Eren (36)

Ditemi una cosa.
Voi, dirigenti di un bar, responsabili di un' attività commerciale, che assumete del personale per poterla mandare avanti il più organizzata possibile... Non caccereste a pedate all'istante un ragazzo che scambia un ordinazione per un altra, rovescia un bicchiere d'acqua mentre si dirige al tavolo, che si incanta davanti al cliente che ordina e quanti altri casini sto combinando questa mattina?
Insomma, sto distruggendo il bar!
E Marco mi guarda con sufficienza ma non dice nulla.
-Ci parlo io con papà, hai tutto il diritto di buttarmi fuori- dico seduto di fronte alla sua figura che emana una furia repressa.
È la particolarità di Marco, riesce a restare sereno sempre, è buono, ma quando si incavola... si salvi chi può! E con me sta facendo un enorme sforzo.
-Adesso che ti sei riappacificato con lui? Ma anche no, non sarò il motivo del vostro distacco e sinceramente mi preoccupo per te, cosa è mai successo di così grave da mandarti completamente fuori il cervello? Oggi l'unica cosa buona che hai fatto è stato mettere le tazze a posto nel giusto mobile, addirittura la divisa l'hai messa al contrario!-
O porca...
Che grande figura di merda!
Sospiro frustrato e riporto gli occhi nei suoi improvvisamente dolci e preoccupati -Levi è un ragazzo difficile e lo so, ma devo preoccuparmi? Da quando c'è lui con te hai fatto una miriade di assenze sul lavoro e non fai altro che combinare guai, stare giu o schizzare di gioia... Tutto questo su e giù non ti fa bene Eren...-
-Mi ha raccontato dei suoi genitori- dico senza pensare.
Non lo so perché ci stia ancora pensando ma... Probabilmente è perché penso di non essere quella persona speciale.
E se avessimo corso? Se questi tre mesi siano solo stati una sbandata? A me piaceva da tempo e probabilmente mi piace sul serio, ma lui? Lui perché sta con me? Non gli è mai uscito di bocca un qualcosa che mi faccia pensare che sia attratto da me, anche se le attenzioni me le pone io come faccio a sapere che non le fa più per una monotona convinzione che per semplice attrazione? Ho sempre pensato che bastano le azioni per comprendere le intenzioni di una persona ma a volte anche le parole servono per confermare.
Sopratutto nel suo caso.
-Ah. Sul serio?-
Sembra essere stupito e non lo nasconde -Perché?-
-Ecco, non è una cosa semplice, insomma Levi è un tipo riservato e cose come quella dei suoi genitori non le dice facilmente, anzi, probabilmente non le dice proprio, preferisce dimenticarsi di aver avuto un passato-
Sono d'accordo ma non credo mi abbia mentito, perché avrebbe dovuto?
-Se te lo ha detto però vuol dire che ci tiene a te.
Te lo ha detto per il tuo legame con tuo padre?-
Annuisco guardandolo sorpreso.
Ci tiene? Come fa Marco a dirlo?
Mi sorride e scompiglia i capelli in un gesto affettuoso -Sei proprio perso per quell'uomo vero?-
Annuisco di nuovo, leggermente in imbarazzo.
-Buon per lui, non è di certo ben visto per i suoi atteggiamenti freddi e stronzi, ma se tu ci vedi dell'altro allora è davvero fortunato-
-Erwin è il suo... Ex?-
Mi guarda incerto -Si, perché?-
-Non ne ero sicuro, ma hanno un bel legame- dico.
-Sono stati insieme per tre anni ma poi Levi ha iniziato ad allontanarsi e poi ti ha notato-
-In che senso?- chiedo curioso.
-Mi ha detto di averti notato più di una volta e mi chiese delle cose su di te, ho notato subito il fatto che ti notasse più di quanto fa normalmente con le persone e il fatto che tu e Armin abbiate sempre confabulato su di lui mi ha divertito per un po'.-
Mi aveva notato? Chissà perché era sicuro di aver sentito il proprio cuore fare più di una capriola.
-Eren?-
Riporto la mia attenzione su di lui, appuntandomi come prima cosa di non distrarmi ~facile più a dirsi che ha farsi~
-Ce la fai a continuare o ti devo spedire a casa?- mi chiede con tono dolce.
Quando guardo Marco a volte penso che Jean abbia proprio buon gusto però penso anche che non sarebbe per nulla il suo tipo... Insomma uno buono come Marco non potrebbe sopportare quella testa calda. Però chissà perché gli fosse sembrato una cosa reciproca, se Jean si incantava a guardarlo da un tavolino Marco si incantava a guardarlo quando discuteva con Armin, sorridendo anche a vari gesti di Jean.
-Eren-
L'intento di non distrarsi già l'ho fallito
-Continuo-

Un grosso sospiro uscì dalle labbra quando chiuse la porta di casa sua... che gli sembrava estranea. Ormai il suo appartamento era solo il deposito della sua roba ma dormiva e passava il tuo tempo nell'appartamento affianco.
Tre mesi!
Non ci poteva assolutamente pensare, da single a vita era passato a vita di coppia, aveva conosciuto Levi, ci aveva condiviso la cosa più bella che una persona possa condividere, aveva accettato tutto di lui passando sopratutto il primo mese dittatoriale di Levi.
Chissà perché quei tre mesi erano sembrati così lunghi ma... appaganti, semplici e pieni di quell'amore che Eren tanto aveva immaginato prima o poi nella sua vita.
Sopratutto la svolta con suo padre.
-Oggi sei fin troppo riflessivo Eren, che ti prende?- parlo al mio riflesso del grande specchio posto in salotto.
Il telefono comincia a squillare e sospiro di nuovo immaginando gia chi sia -Pronto?-
-Sei tornato?-
-Ma ciao anche a te-
Silenzio -Si, perché?-
-Che dici di aspettarmi a casa? Ho una cosa da darti-
Sembra timoroso -Sicuro?-
-Si-
-Okay allora ci vediamo dopo, intanto mi faccio compagnia con Noir-
Attacco il telefono senza aspettare risposta gettandolo sul ripiano della cucina.
Una cosa da darmi?
Chissà perché in quel momento gli era tornata in mente la scatoletta.
L'aveva ritrovata anche quella mattina del cassetto del comodino di fianco al letto mentre cercava il caricabatterie del cellulare, l'aveva fissata di nuovo con interesse e prima che potesse prenderla attratto da chissà quale forza il cassetto si chiuse da una forte spinta del suo vicino.
-Si può sapere perché metti le mani ovunque? Sai che esiste la privacy?-
Questo gli aveva detto, liquidando di nuovo la curiosità di Eren.
Per quanto ci pensasse non riusciva ad immaginare cosa contenesse quella scatolina e proprio per questo era curioso di sapere perché la nascondesse gelosamente. Era tornato su i suoi passi quando il più grande era sotto la doccia... ma la scatolina era sparita.
Eppure poteva giurare di non aver visto Levi avvicinarsi di nuovo a quel cassetto.
Una volta cambiato andò da Noir e si accoccolò sul divano. Non riuscì proprio a rinunciare all'abbraccio di morfeo, così, dopo due minuti di coccole con la palla di pelo al suo fianco finì in un mondo buio e appagante.

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