Capitolo 15
La musica rimbalzava sulle pareti del seminterrato e faceva battere a ritmo di musica le casse toraciche delle persone lì presenti, dando proprio l'impressione della discoteca. Questa similitudine era accentuata dai raggi di luci colorate presenti grazie ad un sistema di impianti luminoso.
Jonathan era più che soddisfatto della serata e si era servito giusto qualche bicchiere fai-da-te di Cuba libre, tanto per non esagerare ed evitare di arrivare al quasi coma etilico, come era già capitato in disco.
Stava conversando del più e del meno con dei suoi conoscenti/amici, muovendo il piede a ritmo di musica, quando qualcuno da dietro lo assaltò dicendo: <Ma ciao, Jon!>, appoggiando le mani sulle spalle del castano, per alzarsi di poco.
Il cacciatore non perse l'equilibrio, abituato a quell'azione dell'amico e non arrabbiandosi per quel soprannome (che sopportava solo da quella persona), si girò e salutò con un vero sorriso: <Ciao Jack.>.
Fece passare uno sguardo per tutto il corpo del ragazzo: <Ti trovo in forma, anche se leggermente brillo...> e ghignò.
Jack provò a controbattere, quando arrivò una ragazza castana dagli occhi marrone scuro, nascosti dietro un paio di occhiali, che diede un simpatico scappellotto al ragazzo con uno sguardo leggermente truce.
La ragazza sospirò.
<Possibile che devi sempre alzare il gomito?>
<Tanto guidi tu!> replicò lui, per poi passarsi in un gesto meccanico la mano tra i corti capelli neri.
<Il fatto che io sia quasi astemia non ti da il diritto di ubriacarti e giuro che se lo fai un'altra volta-!> la ragazza venne interrotta nella propria ramanzina da Jack, che la baciò passionale davanti a Jonathan e alle altre due persone con cui stava conversando prima, che in quel momento ridacchiarono: <Dacci dentro, Mondpint!>
La ragazza si staccò leggermente rossa sulle guance e lo guardò dal basso (più di cinque centimetri di sicuro li differenziavano), rimproverandolo: <Non puoi sperare che con un bacio mi calmi.>
<Ehi, Jack, ci puoi dire chi è questa qui che ti sei appena limonata?> chiese con un sorriso furbetto il ragazzo dai capelli rossi e gli occhi castani, di nome Kyle, che stava parlando prima con Jonathan, evitando che iniziasse un litigio.
<Ah, lei è Ariadne Monroe, la mia fidanzata da ben 3 mesi.> la presentò il ragazzo e questa fece un timido sorriso e un piccolo saluto con la mano. Sembrava che la spavalderia della ragazza fosse scomparsa in un battito di ciglia.
<Come fai a sopportarlo? Ogni tanto è davvero un coglione patentato.> chiese retorico l'altro ragazzo lì presente dai capelli biondo cenere ricci ricci e gli occhi marroncino molto chiaro, quasi color miele.
<Quanto sei gentile e dolce, Logan...> borbottò Jack a mezza voce ed Ariadne replicò: <Ma è comunque il mio coglione patentato e se non sbaglio, ed e difficile il contrario, non sono l'unica a sopportarlo così bene...> per poi guardare il cacciatore.
<Jack mi ha detto di quando tu sei stato l'unico ad avvicinarlo e di come tu l'abbia, in un certo senso, aiutato. Grazie. Non credo che sarebbe solo questo tipo di coglione senza il tuo aiuto.> e la castana fece un grandissimo sorriso con solo le labbra, davvero sentito.
Jonathan fu colpito da ciò.
Ok, ricordava di averlo aiutato ad evitare che facesse cazzate che lui in futuro aveva fatto, però solo Jack stesso l'aveva considerato tanto.
Gli altri la consideravano una cosa da poco o neppure lo sapevano. Solo lei in quel momento gli aveva detto un sentito grazie.
