Capitolo 5
La notte passò e venne il nuovo giorno.
Elizabeth e Cassandra si trascinarono al lavoro alle 7:30 come al loro solito, ma solo dopo essersi scolate un litro di caffè americano ciascuna.
<Voglio morire...> borbottò la bionda, mentre preparava svogliatamente la colazione per il signor Right e il kitten.
<Lo dici ogni giorno...> notò Elizabeth con un piccolo sorriso, mentre metteva a posto le stoviglie lasciate ad asciugare la sera precedente.
<È la verità... Voglio qualche giorno di pausa...> si lamentò Cassandra, continuando a preparare, ora affiancata dall'amica.
<Mh... secondo me prima o poi Right vorrà qualche giorno da poter stare tutto da solo col suo nuovo kitten...> iniziò la rossa pensierosa.
<...che finalmente oggi vedrò! Così posso dare un giudizio anch'io!> esultò la bionda, sorridendo per la sua stessa stupidità.
Per fortuna, o sfortuna, Cassandra aveva l'abilità di cambiare umore molto facilmente, passando da momenti di disperazione ad altri di pura e genuina allegria.
<Quando sono entrata ieri sera mi ha osservata attentamente come un gattino incuriosito!> ridacchiò la rossa.
<Almeno ieri sera ha mangiato...> borbottò Cassandra, soddisfatta.
Non avrebbe dovuto far scattare gli istinti materni per quel momento.
<Speri anche 'sta volta che il kitten che ha preso lo renda migliore?> chiese Elizabeth, dopo mezzo minuto di totale silenzio in cui preparavano.
Cassandra annuì, dicendo: <Da come hai detto te sembra un amorino e poi... io spero sempre che qualcuno renda migliore il signor Right. Può sempre tornare dalla sorella e gestire le varie aziende insieme a lei e vivere comunque nel lusso senza far male a quelle povere creaturine...
<Allora perché non ti unisci a quei movimenti anti-soprusi dei kitten? Saresti un'ottima capa...> ridacchiò Elizabeth, finendo di preparare il cibo.
<Quelli lì sono solo pazzi esibizionisti... e poi una cameriera del cacciatore più famoso di tutta la città e non solo che si rivela essere una contro i soprusi del kitten? Sembra quasi una barzelletta e perderei probabilmente il posto. E abbiamo bisogno che ambedue lavoriamo...> notò Cassandra, a metà tra il riso e la tristezza.
<Ehi, se non siamo ricche sfondate non è colpa nostra...> le diede una gomitata la rossa.
<E poi pensa andare a quei ricevimenti sfarzosi e pomposi a cui ogni tanto Right va. Preferisco essere di media-bassa borghesia, grazie tante.> aggiunse, mentre prendeva uno dei due vassoi e la bionda l'altro.
Cassandra sorrise e disse mentre salivano le scale: <Anche se ho io un anno più di te, sei tu quella matura tra noi...>
<La vita alcune volte è strana...> notò Elizabeth con un leggero sorriso.
<Anche perché alcune volte mi chiedo ancora come siamo diventate amiche!> notò Cassandra e la rossa dovette convenire con un sorriso e una leggera risata.
In cima alle scale Cassandra aprì velocemente la porta del kitten chiusa a chiave (ma con la chiave inserita nella toppa esterna) ed entrò senza fare troppo rumore: se era addormentato non voleva mica svegliarlo.
Appoggiò il vassoio sulla scrivania e, notando nessun movimento dal letto, si avvicinò curiosa per osservare meglio il mezzo-ragazzo.
Fece qualche passò cauto verso il letto del kitten e si sporse meglio.
Thomas stava beatamente dormendo steso a pancia in su e le coperte non gli coprivano il viso.
La bionda si dovette trattenere dall'ulrlare un <Awwwwww> ad ultrasuoni e ritornò velocemente fuori, chiudendo la porta dietro di sé con un rapido e non troppo silenzioso scatto.
Peccato che quello bastò per ridestare il moro dal sonno leggero in cui era caduto e si mise a sedere con un piccolo lamento, mentre si stropicciava gli occhi con i pugni chiusi.
Cassandra, uscita dalla stanza e chiudendola, aveva un sorrisino che presagiva nulla di buono.
