68. E forse alla fine...
Tra un bacio e l'altro infilò lentamente la mani calde sotto alla mia gonna fino a risalire sui miei fianchi. Mi tirò a sé.
"Ho bisogno di sentirti, di toccarti" si giustificò.
Un sorrisino malizioso spuntò sulle mie labbra. Con qualche strana forza ribaltai la situazione e mi posizionai esattamente su di lui.
Iniziai a baciarlo scendendo sul collo come lui aveva fatto con me.
Mi sentivo viva, per la prima volta dopo anni. Ero puro fuoco, lui mi aveva accesa.
Sentivo il bisogno del suo calore tanto quando dell'ossigeno.
La sua presa sui miei fianchi aumentò notevolmente.
"Cazzo Haely, tu mi mandi fuori di testa. Sei fottutamente perfetta" lui capovolse la situazione facendomi ritornare sotto.
Riprese quello che aveva lasciato in sospeso. Quei baci umidi mi provocarono delle sensazioni indicibili.
Arrivato quasi all'inizio dei miei seni si fermò. I suoi occhi cambiarono, sembrarono ricordarsi qualcosa.
"Cazzo, non posso. Tu non sei per niente in bolla e io non sono sobrio" appena si spostò, e si sdraiò al mio fianco, sentii un vuoto. Un freddo gelido mi investii come una secchiata d'acqua.
Non ebbi nemmeno il coraggio di chiedergli cosa volesse dire con il "non posso".
"Sono le due passate, dovremmo dormire" spezzai il silenzio con tono piatto, nascondendo la delusione che provavo. Mi sistemai la gonna e i capelli in modo distratto, poi mi misi su un fianco per guardarlo.
Era sdraiato a pancia in su e guardava il dipinto con sguardo perso.
Pensai che non era mai stato più bello di così, ma lo tenni per me.
"Si, hai ragione" non spostò gli occhi. Mi voltai dall'altro lato e mi misi sotto le coperte. Uno strando fastidio si insinuò dentro di me.
Ammettilo, fallo.
Mai, non lo avrei ammesso nemmeno a me stessa.
Scacciai immediatamente il pensiero che fugacemente mi aveva attraversato la mente.
"Che fai?" mi sembrò di cogliere una nota di fastidio nel suo tono, ma non riuscii a comprenderne subito il motivo.
"Dormo?" domandai retoricamente rimanendo di spalle.
"Vestita così?" per l'ennesima volta non capivo dove volesse arrivare.
"Si, Meg mi doveva prestare qualcosa di suo, ma ormai starà già dormendo" lo sentii alzarsi e prendere qualcosa da un cassetto.
Da quella posizione non riuscivo a vederlo, così mi voltai.
"Mettiti questa, non replicare. Con quei vestiti nel mio letto non ci dormi" lo avrei strozzato volentieri, ma ero troppo stordita e stanca per farlo. Afferrai al volo la maglietta che mi aveva lanciato.
"Anderson ci starai mica prendendo gusto a prestarmi i tuoi vestiti?" lo provocai. Non mi andava bene che fosse stato lui a decretare la fine dei giochi.
"Non ti montare la testa Smith, semplice necessità, nulla di più" stronzo. Ma cosa mi aspettavo che mi rispondesse? Era di Brontolo che stavamo parlando.
Tentai di alzarmi per andare in bagno, ma quasi caddi a terra. Un capo giro improvviso mi colpì.
Dylan mi afferrò prontamente prima che mi spiaccicassi con la faccia sul pavimento.
"Presa" sussurò con le labbra poco distanti dalle mie, troppo poco.
Il suo respiro si infrangeva sul mio viso.
Restammo a guardarci per qualche istante, entrambi alla cerca di qualcosa nell'unico posto in cui eravamo in grado di ottenere risposte l'uno dall'altro.
"Cambiati qui, non ti guarderò" non avevo dubbi. Quando mi lasciò non avevo molta stabilità, ma stavo in piedi.
Mentalmente mi maledì per essermi cacciata in quella situazione.
Mi accertai che fosse girato per cambiarmi. Mi voltai di schiena.
Tolsi la gonna e il top e misi la sua maglia, intrisa del suo profumo che invase completamente le mie narici.
Poco prima di abbassare la maglia la sua voce mi colpì la schiena. Ogni mio muscolo si paralizzò. In una frazione di secondo compresi che aveva visto e la sua domanda non tardò ad arrivare.
