Nessun legame

Una brezza leggera e fresca, intrisa del profumo del roseto del suo giardino, mi sveglia.
Il risveglio più dolce dopo tanto tempo.
Le sue labbra sono appena dischiuse, rosse e sottili, e lasciano trapelare un respiro leggero, cui ritmo mi ipnotizza. Gli occhi, sotto le palpebre, si muovono appena, e dal sorriso che ogni tanto fa capolino, immagino che stia facendo un bel sogno. Tutto sommato, spero di esserci anche io, lì, con lei; magari sono io che l 'ho fatta sorridere...
Oddio.
Che vado dicendo?
Mi conficco l'unghia sul collo, a scopo punitivo: sono tre giorni che dormo con la stessa donna.
Tre giorni che lei non avrebbe nemmeno dovuto vivere.
Sto palesemente violando la Settima, e di questo passo non sarà nemmeno l'unica. Entro poco la missione sarà compromessa, e tutto quello che avrò fatto in questi anni, sarà stato vano.
Provo a muovere i muscoli, ma la notte di sesso mi ha sfiancato. La terza di seguito, e non ero l'unico in questo letto davvero ...affamato.
Un'altra ragione per cui il mondo subirà una grave perdita umana, entro oggi.
Alzo il capo, e afferro con entrambe le mani il mio cuscino, ancorandoci le falangi in modo ossessivo.
Se la soffoco, non soffrirà molto, e morirà nel sogno. Un bel sogno, credo.
I suoi capelli dorati si scompigliano appena, quando una folata di vento leggermente più forte sveglia anche lei, proprio quando stavo per piantarle in faccia il cuscino.
Louise mi trova così, inginocciato sul letto, mani ai lati del cuscino, rivolto verso di lei.
-Lu..che fai al cuscino?-
Suppongo non ci sia un bel modo di dire "stavo per ucciderti". Non so perchè, le dico che lo stavo sistemando meglio, dandogli due colpetti ai lati, per poi piombarci di nuovo sopra; non so come, ma lei mi crede, pure!
Questa donna ha uno sguardo meraviglioso, oltre a un seno che amo da impazzire. In un secondo, sono sopra di lei, indugio sulle labbra, addentandole appena, e se non fosse stato per quel suo leggerissimo gemito, mi sarei anche fermato lì; ma sentire il suo desiderio, riaccende anche il mio, e scendo, insaziabile, sul collo candido e sottile. Le mie mani scendono ancora, si insinuano tra le sue cosce, mentre la mia bocca tortura il suo seno, per cui credo di provare una forma di perversa adorazione.
Sotto le mie amorevoli cure, la sento raggiungere l'apice del piacere, ancora, un'ultima volta.
-Aspettami qui- le dico, lasciandole un bacio casto sulla guancia -ti preparo la colazione e te la porto-
Per un attimo lei sembra avere qualcosa in contrario, ma le parole le si spezzano in bocca, bloccate dal respiro ancora irregolare. Lascio un'ansimante e sciupata Louise a letto, e scendo al piano terra, dove mi metto ai fornelli.
Se questa deve essere la sua ultima colazione, voglio che mangi bene. Prendo delle uova dalla dispensa, prosciutto piccante, e taglio una fetta della torta che abbiamo preparato insieme, il primo pomeriggio che abbiamo passato insieme.
Ho impiegato una settimana, a trovare questa donna. Interrogare il padre è stato inutile, ma la sua migliore amica ha cantato alle prime frustate. Mi consola pensare che, morendo oggi, Louise non dovrà preoccuparsi di cercarsi amicizie migliori.
Non posso fare a meno di sorridere, pensando a quanto mi sono ricoperto di farina, per preparare questa misera torta. Una torta semplice, ma morbida, leggera, semplice, e dolcissima. Proprio come lei.
Vista la fatica che ho fatto per trovarla, e l'immenso tempo che ho perso -tempo che, comunque, non mi sarà retribuito- sono entrato da quella porta convinto che l'avrei uccisa a sangue freddo, con un pugnale piantato nel petto, alla prima occasione.
