52. Una lacrima

"Lo sai che ti stai comportando da stronzo?" non riuscii proprio ad evitare quel commento.
Eravamo partiti da poco, ma potevo percepire già l'aria pesante lasciata in sospeso in precedenza.
"Non venire a farmi la predica, non tu. Sei l'ultima che ha il diritto di farlo" aveva deciso di andarci giù pesante, bene. Io non sarei stata da meno.

"Non tirare in mezzo me per coprire le cazzate che stai facendo. Ti stai comportando di merda con tutti, soprattutto con Meg" ero davvero dispiaciuta per lei, non meritava quell'atteggiamento da parte sua.
"Non sono cazzi tuoi" non lo erano mai quando si trattava di lui eppure, in un modo o nell'altro, ci finivo in mezzo.

"Non ti rendi conto nemmeno di quello che fai. Sembravi quasi infastidito dal ritorno di tua sorella pur sapendo quanto lei non vedesse l'ora di tornare. Non ti sei accorto nemmeno di quanto lei ci sia rimasta male" ignorai quello che mi aveva detto.
"E tu credi che non me ne sia reso conto?" le sue mani strinsero con forza il volante.

"Allora per quale dannato motivo lo hai fatto?" mi girai verso di lui con foga pretendendo per una buona volta una spiegazione. Mi esasperava il suo modo di essere. L'aveva ferita e ne era consapevole, cosa lo aveva portato a farlo?

"Non sono cazzi tuoi, come te lo devo dire?" non mi curai delle sue parole.
"Jake lo sa non è vero? Lui sa perché fai lo stronzo più del solito" la sua mascella ebbe un guizzo.
"Cosa hai intenzione di fare? Costringerlo a parlare sapendo che io non lo farò?" torturare il suo migliore amico non era decisamente tra le opzioni, ma sì, speravo di riuscire ad ottenere qualcosa. Non dal biondo, ma da Dylan. Speravo che si tradisse da solo e che gli sfuggisse qualcosa.

"No imbecille" fregarlo non era per niente un compito facile.
"Voglio solo capire perché cavolo tratti così tua sorella"
"Non ti hanno insegnato a farti gli affari tuoi?"

"E a te non hanno insegnato a non origliare le conversazioni degli altri a quanto pare" mi lasciai cadere sul comodo sedile.
Quella era la mia occasione per tentare di rimediare, almeno in parte, al mio disastro.

"Parli tu?" mi lanciò uno sguardo fugace per poi tornare a guardare la strada.
"Cosa ne sai del rapporto che c'è tra me e Jen?"
"Quello che gli altri non sanno" rimase vago.

"Non avresti dovuto ascoltare quella conversazione" lo rimproverai evitando di guardarlo.
"Nemmeno tu avresti dovuto ascoltare la mia con Theo eppure lo hai fatto. Siamo pari" quelle parole scatenarono una forte rabbia dentro di me.

"Sei serio? Lo hai fatto per semplice ripicca?" mi voltai di nuovo verso di lui.
"Può darsi" lo avrei strozzato prima dell'arrivo.
"No io non ci credo, tu non hai manco due anni, ne hai uno!" ero rossa dalla rabbia.

"Ti piace tanto impicciarti negli affari miei, ma non vuoi che io faccia lo stesso"
"I cavoli miei te li sei fatto abbastanza. Sai praticamente tutto del mio passato e dei cazzi miei" iniziai ad innervosirmi notevolmente al pensiero di tutto quello che sapeva su di me.

"Praticamente tutto non vuol dire tutto. Forse so qualcosa del tuo passato, della tua vecchia vita, ma di quella di ora? La te del presente? So poco e niente. Siamo allo stesso livello" quel discorso stava diventando troppo scomodo per me.

"David non meritava quella risposta, è quasi un padre per te, perché lo devi trattare così?" cambiai totalmente dicorso riportando l'attenzione su di lui. Le mie parole sembrarono scatenare una furia dentro di lui.

Nonostante quelle frasi avessero scatenato l'ennesima guerra almeno avevano distolto l'attenzione da me e dal mio passato.
"Non lo è cazzo! Non è mio padre e non lo sarà mai!" alzò il tono di voce.
"In ogni caso non merita quelle parole amare!" lo alzai anche io.

"Chi cazzo sei tu per dirmelo?" le sue nocche diventarono bianche per lo sforzo.
Lentamente il suo piede iniziò a schiacciare di più sull'acceleratore.
"Sono una persona che vede il male che stai facendo alla tua famiglia!"

"Tu non sai nulla, lo zero più assoluto della mia famiglia! Non dovresti nemmeno parlare cazzo! L'hai vista la tua? Non ne hai nemmeno una praticamente!" quelle parole mi trapassarono da parte a parte come una lama affilata, erano piene di rabbia, ma così vere da fare paura.
La sua attenizione si spostò su di me distraendosi dalla strada. A quella velocità avremmo rischiato di schiantarci.