"Haely, cosa hai fatto?" in un attimo la sua mano si posò sulla mia schiena e io balzai all'indietro.
Le mie cicatrici. I miei demoni non erano gli unici promemoria che mi erano rimasti dopo l'incidente, quelle erano visibili. Segni indelebili sulla mia pelle. Erano la prova tangibile e fisica di quello che avevo fatto. Della vita che avevo strappato via.
"Dovevi rimanere girato" il mio tono era privo di tutto, vuoto, freddo. Mi sentivo estraniata dal mio corpo, come se non fossi davvero lì.
La mia mente iniziò a vagare nel mio Inferno personale prima che la sua voce mi colpisse nuovamente.
"Lo so, ma...mi sono voltato solo un istante e...come te le sei procurate?" sembrava preoccupato, ma ero sicura stesse fingendo.
La testa nel frattempo mi stava esplodendo.
"Dylan ora tu dimenticherai tutto e farai finta di non aver visto nulla, chiaro? Non. Una. Parola" mi portai le mani al capo, mi sentivo scoppiare. Da un momento all'altro la mia testa sarebbe esplosa.
"Haely..." provò con un tono caldo e dolce, ma non mi avrebbe condizionata. Avevo spento tutto, l'apatia aveva avuto la meglio.
"No, non ci provare" lo liquidai o, almeno, tentai di farlo.
"Ha a che fare con tuo padre non è vero?" quelle parole mi penetrarono come una lama, mi passarono da parte a parte. Mi sentii trafiggere come se davvero qualcuno mi avesse colpito.
"Non sono cazzi tuoi!" quasi urlai esasperata.
Non poteva sapere, non doveva. Non lui, nessun altro.
Il panico iniziò a stringermi il petto, come una morsa.
"Ti fanno male?" tentò di avvicinarsi, ma io mi allontanai. La testa vorticava ad una velocità assurda.
"No, sono cicatrici. Non possono farmi male" invece lo facevano. Era come se ogni giorno potessi sentirle sanguinare. Ferite che non avrebbero mai smesso, che sarebbero rimaste aperte per sempre.
"Io non volevo-" non lo lasciai terminare.
"Tu non volevi cosa? Cazzo dovevi fare una cosa sola!" un capogiro, persino più forte del precedente, si fece largo. Per un attimo vidi tutto nero.
Sentii le sue braccia afferrarmi e accogliermi tra di esse, ma io non le volevo addosso. Non volevo che mi toccasse.
"Fermo! Non mi toccare!" tentai di scacciarlo, ma non si spostò.
"Non ti lascio cadere" mi prese il volto tra le mani e lentamente la vista ritornò nitida.
"Invece dovresti farlo" affermai. Il suo sguardo mi scavò dentro.
"Ma non lo farò, mai" lentamente mise fine a quel contatto e mi aiutò a sedermi sul bordo del letto. Lui di fronte a me con il suo corpo imponente.
"Dio mio, mi sento la testa esplodere" misi le mani sulle tempie tentando di far passare il dolore.
"Vado a prenderti una tachipirina?" si sedette al mio fianco e mi osservò attentamente.
"No, sto bene" lui mi guardò storto, ma non replicò. Era una guerra persa e lo sapeva.
"Scusami, davvero" quelle parole sembrarono costargli l'ira di dio.
"Chiedi aiuto se hai bisogno" la voce di Margaret si fece di nuovo viva nella mia testa.
In un istante di poca lucidità glielo dissi, lasciai che le parole prendessero vita e che il mio dolore si facesse strada nell'aria.
"É stato un incidente a procurarmele, ogni attimo sono lì a ricordarmi il mio passato, un passato che vorrei soltanto dimenticare" un macigno si posò sul cuore martoriato che mi ritrovavo.
"Non esiste il presente senza passato..." quelle parole erano piene di sofferenza, proprio come le mie.
Dopo mesi a farci la guerra mi sentivo di nuovo vicina a lui, anche se in realtà non eravamo mai stati lontani.
Sempre l'uno vicino all'altro, ma con un muro ererso fra di noi.
"Fanno schifo non è vero?" mi voltai a guardarlo negli occhi dove sapevo che le sue bugie non sarebbero arrivate. Nessuno, a parte mia mamma e i dottori, le avevano viste.
I secondi che mi separarono dalla sua risposta mi fecero battere il cuore talmente veloce che pensavo potesse uscire dalla cassa toracica. Avevo paura di quello che avrebbe detto.