Ma quando abbiamo parlato, io della mia presunta attività di fabbro e, lei, di contadina alle prime armi, ho capito che sarei ricorso a qualcosa di più sofisticato, perché una donna tanto profonda non meritava una morte banale; e quando ho sentito la sua risata, così melodica, davanti al mio viso da assassino seriale ricoperto di farina, ho compreso che, comunque avrei fatto, ucciderla non sarebbe stato minimamente semplice.
A pagarmi sarà il suo ex marito, incapace di accettare il fatto che lei lo abbia letteralmente abbandonato a se stesso. Un marito fedifrago, egoista e che ucciderei molto volentieri al posto di lei. Ma il bastardo si è ben assicurato che solo lui, vivo e vegeto, potesse darmi i soldi. D'altronde, non posso nemmeno pensare che si aggiri per il suo infernale castello con diecimila danari legati alla vita. No, non posso uccidere lui per salvare lei.
Ammiro sinceramente Louise per quello che ha fatto; non so che darei, per avere la metà della sua forza.
Tutti abbiamo le nostre catene; pochi, come lei, riescono a spezzarle.
Metto a bollire il latte di mucca, il suo preferito; nel frattempo, vado in bagno, a rinfrescarmi il viso.
Sono rimasto senza maglia, e tutte le mie cicatrici mi salutano allo specchio, ricordo amaro del mio addestramento. Louise non è rimasta particolarmente scioccata, visto che molti uomini della mia età sono ridotti in un simile stato, vuoi perchè hanno combattuto qualche guerra, vuoi perché siano stati bambini particolarmente vivaci con genitori particolarmente sadici.
Ma di tutte, solo il Marchio l'ha lasciata senza parole.
Io urlavo come un dannato, quando mi hanno impresso a fuoco quel segno, proprio all'altezza del cuore. Sono passati anni, ma nelle giornate torride, quell'intreccio di serpenti attorno alla croce mi pizzica ancora tremendamente. Non c'é davvero modo di scordare la mia scelta.
La scelta che ho fatto quando ho accettato questo simbolo.
L'acqua sul viso, gelida, mi trascina di nuovo nel presente. Allo specchio, sopra la baccinella, vedo un uomo che dimostra trenta anni, quando ne ha appena venti, con due occhiaie profonde, scavate dalle centinaia di omicidi che compie ogni anno, dove due occhi azzurri, diventano sempre più grigi e spenti. Il naso, leggermente distorto da una passata rissa al Campo addestramento, getta un'ombra sulla guancia destra, asciutta per l'alimentazione irregolare a cui sono ormai abituato. Solo in questi giorni posso dire di aver fatto tre pasti al giorno; in genere, salto la cena per lavoro, salto la colazione perchè sto recuperando il sonno perso, e verso le quattro del pomeriggio effettuo un unico pasto, più vicino al pranzo che ad una merenda.
Devo tagliarmi la barba, ma nel momento stesso in cui ci penso, visualizzo chiaramente quella dita sottili e esili che scorrono sul mio mento, calde, desiderose e gelose di me.
Mi concedo un profondo respiro: no, non sarà affatto semplice.
Prendo la sacca dei veleni: so già che ci vuole, per Louise.
Una boccetta grande quanto il mio pollice, chiusa con un tappo di sughero. Prima di questa boccetta, non credevo che un sonnifero potesse essere letale.
L'elfo a cui l 'ho vinto a dadi non ha voluto dirmi di che si trattasse, per cui, in attesa di venirlo a sapere per altra via, l'ho chiamato "Pozione Sogni-d'oro": non molto fantasiosa, ma almeno ricordo di che si tratta. Mi piazzo davanti al latte, ormai cotto, e vi verso il contenuto della fiaschetta; fortunatamente, questo non ha reso la miscela più torbida. Aggiungo al vassoio anche due pezzi di pane, un tovagliolo e dell'acqua fresca, e torno alla camera da letto, con calma. So di avere l'espressione ancora seria, e così non va.
