Parliamone

Mi rigiro nel letto per la milionesima volta.
Questa vita troppo libera mi stressa!
Aveva ragione papà quando diceva che se con il lavoro ci prendevi mano lo facevi praticamente a occhi chiusi, e infatti, sono arrivato al punto che lavoro due, tre ore al giorno, poi non ho nulla da fare!
Voi direte "ah beh, beato te" mica tanto, i lavori più difficili sono veri e propri grattacapi, in ogni caso non so davvero che farmene del tempo.
Una volta lo passavo a studiare e poi a leggere, adesso leggo, ma anche quello diventa noioso dopo un po'.
-Vogliamo farci un giro? Ti vedo abbattuto-
-Voglio qualcosa da fare, un lavoro da anticipare, un hobby... Qualcosa!-
-Se ti anticipi il lavoro poi domani che fai?-
Sospiro -Grazie dell'aiuto-
-Per quanto riguarda l'hobby... Ci sarà pur qualcosa che ti piace-
-Si Levi, le solite stronzate come le console-
Storce la bocca -Puoi sempre comprartene una-
Mi cruccio. Sul serio ha acconsentito? Io mi aspettavo più una risposta del tipo "non hai in mente qualcosa di più costruttivo?"
E invece...
-Comunque qualcosa da fare ce l'hai- mi bacia sul collo.
O dio no, non ricominciamo.
-L-levi i-io...-
Ma non sente, mi tortura la gola per poi salire al mento, percorrere la mandibola fino ad arrivare sotto l'orecchio dove sospiro e mi aggrappo alla sua schiena.
-Come si chiamano i cuccioli- chiedo in un soffio.
Volevo parlarne con calma, chiedergli più informazioni su i due che aveva adocchiato, e magari dopo una lista di raccomandazioni dirgli di si...
Ma ovviamente noi parliamo facendo sesso, giusto? È così da tre anni ormai.
Continua a baciarmi il viso, ovunque -Anastasio e Genoveffa-
Gli picchio una mano sul petto in segno di protesta mentre ridacchio -Andiamo stupido- mi mordo un labbro poi, per il suo assalto al mio petto.
Non so come ci sia arrivato, un attimo fa era intento a staccarmi l'orecchio.
-Mavis e Sebastien-
-I genitori erano amanti dell'horror per caso? A questo punto li chiamavano Mercoledì e Fester-
-Sono morti in un incidente stradale mentre li andavano a prendere a scuola, probabilmente stavano litigando in auto, erano in procinto di divorziarsi. I marmocchi hanno cinque anni- sorride.
Oddio, ma è il mio Levi questo qui? -Cosa ne hai fatto del mio Levi tu?-
-Dovresti vederli, hanno i capelli castani il maschio, neri la femmina e le lentiggini ovunque e hanno degli occhioni azzurri che ti incantano.- descrive perso nei ricordi.
Alla faccia, lo hanno colpito... Si, con un palo in fronte.
-Non hai una foto?-
Fa una smorfia e scuote il capo -Se non siamo intenzionati all'adozione non rilasciano proprio nulla-
-Non lasciarmi appeso, stavo ricevendo le mie coccole giornaliere-
Sospira e si tira a sedere.
-Okay, okay...- mi pongo di fronte a lui -Questo disaccordo di opinioni fra me e te lo dobbiamo vivere come una sofferenza per te e un dispiacere per me?-
Mi guarda intensamente -Perché hai aperto il discorso se non ne vuoi sapere?-
-Se almeno mi facessi finire di parlare te lo direi- gli sorrido dolcemente. Il mio intento è quello di fargli capire quanto è dolce e spontaneo quando parla di loro.
Incrocia le braccia con fare dispettoso e mi guarda in attesa.
-Potremmo andare a trovarli domani e chiedere le carte, no? Magari per il lavoro che svolgiamo per noi saranno più facili tutte quelle scartoffie inutili-
I suoi occhi si illuminano -Hai cambiato idea?-
-No, ma in qualche modo si fa, i genitori non nascono imparati, io imparerò... ho comunque te al mio fianco, no?-
Annuisce e per mia grande sorpresa mi prende il viso e mi butta letteralmente contro le sue labbra, che cozzano contro i denti procurandomi un dolore atroce.
-Scusa- sussurra fra un bacio e l'altro.
L'ultimo è davvero mozzafiato, di quei baci ricevuti solo nei film.
Nemmeno al matrimonio è stato così.
-Ho una paura...-
-Sssh, il mio Eren non ha paura di niente e di nessuno- mi bacia ovunque.
Sospiro e gli sbottono i pantaloni in una chiara richiesta di coccole... Se così possiamo chiamarle.