"Non dovresti nemmeno pensare una cosa del genere. Fanno parte di te, ti rendono diversa" rispose quasi con tono severo.
"Io sono sempre diversa dagli altri, un gradino sempre più in basso. Non c'è bisogno che tu finga, fanno venire il ribrezzo, come il resto del mio corpo" dissi con un gusto amaro in bocca.
"Haely, non so cosa farei per darti i miei occhi e farti vedere come sei realmente" puntò i suoi occhi nei miei, ma troppe emozioni si soprapponevano per poterle distinguere.
"E come sono? Sentiamo" mi feci coraggio.
"È quella vocina a dirti tutto questo su di te? Sul tuo corpo?" aveva ignorato la mia domanda. Sicuramente lo aveva fatto perché non erano parole belle quelle che mi avrebbe dovuto dire. Era chiaro, mi vedeva per quello che ero realmente, un mostro. Ormai lo sapeva.
"Non mi hai risposto" gli feci notare.
"Nemmeno tu" disse di rimando.
"Ho sonno, voglio dormire" asserii. Non gli avrei risposto e lo sapeva, come io sapevo che lui avrebbe fatto lo stesso.
"Mi cambio e arrivo" mi disse soltanto prima di sparire in bagno e tornare qualche minuto dopo con solo il pezzo sotto del pigiama.
Quasi mi venne un colpo, subitò mi tornò in mente quando ero entrata in camera sua e lui era in mutande...la dovevo smettere, subito.
Calmai i miei ormoni impazziti e tornai neutra.
DYLAN POV
Non le avrei mai risposto a quella domanda. Come la vedevo io? Non lo avrei mai detto ad alta voce.
Ci sdraiammo sul letto.
Diversamente dal solito non mi diede le spalle, aveva paura che potessi avvicinarmi di nuovo a quelle cicatrici.
Avevo visto mille emozioni dipingersi sul volto di Haely, ma quando avevo provato a toccare la sua schiena me ne aveva mostrata una che non avrei mai pensato di vedere sul suo viso, nei suoi occhi. La paura, un terrore insano. Mi aveva guardato come se avesse visto il suo peggiore incubo realizzarsi.
Subito avevo sentito la necessità di fare sparire quell'emozione dai suoi occhi, soprattuto sapendo che ero stato io a provocarla.
Senza dire nulla spensi la luce sul comodino e mi sistemai sotto il piumone.
Provai ad addormentarmi, ma la sentii tremare.
"Hai freddo?" le chiesi sapendo già la risposta.
"Un po', ma sto bene così" rispose orgogliosa come al solito, piuttosto che accettare di avere bisogno sarebbe diventata un cubetto di ghiaccio.
come te...
"Vieni qui" aprii le mie braccia per farle spazio. Non avrei accettato un no come risposta, stava gelando e aveva bisogno di essere riscaldata.
Avrei fatto di tutto per assicurarmi che stesse bene. Potevo dire quello che volevo, ma non potevo mentire a me stesso.
"Piuttosto vado in ipotermia" come previsto, ma non mi sarei arreso.
"Preferirei non avere il tuo cadavere sulla coscienza ragazzina, quindi vieni qui e non fare storie" avevo spudoratamente mentito.
"Anderson tu fanne parola con qualcuno e giuro che ti faccio fuori sul serio questa volta" mi puntò un dito minaccioso verso la faccia.
"Così mi tenti" ridacchiai. Non potevo vedere chiaramnete il suo viso, ma ero sicuro fosse corruciato.
"Non mi istigare" rispose minacciosa.
"Ti vuoi sbrigare?" finalmente si decise e la strinsi tra le mie braccia. Lei si ranicchiò facendosi piccola piccola. Poggiò il suo viso sul mio petto, all'altezza del cuore.
Il suo profumo era quasi del tutto coperto dal mio, ma qualche nota dolce aveva resistito.
La stavo abbracciando, e io non abbracciavo nessuno tranne Meg. Non era la prima volta che le concedevo quel gesto. La prima era stata in ospedale, non lo avrei mai dimenticato quel giorno.
"Sei bollente" constatò. Io ero sempre così, la mia temperatura corporea era sempre stata sopra la media. Fin da piccolo. Nessuno era mai riuscito a spiegarmi il motivo.
"Ora va meglio?" lei non rispose, ma mosse leggermente il capo per assentire.
"Potrei pensare di assumerti come scaldino" ridacchiò e io la seguii.