Elizabeth era lì ad aspettarla ed insieme scesero.
<Il kitten era addormentato?> chiese Elizabeth e Cassandra annuì, la quale chiese: <E Right?>
<Anche lui sonnecchiava, però lui ha la sveglia tra qualche minuto...>
<Pensi che da domani dovremo svegliare il kitten quando entriamo in camera sua?> domandò Cassandra scendendo le scale.
<Forse sì, almeno è sveglio quando Right va da lui e non ne può "approfittare" nel sonno... comunque, hai visto il kitten bene in volto? Come ti è sembrato?> domandò Elizabeth, andando un attimo nella loro stanza riservata.
<Solo il viso non era nascosto sotto le coperte, mi sono pure dovuta avvicinare per vederlo, ma è un amorino! Mi verrebbe voglia di prendergli le guance e strizzargliele come con i bambini piccoli! È carinissimo!> esclamò contenta Cassandra sedendosi su una sedia, concitata.
<Lo sapevo che avresti reagito così...> notò sorridendo Elizabeth, sedendosi sul tavolo, circondato da quattro sedie.
<Scusa, sembro davvero una bimba di tre anni...> fece la bionda dopo qualche secondo, sentendosi molto infantile.
<Nah, sembri averne cinque, di anni.> fece ironica la rossa <E poi che male c'è se sei così? D'altronde lo fai solo con me...>
<E meno male! Se mi vedessero così le nostre amiche...> notò la bionda, quasi "preoccupata" da come ipoteticamente potrebbero reagire le altre.
<Dovrebbero arrangiarsi e accettare la vera te. Non puoi nasconderti sempre dietro quella maschera da "abbastanza calma", se in realtà sprizzi euforia da tutti i pori...> notò Elizabeth.
<Sembri una mamma...> notò la bionda.
<Tra noi due faccio io la mamma, con tutti gli altri la fai tu.> puntualizzò la rossa e l'amica non poté fare a meno di sorridere.
Jonathan si ridestò dal suo sonno appena la sveglia cominciò a suonare e fece smettere all'apparecchio di fare baccano.
La odiava, ma almeno lo tirava giù dal letto subito se non voleva poltrire tutto il giorno.
Notò la colazione sulla scrivania e la mangiò con tranquillità, mentre controllava il cellulare e le notizie del giorno, tanto per rimanere aggiornato su quello che capitava nel mondo.
Dopo aver ripulito il vassoio dal cibo andò nel suo bagno annesso e fece una veloce doccia, volendosi mettere addosso gli stessi vestiti del giorno precedente: avrebbe detto dopo alle sue cameriere di preparargli qualcosa.
Per sua fortuna ri-entrò quando Elizabeth stava uscendo da camera sua col vassoio in mano.
<Elizabeth.> la richiamò impassibile l'uomo e la cameriera si voltò, ritrovandosi Right con solo un asciugamano alla vita e uno sulle spalle, per asciugare i capelli.
<Sì, signore?> chiese formale la rossa.
<Più tardi prepara qualcosa di decente che possa mettermi per andare al bar.> fece Jonathan con voce monotona.
La rossa annuì ed uscì fuori in fretta.
Cassandra era già lì e con il vassoio quasi del tutto ripulito.
<Anche oggi ha mangiato! Alleluia!> fece la bionda, contenta, mentre scendeva le scale affiancata dalla rossa.
<Sembri quello stereotipo di nonna preoccupata...> ridacchiò la rossa mentre la bionda diceva: <Comunque quel kitten è dolcissimo, mi ha detto pure "Grazie, era buono" quando sono venuta a riprendere il vassoio. Mi sono dovuta trattenere per non scompigliargli i capelli e dire davvero un "Awwwww"...>
<Secondo me entro una settimana glielo urli in faccia e si prende un infarto...> scommise la rossa, mentre l'altra diceva: <Ma no! Non gli voglio far prendere un infarto, poverino! Però è probabile che glielo dica una o due volte davanti...>
<Quello è poco ma sicuro, ah... Poi io devo andare a preparare i vestiti per Right...> si ricordò Elizabeth mentre entravano in cucina e lavavano.
