Levi (27)

È normale che da quando non voleva farlo siamo addirittura arrivati a quota tre in un giorno?
Anzi credo che si sia completamente traformato, nella doccia mi ha provocato di proposito e non ho potuto farne a meno nonostante pensavo di non dover esagerare.
-Ti va se...- mi giro e lo trovo coricato sul letto a pancia in giu che fissa il telefono con aria assonnata -Cosa?-
-Nulla- recupero una semplice maglia dall'armadio.
-E dai, quanto odio quando qualcuno non finisce le frasi- brontola.
-Ti va di farci un giro? Tanto non abbiamo nulla da fare ora, giusto?-
Mi sorride e fa per alzarsi ma sembra non reggersi bene e cade rovinosamente a terra.
Urla dal dolore e vado velocemente a recuperarlo per rimetterlo al letto -Ecco perché non ho finito la frase- gli faccio notare.
Diventa un peperone e si porta le lenzuola fin sopra le orecchie.
Dopo tre volte fatto per la prima volta non penso che le sue anche reggano, ma sopratutto deve sentirsi particolarmente stanco dopo essersi preso cura di me, non credo debba muoversi per il momento.
-Ti è passata la febbre?-
-Penso proprio di si moccioso, ho avuto un bel toccasana oggi- lo prendo in giro.
-Non sei più arrabbiato?-
Ma che domanda è? Che gli prende tutto un tratto? -Si che lo sono-
-E allora perché lo hai fatto?-
Mi giro e lo guardo negli occhi -Ti senti bene?-
-Si, perché- sembra offeso.
-Stavo scherzando, che domande fai?-
Lo guardo ancora e mi sale il nervoso -Se proprio non mi credi resta in questa casa fin quando ti pare-
-N-non volevo dire q-questo-
Sospiro e chiudo il mobile andandomi a sedere vicino a lui.
-Mi fa male- lagna
-È colpa tua, come prima volta ci sei andato pesante- mi infilo sotto le coperte con lui.
-Io? Guarda che sei tu che...- ma si blocca e si gira dall'altro lato -Sei sleale- borbotta.
Mi parte una risata spontanea che reprimo non appena il moccioso si rigira a guardarmi stupito.
-Che c'è- faccio finta di nulla.
-Allora anche tu ridi- sorride.
Mi acciglio e lo guardo male -Ti sto solo prendendo in giro, non c'è nulla di strano nel dire "sei tu che mi penetri"- scandisco nel suo orecchio.
Prova ad allontanarsi ma lo costringo a restarmi vicino e prendo a giocare con il suo orecchio mentre trema e si agita fra le mie braccia.
È adorabile ai limiti dell'incompreso, potrei farlo mio anche più di tre volte al giorno.
-Sei volgare- borbotta.
-O sei tu quello che si scandalizza un po' troppo ma poi sotto la doccia mi...- mi ritrovo una sua mano sulla bocca e il suo viso di fronte al mio completamente in imbarazzo.
Borbotta qualcosa d' incomprensibile e si accoccola tra le mie braccia.
Infilo le mani nei suoi boxer e stringo la carne delle sue natiche tirandolo ancora di più verso di me, lui mi circonda le spalle abbracciandomi.
Gioco con quelle bocce divine per un tempo che non mi sembra mai abbastanza -I miei glutei reclamano- interrompe il silenzio che dominava la stanza.
-Lasciali reclamare-
-Levi, mi stai facendo ancora più male-
Interrompo subito il mio massaggio e sospiro -Potevi dirlo subito-
Prendo a massaggiargli delicatamente la schiena e lo sento sospirare e lasciarsi andare man mano che passa il tempo.
-Lo chiamavano Levi mani di fata- mi bacia il mento.
Sento come se mi stessero introducendo quintali di zucchero nelle vene, tutto quello che fa mi sembra di una dolcezza infinita.
Sobbalza appena passo un punto poco più su del suo sedere e lo sento trattenere il respiro.
-Hai fame?- lo massaggio delicatamente sulle stesso punto sentendolo irrigidirsi.
-Molto- risponde a denti stretti.
-Cosa ti va di mangiare?-
-Pizza- mi blocca le mani -Basta, mi fa male-
-Qualcosa di più sano?-
-Andiamo, non l'hai mai mangiata una pizza?- brontola.
-Anche troppe volte-
-Con me mai, quindi mangiamo la pizza-
Lo afferro prima che si alzi di nuovo di botto come prima e lo prendo di peso portandolo sul divano -Non sono un invalido- poggia il gomito sulla mia schiena e sbuffa.
-È meglio che non ti muovi tanto-
-Sei troppo delicato stasera- mi fissa.
-Non direi proprio da come sei messo- Mi lancia un occhiata assassina -Che pizza ti piace?-
-Funghi e patate-
Lo guardo mentre ordina le due pizze e penso che per me sarebbe meglio se si vestisse, vederlo in boxer non mi aiuta per niente.
-Perché mi fissi?-
-Vestiti-
-I miei vestiti sono ancora ad asciugare-
-Vanne a prendere altri-
-In boxer? Ma sai quanto fa freddo per le scale?-
-Vado io-
-Non ho voglia di vestirmi-
-Stasera la pizza si raffredda- alludo ad una possibile aggressione, probabile che così afferra la situazione.
-Siamo ancora in prova?-
Sobbalzo a quella domanda e mi blocco con la mano sulla maniglia.
Apro la porta e mi dirigo nel suo appartamento prendendo uno dei suoi pigiami con pantaloncini stretti e maglie larghe e lunghe e ritorno dentro incrociando anche il fattorino.
Me lo ritrovo davanti con aria furibonda e sospiro cercando di non notare soltanto i suoi muscoli appena accennati che respirano con lui.
-Gradirei una risposta-
-Tu cosa credi-
-No! Voglio sentire cosa pensi tu, non ho intenzione di far finta di nulla e semmai tornare poi a casa con questo dubbio in testa, cosa ti costa dirmi se per te è ben altro o se sei ancora indeciso-
-Se ti dicessi che non lo so ti sentiresti meglio?- gli ringhio.
Le sua braccia si abbandonano lungo il corpo -Appunto, però se ti dico che per me è già ben altro da tempo non mi prendi sul serio e comunque ti ci scervelli sopra, quindi prima di chiederlo a me, prova a risponderti tu e ad avere fiducia in me, altrimenti non comincia proprio nulla fra di noi-
-Non è vero, io mi fido di te-
-Allora se ti dico che non lo avrei fatto con te se fossimo stati ancora in prova?-
Mi abbraccia di slancio e comincia a piangere come una fontana, si aggrappa a me e mi sussurra più volte scusa.
-Non hai nulla da scusarti moccioso, mangiamo altrimenti si raffredda-
Gli passo una fetta della sua e lo invito a mangiare mantenendo sempre la mia espressione neutra, mi sorride -Voglio provarne una della tua-
-Ho fame- rispondo.
-È troppo calorica, devo aiutarti a smaltirla- mi prende in giro.
-Non scherzare moccioso, potresti pentirtene-

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