56. Chi sono davvero?

Finalmente dopo svariato tempo arrivai da Meg.
Sperai che non avessero già dimesso Jake, volevo salutarlo. Corsi e feci del mio meglio per sbrigarmi, ma non bastò.
Il biondo era andato via.

"Hey" dissi entrando da Meg ancora con il fiatone. Subito i suoi occhi verdi spostarono la loro attenzione su di me e anche quelli di qualcun altro. Due occhi grigi come le nuvole nei giorni di pioggia.

"Hai corso?" mi chiese lei confusa.
"Si, volevo salutare Jake prima che se ne andasse, ma purtroppo un imprevisto me lo ha impedito" spiegai tentando di regolarizzare il battito.

"Oh tranquilla, sapeva che eri a scuola e che con i mezzi ci si mette parecchio" mi rassicurò. Nella sua frase riconobbi anche un tono accusatorio verso il fratello, probabilmente voleva che mi accompagnasse.

"Dylan ti vuoi levare? Non vedi che ha il fiatone? Falla almeno sedere" lo guardò esasperata. Lui era seduto al suo fianco. Era poggiato con i gomiti sulle ginocchia e mi fissava.
Il suo sguardo era talmente intenso che fui costretta a distoglierlo, ma lui non fece lo stesso.

In quei pochi istanti non ero riuscita a decifrare il motivo del suo sguardo, ma era diverso dal solito. Ultimamente era cambiato parecchio, ma i suoi occhi erano strani persino per lui in quel momento. Era come se avesse costruito un muro impenetrabile tra di noi, la sovrapposizione di tutte quelle emozioni che caratterizzava quel grigio era scomparsa. Nel suo sguardo vedevo solo il vuoto.

In quel momento compresi che ero sempre riuscita a decifrarlo perché lui me lo aveva permesso e ora non era più quello che voleva. In parte gliene fui grata perché era proprio quello che avremmo dovuto fare dall'inizio, erigere un muro fra di noi.
Non potevo dimenticare quello che era successo in macchina, delle sue scuse non me ne sarei fatta nulla.

Un telefonò iniziò a squillare, il suo. In silenzio, e senza distogliere lo sguardo da me finché gli fu possibile, si alzò e uscì dalla stanza.
"Ma guarda questo!" si lamentò Meg.

Io ne approfittai e, dopo aver posato lo zaino, mi sedetti vicino a lei.
"Io un fratello normale me lo meritavo!"  la stava davvero portando all'esaurimento.
"Ti rendi conto?" mi chiese sperando vivamente che le dessi ragione, cosa che feci poiché ero completamente d'accordo con lei. Ogni giorno diventava più strano.

"Meg sinceramente non so cosa dire, non lo conosco, ma di certo non è normale il suo comportamento" mi riferii a Dylan con tono assente e la bionda lo notò.
"É successo qualcosa tra di voi? Mi sembra persino peggio del solito..." decisi che una spiegazione, anche se minima, la meritava.

"Nulla di diverso, semplicemente abbiamo litigato. Questa volta, però, abbiamo definitavemnte chiuso l'uno con l'altro. Io non gli rivolgerò la parola e lui farà lo stesso"
"Da come ti guardava non mi sembrava essere molto d'accordo con questa scelta"

"D'accordo o no, non mi importa. Non avremmo mai dovuto parlare, questo è tutto" lei capì che sarebbe stato meglio chiudere l'argomento e iniziammo a parlare d'altro. Mentalmente la ringraziai.

"Cosa ti ha tenuta a scuola più del dovuto?" sapevo che me lo avrebbe chiesto.
"La prof di matematica. Non ho seguito la sua lezione e lei se ne è accorta così alla fine dell'ora mi ha fermata per parlare" dissi guardando il muro con sguardo perso nei pensieri. Quello che mi aveva detto era ancora fresco nella mia memoria.

"Quante ore di punizione ti ha assegnato?" disse Meg già sapendo a cosa ero andata in contro, o meglio, credendo di sapere cosa mi aspettatava.
"In realtà nessuna, mi ha solo parlato" sul suo viso si dipinse un'espressione stupita, probabilmente la stessa che avevo fatto io precedentemente quando mi era stato detto lo stesso.

"Ah, e cosa ti ha detto?" non potevo dirle tutto, mi avrebbe fatto delle domande a cui io non avrei potuto rispondere.
"Nulla di che, si dispiaceva semplicemente che io non seguissi le sue lezioni"
"Ma a te piace matematica..." non ero riuscita nel mio intento.

