Incubi
Improvvisamente mi ritrovai in viaggio per una parete dimensionale. Appena arrivati mi ritrovai in una dimensione uguale, se non, la mia. Contento mi guardai intorno in quella stanza del secondo piano di una casa impugnando la mia arma; potevo notare altre truppe di cui solo uno potrei riconoscerne... un certo Maxwell , almeno così si chiamava ai tempi...
Vedevo la città bruciare, vedevo la mia capitale bruciare... iniziai a stringere i denti finché qualcosa non mi prese da dietro.
Vedevo una creatura umanoide informe. Tre occhi per lato illuminati di arancione, con artigli, insieme a quattro scaglie meccaniche fuori dalla schiena che emettevano una luce anch'essa arancione. Non feci in tempo a vedere e a realizzare il resto che mi tirò contro la finestra tenendomi per il colletto; la finestra si ruppe, facendo passare metà del mio corpo mentre la creatura mi teneva per il collo fuori.
La mia unità era scomparsa, ma prima di potergli insultare i morti, la creatura mi graffió profondamente il lato destro del viso rendendomi cieco dall'occhio destro e lasciandomi cadere a terra.
Vedevo il mio sangue volare via mentre il cielo era diventato nero e con l'enorme faccia di un nihilanth.
Prima della botta realizzai...
La botta fu dolce, ma il dolore era reale.
Potevo vedere con sorpresa che dal mio occhio sinistro un palo mi trapassava la testa. A giudicare dal dolore mi prese in piene il lato della testa uscendo dall'occhio destro.
Iniziai ad urlare svegliandomi sudato su un divano. Notai che ero in intimo senza la mia benda e potevo vedere come uno stuzzicadenti si è ficcato appena sotto l'occhio destro. Alzandomi riconobbi che quello era l'appartamento della mia ragazza. Mi tolsi lo stuzzicadenti mettendomi la benda all'occhio destro, sospirando e finalmente ricominciando a respirare. Andai in bagno guardandomi allo specchio. Potevo vedere i miei capelli nettamente diversi da come erano in sogno. In sogno erano marroni/neri come una persona normale, in realtà ormai li avevo per cambiamento naturale gialli, che andando verso le punte si sfumava al colore viola. Mi sciacquai la faccia, sospirando e tenendomi la benda: "maledetti incubi".
Mi presi un sorso di aceto che mi fece partire i soliti tick per il gusto forte, la gola che bruciava peggio dell'inferno e mi rimisi a letto sussurrando: "speriamo che la mia mela d'oro non si sia svegliata..."
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