<Allora io ne approffitterò per pulire pure la stanza, o almeno qualche parte cosicché questo pomeriggio non debba fare tutto...> fece Cassandra, sorridendo pensando al lavoro che si sarebbe risparmiata al pomeriggio.
<Tanto dovremo pure pulire i 3 bagni, lo sai no?> domandò retorica la rossa mentre sospirava: <Non me lo ricordare, ti prego>
Jonathan sbuffò guardandosi un attimo allo specchio mentre sfregava con vigore i capelli: le ciocche erano ancora umide, ma almeno non colavano più giù goccioline.
Si disse che poi al ciuffo messo ben a posto ci avrebbe pensato più tardi.
Entrò nella stanza del kitten e lo ritrovò tra le coperte, con la testa rivolta verso la finestra.
Thomas, al sentire i rumori di passi pesanti in stanza, rizzò le orecchie, si girò di scatto e si mise a sedere.
Si ritrovò il castano davanti ancor prima di rendersene consciamente conto e non ci volle tanto affinché Jonathan gli si sedesse sopra.
Anche se per fortuna era ricoperto per i fianchi e per le gambe dalle coperte e lenzuola, gli dava leggero fastidio avere il cacciatore così vicino.
Thomas fissò negli occhi l'uomo, per ritrovarsi i polsi bloccati dalla presa di Jonathan e coricato con sopra il cacciatore nel giro di pochi secondi.
Il castano non tolse la presa dai polsi del moro, mentre lui era in ginocchio ma sporto verso il ragazzino, che iniziò a baciare subito in bocca.
Thomas produsse un breve e basso lamento prima di lasciare carta bianca all'uomo, facendogli fare quel che voleva: finché si limitava a quello, poteva pure sopportare e non provare ad opporre resistenza, non più di quanta ne avesse già fatta.
Jonathan rimase incollato alle labbra del kitten per qualche minuto, prima di iniziare a scendere per il mento e il collo del kitten, dove lo morse nello stesso punto del pomeriggio prima e dove c'era ancora il segno ben visibile.
Thomas fece dei versi strozzati dal piacere: si sentiva sporco dentro, e anche tanto, a fare quei versi nella sua situazione.
Però quel pensiero razionale non gli impedì di iniziare a muoversi leggermente per via del piacere-fastidio che lo stava assalendo.
Comunque il cacciatore non si doveva sforzare per tenere fermo il kitten e, anzi, gli piaceva di più il fatto che il moro si muovesse leggermente rispetto all'essere rigido come aveva fatto il giorno prima, a volte.
Quando il segno del giorno prima fu riportato allo stesso colore di come era appena lasciato, Jonathan lasciò i polsi al kitten e si staccò dal collo del ragazzo.
Thomas non guardò l'uomo negli occhi, fissando le lenzuola attorno a sé e pensando che con ogni probabilità gli avrebbe ripassato quel segno tutti i giorni, onde evitare che si sbiadisse troppo.
E lui invece voleva solo non ritrovarselo davanti agli occhi ogni volta che si sarebbe fissato allo specchio del bagno!
Jonathan si mise appoggiato sui gomiti, ritrovandosi quasi con il proprio naso contro quello del kitten.
Però il moro non lo fissava, assorto nei suoi pensieri, e non si rendeva conto di avere il cacciatore a letteralmente due centimetri dal viso.
Jonathan ghignò allo sguardo perso del kitten e fece scendere una mano sul fianco del moro, per poi provare ad alzargli leggermente la maglietta.
A quel gesto il kitten si riscosse dai propri pensieri e d'istinto mise le mani sui bordi della propria maglietta, tenendola giù il più possibile, volgendo lo sguardo dritto davanti a sé e non più alle lenzuola alla sua destra.
Jonathan tolse subito la mano dalla maglietta di kitten, ripuntellandosi pure su quel gomito sopra il letto e sussurrando nell'orecchio del kitten: <Non abbassare o distogliere lo sguardo da me, piccoletto, se non te lo ordino.>
Thomas, con un brivido che gli passava per il corpo per via di quella voce bassa e quasi minacciosa, annuì con vigore.
<E seconda cosa... lasciami fare sempre quello che voglio. Sempre. Non provare ad ostacolarmi> aggiunse il castano, rifacendo scivolare una mano al fianco del kitten, che tolse le mani dalla maglietta che teneva tirata verso il basso.
