.
«Lo facevo perché odiavo le altre persone.»

La sua confessione, del tutto inaspettata, mi stupisce. Ero consapevole che per muoversi così doveva essersi allenato, ma pensavo che andasse in palestra, non che fosse abituato a tirare pugni a destra e a manca!

«A te non piace la violenza. Ora mi odi?» chiede, con una voce piatta e appena udibile. Si aspetta un ?

«Certo che no. Sono la tua stalker, quindi non potrei mai odiarti.» rispondo, anche se sono turbata da ciò che ha detto e dal suo atteggiamento. È anche una mezza verità, la mia: non potrei mai detestarlo perché lo amo - così tanto da starci male - non perché sono ossessionata da lui.

«Non mi odi, eh?» ripete con un tono così triste che la sua voce non sembra appartenergli.
«Hanno iniziato a chiamarmi vampiro, perché da piccolo ero anemico. Ciò mi portava a essere pallido e sono anche svenuto un paio di volte durante i prelievi di sangue, dal medico. Allora me ne stavo sempre distante, nell'ombra, e la gente aveva iniziato a guardarmi con una certa soggezione. Specialmente gli altri bambini.» mormora.
«Quando sono cresciuto un po' hanno iniziato a bullizzarmi, perché ero diverso. Mia madre se ne prende la colpa ancora oggi, perché non se ne è accorta prima che succedesse.» ridacchia.
«Ho iniziato a ricambiare tutte le botte dopo qualche mese, anche se ero terrorizzato.» sospira.
«An, lo sai perché ti sto parlando di queste cose?» domanda infine, alzando lo sguardo per lanciarmi un'occhiata carica di significato e parole non dette.

Scuoto la testa. Non riesco a proferire parola. Non mi aspettavo che mi parlasse del suo passato, non ero pronta a conoscere queste cose. E non lo avrei mai ricattato se lo avessi saputo prima. Jus deve aver sofferto molto e io sono solo l'ennesima disgrazia della sua vita. Forse è questo ciò che sta cercando di dirmi.

«Sento che sto per cedere.» borbotta.
«An, voglio distruggerti. Voglio avere il tuo sangue e anche-» si interrompe, posandomi una mano sul petto, proprio sopra il cuore.
«Perché non mi lasci da solo e basta? Perché sembri sempre così felice di parlarmi? Perché mi corri sempre incontro?» ride, ma senza allegria.
«Sei una masochista o cosa? Staresti molto meglio con quel tuo amico.»

«Ma Jus-»

«Però non mi va giù.» mi interrompe.
«Sono un essere perfetto, no? Quindi non dovrei pensare che ci sia qualcuno meglio di me. Ti odio. Mi rendi così insicuro. Me, capisci? Un essere meraviglioso come il sottoscritto, ridotto a una bambola di creta nelle tue mani.» alza la testa e inizia a fissarmi, avvicinandosi lentamente al mio viso.
«Ti odio così tanto da starci male, ma non voglio che tu mi odi.» sussurra.
«Quindi ti legherò a me in ogni modo che conosco e tu non potrai scappare, proprio come quelle farfalle.»

«Justin?» deglutisco, mentre lui si avvicina sempre di più alle mie labbra.

«Hai dieci secondi per voltarti e andartene. Se lo farai accetterò di essere un tuo amico.» mormora.
«Se decidi di restare, diventerai la mia partner.»

Questo è folle. Justin si crede un vampiro perché lo hanno sempre etichettato in questo modo e adesso vuole davvero rendermi sua. Dovrei correre a gambe levate, diventare sua amica e fare le cose per bene, come avevo deciso. Però adesso non riesco a muovermi. Mi sento incatenata ai suoi occhi.

«Inizio a contare?» mormora, a un soffio dalle mie labbra.

«Sei così ingiusto. Sai già che non scapperò. A me non importa affatto se sei strano.» ribatto.
«Voglio dire, sono il tuo cucciolo, no? Pensavo che l'aver accettato una cosa simile fosse abbastanza per rendermi strana quanto te.»

«Cucciolo? Hai perso il diritto di esserlo da quando ho smesso di pensare che tu fossi solo carina.» dice.
«E ti ricordo che sei proprio tu che hai iniziato questo gioco, ricattandomi.»

«Credevo di aver messo in chiaro che non ti voglio più imporre nulla, ma esserti amica.» o qualcosa di più.

Perché non posso essere la tua ragazza? Perché devo scegliere fra restarti amica o essere la tua partner? Non voglio scegliere, voglio amarti ed essere amata da te. Jus, me la stai rendendo maledettamente difficile, è una decisione che non posso prendere se fai così!

«Quindi sei venuta a casa mia solo per me? Per farmi piacere?» sogghigna.
«Nessun secondo fine? Sicura?»

«E se fosse così?» lo sfido, anche se ormai non sono più certa di non aver secondi fini.

«Ti morderei, An.» sorride, calcando sul mio nome.
«E potrei farlo. I dieci secondi sono passati già da un pezzo.»
Detto questo si lecca le labbra.

Sto per avvicinarmi a lui e porre fine alla distanza che c'è fra noi, quando Justin si allontana di colpo, sorridendo come un bambino.

«Ho fatto bene a guardare quella maratona di film romantici. Davvero comportarsi come un mentecatto funziona per attrarre la gente?» domanda, inclinando leggermente la testa verso destra, pensieroso.

«Come?» chiedo spaesata.

«Ti volevo come partner, ora lo sei.» sbuffa, incrociando le braccia al petto.
«Anche se mi sono reso ridicolo. Questa me la paghi, comunque, sporca umana.»

Justin si alza dal letto, lasciandomi senza parole. Cioè... Stava recitando? E lo stava facendo così bene? Ma allora quello che mi ha raccontato era vero o non lo era? Ma che cavolo!

«Mi hai mentito?» domando confusa, con la testa completamente vuota. Di colpo mi sento così stanca che non sono nemmeno arrabbiata.

«No. Quello che ti ho detto è vero. Mentirti sarebbe stato controproducente, non sono mica scemo. Solo che ho pensato che comportandomi così saresti stata più propensa ad accettare.» ridacchia.

Ma è diabolico! Altro che vampiro! Justin è un demone! Come cavolo ho fatto a non capire che stava fingendo?

«È anche vero che non ti considero più solo carina. Sei veramente bella, An.» aggiunge, facendomi arrossire, sia per le sue parole che per l'espressione solare e genuina che mi sta regalando.
«Visto che abbiamo risolto, giochiamo ad Animal Crossing?» domanda poi, afferrando la Switch.

Oddio, dovrei arrabbiarmi o no?

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