69. amare e essere amati

Tentai invano di regolarizzare il battito, fuori controllo, del mio cuore.

Gli istanti che mi separarono dalle sue parole furono agonizzanti.

Non avevo idea di cosa potesse volermi chiedere.
Le parole che mi aveva detto mi avevano totalmente prosciugata.

Non voleva starmi lontano...gli ero mancata? Aveva sentito il bisogno di avermi accanto...
Nulla di tutto ciò aveva senso.

"Haely...per me è estremamente difficile dirti tutto questo. Non hai davvero idea della fatica che io stia facendo, ma Dio, per te farei di tutto" gettò il mozzicone della sigaretta nel posacenere, sul comodino. Si strofinò il viso, freneticamente, con le mani.

Poi si alzò e iniziò ad avvicinarsi. Avrei voluto correre lontano, avevo paura di quello che avrebbe potuto dirmi. Una morsa mi strinse lo stomaco.

Mi costrinsi a stare ferma mentre lui continuava a farsi strada verso di me.

Avevo passato tutta la mia vita a cercare una via di fuga, dal mio dolore, dalle mie colpe, dai miei incubi, da mia madre, dai miei ricordi, da tutto e da tutti.

Era giunto il momento di arrestare, almeno per un istante, la mia corsa.
Giunto davanti a me, mi guardò negli occhi per chiedermi il permesso e io, senza pensarci troppo, acconsentii.

La sua mano si posò sul mio viso e mi accarezzò, con una delicatezza che mi fece tremare le gambe.
"Dimmi" fu l'unica parola che riuscii a pronunciare.

"Sai...la prima volta che ti ho vista, o meglio, che ti ho scontrata, pensavo fossi solo un'altra di quelle bambine viziate che spesso arrivavano a scuola. Poi mi hai risposto, senza farti troppi problemi, e subito ho capito che mi sbagliavo" la tempesta nei suoi occhi sembrò dissolversi, come se dirmi quelle cose gli stesse togliendo un grande peso.

"Non ti sopportavo, più di una volta ti avrei mandata a fanculo volentieri" rise al pensiero, poi riprese.

"Ma sai perchè? Perchè tu facevi sempre di testa tua, mi davi del filo da torcere e io non ci ero abituato. Durante la punizione ho imparato a conoscerti, a guardare sotto la tua maschera. E poi i tuoi occhi, loro ti hanno tradito più di una volta. Mi hanno lasciato scorgere il tuo dolore, il vuoto incolmabile che ti lacera. Lo stesso che provo io. Proprio qui" si indicò il cuore con un dito. Il suo sguardo fu assalito nuovamente da una tempesta temporanea.

"Non capisco dove vuoi arrivare" avevo il cuore in gola, non avrei resistito un istante di più.

"Haely hai idea di cosa significhi sentire la costante necessità di vederti sorridere, ad ogni costo? Avere il bisogno di abbracciarti, di toccarti, di baciarti. Ti sei insinuata in ogni mia singola crepa, ti sei fatta spazio dentro di me, poco all volta, fino a prenderti tutto, qualsasi cosa. Dio Haely, vuoi proprio sentirtelo dire?" mise spazio tra di noi come se la mia risposta fosse in grado di ucciderlo se fosse stato troppo vicino.

"No, non farlo, ti prego. Non mentirmi ancora e non mentire a te stesso. Questo è davvero troppo, persino per te" le lacrime minacciarono di scendere, ma non diedi loro la possibilità di farlo. Prima che potesse anche solo tentare di rifilarmi qualche altra scusa uscii e mi fiondai fuori.

Appena uscii, dalla porta principale, il gelo mi pervase insieme a delle goccioline che iniziarono a colpirmi, una dopo l'altra fino a bagnarmi del tutto.

Persino il cielo piangeva.

Non volevo sentire quelle parole, perchè sapevo che erano bugie.

Dopo tutto quello che aveva visto, non poteva pensare cose del genere.
Nessuno sarebbe mai stato in grado di amarmi, ero un mostro.