<Mph, di nulla. L'ho fatto anche perché non ero così tanto popolare e una volta conosciuto... non avrei avuto più il mio amico di cazzate preferito se avesse fatto certe cose.> commentò sempre freddo Jonathan.
Il suo cuore era una fortezza ben barricata ed un dolce sorriso di una ragazza sconosciuta (tra l'altro fidanzata col suo migliore amico) non l'avrebbe mai destabilizzato.
Cosa reale.
<Va beh, vogliamo tutti insieme andare a fare i deficienti lì in mezzo alla pista con gli altri o voi tre continuate a fare comunella?> chiese retorico Kyle, muovendosi leggermente a ritmo di musica in modo ridicolo.
<Si va in pista, ovvio, che domande?!> esclamò Jack, trascinandosi dietro Ariadne che opponeva resistenza del tipo: <Io odio ballare in mezzo ad altri!>
Jonathan li seguì con tutta la tranquillità del mondo, preceduto da Kyle e Logan. Sulla pista iniziarono a muoversi a ritmo di musica e Jonathan, da ancora giovane ragazzo qual era, si lasciò andare e iniziò a scatenarsi.
Delle ragazze, tutte sue dipendenti con cui aveva "buoni" rapporti, cercarono di agganciarlo e di farsi limonare e toccare (anche in poi sperare in un aumento), ma il castano rifiutava continuando a ballare a ritmo di musica con gli altri quattro; dicendo cazzate e scherzato.
Non è che disprezzasse le ragazze, era bisessuale, ma quella sera non aveva voglia di nulla di eclatante con nessuno; se non forse con il suo kitten che in quel momento era di sopra.
Si fecero le due di notte e molti erano brilli; la minoranza lucida era formata dai sfortunati autisti che avevano centellinato delle gocce di vino durante la serata (tra cui Ariadne) e da Jonathan.
C'era qualcuno che si limonava un'altra e si toccavano l'un l'altro, come se fossero si fossero appena lasciati andare in preda all'alcool, dopo tanto tempo di attesa.
In realtà, a malapena si conoscevano e la giornata dopo non si sarebbero ricordati di nulla; se non brandelli confusi rimessi insieme meglio dalle foto compromettenti degli amici che si volevano fare berla dell'amico.
<Ehi~> canticchiò Kyle, barcollando verso il cacciatore, che lo guardò sconsolato: si era lasciato decisamente andare.
<Jon~> e il rosso ridacchiò come uno stupido, mentre il castano assottigliava lo sguardo.
<Non chiamarmi così.> sibilò il cacciatore, fissandolo con i suoi occhi neri come la pece.
<Eddaiiii, non faaaaare il geeeeelidoooo...> commentò con un beota sorriso in volto, impastando le parole e strascicando diverse vocali.
Jonathan era leggermente seccato e chiese: <Cosa vuoi?>
Di sicuro era venuto a parlare con lui se c'era un motivo. Già quando entrambe le parti erano sobrie, lui non era Mr SimpatiaPerEccellenza; figurarsi se l'altra parte era brilla: quelli poco lucidi interagiscono solo con altri poco lucidi se vogliono continuare a parlare.
E Kyle era uno stile "Fra un po' parlo pure nel sonno da quanto sono logorroico", quindi...
<Dov'èèèèèèè il bagnooooooo?> chiese ondeggiando sul posto.
<Sali fino al secondo piano, seconda porta a destra> e Jonathan si chiese se avesse appreso chiaramente e appieno le sue indicazioni... E se non sarebbe caduto dalle scale tentando di salirle e scenderle.
Si disse che se entro quattro minuti non sarebbe ritornato lì, sarebbe andato a cercarlo per la casa.
Di sicuro un corpo morto o un topo d'appartamento non lo voleva in casa.
Soprattutto il primo caso. Sarebbe stata una seccatura far ripulire il sangue generato dal sanguinare della testa per via di uno scalino e spiegare alla polizia il tutto, senza avere telecamere per la casa e/o testimoni a suo favore.
