Capitolo 4

Le iridi verdi erano incastonate in quelle nere del castano e il primo stava ancora cercando di metabolizzare quello appena successo.

Jonathan gli aveva ficcato un dito in bocca mentre cercava di mangiare l'ultimo boccone, che ingoiò comunque.
Però, poi, non fece alcunché di particolare, solamente fissò l'altro.

<Devo proprio dirti che devi leccarlo?> chiese retorico Jonathan, ad un certo punto.
Thomas, molto perplesso e con le guance che si tingevano di porpora, iniziò a far scorrere la lingua per il dito di Jonathan, sentendosi altamente imbarazzato e pieno di vergogna.

Jonathan sorrise, sentendo come Thomas sembrasse incerto nel leccargli il suo dito e quasi spaventato, anche se non era poi così male.
Avrebbe saputo fargli un buon pompino, probabilmente.

D'altronde il dito era molto più piccolo rispetto alla sua erezione: era come se lo stesse facendo in piccola scala.

Dopo un po', tolse di scatto il dito dalla bocca di Thomas, il quale ritornò della sua nivea carnagione abbastanza in fretta, mentre Jonathan si puliva la mano sui pantaloni e lo baciava di nuovo, dopo essersi alzato dalla sedia.
Era troppo divertente giocare con quel kitten e i suoi stati d'animo, manipolabili con una semplicità elementare ma che davano divertenti risultati.

Lo prese di nuovo a mo' di sposa e lo trasportò fin fuori dalla cucina continuandolo a baciare.
Poi si diresse verso le scale e le salì in fretta.

Aprì la porta della camera del kitten con un calcio e lo fece stendere sul letto sotto si sé, guardandolo negli occhi qualche secondo mentre gli slegava le corde.
Il kitten sussurrò: <Grazie... per il panino...>.
Il moro si sentiva come in dovere di farlo; a quanto pare essere il giocattolino di un cacciatore non gli faceva perdere quel suo modo di essere sempre gentile e dolce.
Thomas si chiese, fra sé e sé, se non avesse qualche problema di fondo.

Jonathan accarezzò ripetutamente le orecchie del kitten, che emise delle basse fusa socchiudendo gli occhi. Mentre continuava con quel lavoro con le dita, il castano disse contro le labbra dell'altro, con voce bassa e roca: <Solo per oggi, piccoletto. Non pensare che io sia così dolce... non lo sono affatto. Sono spietato e posso farmi etichettare come "mostro", se voglio che gli altri lo dicano.>

E subito dopo iniziò a baciare il kitten con lasciva voglia.
Thomas sentiva la lingua di Jonathan andare in cerca della propria (e diavolo se gli dava fastidio), trovandola subito e facendole cozzare l'una con l'altra; una più sottomessa dell'altra.

Jonathan, per quanto faceva prender fiato ad ambedue, non si staccò seriamente per diverso tempo, giocando con la lingua dell'altro, esplorando più e più volte la bocca altrui e mordendogli  il labbro inferiore, rendendoglielo più rosso e gonfio.

Il moro si trattenne dall'esternare commenti per tutto il tempo, anche quando il castano si staccò dalle labbra del moro e prese a scendere con dei baci passionali per il collo latteo; baciandoglielo, leccandogielo e mordendoglielo ripetutamente dappertutto, facendogli diventare in quei punti la pelle più rosea e segnata.

Il kitten sentì i suoi sensi acuirsi a quei contatti, emettendo dei piccoli gemiti. Si maledisse per essere così sensibile mentre Jonathan si beò di quei piccoli rumori, emessi con una voce così lasciva involutamente, però quasi provocatoria...
Ah, quanto lo stimolava quel kitten.

Troppo, quasi osava dire, per quello che si era ripromesso di fare; anche perché intanto il castano sentiva un pochino sotto eccitarsi.
Ma comunque Jonathan si divertì a mordicchiare un punto specifico del collo dell'altro, più o meno alla sua base, in modo da creare un bel segno rosso e poi violaceo, addirittura.

Oltre ai gemiti del kitten si aggiunsero dei piccoli lamenti per il dolore a quel lavoro.
Jonathan si divertì a lasciare il suo marchio tutto violaceo abbastanza grande alla base del collo del kitten.

Il castano poi si staccò dal collo del moro, in modo che quest'ultimo riuscisse a riprendere il controllo su di sé per poterlo ascoltare lucidamente.
Voleva spaventare ancora un pochino quel suo kitten, adorando "manipolare" il ragazzo.

