RICCARDO 2
Mi sedetti a tavola davanti a Rachel e con a capotavola mia madre. Iniziammo a mangiare e solo dopo ci feci caso "Ma' tu non fai mai le lasagne" dissi sconcertato "Non le ho fatte io tesoro. Vedi quando sono tornata dal supermercato ho trovato questa ragazza che andava avanti e indietro e guardava i campanelli, le ho chiesto se stava aspettando qualcuno e..." venne interrotta da Rachel "ho risposto che stavo aspettando un mio compagno di nome Riccardo ma mi sono beccata una borraccia con una tisana addosso e sono stata invitata a salire, mi sono cambiata , abbiamo fatto due chiacchere e alla fine sono stata invitata a restare per pranzo così ho dato una mano". L'ennesimo boccone che avevo appena mandato giù mi si blocco in gola, lei mi guardò sogghignando. Dovetti prendere dell'acqua per riuscire a mandar giù. "spero che il suo metodo per prevenire i problemi non sia eliminandoli alla radice con il veleno" pensai non sapendo di cosa davvero fosse capace e quando per cinque ore ti danno del pazzo suicida a farla arrabbiare bhe non è di certo rassicurante. Mia madre aveva già finito "Devo assolutamente andare" disse alzandosi da tavola e iniziando a prendere le sue cose e la borsa "Rachel è stato un piacere torna a trovarci quando vuoi" disse prima di salutare me e andarsene lasciandoci soli. Il silenzio venne rotto quando Rachel parlò " Tranquillo, puoi finire di mangiare non ho intenzioni di avvelenarti" disse e poi aggiunse "per ora" e tornò tranquilla a mangiare. "Tua madre" riprese a parlare solo dopo che ebbe finito le lasagne "è una donna adorabile e..." la bloccai "Non stai per dire qualcosa del tipo -sarebbe un peccato se le succedesse qualcosa- vero?" chiesi perplesso "Cosa?! NO! Non lo avrei detto, non sarebbe da me ed è pure un cliché da quattro soldi e sembra una frase fatta o..giusto è una frase cliché è una frase fatta." rimbeccò lei "dopo solo 5 ore con quelle oche pensi di poter davvero anticipare le mie parole? Tu non sai nulla di me" finì offesa. "cosa sei venuta a fare realmente qua?" chiesi finendo di sparecchiare la tavola. "Vedi , inizialmente volevo darti fuoco al motorino poi ho conosciuto tua madre e non voglio causare problemi a lei perciò farò una cosa che non faccio spesso: ti parlerò chiaramente" sbuffando mi appoggiai al tavolo e lei iniziò un noioso ed egocentrico monologo. "io sono una persona che va presa molto sul serio, se io ti ordino di spostarti tu lo devi fare e anche senza aprire bocca, le voci che hai sentito sulla sottoscritta sono vere e sei molto fortunato che a me piaccia tua madre perché non sarei stata così gentile altrimenti" in effettiva non mi sarebbe costato nulla spostarmi da quel banco ma non era da me mollare così facilmente perciò le risposi "Non mi sposterò da quel banco" con voce ferma e secca lei sbattè le mani sul tavolo "Non hai nessun fottuto diritto per contraddirmi e nemmeno per restare sul mio banco" mi urlò contro arrabbiata. Durante la giornata avevo chiesto il perché si era arrabbiata tanto per un banco e mi avevano detto che il banco in sé era perché lo usava per i disegni o fogli con testi che faceva durante le lezioni quando si annoiava ma principalmente perché le avevo risposto e non le avevo dato retta. "Ti propongo uno scambio : tu ti sposti da quel banco e io ti tengo fuori dal mirino di Ivan e la sua banda" iniziai a pensare "Ivan...Ivan..mhh perché non mi suona nuovo? Ne ho già sentito parlare a scuola ...ma chi è?" il mio silenzio fu mal interpretato. "Vedo di averti convinto...codardo e debole come tutti gli altri" disse superandomi e urtandomi la spalla in segno di vittoria, cosa che non mi andava affatto bene e a quelle parole codardo e debole come tutti gli altri mi fecero scattare. "No non mi va bene perché sei così stronza?" lei si fermò, torno indietro a testa alta offesa e mi si parò davanti "Come?! Scusa hai detto qualcosa?!" iniziava a urtarmi il sistema nervoso il suo fare con superiorità " ti ho chiesto perché sei così stronza?! Qual è il tuo fottuto problema? Ti presenti a casa mia con il tuo fare di superiorità stronza puttana e.." non riuscì nemmeno a vederlo ma lo schiaffo che mi tirò si senti per bene. "Non ti azzardare a darmi della puttana. La tua vita scolastica sarà un'inferno, stronzo" la bloccai per il polso destro prima che se ne andasse "Vuoi farmi passare per cattivo? Lo stronzo stra i due sarei io adesso?" sentì il suo corpo irrigidirsi "Lasciami" disse senza guardarmi negli occhi "Perché? Adesso ti faccio paura perché sono io ad alzare un po' la voce?" gli urlai contro stringendola più forte. Poi tutto succedde così in fretta...sentì la mano umida, vidi il volto di rachel contorto dal dolore e lascia la presa. Mi guardai la mano che ,solo dopo un paio di secondi, mi resi conto essere sporca di sangue. Il mio sguardo confuso scivolò sulla manica verde della felpa che ora si era tinta di un rosso scarlatto. Rachel si affrettò a coprire la visuale del suo braccio con l'altra mano e fece per superarmi e andarsene. Non so perché ma in quel momento il mio corpo si mosse da solo, la afferrai per la spalla spingendola contro il muro. "Cosa significa questo sangue?" Feci per alzarle la manica della felpa "Scusa..." disse lei e solo in quel momento mi accorsi che stava tremando "...Non ti disturberò più perciò lasciami in pace" mi spinse e corse fuori. Non ricordo per quanto tempo stetti li, in piedi con lo sguardo perso nel vuoto prima di andare a sciacquarmi dalla mano ormai il sangue secco. Per tutta la giornata cercai di far finta di niente e dimenticare l'accaduto ma quella sera mentre stavo mangiando con mia madre le chiesi "Come è andata oggi a lavoro?" mia madre mi guardò sorpresa e un po' titubante. Era comprensibile la sua reazione, non ho mai voluto sapere cosa facesse in clinica e quindi non le avevo mai chiesto . "Oggi è arrivata una nuova paziente, una ragazza di 17 anni che ha tentato di suicidarsi e parlando con i genitori mi sentivo così in pena per loro. Loro non ne avevano la minima idea e..." mi alzai "Scusa, on ho ancora finito i compiti e non ho più fame" misi le stoviglie nel lavandino e me ne andai in camera. Quella sera mi addormentai fissando la mia mano. Non ci riuscivo, non riuscivo a togliermi dalla mente l'immagine della mia mano sporca del sangue di Rachel.
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