Nel secondo caso la risoluzione sarebbe stata due calci in culo accompagnati da qualche gentile commento, tra cui di sicuro il mandare a fanculo.
Fu distolto dai suoi pensieri quando un gruppetto di persone si avvicinò a Jonathan e il più sobrio gli comunicò: <Noi andiamo.>
<Beh, di sicuro si è fatto tardi. Spero che vi siate divertiti e buona notte.> li congedò Jonathan accompagnandoli alla porta, dove ricevette un collettivo e stanco: "'Notte".
Il cacciatore ritornò nel seminterrato e guardò di nuovo l'orologio.
Già più di un minuto e mezzo, quasi due, passato. Sospirò mentre cercava altre persone con cui intrattenere una conversazione, sperando che quello stupido non si facesse male sulle scale.
Beh, diciamo che le cose andarono diversamente.
•~-~•
Kyle uscì dal seminterrato ondeggiando, dirigendosi alle scale dove si fermò a riprendere un attimo fiato.
Si girò indietro e intravide la porta del seminterrato chiusa. Ok, nessuno stava guardando le sue pessime condizioni, ed era meglio così.
Sentì la testa ancora più appannata di prima. Quando beveva troppo finiva sempre così; e anche sapendolo alzava comunque il gomito, pensando di essere ancora lungi dall'ubriachezza.
E con ciò si ritrovava ad ondeggiare peggio di un pinguino durante un terremoto di magnitudo 5 su un castello gonfiabile tutto ondeggiante. Era un paragone strano, molto poco credibile ma nonostante ciò rendeva sempre molto bene l'idea.
Il rosso salì le scale aggrappandosi come un disperato al corrimano, fermandosi ogni tre per due per evitare di perdere la presa e cascare giù come un sacco di patate.
Arrivato al secondo piano della casa, si sentì come se avesse scalato l'Everest. Si appoggiò al muro con forza, prima di dirigersi verso il bagno.
Sarà stato perché era buio, sarà stato il fatto che da brilli i sensi vanno un pochino a quel paese, sarà stato il Fato; ma fatto sta che Kyle oltrepassò la porta del bagno e arrivò fino in fondo al corto corridoio, appoggiando la mano sulla maniglia per la camera del kitten che, a causa di Jonathan, era rimasta aperta.
Quindi entrò sperando di essere nel bagno, anche se già nella penombra intravedeva che non era nel luogo sperato.
Accendendo la luce se ne rese al 100% conto, notando un rigonfiamento nel letto.
Prima ancora di chiedersi chi fosse o biascicare un "Scusa, sbagliata stanza" o chiedersi chi altro ci potesse essere in casa di Right, le orecchie e il viso di Thomas spuntarono dalle coperte primaverili; sorprendendosi di vedere uno sconosciuto.
Già in corridoio aveva sentito dei passi estranei, ma pensava fosse Jonathan brillo e aveva sentito il cuore in gola quando la porta era stata aperta senza il familiare scatto della serratura; rendendosi conto solo in quel momento che non era chiusa a chiave.
Quando vide nitidamente quel volto nuovo si spaventò e rizzò a sedere, chiedendosi mentalmente chi cavolo fosse e come mai fosse venuto in camera sua.
<Oh... un kitteeen...> notò il rosso con un sorriso che si tramutava in ghigno, avvicinandosi a passo ondeggiante al moro; ancora bloccato dalla paura.
Solo quando il rosso era a due metri scarsi da sè, il moro sentì il proprio corpo sbloccarsi e da un lato ne fu grato, dall'altro arrabbiato. Perché il suo corpo reagiva sempre in ritardo?!
Thomas scese dal letto dalla parte opposta dello sconosciuto e si girò verso il muro, cercando con lo sguardo l'armadio e il modo migliore per salire là sopra. Peccato che in quei secondi a cercare di riflettere il rosso riuscì ad arrivare dietro di lui e a quasi acciuffarlo, se non fosse stato che il moro l'aveva sentito e per i suoi veloci riflessi.
