66. Si ricomincia?

                                                                            HAELY POV

Scesi dalla macchina e mi allontanai il più possibile da Dylan, non avevo intenzione di scambiare nemmeno una parola con lui. 
Sapevo che Dylan con quelle faceva solo disastri, ma speravo che almeno mi dicesse qualcosa con gli occhi. L'unico mezzo con cui avevo davvero comunicato con lui. Un mezzo di cui lui non mi degnava più.

Iniziai ad avviarmi verso l'entrata del pub accatastando quei pensieri.

"Hey, dove corri?" chiese Meg notando il mio, non velato, tentativo di fuga da suo fratello.
"Secondo te?" era nata una certa complicità tra noi due.

Non la meriti una amica così, non meriti nessuno.
Lo sapevo benissimo, ma per una sera soltanto stavo tentando di ignorare quel particolare.
"Di sicuro lontano da mio fratello" rise e io con lei.

"Sempre"
"Mh ci devo credere?" mi guardò come se così potesse scoprire qualcosa su quel rapporto che, lei e il suo fidanzato, ritenevano fondato tra me e lui. Il problema era che lo vedevano solo loro, e Jen.
Tra tutti quei volti riconobbi proprio il suo.

"Jen" la chiamai e, per tentare di farmi vedere, alzai il braccio. Lei ci vide e venne verso di noi.
"Ciao bellezze siete stupende" ci disse sorridendo.

"Tu non sei da meno" le rispose Meg.
Mi ero affezzionata parecchio a quelle due.

Quella di dire tutto era stata solo ed esclusivamente una scelta di Jen, aveva deciso che la gente doveva sapere e non voleva che qualcun altro si sentisse solo come era capitato a lei. Aveva anche chiuso con Mindy e tutte quelle altre oche.

"Gli altri due dove li avete messi?" sapevo che si sentiva a disagio quando c'era Dylan. Non l'aveva ancora perdonata del tutto per l'avvenimento della palestra, però, avevano fatto progressi.

"Saranno rimasti indietro dato che qualcuno ha deciso di darsela a gambe levate" Meg alluse palesemente a me.

"Hey! Me ne sono andata semplicemente perché non volevo vedere quel pallone gonfiato" sbuffai.

Entrambe si portarono una mano sulla fronte.
"Quando vi sveglierete voi due?" chiese Jen.

"Voi siete fissate. Non so più come dirvelo che non lo sopporto e sono sicura la cosa sia reciproca. È un mese che non ci parliamo, questo non vi basta come dimostrazione che tra di noi non c'è nulla se non odio reciproco?" ero esasperata dalle loro insinuazioni. Io avevo chiuso con lui, ma si ostinavano a non comprenderlo.

O ti sei convinta di averlo fatto?

"Però quel bacio, anzi mi correggo, quei baci, non li hai dimenticati" quelle due erano ingestibili.

"Meg erano solo dei baci! È stato un momento di debolezza da parte di entrambi, niente di rilevante" li tiravano sempre fuori per dimostrare che ci piacevamo. Come si faceva a pensare certe cose? Tutte le volte per poco non ci uccidevamo.

"Corsetta?" disse Jake poggiando un braccio sulle spalle della sua fidanzata.
"Biondo non riesci a starci dietro?" lo presi in giro, mi divertiva troppo farlo.

"Ma figurati, sono solo rimasto umile. Non volevo farvi sfigurare" si vantò.

"Oh certo" risi.
Un boccata di fumo mi arrivò dritta in faccia: Dylan.

"Potresti evitare di buttarmi tutto quello che aspiri in faccia?" fui io a spezzare quel silenzio tra noi. Mi stava già facendo innervosire.

Mi era uscito spontaneo, non ero riuscita a trattenermi. Mi morsi la lingua pentendomi di aver aperto bocca.

"Se ti dà fastidio spostati. Non è difficile" mi buttò l'ennesima boccata di fumo sul viso.
"Sei tu che mi dai fastidio" lo guardai male, ma lui fece finta di non vedermi.

"Bene allora vattene pure" e poi dicevano che tra me e lui c'era qualcosa, da parte mia di sicuro. Un istinto omicida davvero molto molto forte nei suoi confronti.

Senza farsi problemi fece di nuovo quello che gli avevo chiesto di non fare.
"Dylan. Finiscila. Ora" ringhiai a denti stretti.

"Di fare?" faceva anche il finto tonto.
"Ma quanti anni hai? Due?" mi portava tutte le volte all'esasperazione. Non mi era mancato per niente parlargli.

"Bene direi che possiamo entrare" proruppe il suo migliore amico.
"É meglio" concordai.

Una volta entrati ci dirigemmo al bancone. Un fortissimo odore di alcol invase le mie narici. Nell'immediato sentii salirmi su un senso di vomito.

"Scusate" corsi in bagno. Arrivai giusto in tempo per rigettare tutto.
Non era la prima volta che entravo in contatto con il forte odore degli alcolici eppure quella volta qualcosa, che non potevo controllare, si era mosso dentro di me.

Lo hai ucciso.
Quella maledetta vocina non mi risparmiò. Ogni occasione era buona per ricordarmi il mostro che ero, come se non mi torturassi abbastanza.

Tutte le volte che non ci pensavo per qualche minuto lei era pronta a rinfrescrmi la memoria perché non meritavo la pace nemmeno per un istante.

Mi inumidii il viso stando attenta a non rovinare il leggero trucco che avevo. Jen e Meg entrarono dalla porta.
"Tutto bene?" chiese la seconda.

Era strano avere delle amiche che si preoccupassero per me. Non ci ero abituata.
Lo sono solo perché non sanno chi sei.