<Come ti ho detto prima, piccolo MIO kitten, io non sono per nulla gentile e quel segno che ti ho lasciato sul collo...> e ci premette su con due dita, mentre Thomas si mordeva un angolo del labbro inferiore per non lamentarsi <...è il MIO marchio perché tu sei di MIA proprietà.>

Intanto si era leggermente schiacciato contro il kitten, che aveva iniziato a fare dei respiri leggermente affannati, col cuore che batteva più veloce, spaventato per quale piega stava prendendo la situazione.

Aveva solo detto grazie... e Jonathan continuava a tenere premute due dita su quel segno violaceo, mentre il moro stava trattenendosi dal pregarlo di togliere la pressione da lì.

Per fortuna Jonathan si schiacciò di più contro il kitten, togliendogli la mano dal livido, però mettendogliela tra i capelli, tenendogli stretto un ciuffo per sollevargli di poco la testa, provocandogli abbastanza male.

Thomas emise un unico e piccolo verso spaventato e dolorante a quella mossa, mentre fissava i freddi occhi neri del cacciatore.
Erano inquietanti.

<Infatti ti ricordo per benino che tu sei comunque il MIO giocattolino sessuale e, anche se non voglio scoparti fin dall'inizio, andrò "piano" solo in questi primi giorni; perché nei prossimi sarò il mostro che ho fatto conoscere a tutta l'umanità e che tutti i kitten conoscono e temono, capito puttanella?> domandò retorico Jonathan, notando  negli occhi smeraldini del kitten enorme paura.

<Capito?> ripeté il castano, aspettandosi una risposta verbale.
<C-c-ca-ca-capi-capito> balbettò vistosamente il kitten, sentendo il proprio cuore aumentare ancor di più i propri battiti: aveva una tremenda paura.

Jonathan sogghignò prima di mordere il labbro inferiore al kitten per poi baciarlo con la lingua, tenendo una mano sui fianchi del moro e l'altra reggente il mento dell'altro.

<...le mani...> disse Jonathan staccandosi un attimo dal bacio.
Thomas gli rivolse uno sguardo perplesso e leggermente preoccupato: prima gli aveva fatto usare la lingua per leccargli il dito e ora diceva qualcosa riguardo le mani...
Che diavolo doveva fare?

Il castano, in risposta a quello sguardo pieno di domande, ordinò: <Metti le tue mani sui miei fianchi.> e Thomas lo fece, appoggiandole lì delicatamente, come ad evitare la maggiore pressione possibile possibile.

Però Jonathan mise una propria mano sopra a quella del ragazzo mettendoci più forza.
<Con più pressione, piccoletto. Voglio sentire il tuo tocco, anche se semplicemente tieni le mani lì, ok?> quasi lo incitò e Thomas, riluttante, appoggiò con più decisione le mani sopra i fianchi del cacciatore.

Un brivido di ribrezzo passò per la schiena del kitten.
Gli dava un enorme fastidio mettere le proprie mani lì, però internamente trasse un sospiro di sollievo, grato che in fondo fosse solo quello e non di peggio.
Sapeva bene che ad andare al peggio non ci sarebbe voluto tanto.

<Così va già meglio...> notò Jonathan mentre lo riprendeva a baciare.
La sua lingua cercò avidamente quella del kitten, mentre gli accarezzava la coda con una mano, e si attorcigliata il pezzo finale di essa su due dita, e l'altra mano la teneva salda sulla vita del kitten.

Thomas si muoveva leggermente e teneva le mani sui fianchi di Jonathan, come gli aveva ordinato, mentre lasciava fare tutto all'altro: sperava solo che finisse tutto al più presto.
Dentro però era una piccola bomba ad orologeria che lentamente si caricava e di lì a poco sarebbe scoppiato, se tutto non fosse finito al più presto.

Se fosse esploso, sarebbe sfociato in una ribellione che sarebbe diventata auto distruttiva.

Jonathan intanto era sempre più contento della propria decisione di tenere il kitten per sé: tra l'altro quello si teneva a lui in modo delicato, come gli pareva il ragazzino in sé...
E a baciare, anche se costretto, era molto bravo.

Il castano si tolse di nuovo dalle labbra del moro, per mettersi a baciargli di nuovo il collo, ripercorrendo solamente il punto dove gli aveva lasciato un bel livido.
Il kitten fece quella volta dei versi quasi doloranti, mentre cercava di tenere le mani sui fianchi del castano invece di staccarle da lì e affondare le corte unghie nelle lenzuola.