<Eeee daiiii, vieeeeeni quiiiiii. Non vooooooglio faaaaaaarti del maleeeeeee...> fece allungando diverse vocali il rosso, tentando di riprenderlo con un ghigno vistoso in volto.
Thomas gli sibilò contro: <Scordatelo!> e provò ad arrampicarsi.
Ma, per via della sfortuna o del fatto che era intorpidito, scivolò nella scalata del muro e cadde.
Riuscì a girarsi ed atterrare sui quattro arti appena in tempo, ma si ritrovò in ginocchio (letteralmente) davanti a quell'individuo.
Scattò in piedi per provare a schivare, ma il rosso lo arpionò per un polso e lo tirò indietro verso il muro. Il moro si ritrovò a sbattere la testa contro il muro con forza e si sentì stordito per qualche secondo, quelli necessari per ritrovarsi anche l'altro polso bloccato e il rosso a due centimetri di distanza dal viso.
Il kitten singultò, mentre il rosso ridacchiava e gli fiatava addosso.
<Voleeeeevo il baaaaagno e hooo trovaaaaato il kiiiiiiten di Jooooon.> ridacchiò il rosso, mentre leccava il labbro inferiore del moro.
<Lasciami stare! Lasciami sta-!> e il più piccolo venne interrotto dall'altro che iniziò a baciarlo avidamente, rendendolo all'istante un bacio umido.
Thomas si sentì nauseato, più del solito, mentre quello sconosciuto lo usava come una puttana e lui non riusciva ad opporre resistenza, neanche contro quel tizio ubriaco. Tentò di liberarsi da quella presa ma lo sconosciuto lo allontanò un poco dal muro per poi farlo risbattere lì, stordendolo.
Il kitten sentì la testa girargli e le gambe tremargli e il rosso ne approfittò per farlo sedere a terra e mettersi lui a cavalcioni sopra.
Thomas trovava tutto quello strano, come diavolo si era ritrovato bloccato in quel modo?
A distoglierlo dai suoi pensieri fu il beneamato distacco delle loro labbra. Un filo di saliva univa le loro labbra, ma fu rotto dal rosso che ghignò allontanando impercettibilmente la testa e il moro si ritrovò con della saliva a pendergli dalle labbra.
Il rosso ghignò a quella visione. Quel kitten era davvero bello e, a quanto pareva, lo teneva molto più lucido e attivo.
<Jooooon si è sceeeeelto una veeeeera belleeeeeezza...> ridacchiò, tenendo alti i polsi del kitten con una mano e con l'altra libera alzandogli la maglietta.
<Lasciami stare! Graffio se non lo fai!> lo minacciò provando a scuotersi e riuscendo a togliere un polso dalla morsa.
Il rosso si interruppe a metà e fece dare al moro una terza testata, stordendolo abbastanza da togliergli la maglietta senza problemi.
<L'avreeeesti già faaaaaatto se aveeeeeeessi potuuuuuuuto...> ridacchiò ancora mentre leccava il collo del moro.
<Tuuuuuu non haiiiiii gli artiiiiiiigli...> canticchiò ghignante e Thomas impallidì.
<Come... come fai a saperlo?! Sei... uno... uno... scienziato?!> domandò terrorizzato con una voce di un'ottava più alta del normale.
<Tirooooocinaaaaante...> chiarì mentre iniziava a mordere il collo del kitten, facendolo gemere sommessamente.
Thomas chiuse gli occhi e provò ancora a muoversi e liberarsi anche un polso, non riuscendoci, e si disperò. Non aveva via di fuga o speranza di cavarsela e non riusciva a trattenere ciò che il suo corpo provava, ma che la mente non corrispondeva.
Odiava tutto ciò.
•~-~•
Quattro minuti. Erano passati quattro fottuti minuti e Kyle non era ancora ritornato dal bagno. Ok, se lo ritrovava intontito durante il tragitto per il bagno lo avrebbe portato all'ingresso dagli altri che lo stavano aspettando.