Quando sentii la porta sbattere, poco distante da me, alle mie spalle, capii che non sarei riuscita a scappare, ero rimasta per troppo tempo immobile.

"Haely ti prego, ti prenderai qualcosa se non torni dentro" mi afferrò il polso e mi fece voltare. Mi scontrai contro il suo petto che, ora, era coperto da una maglietta. Nonostante ciò il suo abbigliamento era ancora troppo leggero per quel periodo, come il mio.

"Lasciami" feci il possibile per non incontrare il suo sguardo supplichevole.

"Mi sono messo a nudo davanti a te, ho messo il mio fottuto cuore nelle tue mani e tu lo hai calpestato. Lo hai ridotto a brandelli, ma non ti lascerò andare in giro con questo temporale. Torniamo dentro" ormai eravamo zuppi, entrambi.

"Dylan, tu non pensi davvero quelle cose, non puoi. Io sono un mostro, se tu sapessi ciò che ho fatto non mi guarderesti più nemmeno in faccia. Ho ucciso una persona questo lo capisci? Mio padre è morto per colpa mia" le lacrime iniziarono a solcarmi il viso, confondendosi con la pioggia.

I suoi occhi mi catturarono incatenandomi a loro.

Il suo sguardo non cambiò, non sembrò impaurito o schifato.
"Haely certe cose non possiamo nasconderle. Da quando mia madre ha saputo che tuo padre era morto non si è data pace. Aveva bisogno di sapere come era successo: un incidente stradale" il fiato mi si spezzò, sentii il mondo crollarmi addosso, colpirmi come un fiume in piena e trascinarmi via.

"Tu lo sai..." mi sentii mancare il suolo sotto i piedi.
"Solo ieri sera ho collegato tutto. C'eri anche tu in quella macchina con lui, non è colpa tua" provò a discolparmi, ma era come tentare di assolvere un condannato a morte, era un'impresa impossibile.

"No, tu non capisci. Se non fosse stato per me non si sarebbe mai trovato su quella strada alle 4 di notte. Io l'ho distratto dalla guida urlandogli contro, gli ho sputato addosso parole d'odio che non meritava. Sarei dovuta morire io, non lui. Invece sono ancora qui. Non sai cosa cazzo significa combattere ogni giorno con i tuoi demoni che ti divorano, con la consapevolezza di meritare la morte, ma non avere il coraggio di mettere fine alla tua insulsa vita" piansi con il cielo, come se avessi tenuto dentro per troppo tempo tutto quel dolore. Come se il mondo ora sapesse quello che avevo fatto e avesse deciso di struggersi insieme a me.

Ero pronta al disgusto nei suoi occhi, a tutto il ribrezzo che avrebbe provato per me, ma non lo vidi. Fece l'ultima cosa che mi sarei aspettata.

Mi abbracciò, così forte che pensai di non riuscire a respirare.
"Va tutto bene, ci sono io qui. Lo so che fa male" mi accarezzò la testa e mi diede un bacio sul capo. Io mi lasciai consumare da tutte quelle lacrime che per anni avevo tenuto rinchiuse.

Non mi ritirai da quel contatto, era come se per un attimo, un brevissimo istante, tutto avesse smesso di fare male.

"Ti prego Haely, concedimi la possibilità di combattere questa guerra con te. Lasciami prendere un po' del tuo dolore. Perchè io voglio tutto di te, ogni cosa. La tua testardaggine, i tuoi demoni, il tuo sorriso, la tua sofferenza, le tue battutine taglienti, il vuoto che senti al centro del petto, la tua paura, i tuoi sensi di colpa, la tua forza, la tua bellezza e tutto il resto. Resterò sveglio con te anche tutte le notti se avrai gli incubi, dividerò con te qualsiasi piatto se questo ti farà mangiare almeno un pochino, ti potrai sfogare con me per ore e io ti ascolterò, bacerò ogni tua singola cicatrice perchè ogni cosa di te è perfetta " mi alzò il viso per fare in modo che potessi guardarlo.