Jonathan dopo un po' smise di baciarlo e gli tolse le sue mani dai propri fianchi.
<Ubbidisci bene, kitten...> si complimentò il castano, lasciando nel punto violaceo sul collo del kitten un altro bacio leggermente mordicchiato.

Thomas per quello produsse un ultimo piccolo lamento, quasi strozzato.
Gli aveva torturato quel punto fino a fargli sentire male e farlo pulsare leggermente di suo: così quasi non riusciva a non emettere dei versi al minimo tocco.

Il castano iniziò a ri-baciare e ri-leccare ogni parte del collo senza livido del piccolino, che iniziò a produrre dei lievi gemiti mentre si muoveva leggermente per quella sensazione che gli attraversava la schiena.

Thomas si maledisse ancora una volta, mentre stringeva leggermente le coperte del letto.
Jonathan continuò a baciarlo per tutto il collo.

Risalì pure un attimo per mordergli il labbro inferiore mentre sentiva sotto di sé il kitten agitarsi; il morso sul labbro gli aveva dato probabilmente ulteriore fastidio.
Ma il castano non se ne preoccupò mentre continuava a baciarlo.

Dopo molti minuti Jonathan si staccò dalle labbra di Thomas e il primo si sorresse sui gomiti, rimanendo ad una distanza quasi nulla dal kitten.
Sul collo di Thomas il segno era ancora ben visibile, il marchio del castano che specificava alla perfezione che era di sua proprietà.

Thomas respirava affannosamente mentre una piccola scia di bava gli colava dall'angolo sinistro della bocca... perché capitava?
Lo rendeva solamente più attraente: rendeva più difficile a Jonathan non spogliarlo subito e farselo, andando contro la sua sfida personale.

<Bravo piccolino, sei davvero bravo a baciare...> si complimentò Jonathan, mentre gli passava una mano dal viso e per il petto, ricoperto (per fortuna di Thomas) dalla maglietta.

Thomas non rispose, fissando l'uomo sopra di sé, desiderando che tutto quello finisse.
Peccato che Jonathan non voleva ancora che tutto quello finisse.

Mise un braccio sotto la schiena del kitten e sollevò a sedere entrambi; Thomas si ritrovò quasi contro il petto del castano per quello.
Jonathan distese le gambe, essendosi messo in ginocchio per poter sollevare entrambi, e mise a contatto col proprio bacino quello del kitten, che fece sedere sopra di sé.

Il castano mise le proprie mani sulle cosce del moro, facendo in modo che gli circondassero la vita e fece poi pressione sulla testa del kitten, dicendogli: <Appoggiala sulla mia spalla e non toglierla finché non te lo dirò io...> e Thomas rispose con un flebile: <Ok...>

Thomas si sentiva male, con la propria testa sulla spalla del cacciatore, i loro bacini a contatto e anche quasi del tutto i loro petti.
Gli dava tremendamente fastidio, ma doveva ubbidire.
Subito dopo sentì Jonathan grattargli dietro le orecchie, mordicchiandone la punta, e il moro fece delle fusa a metà pure con un lamento umano.

Si muoveva leggermente per il fastidio che provava, cercando comunque di non agitarsi troppo: aveva comunque paura di andare contro il cacciatore.
Davvero la paura lo controllava, si disse.

Invece Jonathan adorava sentire il kitten sfregarsi involontariamente contro il suo bacino: le loro intimità stavano strusciando l'una contro l'altra, anche se coperte da indumenti, e lo stuzzicava.

Decise di circondare con una mano la coda del kitten e di muoverla su e giù per la sua parte iniziale (cioè quella attaccata al corpo del ragazzo), e il moro iniziò a muoversi più freneticamente, gemendo.

Jonathan si eccitò ancor di più per via di quello sfregarsi più frenetico di bacini, di cui Thomas non si rendeva conto perché troppo preso da quella strana sensazione di piacere.

Il moro cercava di uscire da quella specie di altra dimensione perché non voleva starci sapendo che era a causa del cacciatore, ma a quanto pare la sua razionalità non prevalse e si lasciò trasportare.

Continuò a muoversi sul bacino del cacciatore, gemendo cercando di trattenersi, ma non riuscendoci affatto.
Jonathan sentì la propria erezione diventare leggermente più rigida e, se dopo non voleva avere un problemino troppo grande, doveva smettere di stuzzicare il kitten che si stava sfregando insistentemente sul suo cazzo, praticamente.