"Si si, devo aver mangiato qualcosa che mi ha fatto male. Sto bene" tentai di rassicurarle abbastanza da nascondere la vera ragione.

"Mh va bene, se hai bisogno, però, diccelo" disse Jen.
"Certo"
Bugiarda.
Ovviamente lei non era d'accordo, come sempre.

Ritornammo dagli altri.
Il barista iniziò a servire le ragazze, che chiesero qualcosa di forte.

Era un ragazzo molto giovane, poteva essere sulla ventina. Aveva i capelli biondo ossigenato e gli occhi azzurri come il ghiaccio. Il suo viso sembrava disegnato.

"Per te rossa? Cosa ti preparo? Sei una tipa da roba forte, ma non mi sembra che tu abbia voglia di bere" disse il barista.

"Non mi piace l'alcol, tutto qui" risposi sbrigativa.
"Un analcolico? Se ti fidi ti faccio qualcosa io, so cosa potrebbe fare al caso tuo" mi fece un sorriso a trentadue denti.

"Convinci tutte con quel sorriso?" era chiaramente una tattica.
"No, lo uso solo con quelle che trovo estremamente belle" allora doveva portare gli occhiali se credeva che fossi bella.

"E le conquisti anche con questa frase ad effetto? Mi dispiace per loro se ci cascano" ci stava provando con la persona sbagliata.
Lui non sembrò essere colpito dalla mia lingua tagliente, piuttosto interessato.

"Mi piace questa cosa" sorrise di nuovo. Non si poteva negare che avesse un bel sorriso.
"Ovvero?" dannata curiosità.
"Non sei da primo che passa, interessante" spiegò.

"Pensi di stare tutta la sera a provarci con lei? Non credo ti convenga" il ragazzo sembrò cadere dalle nuvole. Perché era sempre in mezzo? Non poteva continuare a starmi lontano?
"Scusa amico non pensavo fosse con te" si scusò.

"Tranquillo, non sto con questo coso" indicai Dylan.
"Oh" sembrava confuso.
"Sai che ti dico? Fammelo quell'analcolico" non ne avevo voglia, ma non gliela avrei data vinta.

Aveva dichiarato guerra e io ero pronta a vincere.

"Va bene rossa, te lo porto subito, offre la casa, ma prima posso sapere il tuo nome?"
"Haely, il tuo?" l'antipatico al mio fianco era un fascio di nervi. Potevo sentire i suoi muscoli tendersi.

Probabilmente perché voleva il suo cocktail e il barista lo stava semplicemente ignorando. Ero sicura si fosse già fatto qualche shottino.

"Alexander" lo vidi voltarsi e scarabocchiare qualcosa su un foglietto, poi me lo porse.
"Questo invece è il mio numero, fa parte dell'analcolico" mi fece l'occhiolino e iniziò a preparare un miscuglio.

"Wow ti sei fatta comprare da un barista con qualche sorriso e frase fatta. Ti facevo più sofisticata" insopportabile.

Non era cambiato nulla, era come se non fosse passato tutto quel tempo. Mi dava sui nervi il suo fare da saccente, come sempre.

"E io credevo non ti piacesse così tanto farti gli affari miei. Qualche problema Anderson?"
"No, nessuno. Vorrei solo il mio alcolico" tutte le volte si distruggeva con quel veleno.

"Ci tieni proprio a disrtuggerti il fegato non è vero?" non riuscii a risparmiarmi quelle parole, uscirono spontaneamnete dalla mia bocca. Con lui non riuscivo a pensare prima di parlare.

"Adesso sei tu che ti stai facendo i fatti miei Smith" rigirava sempre la frittata quando gli faceva comodo.
"Fai come vuoi" sbuffai. Non gli si poteva dare nemmeno un consiglio.

"Ti arrendi?" si avvicinò. Il suo profumo di tabacco invase le mie narici. Dopo tutto quel tempo era la prima volta che mi guardava dritta negli occhi.

"Mai" meccanicamente imitai il suo gesto, finendo così a poca distanza dal suo volto. Come se fossimo due calamite, attirate l'uno dall'altro senza un motivo apparente. I suoi occhi non erano cambiati affatto, ma allo stesso tempo non li riconoscevo più.

"Però poco fa lo hai fatto. Devi accettare la sconfitta" improvvisamente intorno a me non sentii più la musica assordante o il chiacchiericcio delle persone, solo la mia discussione con quel pallone gonfiato.

"Non combatto battaglie che so essere inutili"
"Il tuo amichetto ti sta chiamando da un po' " indicò dietro di me poi se ne andò e io istintivamente mi voltai.

"Ho provato ad attirare la tua attenzione, ma eri troppo presa da lui" si grattò la testa con fare imbarazzato.
"Non ti ci mettere anche tu. Stavamo solo discutendo. Ci odiamo" subito misi in chiaro le cose.

"Rossa eravate troppo vicini per essere due che discutono soltanto. Entrambi vi cercate, almeno fisicamente. Non mentire, io ci vedo lungo su queste cose"

"Ma cosa avete tutti?" presi il mio analcolico, che non sapevo nememno come fosse fatto, e mi allontanai.
Per fortuna tra la folla riconobbi i ricci di Meg, lei e gli altri erano seduti su un divanetto.

Spazio autrice
Ciao bellissim, come state? Spero bene.
Cosa ne pensate di questo capitolo?
Fatemelo sapere.
Finalmente si sono parlati, cambierà qualcosa o no?
Preparatevi perché i prossimi capitoli saranno belli intensi.
Ci sentiamo presto.
Vostra Clari🧡

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