Eren (33)
-Non ti azzardare ad uscire da quella porta, altrimenti in questa casa non ci metti più piede-
-Le minacce sono l'unica cosa che ti riescono con me papà- strattono il braccio e gli sputo il mio odio.
-Non dire stupidagini- sussurra.
-Non mentire a te stesso!- sbraito -Non puoi guardarti allo specchio convincendoti che lo fai per me! Quello che fai o dici non fa bene ne a me e ne a te, tanto meno cambia qualcosa- incrocio le braccia al petto furioso ma incapace di lasciarlo li, senza avere la risposta alle mie svariate domande.
-Sediamoci e parliamone- sospira.
Lo guardo truce, non mi cambia in piedi o seduto... Anzi per quanto mi riguarda sedermi non farebbe bene ai miei nervi, tuttavia mi pongo davanti al divano e aspetto che lui si sieda.
Non appena si accomoda e posa gli occhi nei miei sparo la bomba senza pensarci su due volte -Sto con un uomo!-
-Lo avevo intuito-
-Perfetto- distolgo lo sguardo.
-Lo conosco?-
-Il collega presente al mio compleanno-
-Mi prendi in giro?-
-Hai già qualcosa da ridire? Ma non mi dire!- sbotto allargando le braccia teatralmente.
Incrocia le braccia al petto e assume un broncio da bambino -Insolente-
-Ha trent'anni ed è un avvocato molto in vista, cos'hai da lamentarti?- continuo.
-È vecchio per te-
-Me ne fotto! Tu e mamma avete sette anni di differenza-
-Non usare certe parole con me ragazzino!-
-Ho vent'anni papà, fattene una cazzo di ragione!-
Inutile dire che mi ritrovo una cinquina dipinta sul volto -Io non sto usando un tono scurrile- ringhia.
-Va bene, scusa-
Mi guarda sorpreso e in una frazione di secondo mi passa le dita sul segno che mi ha lasciato.
Sussulto e assumo la sua stessa espressione.
-Cosa ho sbagliato con te?-
Scosto la sua mano in malo modo e mi monta una rabbia dentro mai provata -Pensi sia un errore?-
-Non dico questo-
-Allora che... cosa intendi per "sbagliato"!-
-Non è una cosa comune-
-No? Forse per te che vivi nel tuo mondo di perfezione papà, esistono tanti gay al mondo non sono certo un fenomeno raro e se pure lo fossi dovresti essere contento e amarmi comunque-
-Infatti non ti odio o rinnego mica-
-No? A me sembra il contrario-
-Sembra?-
-Io giudico da quello che mi dimostri papà-
-Se non ti avessi accettato non staremmo parlando-
-No! Stiamo parlando perché probabilmente hai già qualche metodo per dissuadermi dalla mia scelta, perché prima o poi mi farai sentire stupido ed inutile, perché abbiamo l'occasione per separarci del tutto-
-È questo che pensi?-
-È colpa tua se lo penso!-
-Mi dispiace-
Sento il cuore stretto in una morsa e le lacrime pizzicarmi gli angoli degli occhi pronti a tradirmi in qualsiasi momento, tremo leggermente e per non dimostrargli il mio stato d'animo abbasso la testa in avanti e poggio una mano sul fianco. Respiro profondamente e ricaccio con calma le lacrime in dietro.
In venti anni della mia vita non ho mai sentito un "Mi dispiace" uscire dalle labbra di mio padre, sono sorpreso, emozionato, scosso e forse anche speranzoso.
Do speranza al nostro rapporto e probabilmente questo sarà sempre il mio punto debole.
-Ti... ti dispiace?-
Silenzio...
-Per cosa?-
-Tutto, sei un figlio meraviglioso...-
Perdo un battito...
-Stai andando bene all'università e ti stai impegnando per portare avanti qualcosa che voglio io e non tu-
Un altro battito...
-Non sei il classico ragazzo che porta rogne in famiglia perché si lascia andare ad atti stupidi e privi di senso-
Ancora un altro...
-Sei un ragazzo dolce e buono come tua madre, sempre un po' debole e ingenuo proprio per questo-
Sospiro...
-Probabilmente non avrò la gioia con te di condividere l'arrivo dei bambini che fanno parte dell'amore che lega due persone ma va bene così, spero solo che tu abbia trovato quello giusto-
-E chi lo ha detto che un giorno non potresti condividerlo?-
-Io...-
Alzo il viso nel suo e vedo i suoi occhi leggermente lucidi.
-Non so come... funzionano le cose in questi casi, permettimi di essere ignorante in materia-
-Sorrido e mi avvicino di qualche passo -Altro?-
-Non piangerò-
-STronzo- chiudo gli occhi preparandomi all'ennesima predica, invece...
Una risata fragorosa riempie i miei timpani e mi ritrovo a sorridere come un idiota -Papà-
-Dimmi figliolo-
-Non voglio litigare più con te-
-È la stessa cosa che mi disse tua madre prima di baciarmi e vivere con me il resto della sua vita-
Sorrido e lo guardo -Allora devo dirlo anche a Levi-
-Chi?-
-Il mio ragazzo papà-
-Oh... Litigate spesso?-
-Più o meno. Siete due gocce d'acqua, probabilmente andrete d'accordo-
-Devo prenderlo come un segno d'affetto il fatto che te lo sei scelto come me?-
Alzo le spalle indifferente e mi sento fermare il respiro quando mi batte una pacca sulla schiena -Dio! Fa piano-
Ride di gusto ma poi si ferma di colpo -Se ti spezza il cuore io gli spezzo qualcos'altro-
Sussulto e lo guardo negli occhi -Papà!-
-Che c'è?-
-Siamo adulti, risolviamo i nostri problemi da soli-
-Come vuoi-
-Papà! Non ti azzardare-
Alza le mani in segno di resa ma io lo guardo con gli occhi strette in due fessure, minaccioso e serio.
Mi da uno scappellotto sulla nuca e ridacchia per poi sedersi al suo posto e finire il pasto lasciato incompleto -Chiama la mamma-
-Quando lo vuoi conoscere?-
Si gira e mi guarda per dei minuti infiniti che mi preoccupano, poi si alza e si siede comodo sul divano -Se è come me dubito accetterà di venire qui a pranzo-
-Non preoccuparti papà, allora facciamo la prossima domenica?-
Mi sorride -Certo e... puoi abbracciarmi quando vuoi-
-Oh non potevo chiedere di meglio- scherzo.
Quando la mamma e Mikasa tornano ci guardano come due alieni mentre ridiamo e scherziamo e iniziano a fare battute sul fatto di aver sbagliato sicuramente appartamento, il marito e il figlio o il padre e il fratello che andassero d'accordo era un miracolo vero e proprio.
Una volta aggiornata tutta la famiglia suo vari avvenimenti ci si ritrova tutti in salotto a giocare a carte come dei poveri vecchi in una casa di riposo... e la mamma ci fa notare quanto ormai potrebbe succedere prima o poi.
-No scherzare mamma, tu sei ancora molto giovane-
-Esatto amore, al massimo ci finisco io-
Ridacchio impertinente e lui mi fulmina con lo sguardo.
-Eccoli che ricominciano-
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