Eren (28)
-Gli è passata la febbre?-
-Si Armin-
-Mi stai ascoltando?-
-Si-
-Che ore sono?-
-Si Armin-
-EREN!-
-Cosa!?-
-Non mi stai ascoltando-
-Certo che si-
-Allora rispondimi-
-Gli è passata la febbre, almeno credo, la mattina scendo prima di lui per venire a lavoro quindi non so se si senta meglio o no-
-Allora chiamalo-
Prendo il vassoio e mi dirigo al tavolo con le loro ordinazioni.
-Non è venuto al bar, potrebbe stare ancora male- dice appena torno.
-E allora? A te cosa importa?-
-Perché sei così schivo nel parlarne? Avete litigato?-
-No-
-E dai Eren!-
-Armin basta, potremmo provare a parlare di qualcos'altro per una volta? Per esempio, tu non ti sei trovato un interesse?-
-È successo qualcosa di davvero bello che non vuoi dirmi vero?- assottiglia lo sguardo e si avvicina ai miei occhi.
Cerco di non arrossire al solo pensiero e lo affronto -No, te lo direi-
Mi tira un orecchio facendomi male -Ai, ma che ti viene?-
-Ti dimentichi che quando menti ti si fanno rosse le orecchie-
Dannazione -Sembra di parlare con mia madre-
-Avanti, sputa il rospo-
Sospiro. Non è che io voglia tenere nascosto al mio migliore amico quello che è successo, soltanto so che poi vorrebbe sapere più di quello che sarei disposto a dirgli -Preferirei di no-
-Andiamo Eren, perché?-
-Perché poi dovrei raccontarti tutto-
-E non vuoi?-
-Armin, ho... sono...-
Okay forse avevo paura di dovergli raccontare i dettagli, ma HO proprio paura di dirglielo, a stento sa che l'ho baciato, ora addirittura dovrei dirgli di esserci finito a letto?
Tra i suoi problemi di famiglia, le assenze al lavoro, lo studio e le mie di incomprensioni familiari non gli ho praticamente detto nulla di me e Levi.
-Devo prima raccontarti altro-
Finito di raccontargli tutto, tra momenti d'interruzione dei clienti e domande di Armin, si fa ora di pranzo
-E quindi? La parte della febbre la so già, quindi che altro c'è da sapere?-
-Ieri quando non sono venuto non ho passato la giornata a curarlo Armin-
-Oooh, e cosa avete fatto?- ammicca.
-È per questo che non voglio dirtelo, sembri una donna affamata di gossip-
Scoppia a ridere -Dei tuoi gossip sicuramente-
-Non sono più vergine, ecco- rispondo alla mia domanda interiore "come dovrei dirglielo?"
La tazzina che stava lavando finisce nel lavabo provocando un rumore non molto piacevole e la sua bocca si spalanca -No! Sei serio?-
-Si-
-O mio dio!-
-Armin!- lo rimbrotto per il tono elevato.
-Mi stai dicendo che quell'uomo è addirittura riuscito a metterti le mani addosso?-
-È brutto definirla in questo modo-
-È riuscito addirittura a portarti a letto?-
-Si va meglio-
-Non ci credo-
-Oh si, e mi fa ancora male la schiena- mi lamento.
Arrossisco di nuovo vedendo la sua espressione divertita dalla mia allusione non volontaria.
-E...-
-Non chiedermi i dettagli, non ci tengo a dirteli-
-Ooo andiamoo, sono il tuo migliore amico-
-Trovati una ragazza-
-Anche se l'avessi vorrei sapere tutto di te-
-Si ma non mi diresti le tue performance-
-Le mie di sicuro lo sarebbero- mi sfotte.
Lo guardo indignato e incrocio le braccia al petto -Cosa staresti insinuando scusa?- lo invito a ripetere.
-Non era un offesa- si giustifica
-Per me lo è eccome-
-Allora cambia prospettiva-
-Armin!-
-No, non credo tu ne sia capace-
-Smettila-
-Ei non è una cosa brutta, ognuno di noi ha il proprio ruolo-
-Ho detto smettila-
-Potrei avere un the?-
Sbando nell'udire quel tono di voce così gelido e familiare e mi giro sorpreso quanto Armin nel vederlo seduto al bancone con una maschera d'ira stampata in volto.
-C-ciao- ma quando cavolo era entrato?
-Allora?-
-Subito- risponde Armin per me e va a prepararlo.
-Nero Armin- lo informo.
-A che ora stacchi?- chiede.
-Tra cinque minuti esatti- guardo l'orologio appeso al muro -È successo qualcosa?- sposto di nuovo l'attenzione su di lui.
-No!-
-Sicuro?- chiedo con un groppo in gola.
Quando è incazzato farebbe paura anche ad un gigante.
Non risponde e mi fissa negli occhi che in questo momento più che ghiaccio sembrano grigi e in tempesta -Okay, pranziamo insieme?-
-Non ho fame-
-Vieni da me?- riprovo
-Non lo so-
-Ti senti meglio? Sei sicuro ti sia passata del tutto la febbre?-
-Ho lo stomaco ancora in subbuglio ma la febbre è scesa già ieri mattina- sembra calmarsi, bene, un punto per Eren.
-Io da te?- continuo innocuo e vago.
-Dobbiamo per forza stare insieme per il pranzo?-
-Ah, no, scusa...- abbasso la testa non sapendo che fare e inizio a togliermi il grembiule, la giacchetta e la cravatta rossa.
-Non ho fame moccioso, ma se vuoi vengo da te- caccia il fumo dalla bocca della sua sigaretta appena accesa.
-Levi, qui dentro non puoi fumare-
-Non c'è nessuno-
-La puzza resta comunque-
-Posso venire allora?-
-Fottiti- rispondo di slancio andando nel camerino a cambiarmi.
-Ecco il the-
-Posso andare nel retro?-
-Mi dispiace ma Marco non vuole per nessun motivo-
-Allora fa uscire Eren, adesso-
-Posso consigliarle di evitare?-
-Posso consigliarti di chiudere la bocca, testa di paglia?-
Ruota gli occhi al cielo e va nel retro.
Quando torna dopo un po' sospira -È già andato via-
Mi alzo di scatto -Dove?-
-A casa, sicuramente-
-Bene, il the me lo offri tu giusto?-
-Ma...-
-La prossima volta fai come ti dico-
Ma perché diavolo è così stronzo?
Dio se lo odio!
So di essere anche io troppo esigente sapendo com è e sopratutto devo abituarmi al fatto che non sarà sempre bello come ieri, ma possibile che debba sempre colpirmi come se pretendessi cose impossibili, potrebbe semplicemente dirmi "Non posso, ci vediamo a cena" oppure "oggi no, ci vediamo domani" no!
Dopo l'ennesimo squillo spengo il telefono e sospiro frustrato, mi sto comportando da idiota, ma dovrò fargli capire in qualche modo che non può trattarmi sempre male.
-Eren!-
Sobbalzo quando sento la sua voce giungere da dietro la porta di casa, mi porto una mano al petto e mi alzo diretto alla camera da letto.
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