Salì le scale e non vide nessun corpo accasciato sui gradini. Ok, almeno era arrivato fino al piano superiore. Quando fu sugli ultimi gradini sentì del leggero trambusto provenire da sopra e sentì una morsa simile all'ansia attanagliargli lo stomaco, da così tanto tempo nom provata e ne ebbe quasi timore.
Che stava succedendo di sopra?
Salì cauto gli ultimi gradini e vide la porta della camera del kitten semi-aperta e la luce elettrica illuminare la porzione corridoio davanti.
Come era possibile che fosse aperta?
Poi si ricordò come in un filmato in bianco e nero che non aveva tirato fuori la chiave per chiudere ermeticamente la chiave e sentì la consapevolezza comparire nella sua mente.
La porta del bagno non annessa a camere era lì vicino, ed onestamente non l'avrebbe notata pure lui nel buio se non fosse stata casa sua o se non avesse avuto un occhio così attento.
Sentì un gemito strozzato provenire da dentro la camera del kitten e si fiondò verso quella stanza con il cuore in gola. Kyle doveva aver aperto la porta e acceso la luce di quella stanza scambiandola per il bagno e invece si era ritrovato davanti un più che attraente kitten e ne aveva approfittato, andando incontro agli impulsi; che si seguono sempre durante la confusione provocata dall'alcool.
Anche se Kyle era etero, non gli dispiaceva mai farsi chiunque da ubriaco; per ilrosso in quei momenti bastava che l'altro avesse un buco in cui entrare.
Quando mise un piede dentro la stanza sentì il sangue salirgli al cervello e la bile ribollirgli dalla rabbia, che si scatenò come un fuoco dirompente dentro lui. Kyle era di schiena e teneva fermo Thomas con il petto scoperto, mentre lo riempiva sul collo e sulla clavicola di baci umidi.
Il rosso ghignava mentre il kitten era disperato e provava a ribellarsi, non riuscendoci.
Jonathan, in poche falcate, arrivò dietro Kyle e gridò contro al conoscente: <Cazzo stai facendo?!> e lo tirò indietro per il colletto della camicia, tirandolo pure in piedi e girandolo quasi del tutto verso di sè.
Thomas, sentendo quella voce, aprì gli occhi e ringraziò dentro di sè tutti gli déi per quel miracolo arrivato al momento più propizio.
Afferrò accanto a sè la maglietta e se la mise davanti al petto, stringendola come un peluche, assistendo alla scena.
Kyle ridacchiò in direzione di Jonathan e notò: <Suvviaaaaaaa Jon, voleeeeeevo solameeeeeeente una scopatiiiina. È taaaanto attraeeente...>
<Si dà il caso che sia il mio kitten, e che tu non lo puoi toccare. E non osare chiamarmi più "Jon" o provare a sfiorare di nuovo il mio piccoletto, che ti ritrovi sul tappeto.> ammonì con uno sguardo glaciale, che stranamente non sgomentò Kyle.
Jonathan lasciò la presa sul colletto del rosso, dopo averlo minacciato. Non voleva ricorrere alla violenza per forza.
Peccato che il rosso fosse in vena di farlo imbestialire.
Infatti Kyle si volto, prese per un polso il kitten (che nel frattempo si era rimesso in piedi su gambe tremanti) e lo baciò di nuovo in modo approfondito davanti al castano per qualche secondo.
Si staccò togliendosi dalle labbra la saliva e lo decise: <Aaaaaallora, Jooooooon?>
Jonathan scollegò il cervello, accecato dalla rabbia. Kyle aveva superato qualsiasi suo limite razionale.
Staccò i due, prese per il colletto della camicia il rosso e gli diede un forte pugno sotto il mento, facendolo svenire.
<"Allora" questo, Kyle.> commentò Jonathan freddo, guardando quell'inerme corpo sostenuto dal terreno grazie alla sua forte presa.
N/A: spero vi sia piaciuto il capitolo!
Commentate e votate; facendomi capire che questa storia vi stia piacendo!
Ciao e alla prossima settimana!
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