"Si è vero, ma questi ultimi argomenti mi annoiano da morire, non riesco proprio a seguire" non sembrava per niente convinta.
"Haely se hai bisogno io sono qui, davvero. Di me puoi fidarti" il problema era proprio quello. Non mi fidavo di me stessa, come potevo farlo con qualcun altro?

           

                                                                                DYLAN POV
Mi chiusi la porta alle spalle e risposi al telefono rassegnato. Qualunque cosa mi avesse detto non sarebbe stata piacevole.
"Mamma, dimmi"
"Dylan ho parlato con Richard" la rabbia iniziò a scorrere violenta nelle mie vene, prese quasi il posto del sangue. Lo chiamava anche per nome, come se lo meritasse.

"Verme sarebbe più adatto, non credi?" le domandai, ma non ottenni risposta solo un leggero sbuffo.
"Non ci sta alle tue condizioni, o vai da lui o vai da lui. Non accetta altro"
"Lurido figlio di puttana" strinsi con forza il telefono. Stavo perdendo il controllo, di nuovo. Mi capitava troppo spesso ultimamente.

"Tesoro lo so, ma non hai scelta. Non mandare tutto all'aria ora, hai un futuro davanti e-"
"Non è vero cazzo! Quello schifoso il mio futuro lo ha distrutto, lo ha fatto a pezzi anni fa e ora vuole solo finire il lavoro! Pensi davvero che dopo averci parlato non dirà un cazzo alla polizia?" alzai un po' troppo la voce e attirai sguardi indesiderati.

Prima di spaccare qualcosa uscii fuori. L'aria gelida a cui andai incontro, però, non attenuò il fuoco che avevo dentro.
"Magari ti stupirà, devi solo-" non la feci finire.
"Non osare nemmeno pensarlo. Porca troia dopo tutte le botte che ti ha dato pensi davvero che possa essere cambiato? Che cazzo stai dicendo? Ti ha fatto il lavaggio del cervello per caso? Hai dimenticato tutto?" avevo male alla gola per le urla, ma non me ne preoccupai.

"Non l'ho dimenticato, ma tu non ragioni. Sei in un vicolo cieco, tanto vale provare"
"Allora non sono stato chiaro, se io lo vedo giuro che lo ammazzo sul serio questa volta. Gli faccio rimpiangere di essere nato" un misto di odio e rabbia mi stava corrodendo dall'interno, lo sentivo bruciare e distruggere ogni mia singola particella.

"Non sei così, questo non sei tu" alle parole di mia madre una risata amara mi sfuggì dalle labbra.
"Ah no? Sei sicura di conoscere tuo figlio? Ti ricordo che a ridurlo in quello stato sono stato io, avevo solo quattordici anni e guarda cosa sono riuscito a fare, pensi che non lo ucciderei con le mie mani? Lo farei eccome e sarebbe davvero gratificante vedere il suo sangue sgorgare per mano mia. Io sono proprio come lui, chi se non un mostro direbbe queste cose senza un minimo di rimorso?"

"Dylan io ti conosco, so chi sei davvero. Ora il sapore della vendetta offusca i tuoi pensieri, ma non ti porterà a niente. Chiamami quando ti sarai calmato, io sono tua madre e so che non sei così, so cosa c'è lì sotto quindi fallo venire fuori" mi attaccò in faccia senza darmi il tempo nemmeno di provare a ribattere.

Mi sentivo sfinito, ero stanco mentalmente e non riuscivo più a combattere quella guerra. Ero corroso da tutto, alla mia età ero già stanco di qualsiasi cosa.
Misi il telefono in tasca e mi accasciai per terra poggiando la schiena al muro dell'ospedale.
Volevo solo vedere quel pezzo di merda in una fottuta bara, ma sapevo bene che non potevo esserne io l'artefice.

Ero in una stanza senza porte e lentamente le pareti si stringevano. Non si sarebbero fermate finchè non mi avrebbero schiacciato, quindi che senso aveva provare a contrastarle?

Spazio autrice
Ciao bellissim*, scusate per il ritardo.
In primis vi voglio ringraziare per le 11K letture, davvero non avete idea di quanto mi rendiate felice. Grazie mille per tutto, vi voglio un bene inspiegabile🧡
Cosa ve ne pare del capitolo? Fatemelo sapere <3
Ci sentiamo.
Vostra Clari🧡

                                                                       

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