Una paura insana iniziò a farsi largo dentro di me. Il terrore di rivivere quella situazione. La paura di procurare un altro danno irreparabile.

"Dylan per favore, guarda la strada" cercai di farlo ragionare.
"Non dirmi che cazzo devo fare!" aveva perso completamente la ragione.

In un attimo tornai ad avere 15 anni. Ero ubriaca e continuavano a sputare veleno sull'unica persona che mi amava davvero. Le urla non smettevano di mischiarsi tra le mie e quelle di mio padre. Il mal di testa continuava ad aumentare, tutto era confuso.
Haely torna alla realtà.

Mi ripresi da quella fase di trance e mi resi conto che la velocità dell'auto era aumentata notevolmente.
"Rallenta"
"No"

"Dylan porca troia rallenta subito!" a distanza di anni sentii di nuovo quello strano pizzicore agli occhi: il preannuncio di piccole lacrime alle quali non avrei mai consentito di scendere.
"La devi smettere di farti i cazzi miei capito? Devi stare lontana dagli affari miei!" continuava a non ascoltarmi.

"Smettila di urlare cazzo!" ricacciai indietro le lacrime che spingevano minacciose.
Ero sicura di averle finite eppure erano lì, di nuovo. Le potevo sentire.
"Finiscila anche tu allora!" continuò ad alzare il tono di voce insieme alla velocità.

"Fammi scendere" lui mi ignorò e accelerò ancora.
"Dylan fammi scendere subito, ti prego!" una lacrima, una sola, rigò il mio volto. La scacciai subito via senza darle la possibilità di essere vista da qualcuno.

Lui quasi inchiodò e io praticamente mi lanciai giù dalla macchina.
Le due portiere sbatterono all'unisono, non ero la sola ad essere scesa.
"Dove stai andando?" si mise davanti a me bloccandomi il passaggio. Ero intrappolata tra l'auto e
il suo corpo.

"Fammi passare"
"Non ci torni a casa da sola a piedi, a quest'ora" lo detestavo con tutta me stessa.
"Invece ci torno eccome, togliti"

"Mi hai quasi supplicato di rallentare, perché?" risi infelicemente nel sentire la sua domanda.
"Non hai il diritto di chiedermelo"

"Ti ho spaventata?" i suoi occhi cambiarono.
Quel velo di rabbia che li aveva caratterizzati per tutti quei giorni svanì per un istante facendo spazio alla paura. Una paura di cui non riuscii a comprenderne la natura.
"Mi hai fatta incazzare, sei uno stronzo egoista. Vedi di darti un regolata, fallo almeno per Meg.
Ora fammi andare via, non ho più nulla da dirti"

"Io si" si avvicinò e io, tentando di allontanarmi, sbattei la schiena sull'auto.
"Hai già detto fin troppe cose" feci puramente riferimento alle parole che mi aveva detto tra quelle grida. Parole che non mi avrebbero dato pace.

"Non ho finito" si avvicinò ancora. Non potevo allontanarmi.
"Non me ne frega niente. Levati" era l'ultimo avvertimento che gli avrei dato, dopodiché avrei usato le maniere forti.

Si avvicinò talmente tanto che fui in grado di sentire il calore che il suo corpo emanava.
Lentamente poggiò la sua fronte sulla mia.
"Scusa, non avrei dovuto dire quelle cose..." le sue parole furono un sussuro a malapena udibile.

"Non me ne faccio nulla delle tue scuse e comunque sono l'ultima persone a cui dovresti rivolgerle" alzai lo sguardo incontrando il suo.
Non lo sopportavo, lo detestavo più di ogni alta cosa, ma non spezzai quel silenzioso scambio di parole.

Era seriamente dispiaciuto, i suoi occhi me lo stavano comunicando, ma aveva davvero perso le staffe. Non lo riconoscevo più, non sapevo chi fosse quel Dylan sempre nervoso, incazzato e soprattutto freddo con la sua sorellina. La persona che amava di più al mondo.
Provai a capire di più tra quel turbine di emozioni, ma il rumore di una suoneria spezzò qualsiasi cosa stessi tentando di fare.

Senza dire nulla si allontanò da me e rispose a quella telefonata che sembrava di vitale importanza per lui, forse la causa di tutti i suoi problemi o la soluzione ad essi.
In ogni caso non sarei riuscita a saperlo poichè approfittai del momento per scappare da lui .

Spazio autrice
Ciao bellissim*, questo capitolo è bello tosto. Cosa ne pensate?
Sapete che per me la vostra opinione è molto importante <3
Ci sentiamo presto.
Vostra Clari 🧡

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