-Jean!-
-Che c'è?!-
-Non usare quel tono impertinente con me!-
-Mi irrita il fatto che urli invece di parlare normalmente, Sasha!-
-Okay... Marco mi ha detto che devi andare a prendere queste in magazzino- mi porge un foglio con segnato l'occorrente.
Ci credete? Sono finito al posto di Eren, a differenza che io sono un bar-man ma a quanto pare importa poco a Marco visto che mi fa sgobbare come un inserviente senza farmi vedere la luce.
Sbuffo sonoramente e le sbatto in mano il foglio -Riportaglielo indietro e digli che non sono il suo sguattero-
-Oh si che lo sei- ribatte.
-Sasha!-
-Okay, okay... Ma io non voglio centrarci nulla!-
E non l'avessi mai fatto. Tre, due, uno...
-Tu...!-
-Lo vedi com'è facile alzare il culo per venire quaggiù?- lo guardo ironico.
In effetti mi aspettavo proprio questo, anche se ho una paura fifa di affrontarlo, so che quando si incavola lo fa sul serio.
-Io lavoro! Cosa pensi, che stia giocando qui!? Sei solo un bambino Jean, che non capisce cosa significhi affrontare la vita! Tu vuoi tutto e subito vero? Bar-man? Okay, vai di sopra, mostra a tutti cosa sai fare, vantati, ma sai cosa, non hai il permesso di farlo oltre il bordo del marciapiede che occupa il mio bar!-
Oh cazzo -P-perché!?-
-Fuori!- sbraita.
-Marco...-
-Ho detto, fuori-
Lo guardo sorpreso, potevo immaginare tutto, tranne perdere così il lavoro. So che sono il solito stronzo che le fa girare pesantemente con le mie ripicche e i miei inviti a quel famoso paese ma Marco... beh, lui mi ha sempre sopportato, e di lui apprezzo il fatto che vada oltre le mie azioni e le mie parole, mi comprende dentro.
Boccheggio più volte, ma più lo guardo, più mi manca il coraggio di spiccicare qualsiasi cosa.
-Ti avrei dato tempo un mese e saresti potuto diventare il proprietario di quel bancone, ma no. Jean vuole sempre tutto e subito, schiaccia tutti senza un briciolo di umanità e va avanti per quello che vuole e basta. Tutto questo prima o poi ti distruggerà, ma a te nemmeno il mio aiuto interessa, giusto? Bene, adesso che ne ho finalmente preso atto, puoi accomodarti fuori e possibilmente non metterci piede più nemmeno come cliente-
Lo guardo scioccato -M-mi dispiace, i-io...-
Il suo volto sembra addolcirsi di poco e si avvicina a me pericolosamente -Tu che ti dispiaci? Hai anche un cuore?-
-M-marco!-
-Ho detto fuori- ripete poggiando una mano sul muro proprio di fianco il mio viso.
Deglutisco a vuoto impedendomi di abbassare lo sguardo dai suoi occhi... bellissimi occhi color cioccolato.
-Come pensi io abbia tirato su questo bar? Come credi che io abbia potuto sapere tutto quello che adopero oggi? Come tu immagini che io possa conoscere tutti gli utensili che adoperi tu, che usa Sasha, che usava Eren... qualsiasi cosa, tu la sai? E cosa esattamente vuoi fare oltre buttare shaker per aria e creare liquidi colorati? Solo quello non ti porterà nulla se vuoi andare via da qui. Se poi hai scarsa considerazione di te o semplicemente ti accontenti di me per me può bastare farti far volare quei shaker per aria e farmi fruttare clienti extra.-
Il mio cipiglio ritorna insolente, incrocio le braccia al petto e lo guardo minaccioso -Il mio non era un segno di protesta verso la mia posizione, ma una semplice declinazione, dato che mi sento trattato come uno schiavo!-
-È questo che si fa in un bar, se non ti sta bene, ripeto, puoi accomodarti fuori-
-Lo sai benissimo cosa intendo, Marco!-
-Sono fantasie che ti crei tu, è il lavoro che faceva Eren, tutto qui, se non mi credi vaglielo a chiedere santo cielo!-
Deglutisco di nuovo e stavolta gli occhi li abbasso, anche se per poco visto che le sue dita mi costringono a rialzare lo sguardo -Non abbassare lo sguardo con me, io non mi sto battendo con te, sto cercando di farti capire dove sbagli-
-E dove cazzo sbaglio!- sbraito preso all'improvviso da una forte frustrazione.
-Non te lo posso dire, devi capirlo da solo e accettarlo, una volta fatto è tutta discesa Jean.-

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