"Ti porterò dove vorrai. Qualche volta ti farò arrabbiare, perchè sappiamo entrambi che ho un carattere di merda, ma farò il possibile per farmi perdonare. Haely tu meriti tutto, nulla di meno. So che potrai trovare di meglio, ne ho la certezza, ma sono comunque qui a dirti quello che provo, tutto ciò che ho tenuto nascosto per troppo tempo"

"Ma se non sono la persona che vuoi al tuo fianco e vuoi che sparisca dalla tua vita, lo farò. Sarò disposto a lasciarti andare, a vederti con qualcun altro se questo ti renderà felice. Ma sappi che anche se sarai dall'altra parte del mondo, se avrai bisogno di me, io correrò da te anche a costo di venire a piedi. Basterà una chiamata, un messaggio, qualsiasi cosa, e io sarò lì. Sono scappato perchè era l'unico modo che conoscevo per sopravvivere. Ma quando ti ho guardata davvero, e ho smesso di vederti soltanto, ho capito che per te mi sarei fermato anche per l'eternità.
Ti aspetterò, per sempre, perchè sono sicuro che non riuscirò mai a guardare nessun altra come guardo te. Ti darò tutto il tempo di cui avrai bisogno" c'era solo un emozione nel suo sguardo, quella che temevo di più, che mi terrorizzava.

Quella che sapevo sarebbe stata in grado di spezzarmi definitavemnte, che mi avrebbe lacerata irreparabilemnte.

Quella che ero consapevole di non meritare.

La cosa che, però, mi terrorizava di più, non era il male che lui avrebbe potuto fare a me se lo avessi lasciato entrare nel mio cuore martoriato. Avevo paura di quello che io sarei stata in grado di fare, delle ferite che gli avrei procurato.

Le uniche due persone che avevo amato, in tutta la mia vita, erano morte, per causa mia. Non volevo che qualcun altro a cui tenevo si facesse male.

Ma dopo mesi ero pronta ad ammettere quello che fino a quel momento non ero stata pronta ad ammettere, nemmeno a me stessa.

Io lo amavo, era per questo che lo avevo allontanato ogni singola volta. Involontariamente lo avevo fatto, per salvarlo da me, dal pericolo al quale sarebbe andato incontro.

Perchè lui non capiva, dopo quello che gli avevo detto era ancora convinto che non fossi io la colpevole. Lui voleva darmi qualcosa che non meritavo.

Si sarebbe fatto consumare dal mio dolore.
E avrei dovuto farmi odiare da lui, fare il possibile per respingerlo ancora finchè non si sarebbe arreso, ma le sue parole, il suo sguardo. Qualsiasi cosa di lui mi urlava di restare, di darmi la possibilità di tornare a vivere.

"Hey piccolina, so cosa frulla in quella testolina. Starai pensando a qualche modo per dividerci, ancora, come se potessi davvero mai arrendermi all'idea di perderti. Non lo farò perchè io non me ne andrò, mai" lentamente qualcosa dentro di me iniziò a cedere.

"Lo sai che non potremo più tornare indietro?" domandai con le poche forze che mi erano rimaste.

"Allora non facciamolo, non torniamo più indietro. Andiamo avanti. Qualsiasi cosa accada ti prenderò, sempre" quelle tre parole mi fecero crollare del tutto, non riuscii a resistere. Non lo avevo mai visto così vulnerabile.

"Allora prendimi. Baciami stupido" non se lo fece ripetere due volte. Mi prese in braccio in modo che potessi stringere le gambe intorno al suo busto.

Mi arresi, per la prima volta dopo anni, mi concessi di abbassare le mie difese, di essere vulnerabile.

                                                                  
                                        DYLAN POV

Chiunque ci avesse visti da fuori avrebbe pensato che fossimo due pazzi. Ma eravamo semplicemente noi, non la regola, ma l'eccezione.