<Bravo kitten...> fece Jonathan baciandolo di nuovo sulla bocca, ritornato con la mano al fianco del moro, dove alzò di poco la maglietta.
Sfiorò la pelle bollente ma pallida del kitten, che si irrigidì a quel contatto: non sapeva se psicologicamente avrebbe retto l'essere toccato sul petto nudo.
Non doveva andare contro le "regole" del cacciatore se non voleva guai peggiori, però... non sapeva se avrebbe retto a quel tocco sbagliato senza provare a sfuggire.
Il cacciatore non aveva il diritto di poterlo sfiorare in quel modo.
Anche se ne aveva il potere...
Decise di rimanere immobile, mentre sentiva dentro di sé la voglia matta di provare a dimenarsi e scappare.
Dovette affondare le unghie nel copri materasso per evitare di farlo.
Jonathan si infastidì alla rigidità assunta dal kitten appena lo ebbe toccato, comunque si concentrò sul sfiorare coi polpastrelli quella parte di pelle scoperta mentre continuava a baciarlo.
Quando si staccò il moro lo fissò truce per una frazione di secondo, per poi quasi pregarlo con gli occhi di smetterla di toccarlo lì.
Ma Jonathan non si fermò e, anzi, alzò un po' di più la maglietta al kitten, che divenne rosso in viso mentre si sentiva divenire molto più caldo a livello corporeo di quel che già era.
Jonathan scoprì tutta la "pancia" piatta del kitten, toccandolo con delicatezza, provocando ulteriori brividi per la schiena al moro.
Al moro veniva anche da ridere per il solletico, ma si trattenne, anche grazie all'imbarazzo/vergogna che gli stava facendo pensare "Mi sta accarezzando sulla pancia e mi devo trattenere dal levargli le mani di dosso da me, mi sta accarezzando sulla pancia e mi devo trattenere dal levargli le mani di dosso da me, mi sta accarezzando sulla pancia e mi devo trattenere dal levargli le mani di dosso da me..."
Il kitten però, ad un certo punto, produsse un piccolo verso strozzato; e cioè quando Jonathan era da un po' a toccarlo con insistenza in quel punto.
Aveva fatto una strozzata risata per via del tocco del cacciatore che gli istigava il solletico senza saperlo, a cui non riusciva a resistere più tanto.
<Kitten, perché quel versetto?> domandò il castano, togliendo la mano dalla pancia dell'altro, con immensa gioia del secondo.
<È... che mi facevi... il solletico...> ammise Thomas a bassa voce e a scatti, senza davvero rendersene conto.
Perché semplicemente non aveva detto che era molto sensibile, senza entrare nello specifico?
<Ti stavo facendo il solletico? Beh, sei giustificato per questa volta, ma solo se...> notò Jonathan baciando sul collo il kitten.
Thomas emise un gemito di piacere, senza rendersene conto, appena l'altro iniziò a baciarlo e morderlo lì.
<Appunto...> ghignò Jonathan continuando il suo lavoro.
Thomas poi riuscì a trattenersi, esalando respiri pesanti e sfoggiando un volto carminio, non emettendo più gemiti, se non strozzati e poche volte.
Jonathan sentiva il kitten muoversi leggermente sotto di sé dal piacere e adorava tale situazione.
Il castano rimise ad un certo punto la propria mano sotto la maglietta del kitten, sulla schiena, tracciando dall'alto verso il basso con un dito dove passava la colonna vertebrale.
Thomas si mosse un pochino di più a quel contatto, maledicendosi ancora una volta.
Perché doveva essere sensibile al minimo tocco?
Jonathan tenne la mano sulla schiena del kitten, più verso il basso, sempre a contatto con la pelle del ragazzino.
Il castano si mise a sedere, tirando con sé il kitten, e gli alzò del tutto la maglietta, mentre continuava a baciarlo.
Thomas per un attimo volle provare a tirarsi giù la maglietta ma ci ripensò e lasciò ciondolare le braccia.
Jonathan si staccò dal kitten per togliergli totalmente la maglietta e fece sedere il moro sopra le proprie gambe.