Il castano smise di stuzzicare il moro sia per la coda che per le orecchie, il kitten si calmò e smise di muoversi sopra il bacino dell'uomo quasi subito.

Thomas appoggiò di nuovo sul serio la testa sulla spalla di Jonathan, visto che quando l'aveva stuzzicato si era mosso cercando di stare calmo e aveva tenuto la testa leggermente sollevata.
Avrebbe dovuto imparare a resistere un pochino di più, si disse il moro.
Si odiava per quella sua troppa sensibilità.

Solo allora Thomas si accorse di sentire una leggera pressione contro il proprio bacino e divenne rosso dall'imbarazzo di ritrovarsi in quella posizione e situazione.
<Sei davvero eccitante~...> quasi canticchiò Jonathan nell'orecchio dell'altro, baciandogli il retro del collo.

Il moro sentì dei brividi passargli per la colonna vertebrale, mentre rimaneva in quella posizione e il cacciatore lo "accarezzava" vicino al fondo schiena e alla "attaccatura" della coda.
Thomas doveva rimanere calmo e non arrossire, non poteva farlo ogni tre per due!

Jonathan ad un certo punto prese il dietro del colletto della maglietta del kitten, lo tirò per lì e fece in modo che i loro visi fossero uno davanti all'altro.
Jonathan gli diede un ultimo lungo bacio con la lingua, accarezzandolo sui fianchi.

Quando si staccò sogghignò e disse: <Credo per oggi mi fermerò; farò il buono ancora un po'...>
Si alzò, togliendosi il kitten da sopra, e uscì dalla stanza, chiudendola a chiave ma lasciando la chiave nella toppa esterna.

Così almeno le cameriere potevano entrare ed uscire senza difficoltà.
Andò in camera propria e si stese, prendendo il cellulare dal comodino e notando che i suoi amici avevano proposto di andare a prendere il giorno dopo qualcosa prima di pranzo.
Scrisse pigramente "Ok" e si mise a riguardare la TV.

Thomas si alzò dal letto e non si diresse neppure verso la porta, avendo sentito pure da lì il sonoro "click" della chiusura a chiave.
Si diresse invece verso una parte vuota della parete a cui era appoggiato il letto, più verso la finestra.

Notò che c'era un qualcosa di sporgente rispetto le mura chiare e lo afferrò.
Riconobbe che era una maniglia.
La tirò e si ritrovò in un piccolo bagno senza alcuna finestra.

Se non l'avesse notato come avrebbe fatto?
Quando stava per riuscire dal bagno, dopo aver fatto quel che doveva, si soffermò allo specchio e si fissò.

Aveva tutti i capelli scompigliati, le orecchie leggermente basse e la coda che sembrava inerme, come un qualcosa di finto e aggiunto.
Diavolo: era veramente triste e abbattuto, si disse.
Le orecchie e la coda a quel modo significavano solo quello.

Poi notò meglio il segno che aveva sul collo, facendo una smorfia infastidita: era abbastanza grande e molto evidente sulla sua pelle chiara.
E non sapeva come coprirlo.

Cercò di alzare il colletto della maglietta, ma essa ricadeva più giù, tenendo il segno ben in vista.
Uscì dal bagno per non avere quel segno rivoltante sotto gli occhi e si stese sul letto, fissando il soffitto.

Non aveva nulla da fare se non immergersi nel suo mondo, ciò che fece.
Passarono dieci minuti prima che la porta si aprisse e Thomas scattasse a sedere sul letto, notando che era solo la ragazza rossa che gli aveva portato il pranzo.

Rimase seduto sul letto tranquillamente, per quanto potesse esserlo, aspettando che uscisse.
Appena sentì la porta chiudersi balzò giù dal letto e prese il vassoio dalla scrivania.
Il cibo era molto buono.

Finito di mangiare quello che si sentiva, appoggiò il vassoio sulla scrivania e si distese, premurandosi di spegnere la luce accesa.
Sentì poco dopo la rossa entrare di nuovo, riprendere il vassoio ed uscire.
Prima di addormentarsi si chiese se mai avrebbe parlato con quella ragazza, o con l'altra di cui aveva sentito solamente la voce.

"Se proprio devo restare qui... non mi dispiacerebbe parlare con quelle due umane, non sembrano crudeli come Right..." si disse il kitten.
Thomas si trovò strano da solo, come faceva a comportarsi così in una situazione del genere?
Si addormentò con quella domanda nella testa.

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