Ogni cosa fra di noi era sempre stata fuori dal comune.

Non mi ero solo innamorato di lei, io volevo amarla.

Inammorarsi è un qualcosa per cui ognuno di noi è predisposto, ma amare, quello è per pochi.

In amore, pur avendo mille ragioni per non correre un rischio, ne basta una per mettere in discussione tutto. É un sentimento irrazionale, ma soprattuto, per amare ci vuole coraggio.

Io ci avevo messo parecchio tempo per capirlo.

Amare vuol dire gettarsi nel vuoto sperando che l'altra persona sia disposta a fare lo stesso per te.

Amare significa mettere il tuo cuore nelle mani di qualcun altro con la consapevolezza che con un solo gesto potrebbe spezzarlo.

Amare vuol dire sapere aspettare, perchè l'amore non soccombe al potere del tempo, è fuori da esso, non conosce regole.

Amare qualcuno significa volere la sua felicità più della tua, avere il terrore di perdere quella persona, volere un futuro con essa, ma senza certezze o sicurezze.

L'amore vero risiede nel silenzio, non nel gran chiasso, non si tratta di grandi gesti, ma di piccole cose.

Amare è un cambiamento silenzioso, non visibile all'occhio umano, ma solo all'animo di chi lo accetta.

Lei era piombata nella mia vita come un uragano, pronta a spazzare via tutte le mie certezze, solo per costruirne di nuove perchè l'amore stravolge, non mette ordine.

Ci baciammo per una quantità di tempo indefinita, aveva persino smesso di piovere.
"Piccolina io passerei volentieri il resto della giornata così, ma è meglio se ci diamo un'asciugata, prima che ci venga seriamente qualcosa" lei mi regalò un leggero sorrisino e poggiò la testa sul mio petto.

La strinsi come se avessi paura che potesse scappare, che fosse solo un sogno, e la portai in camera mia.
Tra le mie braccia sembrava così piccola.

Dovetti lasciarla per cercare qualcosa di sufficementemente caldo per lei.

"Un giorno me lo spiegherai?" indicò quel dipinto che da mesi non le dava tregua.
Io sorrisi, era testarda quasi quanto me. Tra i due era una bella scianca.

"Si, promesso" mi voltai per cercare un accappatoio in modo che potesse farsi una doccia calda.

"Brontolo" mi richiamò.
"Non escludermi dal tuo dolore solo per curare il mio. So bene che le tue ferite sono altrettanto profonde e voglio prendermene cura perciò non mi tagliare fuori, come so che tenterai di fare" mi conosceva bene, io e lei eravamo la stessa foto stampata su fogli diversi.

"Ci proverò" ero consapevole che non sarei riuscito a farlo.

L'unico modo che conoscevo per risanare le mie ferite era affrontarle da solo, senza l'aiuto di nessuno.

Avevo paura che se mi fossi appoggiato a lei, quando se ne sarebbe andata, non sarei più riuscito a stare in piedi da solo. Sapevo che prima o poi si sarebbe stancata del mio modo di fare da stronzo, ma avrei sfruttato al massimo il nostro tempo per aiutarla.

"No Anderson. Il tuo "ci proverò" equivale a "so che non lo farò, ma ti faccio credere di si". Non cominciare a fare di testa tua" si avvicinò con fare minaccioso.

Non era per niente credibile contando che era nettamente più bassa di me.
"Altrimenti?" la provocai.
"Altrimenti i tuoi gioielli di famiglia ti faranno parecchio male" si avvicinò talmente tanto alle mie labbra che potei sentire il suo respiro infrangersi sulle mie. Doveva stare sulle punte dei piedi per raggiungermi, almeno un po'.

"Leonessa rimetti dentro le unghie" sorrisi ad un soffio dalle sue labbra.

Lei si avvicinò abbastanza da arrivare al mio orecchio.
"Vedi di non darmi modo di dimostrati quanto io sia seria" poi si allontanò.