Si ritrovò davanti la vista del petto nudo del kitten, il quale arrossì violentemente, più di come avesse mai fatto in precedenza, e sentendo dentro di sé le budella contorcersi per la paura.
Si costrinse a non tremare però quando Jonathan gli mise una mano sul petto, per poi iniziare a toccarlo lì.
Thomas si morse il labbro inferiore per non gemere subito, abbassando però lo sguardo, mentre Jonathan faceva piccoli cerchi attorno al suo capezzolo.
Però dopo poco non resse più quel tocco in silenzio e gemette, lasciandosi andare a suo malgrado.
Il castano trovò i gemiti del moro quasi stimolanti, mentre il kitten manteneva in viso un'espressione di piacere, tutto rosso ancora per l'imbarazzo.
E anche il petto era bollente, come probabilmente erano le guance: gli piaceva sentire sotto le sue dita quella pelle delicata ma scottante.
Jonathan, continuando a stuzzicare il kitten per il capezzolo, facendolo gemere. Con una mano alzò il volto di Thomas, che teneva gli occhi chiusi e la bocca semi aperta, facendo risuonare per la stanza i suoi gemiti.
E lo ribaciò, costringendo il kitten a soffocare i suoi versi mentre gli ficcava la sua lingua in bocca.
Il kitten fu colto alla sprovvista e dovette serrare i pugni lungo i fianchi per non gemere troppo, mentre Jonathan cercava la sua lingua con bramosia.
Jonathan sentì sotto il suo amico "svegliarsi" e farsi un pochino sentire mentre il kitten si strusciava senza rendersene propriamente conto sopra il bacino del cacciatore.
Tolse le mani dal petto e dal viso del kitten, per mettergliele entrambe sui fianchi, per poterlo tenere fermo prima che la sua situazione sotto diventasse ingestibile senza seghe.
Poi si staccò dalle labbra del kitten, mentre Thomas ritornava in sé e, rimanendo di quel vistoso rosso, fissava intimidito Jonathan.
Pochi centimetri separavano i loro volti.
<Girati.> ordinò Jonathan con voce fredda.
Il kitten si goffamente girò, risultando con la schiena quasi contro il petto del cacciatore e ancora seduto sopra le sue gambe.
Jonathan mise le mani sui fianchi del kitten, spingendolo contro di sé, mentre gli baciava meglio il retro del collo.
Thomas produsse delle fusa molto basse, quasi inudibili se si era anche solo un metro di distanza.
Però Jonathan le sentiva bene e continuò a quel modo, provocando al kitten scosse di piacere.
"QUALCUNO MI FACCIA SMETTERE DI COMPORTARMI COSÌ!" urlò internamente il kitten, o almeno la sua coscienza, sottostante a quella sensazione che gli inebriava il cervello, rendendolo succube del cacciatore.
Jonathan lo baciò sul retro del collo ancora per un po', per poi far scorrere le punta delle dita sulla schiena del kitten per poi volergli afferrare la coda.
Però, nella discesa sulla schiena, sentì quella volta un solco, che decise di percorrere col dito staccando da sé il kitten.
Notò solo allora che il ragazzo aveva una lunga cicatrice, pallida quanto il kitten stesso, che andava dalla scapola sinistra fino al fianco destro, praticamente.
Thomas rabbrividì sentendo cosa stava percorrendo il cacciatore; dovette sforzarsi per ricacciare indietro i ricordi, prima che gli affollassero la mente e lo facessero piangere.
Come ogni volta che ci ripensava.
Purtroppo la fatale domanda arrivò: <Come ti sei procurato questa cicatrice, piccoletto?>
N/A: ADORO lasciare dei momenti di dubbio/suspence, fa desiderare sempre cosa succede dopo; e invece si è costretti ad aspettare.
Sono malvagia, lo so.
Comunque; questa volta, lettori, vi faccio una domanda: vi vengono in mente supposizioni su come Thomas si è procurato quella cicatrice?
Se sì, fatemelo sapere nei commenti!
Sono curiosa di cosa può partorire la vostra mente.
P.S.: ho notato che abbiamo raggiunto le 200 letture... io ora muoio felice.
Grazie per il grande traguardo in poco tempo.
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