Il suono della sua risata era qualcosa di incredibile, come faceva a non rendersene conto?
"In realtà lo faresti solo per stare un po' di tempo attaccata a me" mi pavoneggiai, pronto ad una sua risposta con i fiocchi che arrivò puntuale come sempre. Era quella la parte che preferivo di lei, mi teneva testa, sempre.
"Anderson se dici un'altra cosa del genere ti butto giù dal letto a calci" non riuscii a non ridere.
"Sono seria" alzò il viso per guardarmi negli occhi, per quanto possibile al buio.
"Certo, anche io" sorrisi divertito. Lei sbuffò e non disse più nulla.
Poco dopo cadde tra le braccia di Morfeo restando pur sempre nelle mie.
Sapevo bene che quello che mi aveva detto, era stato terribilmente difficile da pronunciare per lei come lo era stato per me chiedere scusa.
Non mi era chiaro il motivo, ma si era buttata nel vuoto, nel mio. Lo aveva fatto sperando che io non la deridessi o la trovassi disgustosa come si vedeva lei, ma rimanendo convinta che non avrei potuto vedere altro che quello che lei era convinta fosse.
Lentamente i miei occhi si abituarono al buio e riuscii a delineare meglio il suo viso. Sembrava essere stato disegnato da un artista, il migliore, il più bravo.
Le ciocche rosse le contornavano alla perfezione il viso. Il naso perfetto, le labbra piccole, ma carnose che avrei voluto baciare per sempre.
Avevo avuto la conferma dell'odio che lei provava per sé stessa, del modo in cui ripudiava il suo corpo.
Lei in quelle cicatrici vedeva solo difetti, mentre io vedevo dei segni bellissimi.
Tutto in lei era fatto a regola d'arte eppure era convinta che fosse solo scarabocchi invece che pennellate perfette.
Le spostai lentamente una ciocca rossiccia dietro all'orecchio. Stando attento a non svegliarla.
"Sei bellissima, come fai a non vederlo anche tu?" lo sussurrai come se fosse un segreto inconfessabile, come se dirlo ad alta voce facesse troppa paura, come se volessi che lei lo sapesse ma avessi il terrore che mi sentisse.
Mi concessi qualche altro istante per ammirarla illuminata solamente dalla fioca luce emanata dalla luna.
"Mi sei mancata piccolina" sussurai quasi impercettibilmente.
Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso, non volevo farlo. Avrei voluto fermare il tempo a quell'istante e rimanerci per sempre. Lasciare che si ripetesse all'infinito.
Sapevo che la mattina dopo lei sarebbe stata di nuovo lontana da me e io non volevo che succedesse, avrei voluto averla sempre tra le mie braccia, ma non era possibile.
Dovevo arrendermi all'idea, eppure perché mi sembrava che insieme stessimo così bene?
HAELY POV
Mi svegliai avvolta dalle braccia di Dylan e con la testa più pesante di un macigno.
Il suo profumo subito mi avvolse.
Quella notte non avevo avuto nessun incubo, non mi ero svegliata di soprassalto matida di sudore, non avevo rivissuto quella sera.
Era la prima volta dopo anni.
I ricordi della sera precedente erano sfocati e parecchio confusi.
Ma bastò un istante per fare in modo che la realtà mi piombasse addosso, avevo fatto un casino.
Le sue mani sul mio corpo, i baci ardenti...
Avevo bisogno di respirare un po' d'aria.
Tentai di uscire dal caldo abbraccio in cui ero stretta, ma presto compresi che sarebbe stato impossibile.
"Mhhh" un suono di dissenso uscì dalla bocca dell'orso che mi ritrovavo addosso.
"Dylan lasciami respirare" borbottai.
"Ancora cinque minuti" biascicò stringendomi di più a sè.
Non riuscii ad evitare di ridere. Era troppo buffo.
"Dai levati" dissi ridacchiando.
"Mhhh" si spostò mugugnando e contro voglia.
Mi alzai e iniziai a girare con fare nervoso per la stanza.
"Tutta questa ginnastica di prima mattina non ti fa male?" disse ancora assonnato e strofinandosi gli occhi come un bimbo.
Ma come faceva ad essere così di prima mattina? Io, con tutte le probabilità, avevo le sembianze di uno zombie fatto di qualche sostanza strana.
Non gli risposi, mi misi le mani dietro alla nuca e alzai la testa in alto.