"Non così in fretta Smith" la afferrai dalla vita e la spinsi contro la parete.
In un attimo le mie labbra furono sulle sue, erano la mia dipendenza.

"Non cantare vittoria Anderson, nulla mi farà cambiare idea, mettitelo in testa. Con me i tuoi giochetti da belloccio non funzionano" mi stava sfidando.

"Sicura?" sussurai piano nel suo orecchio. Le lasciai una scia umida di baci e arrivato al seno, le sfilai la maglia, così che potessi proseguire.

Mi concessi un istante per ammirarla.
"Sei stupenda Haely" una volta arrivato al ventre risalii su.

"Senti chi parla. Pensi di rimanere ancora per molto con la maglietta?" un sorrisino malizioso spuntò sul suo viso.

Mi avrebbe fatto impazzire, ne ero certo.
Non ricevendo risposta si prese da sola quello che voleva. Mi sfilò la maglia fradicia e mi ammirò compiaciuta.

"Così va molto meglio" quella sua nuova audacia mi stava mandando totalmente fuori di testa, avevo smesso di ragionare con il cervello.

"Quando ti farai baciare da qualche altro imbecille, pensa a questo" la mia era chiaramente una frecciatina. Non mi era andata giù che quel coglione del barista avesse sfiorato le stesse labbra che io stavo assaporando.

Lei non rispose, ma si limitò a mordicchiarmi il labbro inferiore. Le nostre lingue si intrecciarono in una corsa senza tregua.

"Dylan Anderson tu prova anche solo a pensare di baciare un'altra e io ti prendo a calci. Non pensare che io abbia dimenticato la tua fama" la sua gelosia nei miei confronti era qualcosa di nuovo per me. Sapevamo entrambi la nomea che mi avevano affibbiato, ruolo che avevo abbandonato da quando una nana rossa era piombata nella mia vita. Non avevo toccato più nessuna, lei era l'unica che volevo.

La presi in braccio e la spinsi nuovamente verso il muro con foga.
"Haely Cecelia Smith tu mi mandi fuori di testa" un mugulio uscì dalla sua bocca quando mi staccai per un solo istante.

"Dylan tutto bene?" era mia madre, che cazzo ci faceva a casa?
Haely sbiancò all'istante.

"Tesoro sto entrando" ero nella merda.
"No mamma, tutto bene. Sto per entrare in doccia" le rifilai la prima scusa che mi venne in mente.

Vidi il volto della rossa adombrarsi e sapevo bene il perchè.
"Ah va bene, Jake e Meg si sono appena svegliati. Fai colazione con loro?"
"Si si, mi lavo e arrivo" dissi sbrigativo, nel giro di pochi secondi la sentii allontanarsi.

Haely si defilò mettendo una certa distanza tra di noi.
"Non le ho detto nulla perchè non volevo che lo scoprisse così. Per me non sei una qualunque e voglio dirglielo con calma. Di certo non volevo che lo sapesse trovandoci praticamente nudi nella mia camera" sapevo che per lei fidarsi di me era estremamente faticoso e le stavo chiedendo tanto, per quello mi spiegai.

Mi guardò, senza parlarmi mi fece capire che era d'accordo con me.

Si fece la doccia e io dopo di lei. Uscii dal bagno con solo l'asciugamano in torno alla vita, la trovai era seduta alla mia scrivania con la mia felpa addosso che le faceva da vestito. Vederla con i miei vestiti mi fece sorridere istantaneamente.

Sembrava essere nata per stare lì, nella mia stanza con le mie cose addosso.

Non mi sarei mai stancato di guardarla.

Spazio autrice
Ciao bellissim*, finalmente è arrivato il momento tanto atteso. Ho scritto questo capitolo davvero con il cuore e spero di aver soddisfatto le vostre aspettative.
Cosa ne pensate?
Godetevi questa pace momentanea :)
Ci sentiamo presto.
Vostra Clari🧡

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top