Ufficialmente, io sono un giovane innamorato di questa donna, che ha appena passato una notte di fuoco con lei, e che, dopo la colazione, potrebbe benissimo passare così anche la mattina.
Non sono privo di emozioni. Non ancora, almeno. Non nel modo in cui dovrebbe essere. Ma posso addomesticarle. Faccio le scale molto lentamente, mentre cerco qualche ricordo che possa far apparire un sorriso su questa faccia da funerale. In genere, penso al cagnolino che avevo da piccolo, Lucky, e a come scodinzolava ogni volta che gli lanciavo il bastone, e lui me lo riportava...nono, non basta, stavolta.
Arrivo sulla soglia della camera con un vassoio tra le mani e una smorfia sul volto, che lei non scambia nemmeno per un istante per un sorriso.
-Lu...tutto bene?- mi chiede, con voce tremante. Dio, quanto deve essere inquietante il falso sorriso con cui mi sono presentato!
-Sono solo un po' stanco, amore. La colazione- aggiungo, sedendomi sul letto, affianco a lei - mia regina-
Mi osserva ancora un attimo; uno sguardo denso, torbido. Una parte di me teme che abbia capito tutto, e che mi toccherà ammazzarla in modo violento.
La vedo prendere la tazza di latte, e trattengo il fiato, quando, lentamente, la accosta alle labbra.
Ci soffia appena, ma la riposa sul vassoio. -'E ancora caldo- dice, addentando un pezzo di pane.
Se c'é un dio, penso che si stia divertendo parecchio a prendermi per il culo.
Louise ama il latte gelido, a quanto pare, perché passano i minuti, la sua mano si tende verso il vassoio, ma mai una volta che prenda quella dannata tazza di latte.
Forse è un segno. Forse non devo ucciderla. D'altronde, quei soldi posso rimediarli con qualcun altro, no? Lei é davvero perfetta per me; magari potrei rinunciare al lavoretto. Sono sicuro che racimolerei la somma che mi serve entro pochi giorni, comunque.
Guardo ancora quegli occhi, quel sorriso, e mi scopro a sorriderle a mia volta, senza nemmeno una ragione. E, ora, sto davvero sorridendo.
Non sto fingendo.
Dio.
Lei deve morire.
E deve farlo ora, e per mano mia. Deve morire, se voglio continuare a fare quello che faccio. Deve morire, perchè, tanto, se non la uccido io, ora, lo farà qualche mio collega, più spietato di me.
La Settima Regola rintrona nelle mie orecchie, al pari di un mantra, mentre la vedo finalmente bere il latte; Louise mi guarda, occhi assonnati, prima di piombare sul cuscino, in un sonno profondo, da cui so, per esperienza, che non si sveglierà più.
Levo il vassoio dal cuscino, le rassetto le coperte e prendo la mia roba dalla stanza. In pochi minuti, ogni segno della mia presenza in quella casa scompare. A breve, qualcuno , magari il ragazzino che consegna il pane, busserà alla porta di ingresso. Dopo svariati minuti, non riceverà riposta; temerario, la aprirà, scoprendola stranamente aperta. Il ragazzino chiamerà il nome di Louise per tutta la casa, a squarciagola, ma, non ricevendo risposta, chiamerà aiuto.
Arriveranno i soldati, rivolteranno la casa, come stupidi mufloni, finchè non troveranno quella dea addormentata, sul suo letto, in un sonno irreversibile, ma privo di dolore e pena.
In meno di una settimana, Louise morirà, per mancanza di cibo, o perché qualcuno ha provato a farla mangiare a forza, facendole andare qualcosa di traverso.
Non resisto. Lascio alla bella addormentata un ultimo bacio, sulle labbra appena tiepide.
Torturare suo padre, frustare la sua amica, non era stato difficile quanto dire addio a lei.

Settima Regola: non legarti a niente e a nessuno.

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