"Che casino..." dissi piano osservando il dipinto che amavo, ma che non comprendevo.
I pensieri di quello che era successo in macchina, tempo prima, mi travolse come un fiume in piena. Ogni piccolo istante di quella sera si palesò nella mia mente. Ricordandomi come stavano le cose.
Sul suo volto subito comparve un punto interrogativo.
"Haely tutto bene?" chiese confuso rimanendo alzato per metà appoggiandosi sulle braccia.
"No" era forse la prima volta, dopo quella che mi era sembrata un'eternità, che rispondevo sinceramente a quella domanda.
Mi massaggiai le tempie prima di tentare di comporre un discorso sensato.
"Dylan non possiamo fare finta di nulla. Non ho dimenticato quello che è successo, non tutto. Non ci siamo parlati per un mese... ci siamo ignorati come la peste" tentai di spiegare, ma il mal di testa non mi dava tregua.
"Non capisco dove vuoi arrivare" bugiardo.
"Lo sai benissimo" dissi continuando a camminare.
"Haely vuoi davvero fare ora questo discorso?" nonostante la mia testa fosse piena di confusione volevo portare a termine quello che avevo iniziato. Volevo spiegazioni.
"Si" si passò una mano tra i capelli, prese una sigaretta dal comodino e si mise a gambe incrociate sul letto lasciando l'addome scoperto.
Tentai di ignorare il suo fisico scolpito e mi concentrai sulle sue parole.
"Sai perché non ti ho parlato in questi mesi? Perché ti ho ignorata? Perché ho evitato ogni tuo singolo sguardo? Ci hai mai pensato?" ci avevo pensato eccome, lo avevo fatto ossessivamente.
Nonostante fossi consapevole che ero stata io a mettere un punto a quella cosa, la sua indifferenza mi aveva turbata. Mi aveva dato il tormento ogni singolo istante. Tutte le volte che per sbaglio lo incrociavo da Meg speravo che mi rivolgesse almeno uno sguardo, ma non aveva mai ceduto.
"Non ti avrei chiesto spiegazioni se non ci avessi pensato" borbottai.
In risposta lui gettò la boccata di fumo verso di me.
Il solito.
"I tuoi occhi mi ricordavano lo stronzo che sono stato. Mi sentivo una merda per come ti avevo trattato. Quella sera quando mi sono girato e non ti ho visto più ho capito che ti avevo persa. Qualcosa dentro di me ha ceduto, è crollato. Avevo capito di aver superato il limite, ma era troppo tardi, ero arrivato ad un punto di non ritorno. Più cercavo il coraggio di venirti a parlare e più lui scappava da me. Ti ho guardata in silenzio, da lontano, l'unico modo in cui non potevo ferirti. Ti ho vista ridere, come qualche volta avevi fatto con me, ma non ero più io il motivo di quel sorriso sulle tue labbra. Mi sono arreso perchè ormai il danno lo avevo fatto, avevo distrutto tutto" fece una piccola pausa per fare un tiro che trattenne qualche secondo prima di gettare fuori.
"Ma Dio, ieri sera mi hai mandato fuori di testa. Eri così bella e non ci ho visto più. Non sono stato in grado di starti lontano, avevo passato già troppo tempo a non avvicinarmi e l'alcol mi ha aiutato a fare quello che da sobrio non sarei stato in grado di fare. Appena ti ho vista ho capito che non avrei resistito un istante di più lontano da te. Haely giuro che sistemerò questo casino, ma prima ho bisogno di farti una domanda. Dopodichè potrai dirmi quello che vorrai, potrai insultarmi se vorrai, restituirmi tutto lo schifo che ti ho gettato addosso in questi mesi" terminò esausto come se avesse corso per chilometri interminabili.
Le sue parole vorticavano senza fermarsi nella mia mente, come un uragano. Non ero in grado di fermarle e loro continuavano a mettere disordine.
Il battito del mio cuore prese velocità, il respiro mi si bloccò in gola. Cosa voleva chiedermi?
Spazio autrice
Ciao bellissim*, come state?
Questo credo sia uno dei capitoli più lunghi che io abbia scritto. Non odiatemi per il finale in sospeso, ormai sapete come sono fatta. Mi piace tenervi sulle spine :)
Cosa ne pesate? Vi è piaciuto? Cosa vorrà mai chiedere il nostro Dylan?
Ci sentiamo presto, scusate ancora per il ritardo
Vostra Clari🧡
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